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I casati del Sud
di
Ciro La Rosa
La Rosa
T-TE
TABASSI
Titoli:
barone
di Musellaro, nobile di Sulmona
Dimora:
Sulmona
Famiglia aggregata
al Primo Ordine Civico della città di Sulmona dalla sua fondazione
avvenuta nel 1254 ad opera di Federico II di Svevia; decorata della
“regia familiarità” ed aggregata alla nobiltà romana; ottenne il
feudo di Musellaro; con RR. LL. PP. (Regie Lettere Patenti) del 6
maggio 1891 venne riconosciuta del titolo di barone di Musellaro;
FEDERICO barone di Musellaro e nobile di Sulmona nella prima metà
del XX secolo.
Iscritta nel Libro
d’Oro della Nobiltà Italiana,iscritta nell’Elenco Ufficiale
Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma:
d’argento alla fascia sostenente due draghi affrontanti, frammezzati
da un quadrifoglio gambuto e fogliato, la fascia accompagnata in
punta da un quadrifoglio il tutto di rosso. |
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TABILI DE
ANDRADE
vedi Vaaz de Andrade |
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TACCONE
Titoli:
marchese di
Sitizano, patrizio di Tropea
Dimora:
Napoli,
Sitizano, Tropea
Motto:
“Fulgentia
sidera tangit”
Si crede
originaria di Pavia ed annoverata tra le famiglie nobili sin dal XIV
secolo, mentre per alcuni studiosi si ritiene proveniente da Como;
venuta nel Regno di Napoli nel XIV secolo, il Galluppi scrive “si
trovava in Messina nel XIV secolo della cui nobiltà faceva parte”
(dal tomo “Il Blasonario di Messina”). Trasferitasi in Calabria ed
iscritta nella nobiltà di Tropea nel Sedile di Portercole; il primo
di cui si hanno notizie è PAOLO (il Toraldo dal tomo “Il Sedile e la
Nobiltà di Tropea”) vissuto in Tropea nel 1487; il figlio GIOVANNI
da cui PAOLO. Venne concesso a MARCELLO, con diploma di re
Sigismondo Augusto di Polonia, con diploma del 7 novembre 1568 “Ex
nobili et illustri familia ortus” l'aggregazione alla nobiltà
polacca e di poter aggiungere alle proprie armi quelle di Polonia “Aquilam
candidam coronatam in scuto rubro” trasmissibile ai discendenti.
NICOLA eletto tra i nobili di Tropea nel 1578; MARCELLO nel 1572 e
1584; VINCENZO padre di GIULIO CESARE e di PIETRO, quest'ultimo ebbe
l'investitura di Sitizano con Regio Assenso del 14 luglio 1614;
VINCENZO guardia del corpo a cavallo, combatté in favore della cada
d'Austria, aiutante reale del Regno di Valenza, colonnello di
cavalleria, governatore della piazza di Augusta, aiutante generale
reale del Viceré di Sicilia. DOMENICO commissario generale di
Sicilia nel 1720, e degli Affari Politici su ordine del Comandante
Generale conte di Mercy; NICOLA barone di Sitizano, tesoriere
generale del Regno, presidente della Regia Camera, per il matrimonio
con Anna Maria Capalbi venne iscritto nella nobiltà della città di
Stilo in data 23 ottobre 1740; NICOLA primo marchese di Sitizano con
RR.LL. PP. del 12 agosto 1797; FRANCESCO tesoriere generale del
Regno, presidente della Regia Camera, nel 1799 seguì re Ferdinando
di Borbone in Sicilia, esperto bibliofilo formò una ricchissima
biblioteca che venne espropriata da re Gioacchino Murat nel 1811,
- attualmente, secolo XXI, il patrimonio librario è suddiviso
tra la Biblioteca Nazionale e la Biblioteca Universitaria di Napoli
– egli insieme al precitato Nicola, suo fratello, furono riscritti
nel patriziato di Tropea con Regio Assenso del 23 gennaio 1797; il
figlio NICOLA, terzo marchese di Sitizano, sposò Luisa Sanseverino
dei principi di Bisignano da cui discende l'attuale ramo.
NICOLA (1833)
presidente della Corte d'Appello, medaglia d'argento al valor
civile, commendatore della Corona d'Italia, cavaliere dei SS.
Maurizio e Lazzaro; GIUSEPPE (1869) patrizio di Tropea, marchese di
Sitizano, cavaliere d'onore e devozione del S.M. Ordine di Malta;
PIETRO patrizio di Tropea, cavaliere d'onore e devozione del S.M.
Ordine di Malta, commendatore della Corona d'Italia.
Iscritta nel
Libro d'Oro della Nobiltà Italiana, iscritta nell'Elenco Ufficiale
Nobiliare Italiano anno 1922
Arma:
d'azzurro alla
fascia d'oro accompagnata da cinque stelle del medesimo, disposte in
fascia tre in capo e due in punta. |
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TAFURI
di Melignano
Titoli:
nobile,
predicato di Melignano
Dimora:
Nardò,
Lecce
Famiglia originaria
di Nardò; ANTONIO ebbe il possesso di Molignano in Terra d’Otranto
sino all’abolizione della feudalità nel 1806. TOMMASO 2° tenente del
“15° Battaglione Cacciatori” ha preso parte alla difesa del Regno
delle Due Sicilie dall’invasione piemontese nel 1860. Il casato
ottenne il riconoscimento di nobiltà col predicato di Melignano con
Decreto Presidenziale del 13 marzo 1924.
