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I casati del Sud
di
Ciro La Rosa
La Rosa
O
OLIVA
Titoli:
nobile di Gaeta
Dimora:
Gaeta, Napoli
Originaria di Gaeta nota sin dal XV secolo, ricevuta nell’Ordine di
Malta dal 1771, ascritta nell’Elenco del Priorato di Capua nel 1801.
NICOLA, 1° tenente, del “12° Reggimento Fanteria di Linea Messina”
ha partecipato alla difesa del Regno delle Due Sicilie nella
campagna del 1860, capitolò col suo reparto il 2 novembre in Capua.
NICOLA con R. D. del 1922 ottenne il titolo di nobile di Gaeta.
Iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma:
partito: 1° troncato di rosso al leone d’oro coronato del medesimo
linguato d’argento, d’argento a cinque fascetti di verde e di rosso,
2° d’argento all’albero di nero. |
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OLIVERI
Titoli:
duca d’Acquaviva
Dimora:
Palermo
Famiglia di origine spagnola,le prime notizie si hanno con ANGELO
Oliverio pretore di Palermo 1373/4; GARZIA capitano di fanteria
spagnola, senatore di Palermo 1599/1600 e nel 1607/8, capitano di
giustizia 1601/2; PIETRO giudice della Corte Pretoriana di Palermo
1658/9, con privilegio del 15 novembre 1672 venne nominato “maestro
razionale giurisperito” (perito legale) del Tribunale del Real
Patrimonio, con privilegio del 28 settembre 1675 presidente del
Tribunale e reggente del “Supremo Consiglio d’Italia” (organo di
controllo fiscale-giuridico-militare dei possedimenti spagnoli in
Italia); MICHELE con privilegio del 4 agosto 1686 ottenne il titolo
di duca d’Acquaviva; GIROLAMO carica di proconservatore della città
di Randazzo nel 1680; PIETRO duca di Acquaviva nomina del 23
febbraio 1699, governatore del Monte di Pietà di Palermo 1700/1 e
1707/8; GIUSEPPE giurato di Licata 1701/2; FRANCESCO con privilegio
del 1 aprile 1751 venne investito del titolo di duca d’Acquaviva e
Terra di Acquaviva con il feudo di Michinesi, governatore del Monte
di Palermo 1749 e della Compagnia della Carità 1755/1763; GIUSEPPE
giurato nobile di Licata 1787/88; PIETRO, duca d’Acquaviva,
governatore del Monte di Pietà di Palermo 1796/98.
Iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma:
d’oro alla colonna al naturale, cimata da una colomba al naturale –
alias d’oro all’olivo sradicato di verde, accostato da due
leopardi dello stesso. |
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OMODEI
Titoli:
nobili, barone di Reda
Dimora:
Trapani, Avola, Augusta
Famiglia che deriva da un ramo del casato degli Amidei di Firenze,
passata in Sicilia in un primo tempo con CORRADO milite al seguito
dell’imperatore Federico II, stabilitosi in Messina, mentre i suoi
discendenti passarono in Trapani; in un secondo momento con PUCCIO
al seguito di re Pietro d’Aragona in Palermo. FRANCESCO De Homodei,
notaio, proprietario del feudo di Maletto in data 13 aprile 1344;
NICOLO’, residente in Malta, ebbe la concessione della terra di
Pietralonga nel 1371; FRANCESCO pretore di Palermo 1383/4; ARRIGO
capitano di giustizia in Trapani 1462; FRANCESCO in data 14 gennaio
1458 ottenne i feudi di Falconeri, Capaci, le saline di Piatanella,
Cantarella e Cianciana ed inoltre i feudi di Sant’Andrea, Cannamela
e Monterosso; GIOVANNI vescovo di Mazzara nel 1531; ANTONINO, barone
di Vallelunga, senatore di Palermo 1514/5, capitano d’armi in
Augusta 1550; GAETANO capitano di giustizia in Augusta nel 1694 e
nella Mastra Nobile di detta città annotato insieme con ERCOLE,
OTTAVIO e FRANCESCO. La nobiltà del ramo di Augusta venne
riconosciuta dal Senato di Palermo in data 14 maggio 1774; ORRIGO,
capitano di giustizia di Trapani nel 1759, ottenne il 30 marzo 1762
l’investitura di barone della Salina di Reda; GIOVANNI riconosciuto
del titolo di barone di Reda, prefetto di Trapani 1787/8; AMEDEO con
D. M. del 2 aprile 1879 ottenne il riconoscimento del titolo di
barone di Reda e GREGORIO con CESARE il titolo di nobili. Hanno
partecipato alla difesa del regno delle Due Sicilie nella campagna
del 1860/61 i seguenti appartenenti al casato: ACHILLE - figlio di
GIOVANNI barone di Reda colonnello della Guardia Reale - proveniente
dalla Scuola Militare della Nunziatella, capitano del “10°
Battaglione Cacciatori” ebbe la citazione al merito di “distinto”
nel combattimento in Mola di Gaeta, dove rimase ferito; MICHELE 1°
tenente del “1° Reggimento Fanteria di Linea Re” prese parte ai
combattimenti in Sicilia ed in Calabria, presente allo scontro di
Macerone per contrastare le truppe piemontesi dove venne fatto
prigioniero; DOMENICO 2° tenente del “5° Reggimento Fanteria di
Linea Borbone” combatté in Sicilia e all’assedio di Messina
capitolando nel marzo del 1861.
