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I casati del Sud
di
Ciro La Rosa
La Rosa
P-PA
PACCA
Titoli: marchese di
Matrice, patrizio di Benevento, nobile di Corneto di Velletri e
Viterbo.
Dimora: Benevento, Napoli,
Viterbo
Le prime memorie certe risalgono al secolo XIV in
Amalfi durante il Regno Angioino di Ladislao Durazzo con COLA
coppiere del re, morto in seguito ad un avvelenamento ordito a i
danni del re Angioino nella città di Capua; GIOVANNI professore di
diritto e ambasciatore di Innocenzo VIII nel 1486 per la città di
Benevento; ORAZIO e DONATO edificarono nel 1633 in Benevento la
chiesa di Santa Maria del Popolo; la famiglia venne iscritta nel
1666 al Patriziato di detta città; FRANCESCO arcivescovo di
Benevento nel XVII secolo; il casato decorato del titolo di marchese
di Matrice nel 1721 ed iscritto nel 1757 nell’Ordine di Malta al
Priorato di Capua; BARTOLOMEO vescovo di Velletri, illustre
personaggio del casato, cardinale di S.R.C. (Santa Romana Chiesa)
con nomina del Pontefice Pio VII il 23 febbraio 1801, nunzio
apostolico (ambasciatore) in Prussia, Francia e Portogallo, venne
nominato il 18 giugno 1808 segretario di Stato, fedele compagno del
Papa durante l’occupazione napoleonica, perseguitato venne rinchiuso
nella fortezza di Fenestrelle in Piemonte per tre anni, nel 1813 di
nuovo internato per ordine di Napoleone, con l’avvenuta
restaurazione del 1814 rientrò col Pontefice in Roma e nominato
Camerlengo il 20 settembre 1814, nel 1817 governatore di Roma, uomo
di grande sensibilità ed umanità, promulgò per primo con “L’EDITTO
PACCA”, nello stesso anno, la tutela ed il vincolo del patrimonio
artistico per la sua conservazione ed impedimento dell’esodo
all’estero dei tesori d’arte d’Italia, morì nel 1844.
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L'editto del Cardinal Pacca |
TIBERIO
direttore della polizia dello stato Pontificio nel 1835; BARTOLOMEO
nominato vescovo da papa Pio IX il 15 marzo 1875. Il casato è
imparentato con le più importanti famiglie nobili del meridione;
PAOLO capitano di I classe del “Real Corpo Artiglieria Reale”
dell’Esercito delle Due Sicilie, figlio del marchese ORAZIO,
proveniente dalla Scuola Militare della Nunziatella, partecipò alla
difesa del Regno dall’invasione piemontese, presente sul Volturno
meritò la Croce di Diritto dell’Ordine di San Giorgio e promosso
maggiore sul campo da re Francesco II, capitolò con la guarnigione
di Gaeta il 14 febbraio 1861
Iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano
anno 1922.
Arma: interziato: 1° d’oro
al giovane guerriero al naturale, 2° d’azzurro all’anziano guerriero
al naturale, 3° di nero al teschio do morto accollato da due ossa di
morto decussate d’argento. |
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PACE
Titoli: barone di Feudarasi,
nobile dei baroni
Dimora: Montemaggiore,
Palermo, Comiso
Nota nella città di Trapani dal 1499; NICOLO’
senatore 1495/99; FRANCESCO “regio cavaliere” e capitano di
giustizia in Trapani; DOMENICO FILIPPO con R. D. del 19 novembre
1899 ebbe la concessione dello stemma gentilizio e con RR. LL. PP.
del 19 gennaio 1900 venne riconosciuto il titolo di barone di
Feudarasi.
Iscritta nel Libro d’Oro della Nobiltà Italiana,
iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma: d’argento al leone di
rosso tenente con le branche anteriori uno scudo di verde caricato
di una P d’oro. |
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PADIGLIONE
Titoli: patrizio di San
Marino
Dimora: Napoli
Originaria di Napoli si hanno le prime memorie certe
dal XVI secolo; aggregata al patriziato di San Marino in persona del
commendatore CARLO, insigne scrittore di araldica, riconosciuto con
D. M. dell’11 novembre 1886.
Iscritta nel Libro d’Oro della Nobiltà Italiana,
iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma: troncato d’azzurro al
padiglione accostato da due stelle il tutto d’argento, 2°fasciato di
rosso e d’oro di otto pezzi. |
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PADULA
Titoli: nobile
Dimora: Napoli
Motto: “Laboremus
fideliter”
Originaria della Basilicata, nota dal XVI secolo;
rappresentata dal prof. comm. ANTONIO accademico Pontiniano,
commendatore dell’Ordine Mauriziano, autore di pubblicazioni in
lingua portoghese nella prima metà del XX secolo.
Iscritta nel Libro d’Oro della Nobiltà Italiana,
iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma: d’azzurro alla
fasci d’oro di tre rose rosse, accompagnata da un leone d’oro
fissante una stella nel cantone destro, in punta un cigno al
naturale e nuotante in una palude d’argento. |
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PAGANO e
PAGANO GUARNASCHELLI
Titoli:
conte, nobile dei conti
Dimora:
Roma, Napoli
Motto:
“Perseverando”
Di origine napoletana,si crede una diramazione della precedente
famiglia, nobile in Messina dal XVI secolo al XVIII secolo,
possedette numerosi feudi tra cui il principato di Ucria, le baronie
di Casalotto, Santa Domenica, San Giorgio.
BIAGIO giudice del
tribunale del Concistoro 1586/97, della Gran Corte Civile 1592/3;
SEBASTIANO acquistò dalla famiglia Spadafora nel XVII secolo i feudi
di Santa Domenica e Purrito; FRANCESCO succedette a casa Parquet
nella baronia di Ucria con privilegio dato in Madrid il 22 agosto
1670 ricevendone il titolo di principe;ANTONINO FILIBERTO investito
del titolo di barone di Giurafi l’8 giugno 1684; PIETRO investito di
barone di Casalotto con privilegio del 9 febbraio 1752; DOMENICO
barone di San Giorgio con privilegio del 18 maggio 1769; con R.D. “motu
proprio” del 27 febbraio 1910 e RR.LL.PP. del 30 giugno stesso
anno a GIOVAN BATTISTA, primo presidente della Corte di Cassazione
di Roma, senatore del Regno d’Italia, venne concesso il titolo di
conte e l’arma.
Iscritta nel Libro d’Oro della Nobiltà Italiana, iscritta
nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma:
tagliato1° d’azzurro alla bilancia attraversata da una spada
all’ingiù posta in sbarra,
2° d’argento al leone d’azzurro.
alias:
d’oro al pavone rotante d’azzurro.
alias:
bandato d’oro e d’azzurro di sei pezzi, al capo d’azzurro caricato
dal labello a tre pendenti di rosso. |
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PAGANO
(2)
Titoli:
nobile
Dimora:
Napoli, Nocera, Pagani
Motto:
“Fortior pugnavi”
Illustre ed antica famiglia d’origine normanna, ascritta al
Patriziato Napoletano nei seggi di Montagna e Porto, al Patriziato
Salernitano ai seggi di Portaretese e Portanova, al Patriziato di
Lucera e in quello di Crotone; ricevuta nel S. M. O. di Malta dal
1579 ed iscritta nel Registro dei Cavalieri di Malta per
“giustizia”; il casato si divise in vari rami, possedette numerosi
feudi.
UGO o UGONE nato a Nocera dei Pagani, si ritiene sia uno dei
fondatori dell’Ordine “dei Poveri Cavalieri di Cristo, Custodi del
Tempio di re Salomone” comunemente detto “Ordine dei
Cavalieri Templari” nel 1119 di cui fu Gran Maestro
(Enciclopedia Storico Nobiliare di Vittorio Spreti – pagina 32/34
tomo V – pubblicazione anno 1933); GIOVANNI cardinale nel 1228;
NICOLÒ arcivescovo di Bari nel 1339; GALEOTTO consigliere di re
Roberto d’Angiò, ottenne da Ludovico d’Angiò di poter aggiungere
nello stemma le insegne Angioine; NICOLÒ arcivescovo di Napoli nel
1399; GIOVANNI BATTISTA consigliere di re Alfonso d’Aragona; CARLO e
FRANCESCO presidente della Regia Camera della Sommaria in Napoli
durante il Regno Aragonese; ALBERTO, cavaliere dell’Ordine
Gerosolimitano, ufficiale del “3° Reggimento Napoletano” al comando
del marchese di Torrecuso; NICOLA e ANTONIO iscritti nell’Elenco del
Priorato di Barletta dell’Ordine di Malta;dichiarata ammissibile
nelle Regie Guardie del Corpo; parteciparono alla difesa del Regno
delle Due Sicilie nella campagna del 1860/61 contro l’invasione
piemontese: NICOLA, 2° esente (ufficiale), della “Compagnia delle
Reali Guardie del Corpo”, SCIPIONE capitano del “3° Battaglione
Cacciatori”, proveniente dalle Guardie del Corpo, presente alla
battaglia del Volturno in ottobre e nel novembre a Capua, capitolò a
Gaeta il 14 febbraio 1861.
Iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma:
troncato 1° ermellino al lambello di rosso di tre pendenti; 2°
bandato d’oro e azzurro; tutto con la bordatura composta da otto
pezzi alternati, d’argento alla croce potenziata accantonata da
quattro crocette, il tutto d’oro, di Gerusalemme d’azzurro seminato
di gigli d’oro al lambello di rosso di cinque pendenti d’Angiò. |
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PAGLIANO
Titoli:
conte, nobili dei conti
Dimora:
Napoli
Motto:
Agere
Famiglia napoletana nota dal XVI secolo. SALVATORE senatore del
Regno d'Italia, cavaliere di gran croce dell'Ordine della Corona
d'Italia, procuratore generale della Corte di Cassazione venne
decorato “motu proprio” con R.D. del 20 maggio 1926 e RR.LL.PP.
(Regie Lettere Patenti) del titolo di conte, figli MARIO (1894),
GIUSEPPE (1893).
Il casato è iscritto nel Libro d'Oro della Nobiltà Italiana,
iscritta nell'Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma: troncato: al primo d'azzurro al mare all’onda
d'argento, sormontato da una stella d'oro, al secondo partito: primo
di rosso al sinistrochero di carnagione impugnante una spada d'oro
in palo; al secondo d'oro alla mezza aquila bicipite di nero
nascente dalla partizione. |
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PAINO o
PAJNO
Titoli:
barone di Luccoveni
Dimora:
Palermo
Famiglia nobile dal XVI secolo. Per il matrimonio di FERDINANDO con
Giulia Macaluso acquisì il titolo di barone di Luccoveni, in eredità
al figlio GIUSEPPE; ultimo intestatario del titolo GIULIO CESARE
nella prima metà del XX secolo.
Iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma:
d’azzurro a due spighe d’oro decussate, in punta da un monte di tre
cime di verde. |
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PALADINO
Titoli:
nobile
Dimora:
Lecce
Nobile famiglia originaria di Lecce nota dal XV secolo; passata per
“giustizia” nell’Ordine dei cavalieri di Malta fin dal 1558 in
persona di CARLO (Gran Magistero di Roma processo 196);
il casato possedette i feudi di Lizzanello nel 1671 col titolo di
conte passato poi alla famiglia Chiurlia; iscritta nel Priorato di
Barletta nel 1801.
Iscritta nel Libro d’Oro della Nobiltà Italiana, iscritta
nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma:
inquartato 1° e 4° d’argento ad un giglio rosso, 2° e 3° di rosso ad
un giglio d’argento con la croce d’oro attraversante il tutto. |
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PALADINO BRANDO
Titoli:
marchese, nobile dei marchesi
Dimora:
Napoli
Della stessa origine dei Paladino di Lecce, le prime memorie
risalgono al 1399; con R. D. del 1 ottobre 1899 venne autorizzato ad
aggiungere al proprio il cognome Brando; con RR. DD. del 26 e 28
novembre 1908 ALESSANDRO venne autorizzato per acquisizione
matrimoniale con la marchesa Teresa Spaventa ad assumere “maritali
nomine” il titolo di marchese.
Iscritta nel Libro d’Oro della Nobiltà Italiana, iscritta
nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma:
d’azzurro
alla croce d’oro accantonata da quattro gigli d’oro. |
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PALERMO (1)
Titoli:
barone di Lazzarino
Dimora:
Sciacca, Palermo
Originaria di Scicli, nobile in Palermo, Messina, Sciacca.
ENRICO il 9 dicembre 1282 venne nominato da re Pietro notaio
dell’Isola di Malta; ANDREA, notaio, ottenne da re Ludovico il feudo
di Rabiato; NICCOLO’ ANDREA acquistò il feudo di Bulgarano con
investitura del 13 settembre 1516; FRANCESCO con privilegio del 21
giugno 1638 ottenne il titolo di barone di San Giuseppe, di San
Leonardo e di Camalotto; ANTONIO giudice pretoriano in Palermo
1677/93, giudice della Gran Corte Civile del Regno 1683 e di quella
Criminale nel 1693; CESARE barone di Castelluzzo con investitura del
20 luglio 1685; GIOVANNI barone di santo Stefano, con privilegio
dato in Madrid dell’11 ottobre 1708 nominato principe di Santo
Stefano; GIUSEPPE , dei principi di Santa Margherita o Santo
Stefano, cavaliere dell’Ordine di Malta, deputato della Sanità in
Messina nel 1743, con Regio Biglietto dato in Napoli il 3 luglio
1745 ottenne il titolo di marchese; GIROLAMO, frate teatino, vescovo
di Mazzara, deputato del regno, giudice del Tribunale della regia
Monarchia, abate di santa Maria di Terrana, vescovo di Laodicea nel
XVIII secolo; TOMMASO senatore in Messina 1772; GIUSEPPE, marchese,
tenente colonnello dell’Esercito del Regno di Napoli nel
1800; GASPARE, dei principi di Santa Margherita, cavaliere
dell’Ordine di Malta, rettore dell’Opera di “Navarro”, governatore
del Monte di Pietà in Palermo 1795/6, deputato del regno 1798,
senatore di Palermo 1795/6 e 1811, autore della “Guida di
Palermo”. Un ramo si trasferì in Sciacca: VITO proconservatore
nel 1738, investito del feudo di Lazzarino e del titolo di barone;
PIETRO barone di Lazzarino, senatore 1797/8.
Iscritta nel Libro d’Oro della Nobilità Italiana, iscritta
nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma:
inquartato
1° di rosso alla fascia d’opro accompagnata da due stelle sotto uno
scaglione d’oro, 2° e 3° d’azzurro alla campagna di verde con una
scala d’oro in sbarra con un leone rampicante tenente una banderuola
di rosso, 4° di rosso alle decusse accantonate di quattro stelle il
tutto d’oro; alias: partito 1° d’oro con il grifo rampante
d’azzurro sormontato da un lambello di rosso di tre pendenti. 2° d’
azzurro al leone illeopardito sostenente sul dorso un giglio
d’argento; alias: partito 1° d’azzurro all’aquila di rosso,
2° d’azzurro alla palma sradicata al naturale. |
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PALERMO
(2)
Titoli:
nobile di Reggio Calabria
Dimora:
Vibo Valentia (Monteleone)
Iscritta nella nobiltà di Monteleone, oggi Vibo Valentia,
riconosciuta con D. P. del 13 maggio 1927 col titolo di nobile di
Reggio Calabria, nota dal XV secolo.
Iscritta nel Libro d’Oro della Nobiltà Italiana, iscritta
nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma:
partito 1° d’azzurro ripartito di un filetto d’oro, al leone d0oro
sormontato da un lambello di tre pendenti di rosso, al leone d’oro
sormontato da un giglio d’argento, 2° troncato sopra di rosso a tre
bottigliette d’oro, sotto a cinque bisanti di rosso. |
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PALIZZOLO
Titoli:
barone di Ramione, nobile, cavaliere
Dimora:
Palermo
Originaria di Monte San Giuliano: FRANCESCO (detto
Palazzolo) capitano di giustizia in detta città 1545/6; GIOVANNI
ANTONIO (anch’egli detto Palazzolo) con privilegio dato in Bruxelles
del 10 dicembre 1553 ottenne la concessione del titolo di “Regio
Cavaliere” e la conferma dell’arma gentilizia con l’aggiunta di due
stelle; CARLO giurato in Monte San Giuliano 1643/4; FRANCESCO carica
di patrizio di San Giuliano nel 1701; FERDINANDO FRANCESCO
proconservatore dal 1729 al 1774; SALVATORE giudice della Corte
Pretoriana in Palermo 1802/3, del Tribunale del Concistoro 1809,
consigliere della Suprema Corte di Giustizia, cavaliere dell’Ordine
di Francesco I, GIUSEPPE intendente della Valle di Girgenti
(Agrigento) nel 1851; MARIO tenente colonnello del Regio Esercito
Italiano nella prima guerra d’indipendenza fu ufficiale d’ordinanza
di Vittorio Emanuele II, cavaliere dell’Ordine Militare di Savoia;
GIOVANNI ufficiale di cavalleria, decorato di medaglia d’argento al
valor militare nelle guerre d’indipendenza;ai fratelli EUGENIO e
ALFREDO con D. M. del 19 ottobre 1892 venne riconosciuto il titolo
di nobile e cavaliere; VINCENZO Palizzolo Gravina, autore di validi
lavori di araldica tra cui “Il Blasone in Sicilia” edito nel
1875, cavaliere di Gran Croce dell’Ordine del Santo Sepolcro,
commendatore dell’Ordine di San Gregorio Magno, con R. D. del 7
aprile 1874 ottenne il titolo di barone di Ramione ed iscritto
nell’Elenco Ufficiale della Nobiltà Siciliana; GIUSEPPE generale dei
“Reali Carabinieri” nella prima metà del XX secolo; GIOVANNI
colonnello d’artiglieria commendatore dell’Ordine del Santo Sepolcro
prima metà XX secolo.
Iscritta nel Libro d’oro della Nobiltà Italiana,
iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiltà Italiana anno 1922.
Arma:
d’azzurro a tre pali scorciati e aguzzi il primo e il
terzo di una stella, il tutto d’argento. |
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DI PALMA
Titoli:
nobile, nobile di Messina
Dimora:
Messina
D’origine normanna, nobile in Messina, Marsala, Monte San Giuliano.
RAINERI giudice straticoziale in Messina nel 1381; GIUSEPPE
proconsole in Monte San Giuliano nel 1634; CLEMENTE giurato in Monte
San Giuliano 1701/2, ottenne il 1 novembre 1723 il feudo di
Radilbesi; ANTONIO proconsole di Monte San Giuliano ne, 1734;
VINCENZO barone della Salina di Fragianni con privilegio del 13
marzo 1749, nobile di Marsala, carica di prefetto in detta città nel
1775; STANISLAO e GIUSEPPE giurati in Monte San Giuliano 1798/1800;
VINCENZO capitano giustizia in Marsala 1802/3; MICHELE iscritto
nella Mastra Nobile di Messina 1798/1807.
Iscritta nel Libro d’Oro della Nobiltà Italiana, iscritta
nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma:
alla palma al naturale sradicata di verde fruttata. |
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DI
PALMA - DI PALMA
CASTIGLIONE
Titoli:
marchese di Pietramelara, marchese di Montemalo, nobile di Messina,
nobile
Dimora:
Napoli, Palermo
Motto:
“Si Deus Vult, ego Volo”
D’origine normanna, prese il nome della terra di Palma in Campania e
poi da quella di Castiglione in Calabria, avendo i primi membri del
casato acquisito tali feudi; le prime memorie certe risalgono al
1190 e sono ininterrotte fino ad oggi XXI secolo, la famiglia venne
ricevuta nell’Ordine di Malta dal 1300, come Balì (Gran Maestro
dell’Ordine) di Venosa in persona di GREGORIO; Il casato si divise
in vari rami tra i quali di duchi di Sant’Elia e dei baroni di
Monaciloni con concessione del 1613. Tale ramo ebbe il privilegio di
poter aggiungere al proprio, il cognome d’Artois per “riconosciuta
consanguineità” con la Casa Reale Francese. Questa linea si
estinse con MARIA VITTORIA (1763-1843) ed i titoli passarono, “maritali
nomine”, al consorte principe Francesco Giudice Caracciolo di
Cellamare, duca del Gesso. Tra gli esponenti di questa famiglia
ricordiamo: GUGLIELMO, giustiziere per conto dell’imperatore
Federico II; MATTEO, arcivescovo di Otranto nel 1240; BERARDO,
vescovo di Rapolla; FRANCESCO, vicario del Regno nel 1343; FABRIZIO,
giudice ed avvocato fiscale della Gran Corte della Vicaria; OTTAVIO,
giudice della Gran Corte della Vicaria e ONOFRIO, avvocato fiscale
della Gran Corte della Vicaria nella seconda metà del XVII secolo,
autore di più opere giuridiche, dal quale discende il ramo dei
marchesi di Pietramelara e Montemalo per estinzione di una linea
della famiglia Giovene. RAFFAELE vescovo di Oria e di Nola nel XVII
secolo; LUCIO (1785-1861), Vice Ammiraglio Generale della Regia
Marina del Regno delle Due Sicilie e Presidente del Consiglio
dell’Ammiragliato; LUCIO (1900–1918) caduto per la Patria da
volontario nella prima guerra mondiale. La famiglia era
rappresentata dal marchese GUGLIELMO EMANUELE (1879-1947) cavaliere
dell’Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro, ufficiale della Legion
d’Onore, commendatore della Corona d’Italia, medaglia commemorativa
della guerra 1915/18, regio Consigliere dell’Emigrazione addetto
presso Ufficio Internazionale della Società delle Nazioni, capo
divisione, ambasciatore del Regno d’Italia, regio consigliere, ed
attualmente, dal marchese ANTONIO (1957) e dal marchese TOMMASO
(1960).