Iscritta nel Libro
d’Oro della Nobiltà Italiana,iscritta nell’Elenco Ufficiale
Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma:
d’azzurro al pino sulla pianura erbosa, sostenente una fenice
mirante il sole d’oro uscente da una nuvola posta nell’angolo
superiore destro dello scudo, con un’altra nuvola posta nell’angolo
superiore sinistro, il tutto al naturale, da ciascuna nuvola una
saetta di rosso fiancheggiante il pino. |
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TAGLIAVIA
(1)
Titoli:
marchese di
San Giacomo
Dimora:
Siacca
Si crede discenda
da un MANFREDI di Svevia, che assunse il cognome da una riuscita
impresa di guerra, nella quale tagliò la ritirata al nemico; egli
portò la famiglia a Milano, che passò in Sicilia con GUIDO capitano
d’arme al servizio di Errico VI. In Sicilia il casato possedette
numerosi feudi tra cui il principato di Castelvetrano, i marchesati
di Avola, di Favara, Terranova, San Giacomo contee e baronie.
BARTOLOMEO con privilegio del 18 gennaio 1299 ottenne la terra di
Castelvetrano; FEDERICO, milite, pretore di Palermo 1327/8; ANTONINO
capitano di giustizia inSalemi 1404/6; GIOVANNI ANTONIO, barone di
Castelvetrano, fondò la chiesa e il convento dei padri Domenicani in
Castelvetrano nel 1470; GIOVAN VINCENZO con privilegio del 22 maggio
1538 ottenne il titolo di conte di Castelvetrano, stratigoto
(giudice criminale) di Messina 1521/2 1526/7, reggente e capitano
del Regno nel 1528, con privilegio del 9 settembre 1530 ottenne il
titolo di marchese di Terranova; PIETRO cardinale di S. R. C.,
arcivescovo di Palermo e presidente del Regno sotto l’imperatore
Carlo V; CARLO capitano di giustizia in Palermo 1545/6, deputato del
Regno, gran contestabile, presidente e capitano generale del Regno
1566/8 – 71/77, grande di Spagna, ammiraglio, cavaliere del Toson
d’oro, appellato come “magnus siculus” con privilegio del 8
agosto 1543 ottenne la concessione del tiolo di marchese d’Avola,
con privilegio del 22 agosto 1561 ottenne il titolo di duca di
Terranova, con privilegio del del 28 aprile del 1564 ottenne il
titolo di principe di Castelvetrano, con privilegio del 31 marzo
1566 il tiolo di conte di Borgetto; GIORGIO ottenne la concessione d
titolo di Don in data 15 settembre 1583; CARLO, principe di
Castelvetrano, capitano generale della cavalleria Siciliana,
deputato del Regno nel 1599, cavaliere del Toson d’oro nel 1609;
DIEGO, fratello del precedente, commendatore dell’Ordine di San
Giacomo, Grande di Spagna, generale della Cavalleria in Napoli,
stratigoto di Messina nel 1606, principe del Sacro Romano Impero,
capitan generale di Sardegna, consigliere di Stato, ambasciatore
presso la Santa Sede e per il matrimonio conseguito con Stefania
Cortes y Mendoza acquisì il titolo di marchese di Valle nelle Indie;
MARIO con privilegio dato in Madrid il 22 marzo, reso esecutivo il
21 maggio 1671, ottenne il titolo di marchese di San Giacomo,
posseduto sin all’abolizione della feudalità in persona di GIUSEPPE
che lo aveva ottenuto con investitura del 20 gennaio 1787. MARIO
investito del titolo di duca di Alagona in data 5 agosto 1771, che
trasmise al figlio FRANCESCO ONOFRIO, che a sua volta trasmise alla
figlia MARIA ANNA che lo trasmise per matrimonio in casa Capotumolo
che assunse il cognome Tagliavia.
Iscritta
nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma:
d’oro al palmizio
di verde, fruttato nel campo - alias di rosso a quattro pali
d’oro, la palma al naturale fruttifera d’argento. |
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TAGLIAVIA
(CAPOTUMULO)
Titoli:
duca di
Alagona, barone del Castello di Bilici e Timparossa, Grandi di
Spagna
Dimora:
Sciacca,
Palermo, Napoli
E’ un ramo della
famiglia Tagliavia, antica e nobile famiglia palermitana che si
estinse nella famiglia Capotumulo che ne assunse per “maritali
nomine” il cognome, l’arma ed i titoli. Le prime memorie
risalgono a COSTANZO, figlio di GUIDO, valoroso capitano
dell’imperatore Enrico VI che nel 1255 eletto arbitro per appianare
contrasti tra il monastero di San Francesco d’Assisi ed alcuni
ministri di Federico II di Svevia; un ramo della famiglia si
trasferì a Napoli con VINCENZO nel 1750; il casato ho posseduto vari
feudi, marchesati e ducati. Nobile in Agrigento, e Napoli; inserita
nel S. M. O. di Malta dal 1590, insignita dell’Ordine del Toson
d’Oro e del Grandato di Spagna nel 1624, inseriti nelle più alte
cariche di Stato, civili e militari. FRANCESCO governatore della
Catalogna e di Milano, gran contestabile e presidente di Sicilia nel
1516; PIETRO cardinale, arcivescovo di Palermo e reggente di Sicilia
nel 1553; CARLO, marchese di Avola, gran contestabile, grande
ammiraglio, presidente e capitano generale del Regno d’Italia,
governatore della monarchia spagnola, ministro di Filippo II re di
Spagna; DIEGO principe del S.R.I. (Sacro Romano Impero) grande
almirante (ammiraglio), grande contestabile di Sicilia, cavallerizzo
maggiore, generale della cavalleria Napoletana, capitano generale
delle milizie del Regno. Con D. M. del 1907 vennero riconosciuti i
titoli di duca di Alagona, barone del Castello di Bilici e
Timparossa in persona di GAETANO.