Iscritta nel Libro d’Oro della Nobiltà Italiana, iscritta
nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma:
troncato d’argento e rosso al leone all’opposto - alias
partito d’argento e nero, al volo abbassato all’opposto. |
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D’ONDES
Titoli:
duca dell’Isola, barone di Rampigallo, di Ponte di Sciacca,
di Gondrano, marchese di Roccaforte, nobile dei duchi.
Dimora:
Palermo, Genova.
Motto:
“Certa pro Iustitia”
Proveniente dalla Francia, stabilitasi in Sicilia con GIAMBATTISTA
che sposò la baronessa donna Rosalia Crisi di Santa Ludovina il 7
giugno 1678. BARTOLOMEO professore di diritto all’università di
Palermo; VITO insigne pubblicista, professore di diritto
costituzionale all’università di Genova, deputato al parlamento del
Regno d’Italia dal 1861 al 1871; GIOACCHINO conte di Gallitano con
R. D. del 22 febbraio 1861; FRANCESCO marchese di Roccaforte, barone
di Rampigallo nel 1892 per successione della casa Inveges e casa
Cottù, titoli che con R. D. del 1924 vennero riconosciuti a LORENZO
ed in seguito a FRANCESCO “per anticipata successione” nello
stesso anno.
Iscritta nel Libro d’Oro della Nobiltà Italiana, iscritta
nell’Elenco Ufficiale Nobiliare italiano anno 1922.
Arma:
d’oro a tre bande d’azzurro. |
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ONETO
Titoli:
principe, duca, marchese, conte, visconte, barone, nobile
Dimora:
Genova, Palermo.
Famiglia
ligure d'antica nobiltà il cui capostipite fu un certo ODONETTO,
console di Genova, da cui provenne il nome ONETO. Per altri autori
il nome deriverebbe da una località ligure o da un arbusto (Aneto)
ivi presente e poi raffigurato nell’arma.
Un ramo della famiglia si trasferì a Mondovì in Piemonte dove un
GIANNANTONIO castellano di Mondovì nel 1399; un conte ALBERIGO
segretario maggiore del duca Filiberto di Savoia nel 1472;
GIANFRANCESCO cameriere maggiore del duca Carlo I di Savoia nel
1486.
Fu portata in
Sicilia da un ARNALDO Oneto cavaliere di Federico II da cui
ottenne concessione di terre con privilegio dato in Catania nel
1300. RAFFAELE riconosciuto nobile dal re Pietro II nel 1341. Dal
detto Raffaele si originarono i marchesi di S. Nicolò, i duchi di
Sperlinga, i principi di S. Bartolomeo ed i principi di S. Lorenzo.
