Francesco Cilea nacque a Palmi il 23 luglio 1866 e, come scrisse nei
suoi Ricordi, decise ancora fanciullo di dedicarsi alla
musica dopo aver ascoltato il finale della Norma di Bellini eseguito
dalla banda cittadina.
Avviato agli studi musicali presso il Conservatorio San Pietro a
Majella di Napoli, si distinse per diligenza e precoce ingegno,
meritando una medaglia d'oro del ministero della pubblica istruzione
e una nomina di "primo alunno maestrino".
Come prova finale, al termine degli studi nel 1889, Cilea presentò
l'opera Gina, che fu rappresentata con successo nel teatro
del Conservatorio. Questa piccola opera, in cui l'ingenuità del
libretto fa a gara con quella della musica, fu apprezzata
dall'editore Sonzogno, che commissionò a Cilea La Tilda,
un'opera verista in tre brevi atti, sulla falsariga di Cavalleria
rusticana. Su libretto di Angelo Zanardini, La Tilda debuttò
con successo il 7 aprile 1892 al teatro Pagliano di Firenze.
Rappresentata in numerosi teatri italiani, approdò al teatro
dell’Esposizione di Vienna il 24 settembre dello stesso anno,
insieme alle altre opere di casa Sonzogno.
Il compositore manifestò sempre scarsa simpatia per quest'opera, il
cui soggetto accettò di musicare a malincuore, solo per compiacere
Sonzogno e non gettare all'aria una rara opportunità professionale.
La perdita della partitura d'orchestra non ha consentito di
riproporre in tempi moderni quest'opera, le cui melodie fresche e
orecchiabili si possono tuttavia conoscere nella riduzione per canto
e pianoforte.
La sera del 27 novembre 1897 al Teatro Lirico di Milano debuttò la
terza opera di Cilea, L'Arlesiana, dal dramma di Alphonse
Daudet, su libretto di Leopoldo Marenco. Nel cast spicca il nome del
giovanissimo Enrico Caruso, che eseguì con gran successo Il
lamento di Federico, la romanza destinata a mantenere ancora
oggi vivo il ricordo di quest'opera.
In realtà L'Arlesiana fu un insuccesso a cui Cilea, convinto
del valore dell'opera, tentò di rimediare a più riprese, subito dopo
la "prima" fino agli ultimissimi anni, intervenendo in modo drastico
e al tempo stesso, almeno nelle revisioni novecentesche, capillare.
Nella partitura che ascoltiamo oggi è difficile trovare una sola
battuta completamente uguale all'originale. Il rilancio dell'opera
non ebbe tuttavia successo, se non per un breve periodo durante gli
anni trenta, grazie agli appoggi politici che il compositore riuscì
faticosamente a procurarsi recandosi personalmente da Mussolini.
Di nuovo al Teatro Lirico di Milano, il 6 novembre 1902, il
compositore riscosse vivi applausi con Adriana Lecouvreur,
un'opera in quattro atti su libretto di Arturo Colautti ambientata
nel Settecento francese e basata su una pièce di Eugène
Scribe. Adriana Lecouvreur è oggi l'opera di Cilea più nota al
pubblico mondiale e rappresenta il punto di incontro più felice tra
la spontaneità di un melodismo di scuola napoletana e una scrittura
armonica e timbrica aggiornata sui recenti modelli francesi.
L'ultima opera di Cilea, rappresentata al Teatro alla Scala di
Milano la sera del 15 aprile 1907 sotto la direzione di Arturo
Toscanini, è la tragedia in tre atti Gloria, ancora su
libretto di Colautti, basata su una pièce di Victorien
Sardou. L'insuccesso di quest'opera, in seguito sempre difesa dal
compositore, fu tale da spingerlo ad abbandonare definitivamente il
teatro d'opera. Non mancano per altro notizie di alcuni progetti
operistici successivi, di cui sopravvivono parti o abbozzi di
libretto, come Il ritorno dell'amore di Renato Simoni,
Malena di Ettore Moschino e La Rosa di Pompei, ancora di
Moschino (datato Napoli, 20 maggio 1924).
Alcune fonti accennano anche ad un'opera del 1909, completata e mai
rappresentata, intitolata Il Matrimonio Selvaggio, della
quale non esiste tuttavia alcun riscontro e di cui lo stesso Cilea
non fa cenno nei suoi quaderni di "Ricordi".
Il compositore calabrese continuò invece a comporre musica da
camera, vocale e strumentale, e musica sinfonica. Al 1913 risale un
poema sinfonico in onore di Giuseppe Verdi su versi di Sem Benelli,
eseguito al Teatro Carlo Felice di Genova. Diresse inoltre il
Conservatorio Vincenzo Bellini di Palermo ed il Conservatorio San
Pietro a Majella di Napoli, dove concluse la sua carriera di
didatta.
Cilea morì il 20 novembre 1950 a Varazze, comune ligure che gli
offrì cittadinanza onoraria e nella quale trascorse gli ultimi anni
della sua vita. Alla sua memoria sono stati intitolati il
conservatorio ed il teatro di Reggio Calabria, mentre il suo paese
natale, Palmi, gli ha eretto un Mausoleo illustrato con il mito di
Orfeo.
Opere liriche
Musica da camera
-
Album di 10 pezzi pianistici per la gioventù: Gocce di rugiada,
L'arcolaio, Melodia in fa maggiore, Romanza in la maggiore, Mazurca
in si bemolle maggiore, Aria campestre, Valzer in re bemolle
maggiore, Serenata, Canto del mattino, Danza in la maggiore.
-
Sonata in re maggiore op. 38 per violoncello e pianoforte (1888)
-
Foglio d'album op. 41
-
Suite per violino e pianoforte
Immagine
e testo tratti da
http://it.wikipedia.org/wiki/Francesco_Cilea |