Iscritta nel libro
d’Oro della Nobiltà Italiana, iscritta nell’Elenco Ufficiale
Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma:
d’azzurro alla palma al naturale, fruttata d’oro e sradicata dello
stesso. |
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TAGLIAVIA D’ARAGONA
Titoli:
marchese
Dimora:
Napoli
Ramo della
precedente famiglia discendente da BARTOLOMEO signore del
Castelvetrano in data 18 giugno 1299. Aggiunse il cognome d’Aragona
per il matrimonio di GIAN VINCENZO, primo conte di Catelvetrano,
titolo conferitogli dall’imperatore Carlo V il 2 marzo 1522, con
Beatrice d’Aragona nipote di re Federico II di Sicilia. Don OTTAVIO
Aragona Tagliavia, (-1623) grand'ammiraglio di Spagna, fratello
minore di Giovanni II. Nel 1608 il viceré don Juan Fernandez Pacheco
de Vigliena y Ascalon, gli ordinò di salpare da Messina al comando
di quattro galee per intercettare una galeotta che da Tunisi
trasportava il bottino accumulato dai corsari barbareschi
nell'assalto della nave Bellona: fra i prigionieri dei pirati c’era
anche un figlio dello stesso viceré, Don Ottavio riuscì a liberarlo
e a recuperare parte del bottino. Nel 1610 ottenne il comando della
flotta siciliana e nel settembre dell'anno successivo, sotto il
comando del marchese di Santa Cruz, ammiraglio della squadra di
Napoli, prese parte all’impresa di Djerba con otto galee:ritornò con
un ricco bottino dopo alcune incursioni a Cherchell in Algeria
.Nell’estate del 1612 Don Ottavio aggiunge alla sua flotta una galea
a 32 banchi e altre di minore stazza, e colpisce i porti de La
Goletta e Biserta saccheggiandoli e dando alle fiamme tutte le navi
dei corsari barbareschi che vi trova attraccate, Prosegue verso
oriente, sbaragliando dieci galee turche e ne cattura sette.
L’impresa più ardita avviene nel 1613 con l’attacco di Capo Corvo
non lontano dal canale di Samo: a fine agosto porta la sua flotta a
Cerigo (Kithira, isola greca a sud del Peloponneso) poiché è
informato che la flotta ottomana con 50 galee al comando di Sinan
Pascià si dirige da Costantinopoli ad Alessandria, trasferisce la
squadra navale nel canale di Samo, e qui da battaglia. La nave
capitana del Tagliavia attacca e conquista l'ammiraglia del Pascià,
cinque navi della flotta ottomana vengono catturate, altre,
danneggiate, fuggono o affondano. Ricco il bottino che finisce nelle
mani della flotta siciliana: 500 prigionieri turchi, il comandante
Sinan Pascià che morirà per le ferite riportate nello scontro,
l'equivalente di 600.000 scudi in denaro e merci. Inoltre vengono
liberati oltre mille cristiani utilizzati come schiavi ai remi delle
galee ottomane. Dopo tante altre imprese al comando delle flotte
siciliana e spagnola, don Ottavio si ritirò nel 1621.
Il ramo
primogenito si estinse con GIOVANNA Tagliavia Aragona Cortes
(1619–1692) che sposò Ettore Pignatelli principe di Nola, il quale
acquisì “maritali nomine” i seguenti titoli ereditari: di
gran contestabile, grande ammiraglio del Regno di Sicilia, del
Grandato di Spagna annesso al ducato di Terranova concesso nel 1624,
con l’aggiunta dei cognomi Aragona Cortes diventando Pignatelli
Aragona Cortes. Il ramo di Napoli fu portato da Vincenzo nel 1750;
decorato con Regio Privilegio del 31 agosto 1755 del titolo di
marchese, da re Carlo di Borbone, in persona di EMANUELE, patrizio
di Palermo, titolo registrato nel Regio Cedolario di Terra di Lavoro
al folio 135 il 21 maggio 1774. Con sentenza della Gran Corte della
Vicaria il 26 aprile 1794 e sentito il parere del Regio Fisco
dichiarò che la famiglia era discendente di stirpe reale e spettante
la franchigia dei suggelli (sigilli) nei Regi Tribunali. Ricevuta
“per giustizia” nel S. M. O. di Malta il 29 marzo 1604, con GIROLAMO
nel 1646 (Archivio Ordine di Malta n. 4471); CARLO marchese
di Avola, duca di Terranova, principe di Castelvetrano, cavaliere
del Toson d’oro ,ministro di re Filippo III di Spagna; FERDINANDO 2°
tenente del “2° Reggimento Granatieri della Guardia Reale” ha
partecipato alla difesa del Regno delle Due Sicilie contro
l’invasione piemontese del 1860.