GIOVANNI STEFANO
investito dei suddetti titoli nel 1667 e governò il Monte di Pietà
di Palermo negli anni 1673-77-78; DOMENICO, duca di Sperlinga e
primo visconte della terra e dello Stato di Francavilla, investito
nel 1680, fu governatore della Compagnia dei Bianchi di
Palermo nel 1685; FRANCESCO investito nel 1698, governatore della
stessa Compagnia nel 1709; altro GIOVANNI STEFANO investito nel
1710, fu governatore del Monte di Pietà nel 1720, capitano
giustiziere di Palermo nel 1734; GIAMBATTISTA investito nel 1726
della baronia del feudo di Cipolla, deputato del regno, capitano
giustiziere di Palermo nel 1746, e gentiluomo di camera di re Carlo
III; MARIANO, marchese di San Nicolò Laurateo, fu anch’egli
governatore del Monte di Pietà di Palermo nel 1733-34; GIAMBATTISTA,
principe di S. Lorenzo, tenne la carica di capitano di giustizia
nell’anno 1745-46; FRANCESCO investito nel 1747 la di cui linea
viene ad estinguersi con Donna MARIANNA Oneto e Monroy. TOMMASO
principe di S. Lorenzo nel 1697; un secondo TOMMASO governatore
della reale compagnia dei Bianchi nel 1763, e senatore di Palermo
nel 1783-84 e governatore del Monte di Pietà nel 1790, governatore
della città di Modica nel 1757. GIUSEPPE Oneto e Monreale, marchese
di San Nicolò, fu senatore di Palermo nel 1779-80 e governatore del
Monte di Pietà nel 1784, nel medesimo anno il principe TOMMASO Oneto
e Ruffo venne menzionato tra i sei nobili senatori in una lapide di
un monumento commemorativo del riassetto urbanistico del lungomare
di Palermo
Castello di
Sperlinga
Fino al 1867 la
famiglia Oneto ebbe il castello di Sperlinga (Enna), uno dei pochi
castelli rupestri del Sud, famoso per le vicende dei Vespri
Siciliani, il castello fu il solo dal quale, nel 1282, una
guarnigione francese resistette per tredici mesi alle armate dei
ribelli siciliani opponendo una strenua resistenza. L'episodio è
ricordato da una scritta postuma (secolo. XVI) sull'arco
dell'androne: “Quod Siculis Placuit Sola Sperlinga Negavit”
(«Solo Sperlinga non volle acconsentire a quel che fece la
Sicilia»).Di
quelle giornate si racconta che gli sperlinghesi, chiusi nel
castello con i francesi, per far credere alle squadre palermitane
assedianti di avere ricche provviste, suonassero le campane delle
pecore come se vi fosse ancora un armento e mungessero il latte per
farne piccoli caci che gettavano fuori le mura, in segno di
opulenza. Malgrado questi stratagemmi, usati altre volte in quei
tempi, sembra che l'assedio sia stato tenuto così a lungo da farvi
morire di fame siciliani e francesi.
Della sua
passata gloria rimangono una parte delle antiche mura, tracce di
merlatura, gli archi di due porte, la bifora, la sala di
rappresentanza del duca, la cappella e la ripida scalinata,
intagliata nella pietra, che conduce alla torre, dalla quale si gode
lo splendido panorama dei Nebrodi e delle Madonie.Un altro
particolare del castello è costituito dall'"aggrottato": una
cinquantina di grotte artificiali, scavate dall'uomo in tempi
lontani. Collegate le une alle altre da stradine e scalini anch'essi
ricavati dalla rupe, costituiscono, nel loro insieme, un suggestivo
borgo rupestre. Le grotte, nei secoli, si sono trasformate in umili
abitazioni, con una o due stanze al massimo. Alcune sono state
adibite dal Comune a museo etnografico.