Il casato fu iscritto nella Mastra Nobile della città di Messina nel
1743.
Con D.M. del 27 gennaio 1906 GIUSEPPE ottenne attestazione di
nobile e di nobile di Messina. Iscritta negli Elenchi Ufficiali Nobiliari italiani anno 1922 e del
1933, nonché nel Libro d’Oro della Nobiltà Italiana.
Arma:
bandato d’oro e d’azzurro col capo del secondo caricato di un ramo
di palme di verde, accompagnato da due rose di rosso.
Alias:
bandato d’oro e d’azzurro col capo del secondo alla palma di verde
in sbarra sradicata.
Alias: partito, nel primo di rosso con due bande d'argento,
nel secondo d'oro alla palma di verde, col capo di rosso caricato di
una rosa d'argento. |
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PALMERI
di Miccichè
Titoli:
marchese di Villalba, nobile dei marchesi, barone di Miccichè,
nobile dei baroni
Dimora:
Palermo
Antica famiglia nota dal XII secolo, nobile in Palermo, Licata,
Caltagirone. ENRICO, milite di re Pietro d’Aragona, tenne la carica
di giustiziere in Palermo nel 1282; FALCO o FULCO, milite della
città di Naro, ebbe la concessione del casale e feudo di Ravanusa,
il 12 maggio 1366 gli venne confermati i feudi di Monterosso, Milgi,
Jancarano e Jandigaldino; RUGGIERO pretore di Palermo 1394/5;
FEDERICO giurato in Caltagirone 1401/2, in Salemi stessa carica
PALMERIO; SALVATORE iscritto nell’elenco dei feudatari del 1408 come
barone di Canicattì; RUGGIERO giurato in Caltagirone 1467/86; MAURO
capitano di giustizia in Caltagirone 1652/63; PLACIDO nominato
capitano d’armi per la città di Sciacca nel 1655; NICOLO’ barone di
Miccichè con privilegio del 22 giugno 1752; VINCENZO investito dei
feudi di Gasena il 1 ottobre 1780; NICOLÒ brillante storico e
saggista scrisse vari testi di storie e di costume sulla vita
durante il Regno delle Due Sicilie, nella prima metà del XIX secolo;
PLACIDO, barone di Miccichè, con diploma del 10 settembre 1813 ebbe
il titolo di marchese di Villalba, riconosciuto in seguito a RODRIGO
con R. D. del 16 marzo 1846; con D. M. del 3 marzo 1882 titolo
nobile dei marchesi, nobile dei baroni in persona di NICOLÒ VINCENZO
colonnello del Regio Esercito Italiano.
Iscritta nel Libro d’Oro della Nobiltà Italiana, iscritta
nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma:
d’azzurro al palmizio di verde, al fusto d’oro, sopra una zolla di
verde, nel punto del capo al giglio d’oro e alla sinistra un
leoncino d’argento - alias: scaccato d’argento e d’azzurro a
quattro file. |
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PALMERINO o PALMERINI
Titoli:
barone di Giaconia
Dimora:
Palermo
E’ un ramo della omonima famiglia di Pisa, portata in Sicilia da
ANTONIO ai tempi di re Alfonso d’Aragona nel XV secolo. DOMENICO
ottenne l’investitura in data 24 marzo 1617 di barone del mezzograno
sull’Ufficio di Portulanotto di Sciacca ( una percentuale in denaro
sulla produzione locale di grano); GIACOMO barone di Burgio nel XVII
secolo; NICCOLO’ per il matrimonio con Susanna Tornamira, ottenne
l’investitura del titolo di barone di Giaconia o Gotto il 5 giugno
1707 e con privilegio del 7 marzo 1710 il titolo di principe di
Torre di Gotto, governatore del Monte di Pietà di Palermo 1746;
BENEDETTO investito del titolo di barone di Giaconia il 30 agosto
1796.
Iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922
Arma:
d’oro allo
scaglione di rosso, accompagnato da tre rami di palma di verde in
palo due a uno. |
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PALMIERI
(1)
Titoli:
marchese di Monferrato, nobile dei marchesi
Dimora:
Napoli
Motto:
“Iustus ut Palma florebit”
D’origine francese, famiglia di specchiata nobiltà, fedele alle
istituzione e all’ultima casa regnante del Meridione i Borbone, ha
dato illustri personaggi d’arme. Si diramò nel Mezzogiorno d’Italia
dal XV secolo, possedette diversi feudi, il titolo di marchese di
Martignano riconosciuto poi in quello di Monferrato, inserita
nell’Ordine di Malta dal 1584 con GIOVANNI MARIA e con FERRANTE nel
1654; ANIELLO, capitano d’armi, nel 1639 formò una compagnia di
fanti al servizio della Spagna, sposò nel 1652 Diana da Rossi figlia
ereditiera di Fabrizio, comandante supremo d’Artiglieria di Sua
Maestà Cattolica il re di Spagna, marchese di San Secondo e di
Monferrato, quest’ultimo titolo passò in casa Palmieri con
privilegio del 30 gennaio 1741 e poi in persona del discendente di
Aniello con riconferma del 27 novembre 1753. Tra i vari personaggi
del casato si menzionano: GIOVAN GISMONDO consiglieri di re Carlo
d’Angiò nel XIV secolo; LEONARDO vescovo di Molfetta; ANDREA MATTEO
cardinale nel XVII secolo; GIOVANNI VINCENZO commendatore
dell’Ordine di San Giovanni della Spada. Occuparono i maggiori
Uffici nella corte reale Borbonica fedelissimi e benemeriti al Regno
di Napoli e poi delle Due Sicilie: GIUSEPPE tenente colonnello
dell’Esercito del regno di Napoli nel 1783, amministratore generale
delle Regie Finanze della provincia di Lecce e poi direttore del
Ministero delle Finanze; GIROLAMO gentiluomo di camera di re
Ferdinando I di Borbone, a sue spese formò un reggimento di
Cavalleria di cui fu colonnello; il figlio LUIGI,marchese di
Monferrato, anch’egli colonnello dello stesso reggimento, fu un uomo
di grande fedeltà alla Patria, combatté contro i francesi della
Repubblica Partenopea del 1799, partecipò alla ripresa di Molfetta,
Napoli e Portici, durante il decennio francese (1806 - 1815) per
aver tramato contro gli occupanti francesi venne giustiziato in
Napoli il 2 giugno 1807; VINCENZO gentiluomo di camera e maggiordomo
di re Francesco I, ufficiale delle “Regie Guardie del Corpo”,
cavaliere dell’Ordine Piano, cavaliere di Gran Croce dell’Ordine di
Francesco I; presenti nella campagna del 1860/61 contro l’invasione
del Regno da parte dei piemontesi i seguenti rappresentanti del
casato: GIUSEPPE (1805-1884),- figlio del marchese LUIGI -, generale
di Brigata comandante della “2° Brigata Palmieri” dell’Esercito
delle Due Sicilie, fu strenuo difensore della Patria Napolitana,
insieme al figlio RICCARDO, capitano dei “Granatieri della Guardia
Reale”, ed il nipote ANIELLO, aiutante (sottotenente), del
“Battaglione Genio Pionieri”; a fine campagna militare venne
arrestato e detenuto in Genova il 1 gennaio 1861 e liberato quindici
giorni dopo, scrisse le sue memorie e relative considerazioni sugli
ultimi anni del regno nel tomo “Cenno storico Militare dal 1859
al 1861”.
Iscritta nel Libro d’Oro della Nobiltà Italiana, iscritta
nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma:
d’azzurro alla palma e al terrazzo di verde, fruttata d’oro
accostata da due leoni al naturale affrontanti e controrampanti. |
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PALMIERI
(2)
Titoli:
nobile di Monopoli
Dimora:
Monopoli, Napoli
Motto:
“Iustus ut Palma florebit”
Ramo della precedente famiglia, fu anch’essa fedele all’ultima casa
regnate del Meridione d’Italia i Borbone delle Due Sicilie,
stabilitasi in Monopoli con STEFANO governatore delle armi di
Brindisi nel 1317; la famiglia venne ricevuta nell’Ordine di Malta
dal 1584 ed ascritta al priorato di Barletta; PIETRO, GIOVAN
BERNARDO e DONATO sindaci dei Nobili di Monopoli nel 1545, 1571 e
1582; MICHELE vescovo di Troia e poi di Monopoli nel 1824;
dichiarata ammissibile nelle “Regie Guardie del Corpo” dell’
Esercito del Regno delle Due Sicilie; hanno partecipato alla difesa
del Regno dall’invasione piemontese nella campagna del 1860/61 i
seguenti rappresentanti del casato: GIOVANNI capitano del “Real
Corpo d’Artiglieria”, proveniente dalla scuola militare della
Nunziatella; LUIGI, proveniente dalla “Compagnia delle Reali Guardie
del Corpo”, figlio del maggiore di cavalleria GIOVANNI, capitano del
“1° Reggimento Granatieri della Guardia Reale”; PASQUALE tenente del
“1° Reggimento Cacciatori a Cavallo” che fu presente in tutta la
campagna dalla Sicilia a Gaeta.
Iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma:
d’azzurro con tre rami di palma d’oro impugnati e accostati da due
stelle d’argento. |
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PALOMBA
Titoli:
marchese di Pascarola
Dimora:
Napoli
Originaria di Napoli, ha dato vari personaggi di toga e d’armi,
nobile dal XV secolo.