Iscritta
nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma:
d’azzurro alla palma sradicata al naturale, fruttata d’oro. |
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TAGLIAVIA
(2)
Titoli:
conte
Dimora:
Palermo
Motto:
“Semper vigilans”
Famiglia siciliana,
non discendente dalle precedenti; con “motu proprio” di R. D.
del 10 agosto 1918 e RR. LL. PP. del 18 febbraio 1919 di re Vittorio
Emanuele III, venne concesso in linea maschile e di primogenitura in
persona di SALVATORE, con concessione dell’arma con Decreto
Luogotenenziale del 19 dicembre 1918.
Iscritta nel Libro
d’Oro della Nobiltà Italiana, iscritta nell’Elenco Ufficiale
Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma:
partito
nel 1° di rosso a tre palmizi al naturale fruttati d’oro, nel
terreno erboso; nel 2° d’argento all’ancora di nero uscente dal mare
al naturale, sormontata a sinistra da una stella d’oro. |
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TALAMO ATENOLFI
Titoli:
marchese di Castelnuovo Cilento
Dimora:
Avellino, Napoli, Roma
Ramo della
precedente famiglia: i figli di EDUARDO con R. D. dell’8 ottobre
1911 furono autorizzati ad aggiungere al loro, il cognome Atenolfi
dell’ava paterna, ed autorizzata a portare l’arma descritta.
GIUSEPPE addetto di ambasciata di Sua Maestà il re d’Italia nella
prima metà del XX secolo.
Iscritta nel Libro
d’Oro della Nobiltà Italiana, iscritta nell’Elenco Ufficiale
Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma:
inquartata: 1° e 4° d’azzurro alla fascia d’argento sormontata da
tre stelle d’oro in fascia (Talamo), 2° e 3° troncato d’azzurro e
d’oro da una fascia d’argento caricata di tre pali di rosso e
sostenente due leoni al naturale nascenti, sormontati di tre stelle
d’argento in fascia. |
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TALAMO
di Massanova
Titoli:
marchese
di Castelnuovo Cilento, col predicato di Massanova
Dimora:
Napoli,
Roma
Famiglia
napoletana; GIUSEPPE 1° tenente del “15° Reggimento Fanteria di
Linea Messapia”, MATTEO 2° tenente del “Reggimento Carabinieri a
piedi” hanno partecipato alla difesa del Regno delle Due Sicilie
dall’invasione piemonte del 1860. La famiglia decorata del titolo di
marchese di Castelnuovo Cilento per successione della famiglia
Atenolfi; riconosciuto con R. D. del 9 gennaio e RR. LL. PP. (Regie
Lettere Patenti) del 4 luglio 1915 in persona di ROBERTO deputato al
regio Parlamento.
Iscritta nel Libro
d’Oro della Nobiltà Italiana, iscritta nell’Elenco Ufficiale
Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma:
d’azzurro alla fascia d’argento sormontata da tre stelle d’oro. |
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TALLARIGO
Titoli:
barone
Dimora:
Catanzaro, Napoli
Con R. D. “motu
proprio” del 15 marzo 1928 e RR. LL. PP. del 14 luglio stesso anno,
il re d’Italia Vittorio Emanuele III concesse ad ARMANDO, generale
del Regio Esercito, il titolo trasmissibile di barone, figli: CARLO
FRANCESCO ufficiale della Regia Marina, FRANCESCO e PAOLO.
Iscritta nel Libro
d’Oro della Nobiltà Italiana, iscritta nell’Elenco Ufficiale
Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma:
troncato
nel 1° d’azzurro, nel 2° d’argento a tre fasce di nero, attraversato
da una colonna spezzata, accollata da un ramo d’alloro al naturale e
ad un leone coronato d’oro, la colonna accompagnata alla sua base da
tre palle d’oro. |
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TANZI
Titoli:
patrizio
di Bari
Dimora:
Bari,
Lecce
Famiglia originaria
di Milano, il ramo primogenito decorato del titolo di conte di
Belvio dal 1787, si estinse a Milano con il conte ADOLFO nel 1868.
Il ramo secondario trasferitosi a Bari, fu insignito del titolo di
conte palatino da papa Leone X in persona di ENRICO console generale
dei Milanesi in Bari, deceduto in Trani nel 1534. Il terzo ramo
aggregato al patriziato di Bari nel 1724 ed in data 4 luglio 1791
riconosciuto dal Magistrato Politico Camerale dello Stato di Milano
come appartenente all’antica e nobile famiglia Tanzi di Lombardia.
Ricevuta nell’Ordine di Malta nel 1791, tra i quali il cavaliere
GABRIELE che per il suo valore passò al grado di maresciallo di
campo e decorato di numerosi Ordini Cavallereschi. I fratelli GIAN
LUIGI e GIAN FERRANTE direttore del Regio Archivio di Lecce, patrizi
di Bari nella prima metà del XX secolo.
