Le interviste di Brigantino e don Virgilio

 

Virginia Oldoini Lamporecchi, contessa di Castiglione

(serie donne infernali)

Viva 'o Rre!

Quindi sentimmo gente che si nicchia

nell'altra bolgia e che col muso sbuffa,

e se medesma con le palme picchia

Fui novellamente tra la perduta gente, ad incontrar anime prave, ardenti nel foco della pena. Mi fu duca ancora don Virgilio, mio portinaio in vico Storto al Pallonetto, ed ottenni l'intervista grazie ai suoi Santi in Paradiso. Accedemmo all'orrendo sito, sì vicino a Napoli, per l'oramai consueta via del nero fiume, donde un barcaiolo ci promise guai. In lontananza un bavoso cane latrava come Bossi.

L'Infame Porta era guardata dai bersaglieri di La Marmora. Spuntavan aguzze corna sulle loro fronti e, sotto il pastrano sabaudo, mostravan zampe di capra, pelle rossa, e coda con terminale a freccia. Ci puntaron contro archibugi e baionetta ma, al constatar i nostri pass, si fecero miti e noi entrammo nella Zona Rossa. Dentro v'era una bolgia infernale di bersaglieri che, menandosi, intonavan a squarciagola una marcetta che mi ricordò un genoano del '48.

Don Virgilio: Bersagliè, ma che è 'sta ammuina?!

Bersagliere: Siamo in ricreazione, signor Questore! Ne approfittiamo per cantar le gloria del Piemonte!

Giungemmo così alla Reception.

Brigantino: Una curiosità urgente, Bersagliè: chi ha falsificato, diciamo, un bilancio … viene ancora punito qui da voi, o è depenalizzato come da noi?

Reception: Quell'empio arderà nel foco, signor Prefetto! Ma veniamo al vostro tour: vi farà da guida lo scaltro scugnizzo Terzo!

Era nient'altri che l’orrendo spiritello di Vittorio Emanuele III, spacciatoci di volta in volta per scout, lift, giovane di bottega ... Nel tentar lo squallido inganno, confidavano nelle sua esagerata nanezza!

Terzo: Mi avete portato i cannoli alla siciliana?

Brigantino: Terzo! Ma nun è 'a staggione 'e cannuoli!

Virgilio: Dottò, non vi capisco: vuje 'o rispunnite pure!?

Terzo: Terroni! Ho testé meco il berluscometro: l'arcano strumento misura la testa dei Meridionali per valutarne la devozione al nord... Adesso vi misuro ...ma ...ma....non ci arrivo!

Per giunger al sito dell'intervista scalammo i Tremonti Sconnessi, orridi dirupi su cui svettavan le Mille Cime dei Codoni. Più sotto, v'era Devolution, landa desolata avvolta nella nebbia, ma capace di attirar nell’orrido l’ignaro viandante con melodie incantatrici!

Brigantino: Virgì, ti sei messo i tappi di cera nelle orecchia?

Virgilio: Che avete detto? Non sento!

La Contessa, con alcune compagne, stava aspettando in un luogo buio, male illuminato da falò. Dalla vicina grande via, si accostavano vetture e carrozze, e gli autisti scambiavan quattro chiacchiere con le donne, succintamente vestite. Alcune salivano in carrozza, per ritornar di lì a poco. La contessa ci venne incontro dondolando la borsetta: era una donna bellissima, l'unica in gonna lunga. Azionai il registratore.

Brigantino: Signora, potete presentarvi ai nostri lettori?

Virginia: Virginia Oldoini Lamporecchi m'appellai, e fui detta “Nicchia” dai famigliari; nacqui marchesa il 23 marzo 1837 in Firenze e mi dipartii il 28 novembre 1899, a Parigi. Già a 15 anni andai sposa al vecchio conte Francesco Asinari Verasis di Castiglione, cortigiano dei Savoia, di me follemente innamorato, mentre io lo detestavo. Mi consolai subito dandomi a 3 amanti, i fratelli Ambrogio, Andrea e Marcello Doria, di La Spezia. Chi è quel bel Napolitano che v’accompagna?