DOMENICO MARIA ottenne il titolo di marchese di Pascarola nel XVIII
secolo, ed in seguito venne ratificato al primogenito nel 1722 che
ottenne anche l’ultima investitura del feudo inserita nel Cedolario
di Terra di Lavoro fino all’abolizione della feudalità nel 1806;
hanno combattuto per la difesa del Regno delle Due Sicilie
dall’invasione piemontese nella campagna del 1860/61: LUIGI, figlio
del capitano LORENZO, proveniente dalla Scuola Militare della
Nunziatella, capitano di II classe della “Real Artiglieria” presente
alla difesa di Gaeta, PASQUALE capitano del “Reggimento Cacciatori a
Cavallo” presente in tutta la campagna militare dalla Sicilia a
Gaeta, capitolarono con la guarnigione il 14 febbraio 1861.
Iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma:
di rosso al colombo d’argento tenente nel becco un ramoscello
d’olivo di verde. |
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PALUMBO
Titoli:
nobile, barone
Dimora:
Napoli, Capua
Riconosciuta nobile dal XVI secolo, ricevuta nell’Ordine di Malta
dal 1776 in persona di GIOVAN DOMENICO; riconosciuta di “nobiltà
generosa” nelle prove di ammissione nelle Regie Guardie del Corpo;
hanno partecipato alla difesa del Regno delle Due Sicilie nella
campagna del 1860/61 dall’invasione piemontese: EMANUELE, figlio del
barone GIUSEPPE, tenente colonnello “3ª
Divisione d’Artiglieria
Reale” presente alla difesa Gaeta e nominato generale di brigata,
decorato della Croce di Grazia dell’Ordine di San Giorgio; NICOLA,
alfiere (sottotenente) del “1° Reggimento Fanteria di Linea Re”
combatté a Palermo ed a Macerone; ONOFRIO, tenente colonnello
“Reggimento Carabinieri a Piedi” presente in Calatafini ed a Palermo
capitolò a Nocera; VINCENZO 2° tenente “10° Reggimento Fanteria di
Linea Abruzzo”, decorato al merito per la battaglia di Calatafimi,
presente a Palermo, capitolò in Capua il 2 novembre 1860.
Iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma:
di rosso
alla colomba d’argento tenente nel becco un ramo d’ulivo d’oro. |
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PANCAMO
Titoli:
barone
Dimora:
Palermo
Conosciuta nella sua nobiltà dal XVI secolo, originaria di
Agrigento; GIOVANNI ottenne il titolo di barone con R. D. il 23
ottobre 1927 e poi con RR. LL. PP. (Regie Lettere Patenti) del 23
febbraio 1928.
Iscritta nel Libro d’Oro della Nobiltà Italiana, iscritta
nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma:
partito 1°
d’argento all’aquila di nero, 2° di rosso al leopardo d’oro. |
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PANDOLFELLI
Titoli:
patrizio di Trani
Dimora:
Napoli, Trani
Aggregata al Patriziato della città di Trani al seggio
dell’Arcivescovado nel XVI secolo, decorata del titolo di marchese
in persona di LUDOVICO; ricevuta nell’Ordine di Malta nel XVIII
secolo; GAETANO, GENNARO e MICHELE patrizi di Trani, ultimo ascritto
nel Registro delle Piazze Chiuse GENNARO nel XIX secolo.
Iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma:
d’azzurro
alla fenice sulla sua immortalità di rosso fissante un sole d’oro al
cantone destro. |
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PANEBIANCO
Titoli:
conte
Dimora:
Palermo, Roma
Originaria del paese di Terranova in Sicilia; ANTONIO MARIA nominato
cardinale dal Pontefice
Pio IX nel Concistoro del 27 settembre 1861, con Breve Pontificio
(Decreto) il Pontefice in data 27 febbraio 1877 concesse all’avo del
cardinale il titolo, trasmissibile ai primogeniti, di conte, il
quale titolo venne poi riconosciuto dalla Consulta Araldica del
Regno d’Italia con R. D. del 26 agosto 1926 e successivamente dalle
RR. LL. PP. (Regie Lettere Patenti) del 8 dicembre dello stesso
anno.
Iscritta nel Libro d’Oro della Nobiltà Italiana, iscritta
nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma:
d’azzurro al leone al naturale passante alla campagna d’oro, tenente
con la branca destra un pane, poggiante un latro sulla branca
sinistra, accompagnata al capo di tre stelle d’argento in fascia. |
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PANZUTI
Titoli:
conte, nobile dei conti
Dimora:
Napoli
Originaria di Napoli, nobile dal XVI secolo; SAVERIO, giureconsulto,
prese parte alla
CONGIURA DI MACCHIA,
ordita da Gaetano Gambacorta principe di Macchia, contro gli
spagnoli nel 1700, condannato fuggì a Vienna, si mise al servizio
dell’Austria nella guerra di successione spagnola, in seguito
l’imperatore d’Austria Giuseppe I lo decorò del titolo di conte con
diploma del 15 ottobre 1707 con successione di primogenitura
maschile. Con R. D. “motu proprio” del 16 giugno 1904 e con
RR. LL. PP. (Regie Lettere Patenti) del 23 novembre 1906 venne
rinnovato al casato il titolo di conte.
Iscritta nel Libro d’Oro della Nobiltà Italiana, iscritta
nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma:
d’argento alla fascia di rosso, sormontata dal braccio armato
tenente una corazza, il tutto al naturale, accompagnata in punta da
tre sbarre di rosso. |
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PAOLUCCI
Dimora:
Benevento, Napoli, Salerno
Titoli:
barone, conte, nobile
La famiglia Paolucci di Colle Sannita (Bn) vanta antiche e nobili
origini: secondo la leggenda, il casato sarebbe disceso da PAOLUCCIO
Anafesto, primo doge di Venezia negli anni 697-717, mentre un’altra
ipotesi lo ricondurrebbe al capostipite PAOLUCCIO d’Agato, o di
Agatone, nobile perugino citato in documenti del 760.La genealogia
accertata ha inizio nel XIII secolo con il nobile PAVOLUCCIO
Paulucci di Perugia, bisavolo di ANGELO di Paoluccio di Ceccolo,
creato conte palatino il 4 ottobre 1414. A Perugia, i Paoluccisi
distinsero per nobiltà e censo e diedero i natali ad illustri
personaggi, tra i quali la beata ANGELICA, nata nel 1479 e deceduta
il 6dicembre 1535, seppellita nella Chiesa di San Fiorenzo nel
sepolcro di famiglia.
Da Perugia, il casato si diramò in altre città del centro Italia,
tra cui Pesaro, Modena e Bologna. Agli inizi del XVII secolo, il
marchese GIOVANNANGELO de’ Paolucci (o “de’ Paulucci”), del ramo
pesarese, stabilì la sua dimora nella “Terra del Colle”, attuale
Colle Sannita. Furono protagonisti della vita economica, politica e
culturale del Sannio, e seppero rafforzare la propria posizione
sociale intessendo alleanze parentali con le famiglie più potenti
del luogo, tra cui gli Alderisio, i de Paulis, i Meomartini, i del
Grosso, i Piacquadio ed i Palmieri di Colle Sannita, gli Jelardi e
gli Jansiti di San Marco dei Cavoti, i Lembo e i Petruccelli baroni
di Baselice, i Ciaburri baroni di Ginestra, gli Iazeolla duchi di
San Giorgio La Molara, i Griffo di Montefusco, feudatari di San
Nicola Manfredi, e i conti Cilenti di Foiano.
Il matrimonio celebrato solennemente a Riccia (Cb) il 14 giugno 1784
tra il “Nobile Dottore Fisico Signor VINCENZO Paolucci del Colle”
(1759-1823) e la “Nobile Signora Giovanna Sedati della Riccia”
(1765-1831): i Sedati, nobili riccesi e feudatari di Limata dal XVI
secolo, nel 1359 ospitarono la regina Costanza di Chiaromonte e
annoverano nella propria genealogia eminenti personalità tra cui
Gian Giacomo, vescovo di Larino tra il 1530 e il 1539; Francesco
(1759-1815), fratello della già citata Giovanna, presidente della
Gran Corte Criminale di Salerno; Giacomo (1921-1984), ministro nei
governi Leone e Rumor.
Tra i Paolucci di Colle Sannita più illustri citiamo: i nobiluomini
GIOVANNANGELO e GIAMBATTISTA, regi ed apostolici notai nel XVII
secolo; il “magnifico” SALVATORE MARIA (5 marzo 1698 - 8 luglio
1786) regio notaio dal 1722 al 1773 e più volte sindaco di Colle; il
notaio e “magnifico” GIUSEPPE (1749-1824); il già citato dottore
fisico don Vincenzo (1759-1823), per molti anni sindaco di Colle; il
“galantuomo” don GIOACCHINO (1794-1878), pubblico amministratore con
funzioni di sindaco nel 1823; il cavaliere del Regno FRANCESO MARIA
(1818-1897), nobile, avvocato e politico, primo cittadino di Colle
negli anni 1844-46, 1856-59 e 1860-61, tra i fondatori della
Provincia di Benevento nel 1861 e tra i membri del neonato Consiglio
Provinciale; l’alto ufficiale borbonico VINCENZO (1828-1876), attivo
nella lotta al brigantaggio post-unitario in qualità di capitano
della Legione Sannitica; il cavalier FEDERICO (1849-1938), più volte
sindaco di Reino e Colle Sannita; il commendatore LUIGI (1855-1923),
avvocato di fama e giudice; il capitano SALVATORE (1864-1908),
ufficiale formatosi nella prestigiosa Accademia Militare di Modena,
medaglia d’oro, perito a Reggio Calabria a causa del famoso violento
terremoto- maremoto che devastò Reggio e Messina nel 1908, ed al
quale il Comune di Colle Sannita tributò solenni funerali; il
cavaliere GIOVANNI (1869-1946), ingegnere capo dell’Ufficio Tecnico
di Benevento dal 1907, autore di importanti opere pubbliche nel
Sannio; il cavaliere GIUSEPPE (1886-1935), avvocato, politico e
medaglia d’argento al Valore Militare; il dottor professor FRANCESCO
(1898-1956), docente di Patologia Speciale Chirurgica presso
l’Università Federico II di Napoli, figlio del medico VINCENZO
(1859-1928).