Iscritta
nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma:
d’argento
a due fasce di rosso accompagnate nel capo da due gigli del medesimo
colore. |
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TARALLO
Titoli:
duca di
Miraglia, barone di Baida e di Ferla
Dimora:
Noto
Famiglia
palermitana,
PIETRO, dottore in leggi, luogotenente tesoriere generale e
collettore delle fiscalie di Sicilia nel 1667,
nel 1676 acquisì la baronia di
Baida in Val Mazara, poi il feudo di Miraglia con titolo di duca ed
il marchesato di Ferla;
FRANCESCO duca della Miraglia, governatore del Monte di Pietà in
Palermo nel 1757/8; ANTONINO MARIA giudice della corte pretoriana in
detta città nel 1761 e del tribunale del Concistoro negli anni
177/9; SIMONE il 5 agosto 1767, ottenne investitura dei titoli di
duca della Miraglia, barone di Baida, barone della Ferla; GIUSEPPE
dei duchi della Miraglia, ottenne il
24 novembre 1792, attestato di nobiltà dal senato di
Palermo.
Iscritta
nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma:
d’azzurro all’albero al naturale sinistrato da un leone coronato con
la testa rivoltata, tenente una mazza, il tutto d’oro. |
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TARGIANI
Titoli:
nobile
dei marchesi
Dimora:
Napoli
Famiglia napoletana
decorata del titolo di marchese concesso da re Ferdinando IV di
Borbone con Regio Diploma del 30 ottobre 1798 a DIODATO, consigliere
del Sacro Regio Consiglio e consigliere della Real Camera di Santa
Chiara. Il titolo passò per il matrimonio di SOFIA con Felice Herman
in questa famiglia.
Iscritta nel Libro
d’Oro della Nobiltà Italiana, iscritta nell’Elenco Ufficiale
Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma:
troncato
da una fascia di rosso: nel 1° d’azzurro al leone nascente
accompagnato da tre stelle in fascia il tutto d’oro; nel 2° d’oro a
due scaglioni d’azzurro. |
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TARTAGLIONE
Il casato dei Tartaglione ha un’origine molto remota,
le prime notizie riguardanti il cognome Tartaglione risale al 1395
in cui compare come possessore di una “pezza di terra” in Marcianise
un certo Cubellus Tartallonus (trad.:GIACOMO Tartaglione), secondo
quanto riportato dallo storico capuano Jannelli nel libro “Qual è
la storia vera della nuova città di Marcianise, ovvero Marcianise in
rapporto alla Chiesa e città di Capua e suoi feudatari” edito
nel 1879. Sotto il governo di uno dei primi re spagnoli, e
propriamente sotto il viceré duca di Mendoza, GEROLAMO Tartaglione
fu nominato da costui governatore di quasi tutta la provincia di
Caserta avendo tutte le ottime qualità per nobiltà e per censo, da
quanto riferito dal decreto originale con la firma del detto duca
che si conserva nei documenti di famiglia;il cognome deriverebbe da
un soprannome riferito ad un vizio di pronuncia, alla balbuzie cioè
del capostipite. Esistono più ipotesi sull’origine del casato:
secondo la prima durante i Vespri siciliani per scovare gli
Angioini, che non avevano ancora abbandonato l’isola, fu imposto
loro di pronunciare la parola “cicero” che i francesi
pronunciano “sisero”: poiché i francesi non erano in grado di
pronunciare correttamente questo termine si finsero balbuzienti e
furono pertanto soprannominati “Tartaglioni”. Una loro
colonia emigrò nella pianura capuana da cui la probabile origine dei
Tartaglione di Marcianise. Sono esistiti numerosi personaggi di
rilievo di questo casato che si sono distinti nel campo
politico-amministrativo con don ANTONIO, sindaco di Marcianise nel
1753-54 che si adoperò a far ritornare i Padri Alcantarini nel
convento che era stato chiuso fin dal 1650 e fu nominato primo
procuratore dei Frati Minori; in quello religioso con don ANDREA che
fu uno dei due “Maestri di Scola” della città di Capua nel
XVII secolo; don FRANCESCO (1713-1774), laico della Congregazione
del SS. Redentore ricordato dal Tannoja come una degli uomini più
illustri dell’Ordine dei Redentoristi; con i canonici PAOLO e LUIGI
(XIX secolo), Mons. DONATO (1845-1935) protonotario apostolico e
cameriere segreto del sommo Pontefice Pio XI. Nel campo delle
professioni con gli avvocati FRANCESCO e CAMILLO che parteciparono
attivamente ai moti del 1848 presso S. Maria Capua Vetere; il
capitano medico GIOVANNI (1844-1904); l’avvocato e banchiere GIACOMO
(1889-1970).
A cura del
sito
www.risvegliculturali.it
di Marcianise (Ce) |
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TAVERI
Titoli:
nobile
di Monopoli
Dimora:
Monopoli
Motto:
“Soli
Deo”
Antica nella
nobiltà di Monopoli, nota dal XV secolo; NICOLA MARIA governatore
politico di Monopoli 1727/8; ammessa con la qualità di cadetto nel
“Reggimento Nazionale Messapia” dell’Esercito del Regno di Napoli
nel XVIII secolo FRANCESO PAOLO e successivamente il fratello
GIUSEPPE; GIOVANNI ed ALESSANDRO sindaci dei nobili in Monopoli nel
1741 e 1752.
Iscritta
nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma:
d’oro al
grifone rampante di nero sostenuto da una montagna al naturale e
tenente con la zampa destra un nastro con il motto: Soli Deo. |
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TAVIANO
Titoli:
barone
di Frangioglio Sagani e Piano Croce
Dimora:
Sant’Angelo in Brolo
Famiglia siciliana
nota in Sant’Angelo di Brolo dal XVII secolo;
insignita del titolo di
barone di Frangioglio Sagani e Piano Croce in persona di DIEGO
ANTONIO il 23 dicembre 1770.