Brigantino: Si narra che foste la più bella, la più amata e più spregiudicata donna del vostro tempo.

Virginia: Niente, infatti, resisteva alle vaghe mie fattezze ed al fascino, cui dinanzi principi, banchieri, sovrani s’inginocchiarono. Ebbi anche agilità di penna, attitudine pe' l'intrigo. Al Conte di Cavour, non sfuggirono le mie doti: quando avevo solo 18 anni, mi inviò a Parigi ad ammaliare Napoleone III. "Con tutti i mezzi che vi pare", mi scrisse: Ei voleva l'appoggio della Francia alle ambizioni del sabaudo Regno.

Brigantino: Voi foste amante di Cavour e del re?            

Virginia: Il Conte non mi parve interessato al genere femminile….mi concessi spesso a re Vittorio, uomo di gran ardore, seppur di poco gusto!

Brigantino: La missione a Parigi fu un successo.

Virginia: Certo, carino! Prima andai a Firenze, donde il conte Bentivoglio, tra un amplesso e l’altro, m’informò della corte di Francia come una selva di peccati, di corruzioni e di adulteri, il che non mancò di incantarmi. Giunsi a Parigi agli inizi del 1856, con marito e figlioletto di 8 mesi. La gravidanza teneva l'imperatrice lontana dal marito: così la mia presenza a corte fece più effetto. Mi dedicai subito alla più sfrenata vita mondana, ed divenni amante di Napoleone III che, pria solo avvezzo ad avventure occasionali, questa volta perse la testa! A Parigi non si parlò d'altro che del vincolo che ci legava! Seguitai nel compiere la mia missione: ammaliando Napoleone nell’alcova, riuscii a infondergli simpatia per i progetti piemontesi, ed a carpir altre importanti informazioni, che nottetempo comunicavo a Cavour con dei telegrammi cifrati. Il grande sogno politico di cui si sentivo responsabile spense in me qualsiasi sentimento di moglie e madre, e approfittai della posizione per far allontanare marito e figlio. Fu grazie a me che Cavour ottenne l’alleanza, e si poté fare l’Italia unita!

Brigantino: Voi a Parigi lanciaste mode, riduceste uomini al fallimento.

Virginia: Concessi le mie grazie ai personaggi più di spicco per trarne benefici. Sperperai fortune in toilettes lasciando senza fiato il sofisticato mondo parigino, e mio marito venne ridotto alla miseria. Lo sfarzo e la ricchezza degli ambienti imperiali si sposavano con la mia leggiadra gioia di vivere. Sfoggiai abiti e gioielli preziosi, spesso donatimi da Napoleone stesso. Amai le stoffe rare e costose e lanciai la moda del rosso magenta. Fui la prima a sfoggiare il nude-look, con grande apprezzamento degli uomini e invidia delle donne. Fu poi celebre il mio costume della “Dama di Cuori”, che indossai per un grande ballo mascherato a Versailles. Il cuore di velluto rosso era cucito in posizione strategica, sotto l’ombelico, tanto da far dire alla gelosa Imperatrice Eugenia: «Ecco dov’è il cuore della Castiglione».

Brigantino: Poi nel 1857 il vostro astro cominciò a declinare.

Virginia: Avvenne a causa della gelosia dell’imperatrice Eugenia, ma la missione era riuscita! Tornai a Torino, poi a Firenze. Volli infine trascorrere a Parigi gli ultimi anni di vita e, vedendo sfiorire la bellezza, velai gli specchi!

Brigantino: Perché qui indossate la gonna lunga?

Virginia: Ho brutte gambe! All'epoca mia non si notava! Che belluomo il vostro amico! Come vi chiamate?

Don Virgilio: Virgilio…

Virginia: Virgilio! Sarai il mio imperatore!

Brigantino: Virgì, scappiamo, si è fatto tardi!

Don Virgilio: Dottò, ma che dite!…Quella mi fa imperatore! … E va buò, lo so: è un titolo che non fa per me!

Brigantino: Virgì, jamm che mo’ vene Natale!

e quindi uscimmo a riveder le stelle.

Viva 'o Rre!

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