Ancora, dei Paolucci di Colle Sannita, degni di menzione sono: PAOLO
(Napoli, 1946), avvocato, filantropo, cavaliere di Grazia Magistrale
dell’Ordine di Malta, di cui è vice-direttore nazionale in qualità
di capo area sud del Corpo Italiano di Soccorso (CISOM); FEDERICO
(Colle Sannita, 1967), avvocato e politico; il pubblico ministero
Maria Chiara,
attualmente sostituto procuratore a Savona; ed infine FRANCESCO,
docente universitario della Facoltà di Medicina di Madrid.
I discendenti di tale signorile casato, divisi nei tre rami di
Benevento, Napoli e Salerno, non risiedono più a Colle Sannita, dove
ebbero sede nello storico palazzo di famiglia nel centralissimo
corso Umberto I, già via Fontenuova, distrutto dal sisma del 21
agosto 1962.
Nel fondo della Regia Camera della Sommaria - magistratura con
funzioni amministrative, giurisdizionali e consultive istituita nel
Regno di Napoli da Alfonso d’Aragona nell’anno 1444, ed in attività
fino al 1806 - molteplici sono i personaggi dell’aristocrazia
feudale che risultano censiti con tale cognome: il “Magnifico FABIO
de Pauluccio, possessore della terra di Rocca Romana”, attuale
Roccaromana nel casertano, è documentato negli anni 1593 e 1594 «per
lo pagamento della bonatenenza et fuoco in Pietra Molara»;
INNOCENTIO nel 1613 è barone “del Castello Pretuso”, ovvero
Castelpetroso in provincia d’Isernia; POMPEO è “padrone del feudo
nominato de Calce in territorio di Rocca Romana» ed è menzionato
negli anni 1618-1623 “per l’inventario dell’adoho da suoi
suffeudatarii con la nota de’ particolari”; a Goriano Sicoli nei
pressi di L’Aquila - dove la famiglia è attestata fin dal 1304,
quando il religioso JACOBO di Paolucci di Goriano ottenne da papa
Benedetto XI, con bolla dell’11 gennaio, la facoltà di erigere nella
sua terra un Monastero di Clarisse – “GIOVANNI PAULO Paulucci e
fratelli” compaiono nel 1621 e nell’anno successivo “per li beni
gentileschi nella terra di Goriano Sicco»; ed una causa della metà
del XVIII secolo è intitolata De Luca don Antonio con Paolucci
marchese don Massimo.
Inoltre, si ha notizia che il nobile don LUIGI di Napoli acquistò
nel 1691 il feudo di Altino (Ch) per la somma di cinquemila ducati,
e che, sempre nel Regno di Napoli, celebri furono il gesuita padre
SCIPIONE, autore nel 1651 dell’opera Missioni dei Padri
della Compagnia di Giesù nel Regno di Napoli, nonché i
governatori BENEDETTO, ALESSANDRO e GIUSEPPE, attivi tra il 1735 ed
il.1765.
Dei casati Paolucci nobili italiani vanno invece nominati i
forlivesi Paolucci o Paulucci di Calboli, ricordati da Dante
Alighieri nel XIV canto del Purgatorio nelle figure di RINIERI e
FULCIERI, podestà di varie città dell’Italia centrale tra XIII e XIV
secolo, tra i quali si distinsero particolarmente il conte RANIERO
(Roma, 1861-1931), ministro plenipotenziario, ambasciatore e
senatore del Regno d’Italia, FULCIERI (1893-1919), medaglia d’oro al
Valore Militare, ed i cardinali FRANCESCO (1581-1661), FABRIZIO
(1651-1726), segretario di Stato Pontificio, e CAMILLO (1692-1763);
gli emiliani Paolucci delle Roncole, tra i quali spiccano le figure
del marchese FILIPPO(Modena, 1779 - Nizza, 1849), generale,
governatore della Livonia e di Curlandia dal 1821 e prefetto di
Genova dal 1835 al 1848, e del dottor professor ENRICO Paolucci o
Paulucci delle Roncole (Genova, 1901 - Torino, 1999), pittore di
fama mondiale e tra i fondatori del Gruppo dei Sei pittori di
Torino; i Paolucci Crognali, marchesi di Chieti; ed infine i
Paolucci Mancinelli, nobili di Todi, che hanno dato i natali a
Francesco Maria Paolucci Mancinelli, vescovo di Fano dal1801 al
1808.
Celebre fu anche il ramo dei conti di Valmaggiore, degnamente
rappresentato da RAFFAELE (Roma, 1892-1958), medaglia d’oro al
Valore Militare, docente universitario di Clinica Chirurgica presso
l’Ateneo di Roma, deputato e presidente del Partito Monarchico
Italiano nel 1958.
In ultimo, famosi furono anche i religiosi omonimi GIUSEPPE Paolucci
da Pesaro, abate, erudito e collezionista d’arte nella Roma del
Seicento; GIUSEPPE da Spello (1661-1730), anch’egli abate,
coltissimo poeta dell’accademia dell’Arcadia noto con lo pseudonimo
di Alessi Cillenio; ed infine “Padre Giuseppe Paolucci, Minore
Conventuale, Maestro di Cappella della Chiesa de’ Frari di Venezia”,
come è menzionato nei suoi testi, autore di pregevoli opere come
l’enciclopedica Arte pratica di contrappunto dimostrata con
esempj divarj autori e con osservazioni di Fr. Giuseppe Paolucci
Minor Conventuale, edita nel 1765.
Arma:
d'oro ad un orso
rampante al naturale.
N.B. Tratto dal testo di Fabio Paolucci, Le famiglie campane. Tra
storia, genealogie e personaggi illustri, Kairos, Napoli 2012. |
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PAPARDO
Titoli:
principe del Parco
Dimora:
Messina
Nobile in Messina dal XV secolo; PIETRO giudice delle Appellazioni
1484/87, giudice straticoziale 1497/8, avvocato del Tribunale della
Gran Corte, sindacatore in Polizzi 1488; ANDREA giudice della Gran
Corte nel 1507; DOMENICO, LEONARDO e FILIPPO (chiamati Papardo) con
privilegio del 16 novembre 1528 ottennero la concessione del titolo
di nobile del S. R. I.; NICOLÒ, senatore 1580/81, iscritto nella
Mastra Nobile del Mollica (anni 1587, 1594, 1596); BARTOLOMEO
proconservatore in Messina nel 1603, senatore dal 1604 al 1636;
NICCOLÒ MARIA senatore in Messina dal 1630 al 1637; BERNARDO sposò
Violante del Pozzo, principessa del Parco, baronessa dell’Ufficio di
Maestro Notaro delle segrezie e dogane delle città di Agosta e
Linguaglossa, da cui ereditò i titoli nobiliari; il figlio
FRANCESCO, principe del Parco, senatore in Messina 1765/73;
GIOVANNI, principe del Parco, notaro della Mastra Nobile di Messina
1799/1807; RAIMONDO, principe del Parco, senatore in Messina 1848.
Iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano 1922.
Arma:
inquartato 1° e 4° d’oro a tre scaglioni dello stesso, cuciti nel 2°
e 3° d’oro alla fascia d’azzurro, sopra il tutto al collo di pozzo
di rosso a due dragoni di verde controrampanti ed affrontanti con le
code annodate e decusse. |
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PAPÈ
Titoli:
duca di Pratoameno, principe di Valdina, duca di Giampileri, barone
di Valleleunga, nobile dei principi.
Dimora:
Palermo
Originaria d’Aversa, passata poi in Sicilia con ADRIANO, padre di
CRISTOFORO che fu governatore della Compagnia dei Bianchi in Palermo
dal 1642 al 1648, protonotaro del Regno 1628, deputato; GIACINTO il
13 giugno 1666 esercitò l’ufficio di protonotaro del Regno, barone
di Vallelunga con privilegio dato in Madrid il 30 gennaio 1671,
ottenne anche il titolo di duca di Pratoameno; UGO , dottore in
legge, governatore della Compagnia dei Bianchi nel 1677, e nel 1690,
maestro portulano nel 1693, con privilegio del 30 novembre 1675
nominato duca di Giampileri; CRISTOFORO cavaliere dell’Ordine di San
Giacomo, gentiluomo di camera del duca di Baviera, tenente generale
d’artiglieria degli eserciti di Spagna nel XVII secolo; DOMENICO,
duca di Giampileri, senatore in Palermo 1711/2; GIUSEPPE protonotaro
del Regno, acquistò il titolo di principe di Valdina con investitura
del 21 luglio 1796; GIACINTO duca di Pratoameno, fondò nel 1752
“l’Accademia Palermitana di Arti e Scienze”, maestro razionale del
Tribunale del Regio Patrimonio 1758, gentiluomo di camera 1768,
cavaliere dell’Ordine di San Gennaro nel 1772; UGO vescovo di
Mazzara nel 1773; IGNAZIO, duca di Gampileri, barone di Calattubo,
intendente generale dell’esercito del regno di Napoli e Sicilia nel
1772, maestro razionale di cappa e spada del tribunale del regio
Patrimonio 1658; PIETRO logoteta ( revisore dei conti e degli atti
contabili), maestro di cerimonia del Regno di Sicilia nel 1793,
cavaliere dell’Ordine di Malta e gentiluomo di camera nel 1800 di re
Ferdinando IV di Borbone, cavaliere dell’Ordine di San Gennaro nel
1806; PIETRO gentiluomo di camera di re Francesco II di Borbone nel
1860.
Iscritta nel Libro d’Oro della Nobiltà Italiana, iscritta
nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma:
d’oro alla fascia d’argento caricata da tre decusse di rosso, in
punta un pampino (foglia) di verde, al capo sostenuto di rosso e
carico di un’aquila bicipite coronata di nero e accostata da due
gigli di rosso -
Ramo di Valdina.