Titolo riconfermato in persona di GIUSEPPE, ed iscritta, in seguito,
la famiglia nell’Elenco Ufficiale definitivo delle Famiglie Nobili e
Titolate della Regione Siciliana nel XIX secolo.
Iscritta
nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma:
partito:
nel 1° di verde alla banda d’argento seminata d’oro, con una colomba
posta sulla banda, accompagnata da un giglio d’oro posto nel cantone
sinistro ed in punta dal mare al naturale dal quale sorge un sole
d’oro; 2° d’azzurro al leone d’oro; di verde al guerriero armato e
tenente nella destra una clava. |
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TEDESCHI (1)
Titoli:
barone
della SS. Annunziata
Dimora:
Catania
Famiglia siciliana,
vata come capostipite RUGGERO Scandolf, cavaliere Teutonico, il
quale nel 1354 ottenne la terra di Gagliano e il castello di Sutera
da re Federico III d’Aragona. Dalla sua patria di nascita i suoi
discendenti ne acquisirono il cognome; nobili in Catania, Messina;
possederono vari feudi tra cui Santissima Annunziata, Castel d’Osimo,
Fiumefreddo, Toscano, Villallegra, San Todaro; RINALDO, catanese,
nel 1397 ebbe la capitania di Motta Sant’Anastasia e nominato
“cavallerizzo regio”; ENRICO senatore in Catania 1415/28 e capitano
di giustizia 1430/1; fra NICOLÒ dell’Ordine dei Benedettini fu
arcivescovo di Palermo nel 1434 e cardinale di S. R. C. nel 1440;
GIULIO patrizio di Catania anni 1590/1 e 1608/9, con privilegio del
del 7 ottobre 1588 ottenne il titolo di “regio cavaliere”; GIOVAN
BATTISTA giudice Regia Udienza in Messina 1686 e della Gran Corte
del Regno 1688; DOMENICO barone di Toscano, MICHELANGELO barone di
Villarmosa, VINCENZO barone di Oxima, annotati nella Mastra Nobile
di Catania il 16 gennaio 1696 quali “regi cavalieri”; TOMMASO MARIA
, barone della Santissima Annunziata, capitano di giustizia 1728/9 e
patrizio nel 1734/5; PIETRO maestro notaro nobile del senato di
Catania nel 1741/2; PIETRO, barone della Santissima Annunziata,
capitano di giustizia in Catania nel 1758/9; insignita del titolo di
barone della Santissima Annunziata con l’ultimo investito AGOSTINO
il 12 aprile 1768; il titolo venne riconfermato in persona di
FRANCESCO con D. M. del 15 gennaio 1927.
Iscritta nel Libro
d’Oro della Nobiltà Italiana, iscritta nell’Elenco Ufficiale
Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma:
di rosso
a due bastoni gigliati decussati. |
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TEDESCHI
(2)
Titoli:
barone di Villallegra e di San Todaro
Dimora:
Catania
Ramo della precedente famiglia; FRANCESCO PAOLO
capitano di giustizia in Catania anni 1745/6 e primo barone di
Villallegra; PIETRO barone di Villallegra e di San Todaro nel 1779;
FRANCESCO PAOLO barone di Villallegra e di San Todaro in data
15 gennaio 1812 ed
iscritto nell’Elenco Ufficiale Famiglie Nobili Siciliane; FRANCESCO,
barone, vivente nella prima metà del XX secolo.
Iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano
anno 1922.
Arma:
di rosso alla fascia d’argento attraversata da due bastoni d’oro
gigliati, decussati. |
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TEDESCHI
o
TEDESCO
Titoli:
marchese della Floresta, barone di Sant’Antonino, di
Scittibillini e di San Cono.
Dimora:
Catania
Famiglia siciliana del XIV secolo, ha come
capostipite CAU, cavaliere teutonico, che venne nominato,
dall’imperatore Errico VI, ajo (persona di fiducia che nelle
famiglie signorili attendeva all’educazione dei figli) di suo figlio
Federico II di Svevia. RICCARDO ottenne da Errico VI la signoria dei
castelli di Palermo e di San Basilio, il fratello ottenne la
castellania e la terra di Gaultieri in Val Demone e il feudo di
Racalaesi; ALDEBRANDO si stabilì ed ottenne la castellania di
Castellammare del Golfo; CAU castellano di Mazzara dove si stabilì
con la famiglia da questi NICOLÒ arcivescovo di Palermo nel 1434 e
poi nominato cardinale nel 1440; un altro ramo si stabilì in Catania
con i feudi di San Dimitri e del Toscano. Per successione della
famiglia Trigona acquisì i titoli di marchese di Floresta, barone di
Sant’Antonino, di Scittibilini e San Cono, convalidati con RR. LL.
PP. del 15
giugno 1913 in persona di GUGLIELMO.