Villa
Sperlinga a Palermo
GIOVANNI
STEFANO Oneto, investito nel 1667 del titolo di duca di Sperlinga,
fu colui che volle la villa suburbana di contrada Malaspina, tra le
più antiche della Piana dei Colli, edificata con lo sfarzo tipico
dell’epoca. I suoi successori ne fecero decorare i saloni, la
scalinata d’onore e la cappella da alcuni dei più rinomati artisti
del tempo: Vito D’Anna, Francesco Manno e Gaspare Fumagalli. Un
erede di Giovanni Stefano, FRANCESCO Oneto e Monreale, quinto duca
di Sperlinga, viaggiando per le corti europee e avuto modo di
conoscere le manifatture di Meissen, fondate nel 1710 dall’Elettore
di Sassonia Frederick Augustus, ad imitazione delle porcellane
cinesi, dalla pasta finissima e risplendente. Conobbe anche il
Ginori, che nel 1735 aveva fondato la manifattura di Doccia. Poi,
soggiornando per qualche tempo presso la corte di Napoli, il duca
Oneto era entrato in contatto con la rinomata fabbrica di porcellane
di Capodimonte, fondata da Carlo III di Borbone, in competizione con
i migliori produttori di porcellane in ambito internazionale. Il
duca Oneto, fatto ritorno a Palermo, decise di realizzare nella sua
villa di Malaspina una manifattura di maiolica, impiantando la prima
fornace attorno al 1761. Il duca non aveva spirito imprenditoriale,
difatti la produzione doveva essere riservata all’arricchimento
della villa. Molti dei pezzi più raffinati venivano offerti in dono
al viceré e ad amici dell’aristocrazia locale. Per le necessità
della nuova attività, nei terreni adiacenti alla villa, vennero
costruite una grande vasca, per il lavaggio dell’argilla, e varie
fornaci, per i diversi stadi di cottura delle ceramiche. Il marchio
di questa fabbrica era una “D” (iniziale di “Duca”) e una “S”
(iniziale di Sperlinga). La fabbrica operò per una ventina d’anni,
finché il duca Francesco passò a miglior vita nel 1780, quando il
figlio, SAVERIO Oneto e Gravina, impegnato in importanti cariche
pubbliche, decise di chiuderla. Nel 1839 la villa passò a Francesco
Paolo Gravina ottavo principe di Palagonia, il quale la destinò ad
ospizio di mendicità trascorrendovi egli stesso gli ultimi anni
della sua vita. Oggi la villa è sede di un istituto per la
rieducazione minorile ed è stato il set del film di Marco Risi “Mery
per sempre”, con Michele Placido. Ciò che rimane dell'antico parco
di caccia è un giardino comunale in prossimità di Piazza Unità
d'Italia. Su una guardiola che anticamente serviva per vigilare
sulle vie d’accesso alla villa, l’ultimo duca di Sperlinga che la
abitò aveva fatto incidere una meridiana sottolineata dalla dicitura
che sembra essere profetica: “Il tempo fugge e più non
ritorna”.
Palazzo
Oneto di Sperlinga
Sito a Palermo
in via Bandiera è stato di recente restaurato.
Voluto dal
principe ANTONIO Oneto e Valguarnera nel XVIII secolo è un
esempio di raffinata eleganza. L'impianto è tipico del palazzo
nobile settecentesco: piano terra, ammezzato, piano nobile e seconda
elevazione. Tradizionale anche l'impianto del prospetto.
Interessante è la fila degli splendidi finestroni al piano nobile
con i bellissimi timpani caricati da medaglioni in stucco, al centro
il monumentale balcone d'onore sopra il bel portale, a destra e a
sinistra la fila di balconi a "petto d'oca" incorniciati da eleganti
mostre rococò. Al di là del portone una piccola corte con loggia a
serliana affiancata da una coppia di fontane; un altro portale
conduce allo scalone ottagonale, sostenuto da colonne in marmo. I
bellissimi saloni del piano nobile vennero affrescati da Gaspare
Serenarlo, suoi sono gli affreschi con "La gloria del Principe Oneto"
e le tre "Allegorie di Virtù".
Palazzo
Oneto di San Lorenzo.
Il Palazzo del
XVII secolo sito in via del Bosco a Palermo, è in profondo degrado.
Mostra ancora una facciata severa e un interessante loggiato che si
affaccia nel suo cortile interno.
La sua storia
è legata all’ufficiale ungherese Lajos Tüköry, tenente degli
Ussari, che arruolatosi tra i mercenari garibaldini a Genova nel
1860, dopo aver combattuto a Calatafimi contro le truppe
dell’Esercito delle Due Sicilie, il 27 maggio venne ferito
gravemente durante l’assedio della città di Palermo, nei pressi di
Porta Termini. Il 3 giugno successivo morì proprio a Palazzo Oneto
di San Lorenzo, dove era ospite del principe Tommaso. Tüköry è
ricordato nel toponimo di un’importante via palermitana e le sue
spoglie si trovano nella chiesa di San Domenico, nella parte
sinistra della cappella di Santa Rosa, vicina alla cappella di San
Giuseppe, laddove riposano i principi Oneto.