Arma:d’oro a due fasce, superiore d’argento, inferiore di rosso, caricata
da tre decusse di rosso, sormontata da un’aquila imperiale di nero
accostata da due gigli di rosso, inferiore di rosso in punta di un
pampino (foglia) di verde -
Ramo di Pratoameno. |
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PAPPALEPORE
Titoli:
marchese del Canneto, patrizio di Bari, nobile dei marchesi
Dimora:
Rutigliano, Bari
Motto:
“Semper Rectum”
Originaria di Rutigliano, si hanno le prime notizie dal 1592 con
FRANCESCO ANTONIO, dottore in legge, proveniente dalla Spagna dalla
città di Barcellona. In Bari nel XVIII secolo ed aggregata al
Patriziato di detta città il 12 giugno 1787 in persona di VITO
GIUSEPPE iscritto nel Registro delle Piazze Chiuse nel 1805. Dal
matrimonio di Francesco con Vittoria Nicolai, ultima dei marchesi di
Canneto, il loro figlio VITO ottenne con R. D. del 3 ottobre 1842
l'attestazione del titolo stesso con anzianità dal 1724,
l'ufficialità con Regio Rescritto del 8 ottobre 1843; riconosciuto
poi al casato dal Regno d'Italia con D. M. del 27 gennaio 1906 il
titolo marchese del Canneto e patrizio di Bari
Iscritta nel Libro d'Oro della Nobiltà Italiana, iscritta
nell'Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma:
inquartato
1° e 4° d'argento al leone rivoltato, afferrante e sbranante una
lepre al naturale, 2° d'azzurro alla torre d'oro, 3° all'aquila
d'oro. |
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PAPPALETTERE
Titoli:
nobile di
Barletta
Dimora:
Barletta
Di antica nobiltà
in Barletta, feudataria dal XIV secolo, ricevuta nell’Ordine di
Malta nel 1650, e successivamente con FRANCESCO e con RUGGIERO nel
1744, ascritta nel 1801 nell’Elenco del Priorato di Barletta;
riconosciuta di “antica nobiltà” nelle prove di ammissione nelle
“Regie Guardie del Corpo” del Regno delle Due sicilie nel 1839 in
persona dei fratelli PASQUALE e CARLO.
Iscritta
nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma:
d’oro alla
rondine di nero volante in sbarra col becco tenente un breve
svolazzante con il motto “Pappalettere” di nero. |
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PARAVAGNA
Titoli:
principe di Maropati, marchese di Annoja
Dimora:
Napoli
Originaria della provincia di Genova da Prato in Val Bisagno. Nel
1558 ascritta al Patriziato genovese “all’Albergo Spinola”
(l’Albergo era costituito da un insieme di famiglie che provenivano
dallo stesso territorio) . GIACOMO ANTONIO fu investito da re
Filippo IV di Spagna del titolo di marchese di Terra di Annoja con
privilegio del 31 ottobre 1664; FRANCESCO ANTONIO decorato del
titolo di principe di Maropati dall’imperatore Carlo VI, i titoli
furono riconosciuti con Regio Rescritto del 20 luglio 1846 del Regno
delle Due Sicilie, e successivamente con D. P. del 22 giugno 1928
dal Regno d’Italia in persona di ALFREDO.
Iscritta nel Libro d’Oro della Nobiltà Italiana, iscritta
nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma:
inquartato 1° e 4° di rosso, 2° e 3° d’oro all’aquila spiegata di
nero, coronata del campo. |
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PARISI
Titoli:
marchese, nobile dei marchesi
Dimora:
Napoli
D’origine francese, diramazione della famiglia Parisio di Cosenza,
come accertato nella “pruova di Balio” di FRANCESCO SAVERIO
nel 1716 che si fa ascendere da RUGGIERO Parise, capostipite nel
1533. DEMETRIO, alfiere (sottotenente), del “Battaglione Treno
d’Artiglieria” presente nella campagna del 1860 per la difesa del
regno delle Due Sicilie sul Volturno e sul Garigliano, il suo
reparto sconfinò e si sciolse nello Stato Pontificio nel novembre
dello stesso anno. Il casato venne decorato del titolo di marchese
dalla Regia Commissione per i titoli nobiliare del regno delle Due
Sicilie il 22 agosto 1859.
Iscritta nell’Elenco Ufficiale nobiliare Italiano anno 1922.
Arma:
d’azzurro
alla fascia accompagnata da due stelle al capo, e da un tronco nel
terreno sormontato da una stella il tutto d’oro alla punta. |
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PARISIO (1)
Titoli:
patrizio di Cosenza
Dimora:
Cosenza
D’origine francese, patrizia cosentina dal XV secolo, nell’Ordine
dei Cavalieri di Malta e nel suo Priorato dal 1584 in persona del
cavaliere PIERTANTONIO, nel 1636 col cavalier IRENEO e nel 1716 con
FRANCESCO SAVERIO nelle “pruove di Balio” quale discendente
di RUGGIERO de Parise, capostipite nel 1533. Iscritta al Priorato di
Malta in Capua nel 1801. PASQUALE, 1° tenente del” Corpo di
Artiglieria reale” ha partecipato alla campagna del 1860/61 contro
l’invasione del regno delle Due Sicilie da parte dei piemontesi.
Iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma:
d’azzurro alla fascia accompagnata in capo da due stelle in punta,
da un albero inclinato sormontato da una stella il tutto d’oro;
alias:
d’azzurro al grifo alato di verde con la testa rivoltata tenente in
bocca un dardo d’argento, su un terrazzo di verde accompagnato da un
artiglio di rosso sostenente un bastone al naturale. |
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PARISIO
(2)
Titoli:
patrizio di
Benevento
Dimora:
Benevento
E’ un ramo della
famiglia Parisio di Cosenza, ascritta al Patriziato di Benevento,
nobile in Messina, Cosenza, Reggio Calabria e nell’isola di Malta,
ricevuta nell’Ordine dei Cavalieri di Malta dal 1584, diede un
cardinale a Santa Romana Chiesa nel 1530; ANTONIO(†1635) signore di
Panicocoli sepolto nella cappella di juspatronato nella chiesa di
Santa Maria la Nova in Napoli; il casato ottenne la
Signoria di Valvano nel 1701, decorata nel 1638 del titolo di
marchese di Panicocoli (odierna città di Villaricca in provincia di
Napoli); ERNESTO nobile e patrizio di Benevento nella prima metà del
XX secolo.
Iscritta
nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.
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Particolare volta affrescata da Luca
Giordano "Storie del Battista" |
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Cappella Parisio, chiesa Santa Maria La
Nova |
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Particolare altare |
Foto Ciro La Rosa. Clicca sulle
immagini per ingrandirle |
N.d.A.: si ringrazia il prof. Giuseppe Reale, presidente
dell'Associazione Culturale "Oltre il Chiostro" di Napoli, per
l'autorizzazione delle riprese fotografiche nella chiesa di Santa
Maria La Nova.
Arma:
d’azzurro alla fascia accompagnata al capo di due stelle, in punta
da un tronco sormontato da una stella il tutto d’oro. |
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PARISIO
e PARISIO PERROTTI
Titoli:
marchesi,
nobili dei marchesi
Dimora:
Napoli
Motto:
“Olim meminisse juvabit”
E’ la linea
secondogenita della famiglia Parisio di Benevento discendente da
SALVATORE patrizio di Benevento, zio di ERNESTO (ramo di Benevento),
il quale per disposizione testamentaria aggiunse al proprio il
cognome dei marchesi Perrotti, estinti, sposandone l’ultima erede
Giustiniana il 4 novembre 1840; venne riconfermato il titolo di
marchese con RR. LL. PP. (Regie Lettere Patenti) del 12 dicembre
1901; SALVATORE, marchese, capitano di fregata della Regia Marina
del regno d’Italia, cavaliere “d’onore e devozione” del S. M. O. di
Malta nella prima metà del XX secolo.
Iscritta nel
Libro d’Oro della Nobiltà Italiana, iscritta nell’Elenco Ufficiale
Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma:
1° d’azzurro alla
fascia accompagnata in capo da tre stelle poste in fascia, il tutto
d’oro, in punta dalla campagna mareggiata ed il tronco uscente dal
mare, il tutto al naturale (Parisio)
2° d’azzurro alla
campagna erbosa al naturale sostenente un grifo alato, col capo
rivoltato tenente in bocca un dardo d’argento, sormontato da un
artiglio di rosso movente dal fianco sinistro tenente un basto di
legno al naturale posto in banda. Il tutto con la bordatura d’oro
caricata in capo dal motto: “Olim meminisse juvabit”, di nero
e sui fianchi quattro pere per parte, fogliate al naturale. |
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PARODI
Titoli:
duca di Belsito, marchese di Magnisi, barone di Casalgiordano
Dimora:
Palermo
Originaria di Genova. Maria Antonia Giusino Paternò, riconosciuta
con RR. LL. PP. Del 4 giugno 1900 e del 15 maggio 1888 dei titoli di
duca di Belsito, marchese di Magnesi, barone di Casalgiordano sposò
il 2 settembre 1865 FORTUNATO Parodi, genovese, tenente generale del
regio Esercito Italiano, commendatore dell’Ordine dei SS. Maurizio e
Lazzaro, grande ufficiale dell’Ordine della Corona d’Italia,
cavaliere dell’Ordine della Corona di Prussia, decorato della
medaglia d’argento al valor civile, il quale aggiunse i titoli su
descritti “maritali nomine” con D. M. del 20 maggio 1898 e
del 20 giugno 1900.
Iscritta nel Libro d’Oro della Nobiltà Italiana, iscritta
nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma:
troncato 1° d’oro all’aquila al naturale nascente, beccata di rosso,
2° d’azzurro alla pala di legno al naturale col manico all’ingiù. |
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PARRILLI
Titoli:
patrizio di Salerno, barone
Dimora:
Napoli, Salerno
D’origine spagnola, venuta a Napoli e da qui trasferitasi in
Salerno, ascritta al Patriziato di Salerno ed al Registro delle
Piazze Chiuse; ARTURO patrizio di Salerno nel prima metà del XX
secolo. Un altro ramo della famiglia che discende da FELICE,
procuratore regio presso il Consiglio dei Maggiorati, ottenne da
Murat, re di Napoli, il 17 dicembre 1814 il titolo di barone.
Iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma:
partito 1° d’azzurro al monte di tre cime d’oro, sormontate da un
uccello imbeccante una foglia al naturale, 2° scaccato d’argento e
di rosso con una fascia d’oro attraversante accompagnante in capo un
sole dello stesso. |
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PARRINELLI
Titoli:
barone di Carostà
Dimora:
Galati Mamertino, Messina
Famiglia nota dal XVI secolo in Galati; GIACOMO ottenne con
privilegio del 16 marzo 1647 il titolo di barone di Carostà;
GIUSEPPE fu proprietario del feudo di Fico nel 1685.
Con D. M. del 15 maggio 1900 SAVERIO ottenne la riconferma del
titolo di barone di Carostà.