Iscritta nel Libro d’Oro della Nobiltà Italiana,
iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma:
di rosso a due bastoni d’argento gigliati decussati con la
fascia d’argento attraversante. |
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TELESIO
Titoli:
patrizio di Cosenza
Dimora:
Napoli, Cosenza
Antica famiglia calabrese, nota dai tempi degli
Svevi. BERNARDINO (Cosenza 1509-1588) famosissimo filosofo, studiò a
Padova con Girolamo Amaltea e Federico Dolfino, rinunciò alla nomina
di arcivescovo di Cosenza da parte di papa Paolo IV, si dedicò alla
riforma della filosofia ritirandosi nel Monastero di San Benedetto,
riaprì in Cosenza "L'Accademia Parrasiana", chiusa nel 1534 per la
morte del Parrasio, la quale prese poi nome di "Accademia Telesiana",
scrisse pregiatissime opere medico-filosofiche tra cui "De Rerum
Natura, juxta propria principia"; ANTONIO
consigliere della regina Giovanna: TOMASO arcivescovo di Cosenza;
VINCENZO fondò un orfanotrofio nell’ex monastero dei Teresiani.
Decorata dei titoli di principe di Bonifati e marchese di
Sant’Agata. Il ramo primogenito dei principi di Bonifati si estinse
nel 1698 con GIOVAN GIACOMO padre di GIULIA sposata a Saverio
Sambiase Severino duca di Malvito a cui andò il titolo. Il casato
ricevuto nell’Ordine di Malta dal 1588 ed aggregata da antico tempo
al patriziato di Cosenza. VINCENZO patrizio di Cosenza; BERNARDINO
duca di Toritto “maritali nomine” per l’acquisizione
matrimoniale con Enrichetta Caravita duchessa di Toritto del
6 luglio 1892.
Iscritta nel Libro d’Oro della Nobiltà Italiana,
iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.
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Cosenza, monumento a Bernardino Telesio
in piazza XV Marzo. Sullo sfondo, l'Accademia Cosentina
ex Telesiana. Archivio Ciro La Rosa |
Arma:
d’azzurro alla fascia d’oro. |
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Bernardino Telesio. Archivio Ciro La Rosa |
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TEODORO
Titoli:
patrizio di Sorrento
Dimora:
Napoli, Sorrento
Motto:
“Securitatem parit”
Famiglia di origine germanica, stabilitasi in Italia
con TEODORO, milite, che diede nome al casato e con privilegio
dell’imperatore Errico VI di Svevia autorizzato a fregiarsi
dell’attuale stemma; ANGELO consigliere dell’imperatore Federico II;
GASPARE “capitano di cavalli” ai tempi del duca d’Alba; GIAN
GIACOMO, capitano di galee, combatté e morì contro i saraceni alla
battaglia di Lepanto del
7 dicembre 1571;
GIOVAN BATTISTA ucciso nell’assedio di Casale del 1628; GIULIO
CESARE consigliere di re Filippo II di Spagna; ORAZIO decano del
Sacro Regio Consiglio nel XVI secolo. Ricevuta nell’Ordine di Malta
dal 1590 e aggregata da antico tempo al patriziato di Sorrento al
Seggio di Dominova fino all’abolizione dei Sedili; iscritta al
Registro delle Piazze Chiuse del Regno.
Iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano
anno 1922.
Arma:
di rosso all’aquila col volo abbassato, accompagnata da due
stelle il tutto d’oro; con la bordatura dentata d’oro. |
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TERMINE
Titoli:
duca di Vatticani, barone di Vatticani
Dimora:
Palermo, Trapani
Originaria della Catalogna, le prime memorie in
Sicilia si hanno dal XIII secolo con GIOVANNI ed OLIVIERO di Termens
al servizio di Costanza d’Altavilla, moglie dell’imperatore Federico
II, la quale creò il primo prefetto della Casa Imperiale Sveva e gli
dette la castellania di Termine, il secondo gran scudiero
dell’imperatrice. Il casato possedette numerosi feudi tra cui
Biribaida, Casteltermine, Calamonaci, Noce, Tonnara di Trapani,
ducato di Vatticani i principati di Baucina e Casteltermine. MATTEO,
ministro, giustiziere di Palermo, armò a proprie spese alcune galee
al servizio del re Manfredi, prese parte alla battaglia di Benevento
e fu gran giustiziere del Regno nel 1293; AGOSTINO beatificato nel
1309; FRANCESCO arcivescovo di Palermo nel 1411; GIROLAMO vescovo di
Mazzara poi arcivescovo di Palermo nel 1561; ASDRUBALE vescovo di
Siracusa nel 1713; IGNAZIO maresciallo di campo, governatore di
Siracusa e tenente generale, e cavaliere dell’Ordine di San Gennaro
nel 1781; GIROLAMO l’ultimo investito del titolo di duca di
Vatticani e barone di Vatticani il 13 maggio del 1797.
Iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano
anno 1922.
Arma:
d’azzurro alla fascia accompagnata da tre stelle poste 2 e 1 il
tutto d’oro. |
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TERZI
di Castelpizzuto
Titoli:
conte, nobile, col predicato di Castelpizzuto
Dimora:
Napoli
Famiglia
discendente dal ramo di Parma, venuta nel Napoletano nel 1575,
ottenne il feudo di Castelpizzuto dal 1575 al 1597 e dal 1713 sino
all’abolizione della feudalità. Decorata del titolo di conte nel
1639; nel 1710 del titolo di conte di Castellone e nel 1711 di conte
Palatino in persona di ELEUTERIO.