La Nobile
Primaria
e Reale Compagnia del Santissimo Crocifisso
Fu fondata nel
1542 a Palermo e ne fecero parte ecclesiastici e gentiluomini. Essa
fu detta Compagnia dei Bianchi per il colore delle tuniche
dei suoi componenti, che confortavano e sostenevano moralmente i
condannati alla pena capitale nei giorni precedenti l'esecuzione,
invitandoli alla confessione e al pentimento. In seguito ad un
grosso incendio avvenuto nel 1600, l’oratorio della Compagnia,
nel quartiere della Kalsa, venne restaurato, grazie anche al
cospicuo contributo della famiglia ONETO, che ne resse più volte il
governatorato. In quella occasione venne costruito l'imponente
portico in stile tardo manieristica, con grandi archi e pilastri,
caratterizzato da un bugnato e dai mascheroni che vanno ad ornare le
chiavi di volta.
N.d.A.: un
ringraziamento vivissimo va all’ing. Michele Calò per le utilissime
notizie fornite sulla storia della famiglia, per la splendida
descrizione dei luoghi e le immagini inviate.
Arma:
partito d’oro e d’azzurro, all’albero di Ona sradicato e fogliato di
verde sull’oro e sull’azzurro fustato d’oro, accostato da due leoni
controrampanti dello stesso. |
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Archivio Ciro La Rosa |
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Archivio Calò |
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Castello di Sperlinga, bifora |
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Palermo monumento commemorativo,
riassetto urbanistico |
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Palermo Oratorio Compagnia dei
Bianchi, soffitto |
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D’ONOFRIO
Titoli:
barone di Mancipa Passarello Villadoro, di Artesina
Dimora:
Calascibetta, Palermo
Conosciuta nella sua nobiltà dal XV secolo. Matteo governatore della
Tavola Pecuniaria (Banca Centrale) di Palermo; GIOVANNI, dottore in
legge, giudice della Corte Pretoriana di Palermo 1672/3, del
tribunale della Gran Corte del Regno 1670/1, acquistò il feudo di
Passarello e Mancipa il 6 ottobre 1678, il feudo di Artesina il 21
gennaio 1698, i feudi di Artesinella, Camali e Mandra il 30 gennaio
1696; GESUALDO per transazione di Pietro Galletti, figlio di
Margherita D’Onofrio, ottenne i feudi e i titoli di cui sopra,
capitano di giustizia di Calascibetta 1786/6; ANTONINO marchese di
Villadoro ottenne con privilegio del 20 dicembre 1799 i sunnominati
titoli, giurato in Calascibetta 1812/13;hanno preso parte alla
difesa del Regno delle Due Sicilie dall’invasione piemontese nella
campagna del 1860/61: GAETANO alfiere (sottotenente) del “1°
Battaglione Cacciatori” che ha combattuto a Milazzo, sul Volturno e
sul Garigliano; MICHELE alfiere del “5° Reggimento Fanteria di Linea
Borbone” presente a Corleone, ha partecipato con compagnie scelte
alla difesa di Gaeta sino alla capitolazione avvenuta il 14 febbraio
1861.
Iscritta nell’ Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma:
di rosso
all’aquila spiegata e coronata d’argento. |
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ORILIA
Titoli:
nobile
Dimora:
Napoli, Cava dei Tirreni, Lucera
Antica e nobile famiglia francese, venuta in Italia quali militi al
seguito degli Angioini nel XIII secolo; trasferitasi in Cava dei
Tirreni, ed iscritta nel suo primo ordine civico con i capitani
FLAMINIO, ONOFRIO ed il sergente maggiore (all’epoca grado militare
equivalente a quello odierno di ufficiale superiore) MUZIO; CARELLO
(o GURELLO) Gran Protonotario – segretario di Stato – di re Ladislao
D’Angiò Durazzo, fece costruire a sue spese in Napoli la chiesa di
Monteoliveto detta di Sant’Anna dei Lombardi nel 1414 “dotandola
di molte rendite”, all’interno di essa esiste tutt’ora
una loro cappella di giuspadronato della famiglia; CARLO cavaliere
di Filippo V di Spagna.