Iscritta nel Libro d’Oro della Nobiltà Italiana, iscritta
nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma:
d’argento
al cipresso e alla campagna di verde, sostenente due leoni
affrontanti di rosso. |
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PASCA
di Magliano
Titoli:
barone di Magliano, nobile dei baroni
Dimora:
Napoli, Capua
Motto: “Non
idcirco deficiam”
Famiglia di origine francese nota dall’878, venuta in Italia nella
metà del XII secolo, feudataria dal 1148, nel 1242 possedeva il
feudo di Magliano, in seguito i feudi di Marciano, Prignano, Melito,
Puglisi, Castagneto, Gioia, Cuccaro, Sicignano in Principato
Citeriore; mutuatari di Carlo I d’Angiò, nel 1340 “regi familiari”
della duchessa di Calabria e della regina Giovanna I d’Angiò;
castellani di Vico nel 1395; il 10 marzo 1536 Carlo V riconobbe a
DOMIZIO il diritto di aggiungere alle proprie insegne l’aquila
imperiale ed il titolo di Conte palatino; il 22 giugno 1683 DIONISIO
ebbe il possesso dei feudi sopra indicati che rimasero in famiglia
sino all’abolizione della feudalità nel 1806 con NICOLA; il casato
ascritto con Regio Rescritto del 24 settembre 1855 nel registro dei
Feudatari; nel 1720 fra i dieci grandi baroni del Regno presso Carlo
VI; iscritta al Patriziato di Benevento; ROBERTO capitano di fregata
dell’Armata di Mare del Regno delle Due Sicilie (Na 1821 - Na 1897)
fu tra i pochi ufficiali di marina a seguire Re Francesco II di
Borbone nell’assedio di Gaeta, venne nominato Generale Ufficiale
della Real Marina, ebbe l’ingrato compito di essere tra i firmatari
della resa di Gaeta presso Villa Reale di Caposele, avvenuta il 14
febbraio 1861, con la quale si sancì la fine del Regno e il
passaggio delle Due Sicilie al Regno di Sardegna; MICHELE (1881 –
1967) barone di Magliano, cavaliere di giustizia del S. M. O.
Costantiniano di San Giorgio, commendatore dell’ Ordine della Corona
d’Italia, cavaliere dell’Ordine Mauriziano, stella d’argento al
merito rurale, nonché podestà di Capua; attuale barone di Magliano è ALESSANDRO nato nel
1939, dottore in Giurisprudenza, cavaliere del lavoro; EMANUELE,
architetto, nobile dei baroni, nato nel 1941; ROBERTO nato nel 1944,
dottore in economia e commercio, professore ordinario di economia
politica presso l’Università La Sapienza di Roma.
Iscritta nel Libro d’Oro della Nobiltà Italiana, iscritta
nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma:
(decreto
del Capo di Governo del 6 maggio 1928) troncato 1°
d’azzurro a tre stelle d’oro poste in fascia, nel 2° d’argento a tre
scudetti d’azzurro, caricati di un giglio sormontati da un lambello
di rosso a tre pendenti, col capo d’oro all’aquila bicipite di nero
coronata del campo su ciascuna delle teste, fra di esse la corona
imperiale. |
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DE PASQUALE
o DE PASQUALE RODRIQUEZ
Titoli:
barone del Ponte, nobili, trattamento di Don e Donna.
Dimora:
Lipari, Reggio Calabria.
Famiglia di
origine nobiliare spagnola, che il Mugnos vuole, già nel ‘600,
antichissima. Passata due volte in Sicilia tra il XIV e il XV , in
Messina con EUSTASIO de Paschali, ambasciatore del re di Sicilia
Ludovico d’Aragona presso papa Clemente VI nell’anno 1351; in
Palermo con un messer GIACOMO di Pasquali, gentiluomo valenzano,
cavaliere nel reggimento di re Alfonso, che “per servigi militari
ebbe concesse onze 12 di rendita sulle gabelle generali” nel
1415; da cui GUGLIELMO, che ebbe la Castellania della Colombaia in
Trapani nel 1425.
Godette nobiltà e
rango senatorio in Messina, con ORLANDO e GIROLAMO, giudici
straticoziali negli anni 1517-18, 1523-24 e 1528-29; con TOMMASO,
senatore negli anni 1535-38; con GIOVANNI, patrizio messinese,
protonotario e regio consigliere del Consiglio privato del Regno; da
cui GIULIO CESARE, patrizio messinese, poeta e letterato insigne,
che trapiantò una ramo della famiglia in Ginevra per seguire la fede
calvinista e i di lui figlioli GIOVAN GIACOMO, MARCANTONIO e
ALESSANDRO, capitani che servirono la Signoria di Ginevra nelle
lotte contro i Duchi di Savoia; NICOLETTA o COLETTA, nobile
messinese, poetessa del XVI secolo, ricordata dal Mongitore.
Famiglia ascritta alla Mastra Nobile del Mollica, in persona di
GIOVAN FRANCESCO e messer FRANCESCO, e alla Mastra Nobile di Messina
degli anni 1798-1807 in persona di Don ALFARNE di Ignazio e Don
IGNAZIO fu Silvio. Ancora godette lustro in Palermo, dove un PEROTTO
fu castellano di Sciacca nel 1463, sposatosi con Leonora Invegges,
nobile palermitana, e da questi GIOVANNI LUCA che si accasò con
Leonora Paruta, dei baroni della Sala; da cui PEROTTO II, che servì
per molti anni con l’arte militare l’imperatore Carlo V nelle
campagne d’Italia; PEROTTO III, senatore negli anni
1544-1552-1556--58, governatore del monte di Pietà nel 1552 e della
Tavola (o Pubblico Banco) nel 1556. Don FRANCESCO, anch’egli
senatore negli anni 1596-97, 1605-06 e 1608-09, con privilegio dato
il 21 febbraio ed esecutoriato il 24 maggio 1594, ottenne
concessione del titolo di “Don”. Don FRANCESCO II, coadiutore del
mastro razionale e visitatore generale di Sardegna per l’anno 1624;
don FRANCESCO III, governatore di Reggio per gli anni 1662-63 e
preconservatore di Capaci per l’anno 1681. GIOVANNI ALBERTO
(1613-1678), dell’Ordine dei Carmelitani Scalzi, valente letterato
di cose pie, ricordato dal Mongitore. FRANCESCA, possedette la
baronia di Salinella con investitura fatta à 19 settembre 1722,
quale sorella del fu Paolo di Pasquale, morto senza figli. SALVATORE
e STEFANO, padre e figlio, chirurghi valentissimi della seconda metà
del XVIII secolo, addottorati in Francia dal Senato palermitano,
professori di chirurgia e anatomia presso l’Ateneo palermitano. Un
ramo di detta famiglia passò in Lipari, a seguito del ripopolamento
dell’isola conseguente la deportazione dei liparesi ad opera di
Ariadeno Barbarossa. FILIPPO (1811-1887), cavaliere ufficiale
dell’Ordine della Corona d’Italia, politico e giurista insigne,
deputato al General Parlamento siciliano nel 1848, più volte sindaco
di Lipari, consigliere provinciale di Messina dal 1865 al 1882,
amministratore e commissario liquidatore dei beni della Corona in
Sicilia, fu tenuto in amicizia dal Garibaldi, stimandolo questi
patriota della prima ora, tramandato ai posteri come “il più
cavaliere dei gentiluomini liparesi”, sposò Donna Anna Rodriquez,
dei baroni del Ponte; da cui BARTOLOMEO de Pasquale Rodriquez,
(1845-1918), che ereditò il titolo materno per se ed i suoi
primogenito maschi, cavaliere dell’Ordine Militare di Savoia,
tenente dei Granatieri di Sardegna, addetto allo Stato Maggiore di
S.A.R. il Duca d’Aosta, prese parte alla 3a guerra
d’Indipendenza distinguendosi valorosamente il 24 giugno
1866 a
Custoza. Da questi, i fratelli FILIPPO II e GIUSEPPE, industriali
del settore pomicifero; un BARTOLOMEO II, classe 1896, capo
segnalatore di 1a classe della Regia Marina; OSCAR
STEFANO, classe 1898, sottotenente di artiglieria; MARIO ALBERTO
VITTORIO, classe 1912, capitano del Regio Esercito italiano, già
tenente di fanteria coloniale, si distinse valorosamente durante la
battaglia di Cheren (A.O.I), meritando una medaglia di bronzo al
valore militare e una croce al merito di guerra, reduce di prigionia
e invalido di guerra.
N.d.A.: un
ringraziamento particolare al dottor Mario Fabrizio De Pasquale per
le preziose notizie storiche sul casato.
Arma:
d’oro, a quattro pali di rosso (Aragona), ed un agnello pasquale
d’argento con banderuola dello stesso caricata da una croce rossa
sul tutto. |
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PASQUALINO
Titoli:
patrizio di
Bari
Dimora:
Palermo
Diramazione
dell’illustre famiglia Pasqualigo di Venezia.
Domenico Pasqualigo
Patrizio Veneto, presentato in Balla d’oro il
28-11-1444 passa da Venezia a Bari dove sposa la
figlia di Leone de Salicatis dei baroni di
Salice.
Suo figlio Nicola Vincenzo sposa Maria
Mayra dei baroni di Sava. Da loro
Donato che fu
iscritto nel Libro rosso o “Messaletto” il
3-9-1570 come Patrizio di Bari, decurione e poi
Sindaco dei nobili di Bari. Anche Giovan
Tommmaso, Patrizio di Bari fu Sindaco dei
Nobili di Bari nel 1582-1583, da lui e Beatrice
Ventura dei baroni di Palmeriggi nacquero
Nicola Vincenzo abate e
Canonico della Real Basilica di San Nicolò di
Bari alla quale dona nel 1629 il suo “nobil
palagio“, Giovan Tommaso che era
Cavaliere di Malta, poi gesuita esemplare morto
in odore di santità nel 1656 durante la peste di
Bari e Luigia, oblata benedettina nel
convento di Santa Scolastica a Bari.
Cesare patrizio di Bari, capitano d’armi si
impianta in Calabria dove acquista
la Baronia della Rocchetta, suo
nipote Cesare 2° venne reintegrato al
patriziato barese nel 1640, e investito il
7-10-1673 barone di Rocchetta, signore di
Sarullina e
La Torre. Il
primogenito Giovan Francesco, famoso
giureconsulto, scrisse il Commento sulle
Pratiche di Sicilia, barone della Rocchetta,
signore della Torre, Sarullina, Giumà, San
Pietro morì celibe nel 1728, erede il fratello
Ilario investito il 25-10-1728, nel 1716
entrambi furono riconosciuti patrizi dai nobili
di Bari riuniti in Consiglio. Un altro fratello
Fra Giovan Carlo fu ricevuto nel SMOM e
morì ottuagenario a Malta nel 1718 essendo
Commendatore.