Con R. D. del 19 agosto 1912 e RR. LL. PP. (Regie Lettere Patenti)
del 17 novembre dello stesso anno venne riconosciuto al casato il
titolo di nobile.
Iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma:
d’azzurro
alla fascia di rosso, accompagnata da due stelle d’oro, in punta un
monte di verde.
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ORINETA
Titoli:
nobile
Dimora:
Napoli
Di origine francese venuta in Napoli con Carlo I d’Angiò, detta
anche Aurineto.
ODDONE, compagno d’arme di re Carlo I e suo “regio familiare”;
ROBERTO “famigliare” di re Roberto; GIOVAN BATTISTA capitano
generale dello “Stato di Milano” nel 1681; il casato possedette vari
feudi e marchesati; nobili in Napoli fuori piazza, la famiglia venne
iscritta nel Registro dei familiari dei Cavalieri di Malta.
Iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma:
d’azzurro alla sirena al naturale coronata d’oro, uscente dal mare,
sormontata da una banda arcuata di rosso orlata d’oro, una stella
d’oro nel cantone sinistro. |
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ORLANDO
(1)
Titoli:
marchese, patrizio di Bari
Dimora:
Napoli, Bari
Originaria di Tropea, si trasferì in Napoli dove si imparentò con
nobili famiglie napoletane; ereditarono il titolo di marchese per
concessione della famiglia Simonetti e l’inserimento nello stemma
della loro arma in data 21 luglio 1787; il casato venne aggregato al
patriziato di Bari il 27 luglio 1796 in persona di GAETANO, avvocato
fiscale della Regia Camera della Sommaria in Napoli;la famiglia
ascritta al registro piazze chiuse in persona di FRANCESCO nel XVIII
secolo; GAETANO sopraintendente del Grande Archivio della Regia
Camera della Sommaria, segretario del Supremo Tribunale Conservatore
della Nobiltà del Regno di Napoli; la famiglia dichiarata di “antica
nobiltà” nelle prove di ammissione nelle Regie Guardie del Corpo in
persona di FRANCESCO che in qualità di 2° tenente del “3° Reggimento
Cacciatori della Guardia Reale”
(corpo scelto esperto in combattimenti tattici) presente nella
campagna del 1860 per la difesa del Regno delle Due Sicilie sul
Volturno e sul Garigliano, capitolò col suo reparto nel dicembre; i
fratelli: VINCENZO, capitano del “9° Reggimento Fanteria di Linea
Puglia” e PASQUALE maggiore dello stesso reggimento, caduto negli
scontri di Palermo contro i garibaldini il 25 maggio 1860.
Iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma:
1° d’oro al leone al naturale rampante all’albero di pino di verde
sulla campagna del medesimo, sormontato da una stella d’argento (Orlando),
2° d’azzurro alla testa di cane al naturale fissante un sole al
cantone destro (Simonetti). |
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ORLANDO
(2)
Titoli:
conte
Dimora:
Palermo, Carini, Salemi, Livorno
MATTEO possessore
del feudo di Lo Cathuso e di Verbumcando nel XIV secolo; GIOVANNI,
dottore in legge, giurato di Caltagirone 1460/72; ANTONINO capitano
di giustizia in Salemi 1525/6; MATTEO, vissuto in Carini, ordinario
dei Frati Carmelitani, insegnò presso l’università di Napoli,
Firenze, fece parte della Congregazione Propaganda Fide, tradusse in
arabo le Sacre Scritture, procuratore generale dell’Ordine dei
Carmelitani, vescovo di Cefalù ed ivi sepolto il 13 novembre 1695;
FILIPPO acquistò nel 1658 il feudo di Rabigallo: GIOVANNI investito
del detto feudo il 30 aprile 1659; CARLO governatore della Tavola
Pecuniaria (Banca) di Palermo dal 1659 al 1679; IGNAZIO titolato del
feudo di Rabigallo il 25 agosto 1678; GIUSEPPE abate di
Sant’Anastasia nel 1745; DESIDERIO giudice della Corte Pretoriana;
un illustre personaggio del casato fu VITTORIO EMANUELE (1860-1952),
ramo di Carini, laureato in diritto costituzionale, avvocato, nel
1885 pubblica Della resistenza politica individuale e collettiva,
nel 1889 pubblica i suoi Principi di diritto costituzionale e nel
1890 i Principi di diritto amministrativo, assumendo nel 1891 la
cattedra nell'Università di Roma e di Palermo, ministro e presidente
del Consiglio dei Ministri del Regno d’Italia nella prima metà del
XX secolo, cavaliere dell’Ordine della SS. Annunziata, la sua opera
nel campo del diritto costituzionale rimarrà la più avanzata fino
alla Costituzione della Repubblica Italiana, consultore nazionale
dal 1945 al 1946, deputato alla Costituente della Repubblica
Italiana dal 1946 al 1948, senatore di diritto dal 1948 al 1953,
tenne il discorso d'apertura della prima legislatura della
Repubblica Italiana; ROSOLINO FRANCESCO con R. D. “motu proprio” del
16 maggio 1909 e RR. LL. PP. (Regie Lettere Patenti) del 1 maggio
1910 ottenne il titolo di conte. Iscritta nel Libro d’Oro della
Nobiltà Italiana, iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano
anno 1922.
Arma:
d’azzurro alla losanga fiorita d’oro (rami
di Salemi e Palermo)
-
alias
di rosso all’incudine col martello in fascia al naturale battente un
pezzo di ferro d’oro scintillante, l’incudine accompagnata da tre
cappi d’oro, in punta di una stella d’argento (ramo
di Carini).
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ORTOLANI
Titoli:
barone di Bordonaro Soprano, nobili dei baroni
Dimora:
Cefalù e Palermo
D’origine pisana, passata in Sicilia nel XIII secolo; ANDREA il 12
gennaio 1399 ottenne il feudo e il castello di Delia, vice secreto
della città di Naro, gli venne concesso da re Martino d’Aragona il
feudo di Pigillo ed acquistò quello di Dammisa in data 7 febbraio
1405; GIOVANNI ANDREA ottenne la conferma dei feudi il 276 giugno
1453; FILIPPO acquistò da casa Ventimiglia il feudo di Bordonaro
Soprano il 29 marzo 1577; ANDREA giudice della corte pretoriana di
Palermo 1624/25, del tribunale del Concistoro nel 1628, della gran
corte del Regno dal 1631 al 1633; EGIDIO barone di Bordonaro il il 1
agosto 1662; FILIPPO giurato in Cefalù nel 1701/2; ALESSANDRO
proconservatore di Cefalù nel 1706; CARLO barone di Bordonaro
Soprano, giurato di Cefalù 1763/4, baglivo 1801/2; GABRIELE
riconosciuto con D. M. del 4 settembre 1901 del titolo di barone di
Bordonaro; PIETRO colonnello dei Reali Carabinieri nella prima metà
del XX secolo.
Iscritta nel Libro d’Oro della Nobiltà Italiana, iscritta
nell’Elenco Uffciale Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma:
troncato 1° di verde al leoncino coronato, sormontato da tre stelle,
accostato da due alberi d’oro, 2° d’azzurro al cane bianco d’argento
alias d’azzurro al leone col capo rivoltato rampante in
pianura erbosa, movente dal fianco destro, sormontato da una cometa
d’oro
alias
troncato 1° di verde al leone coronato sormontato da tre stelle
accostato da due alberi d’oro, 2° d’azzurro al cane d’argento legato
all’albero al naturale, custodito da una griglia d’oro sulla pianura
erbosa. |
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OTTAVIANI
Titoli:
conte
Dimora:
Palermo
Motto:
“Ne Pereat”
MINALDO giurato
in Caltagirone1425; AGOSTINO patrizio di Caltagirone nel 1549;
FRANCESCO con privilegio del 20 novembre 1638 ottenne il titolo di
barone di Rinelli; LORENZO riconosciuto con R.D. del 1904 del titolo
di conte per successione di casa Pettine.
Iscritta nel
Libro d’Oro della Nobiltà Italiana, iscritta nell’Elenco Ufficiale
Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma:
inquartato: 1° d’oro alla torre di rosso merlata alla guelfa aperta,
2° di rosso al leone d’oro col ramoscello di palma il tutto
d’argento; 3° d’azzurro al braccio destro armato tenente con le mani
di carnagione un nastro d’oro, 4° al leone di rosso tenente con la
zampa anteriore destra una spada al naturale, alla fascia d’argento
caricata di una stella d’oro. |
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