Il cugino Giovan Carlo,
dottore in utroque e avvocato, è il
capostipite del ramo siciliano, suo figlio
Francesco Antonio, dottore in utroque, era
anche filologo di reputazione internazionale,
conoscitore delle lingue ebraica, greca, latina,
araba, francese e spagnola venne eletto nel 1744
membro dell'Accademia del Buon Gusto, sposa il 7
giugno 1711 Antonina Marchisi figlia.di don
Vincenzo Marchisi e Bonelli 2°barone di Oronte,
suo figlio Michele, abate, pubblicò in
forma di Vocabolario etimologico il
lavoro paterno rimasto incompiuto ed ebbe
l’onore di essere ammesso all’Accademia
fiorentina. L’altro figlio Giuseppe,
giudice pretoriano di Palermo, morì giovanissimo
ma il suo primogenito Francesco entrato
anche lui in magistratura ne percorse tutti i
gradi diventando Presidente della Gran Corte, su
incarico regio scrisse una brillante
costituzione in 60 articoli e rifiutò la carica
di Ministro di stato. Reintegrato al patriziato
di Bari nel 1788 fu iscritto d’ufficio per sé e
discendenti nelle piazze chiuse del regno di
Napoli del 1805-6. Cavaliere di On. e devozione
del SMOM nel 1810, fu ammesso dal 1807 alle Gale
di Corte, godeva della stima del Re Ferdinando
D.G. che lo nominò Gentiluomo di Camera, e della
regina Maria Carolina che lo consultava per gli
affari siciliani. Sposata
la Marchesa di Marineo Concetta
Pilo di Bologna, che era anche baronessa della
Salina di Chiusagrande per diritto materno,
Francesco fu iscritto nella Mastra nobile di
Palermo col titolo di marchese, ebbero 10 figli.
Il marchese Giuseppe,
primogenito, fu nominato dal re Senatore di
Palermo (Senato Grande di Spagna di 1° classe)
con RD 1845, e SM Francesco II D.G. lo nominò
Maggiordomo di Settimana, l’ultimo del regno
(era la carica di corte più elevata con
precedenza su tutti i gentiluomini). Il fratello
Ignazio era prelato di grande erudizione,
e Ciantro della cattedrale di Palermo, Priore di
San Nicolò di Mazzara, abate dei SS. Giovanni ed
Ermete (Parìa con 9° posto in parlamento). Da
Gaspare terzogenito nacque Maria che
fu riconosciuta “salvi i diritti dei terzi”
Marchesa di Marineo, Contessa di Capaci,
Baronessa della Salina di Chiusagrande, con
RR.LL.PP 8-1-1920, con obbligo di RD per
passaggio in altro casato, per anticipata
successione ottenne di lasciare al figlio Bacci
il solo titolo di conte di Capaci.
Dal
quartogenito Felice discendono i rami
viventi dei Pasqualino Pilo, suo figlio
Salvatore, essendo allievo ufficiale alla
Nunziatella di Napoli fu iscritto d’ufficio
nobile patrizio di Bari, per comunicazione del
Ministero degli interni del 1899 (Ufficio
Araldico) e come tale iscritto nell’elenco
ufficiale nobiliare, partecipò eroicamente a
tutte le guerre diventando Generale di
Artiglieria, Cav. dell’ordine Militare di
Savoia, Grande Ufficiale della Corona di Italia,
Ufficiale dei Santi Maurizio e Lazaro,
Decorato della Medaglia francese con Palme, fu
anche Presidente del Tribunale Militare di
Palermo, i suoi figli per le disposizioni
transitorie della costituzione della repubblica
aggiungono il predicato nobiliare "di Marineo".
Iscritta nel Libro d’oro della Nobiltà Italiana,
iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare
Italiano anno 1922.
Arma:
d’azzurro alla
banda d’argento accostata in capo da due civette affrontanti, ed in
punta da una torre posta in sbarra, il tutto d’argento. |
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PASSALACQUA
Titoli:
patrizio
di Cosenza
Dimora:
Cosenza
Antica
famiglia originaria della città di Squillace le cui memorie certe
risalgono all’epoca normanna con ERRICO che seguendo il conte
Ruggiero si distinse per valore nell’assedio di Capua contro il duca
Sergio signore di Capua nel XII secolo; ascritta al patriziato di
Cosenza; CESARE prese parte alla battaglia di Pavia del 24 febbraio
1525, vittoriosa per gli imperiali, contro i francesi di Francesco
I, con una sua compagnia di soldati, ed ebbe come premio
dall’imperatore Carlo V l’onorificenza di cavaliere del Cingolo
Militare, una pensione annua di 100 scudi e il riconoscimento
dell’antico stemma familiare. Ricevuta nel S. M. O. di Malta dal
1645, possedette i feudi di Pittarella e Soveria fino all’abolizione
della feudalità nel 1806.
Iscritta
nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma:
d’azzurro
alla fascia d’argento accompagnata da tre stelle dello stesso, due
nel campo ed una in punta. |
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PASSANISI
Titoli:
barone di
Granvilla
Dimora:
Vizzini
Motto:
“Signifer vis clementiae”
Originaria della
cittadina di Melilli, nobile in Vizzini; VINCENZO con privilegio del
25 gennaio 1641 ottenne la concessione del titolo di barone della
Tratta e delli Pezzi di Samuele; ALFIO fu il primo barone di
Granvilla nel 1693; FRANCESCO, barone, proconservatore in Vizzini
nel 1746 e capitano di giustizia anni 1747/48 e 1751/52; un altro
FRANCESCO, anch’egli barone, stessa carica di proconservatore dal
1798 al 1810. L’arma odierna ed il relativo titolo vennero
riconosciuti con D, M, del
26 aprile 1928 in
persona di VINCENZO.
Iscritta nel
Libro d’oro della Nobiltà Italiana, iscritta nell’Elenco Ufficiale
Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma:
partito:
1° di rosso al braccio destro d’oro tenente con la mano uno stiletto
d’argento inclinato, accompagnata in punta da un leone d’oro tenente
una bandiera d’argento, crociata di rosso sormontata dal motto”Signifer
vis clementiae”, nel 2° d’azzurro a sei bisanti d’argento. |
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PATANÈ
Titoli:
barone di San
Martino
Dimora:
Messina
PAOLO insieme
ai figli CARLO e GIAMBATTISTA ottenne il riconoscimento nel 1905 del
titolo di barone di San Martino, ed insieme al fratello FRANCESCO,
venne iscritto nel Libro d'Oro della Nobiltà Italiana.
Il casato è iscritto nel
Libro d’Oro della Nobiltà Italiana e nell’Elenco Ufficiale
Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma:
d’azzurro
alla campagna di verde sostenente un monte di tre cime al naturale,
ed un leone coronato rivoltato tenente un dardo con un serpe
sormontato da tre stelle il tutto d’oro. |
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PATRIZI
o
PATRIZIO (di Ripacandida)
Titoli:
marchese,
duca di Castelgaragnone, patrizio di Lucera, nobile di Monopoli,
nobile di Taverna, nobile dei marchesi, predicato di Ripacandida.
Dimora:
Napoli,
Capri, Lucera
Originaria della città di Siena, le prime memorie certe si
hanno dal 1248 in cui occupava i maggiori uffici della città, fu tra
le prime famiglie ad essere iscritta “all’Ordine delle Nove”. Da
Siena si portò nel Napoletano nel XV secolo, si stabilì prima in
Gaeta e poi nelle città di Lucera, Monopoli e Taverna dove venne
iscritta nei loro Patriziati; decorata del titolo di marchese dal
1784, ed iscritta in Napoli al Monte Manso fra le famiglie fuori
Porta. Per estinzione della linea primogenita maschile della
famiglia Mazzaccara, il venerabile Balì del S. M. O. di Malta LUIGI
venne riconosciuto dei titoli di duca di Castelgaragnone ed il
predicato di Ripacandida con R. D. del
31 luglio1892 e
RR. LL. PP. (Regie Lettere Patenti) trasmissibili ai primogeniti del
casato.
FRANCESCO marchese, duca di Castelgaragnone, patrizio di
Lucera, nobile di Monopoli, nobile di Taverna, col predicato di
Ripacandida nella prima metà del XX secolo e con EDMONDO nobile dei
marchesi.
Iscritta nel
Libro d’oro della Nobiltà Italiana, iscritta nell’Elenco Ufficiale
Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma:
fasciato
d’argento e di nero. |
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PATRONI GRIFFI
Titoli:
nobile
Dimora:
Napoli, Trani
Motto:
“Trajecta syrte ancora facta mihi est”
Antica famiglia
di Trani nota dal XV secolo, aggiunse il cognome Griffi per il
matrimonio di GIOVANNI, nel XVI secolo, con donna Angiola figlia di
Giovan Francesco, ultima del ramo primogenito dei Griffi patrizi di
Napoli ed iscritti al seggio del Nido. GAETANO nobile nella prima
metà del XX secolo.
N.d.A.: Una
delle personalità più importanti del casato è GIUSEPPE Patroni
Griffi (Napoli 1921) autore di opere teatrali e cinematografiche, ha
esordito nel cinema nel 1962 con il film “Il Mare”, ma uno dei suoi
lavori cinematografici più noto è “Metti una sera a cena” del 1969
tratto da una sua omonima commedia.
Iscritta
nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma:
partito 1° di
rosso al braccio sinistro d’argento, sostenente un’ancora dello
stesso, uscente dal mare d’azzurro (Patroni), 2° d’argento al
grifone di rosso (Griffi). |
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PATTI
Vedi rubrica "Le
Famiglie Greco-Albanesi del Sud Italia"
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PAVONCELLI
Titoli:
conte
Dimora:
Napoli, Roma,
Cerignola
Originaria delle
Puglie, insignita di alte benemerenze per lo sviluppo agricolo di
detta regione; GIUSEPPE, ministro del Regno d’Italia nel primo
ventennio del XX secolo; con R. D. del 23 giugno 1912 “motu
proprio” venne concesso a GAETANO il titolo di conte
trasmissibile ai primogeniti maschi.
Iscritta nel
Libro d’Oro della Nobiltà Italiana, iscritta nell’Elenco Ufficiale
Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma:
d’azzurro al
pavone d’oro rotante. |
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