Iscritta
nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma:
d’argento
alla banda di rosso, accompagnata da tre rose rosse dello stesso,
due nel cantone sinistro e una nel cantone destro. |
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TESTA (1)
Titoli:
conte del Sacro Romano Impero
Dimora:
Napoli, Palermo
Famiglia di origine lombarda trasferitasi in Sicilia
con FULVIO ai tempi dell’imperatore Federico II; GIOVANNI,
palermitano, giudice della Real Gran Corte nel 1342, che comprò nel
1343 la
Gabella dei Canali e magazzini di Sciarra da lui discese il ramo di
Messina e Nicosia; ANTONIO acquistò sulla fine del XVI secolo il
titolo di barone di San Basilio; ALESSANDRO giudice pretoriano di
Palermo nel 1739, del Tribunale del Concistoro nel 1748, della Gran
Corte Civile nel 1753; GIOVANNI MARIA ottenne il titolo di conte del
Sacro Romano Impero con diploma imperiale del 221 luglio 1653 reso
esecutivo in Napoli il 9 novembre stesso anno. Titolo che venne
riconosciuto in persona di GIUSEPPE con D. M. dell’8 aprile 1825.
Iscritta nel Libro d’Oro della Nobiltà Italiana,
iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma:
d’oro all’aquila bicipite di nero, linguata di rosso coronata
all’imperiale, carica di uno scudetto d’argento, alla croce
d’azzurro caricata di cinque crescenti montanti d’argento |
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TESTA
(2)
Titoli:
nobile
Dimora:
Messina
Famiglia d’origine longobarda, venuta in Sicilia nel
XII secolo ed in Palermo dal XIV secolo; si crede si un ramo della
precedente famiglia, godette di nobiltà in Messina nei secoli XVI e
XVII; dichiarata nobile dalla Regia Commissione per i Titoli di
Nobiltà il
23 dicembre 1843.
Iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano
anno 1922.
Arma:
d’oro alla testa di cinghiale di nero, armata d’argento. |
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TESTAFERRATA
Titoli:
marchese di
San Vincenzo, cavaliere del S.R.I. (Sacro Romano Impero), patrizio
di Messina
Dimora:
Napoli, Pisa,
Malta, Messina
Motto:
“Non nisi per ardua”
La famiglia ha
origine dai Capo di Ferro di Roma, dalla quale trassero origine
anche gli Orsini, Crescenti, Capranica, Ricci, Spada ed altre.
Ai Capo di Ferro
appartengono PANDOLFO principe di Capua e di Benevento e marchese di
Camerino; GIROLAMO cardinale nel 1554; PAOLO cavaliere
gerosolimitano; ROMANO arcivescovo di Benevento. ARFIO Capo di Ferro
emigrò in Malta nel 1498 dove è menzionato nei documenti depositati
presso l’Archivio di Malta “magnifico Arfio de Capoferro e Nobile
Arfio de Testaferrata”. Il casato ha dato grandissimo lustro
all’Ordine di Malta. MARIANO Testaferrata si stabilì in
Messina nel 1553 ed iscritto al suo patriziato, il quale ebbe tre
figli GIACOMO e ANTONIO formarono le linee dei marchesi di San
Vincenzo e di marchesi sul cognome; riconfermati nella iscrizione al
patriziato di Messina nel il
17 settembre 1788 e 1792.
PIETRO dei baroni
di Gomerino. ANTONIO “depositario” del Sant’Uffizio
dell’Inquisizione in Malta nel 1578; GIOVAN DOMENICO protonotario
apostolico, ed arcivescovo del Sant’Uffizio; SALVATORE maestro di
sanità in Malta nel 1581; GIACOMO ufficiale di cavalleria
dell’Ordine gerosolimitano in Malta nel 1588; GIUSEPPE giurato della
Valletta e fondatore della Chiesa di santa Maria ad Nives; GIOVAN
TOMMASO giurato di Malta, ambasciatore, sindaco e procuratore di
Malta in Sicilia dal 1610 al 1630, edificò in Valletta la Cappella di San Trofino nella chiesa di Santa Maria di Gesù; GIACOMO dottore in
legge, governatore (Capitano di Verga – detti così perché erano
seguiti da un paggio con una verga con su le armi del Sovrano)
dell’isola di Malta per conto del Gran Maestro Lascaris nel 1636,
per le sue doti morali e di dottrina gli venne concesso,
dall’imperatore di Germania Ferdinando III, il titolo di Cavaliere
del Sacro Romano Impero trasmissibile ai suoi discendenti; PAOLO
depositario del Sant’Uffizio nel 1697, segreto del Serenissimo Gran
Maestro Perellos dal quale fu nominato barone di Gomerino, iscritto
con la sua famiglia al Patriziato di Roma; FABRIZIO barone di
Cicciano, patrizio Romano, governatore di Malta, segreto magistrale
nel 1714; MARIO capitano di cavalli dell’armata dell’Ordine di
Malta, capitano di guerra di Licata e dell’isola di Malta,
ambasciatore in Sicilia e primo giurato della Valletta, ottenne il
titolo di “Illustrissimo” per se ed i suoi eredi dal Gran Maestro
Vilhena, nel 1715 ottenne la concessione del titolo di marchese di
San Vincenzo ereditario per tutti i suoi discendenti; PIER GIACOMO
appartenente al clero di Roma, commendatore dell’Ordine di Malta,
legato ( governatore) in Ravenna, e di Ascoli nel 1730, ed aggregato
alla nobiltà di Città di Castello; DANIELE, marchese di San
Vincenzo, magistrato della “Grascia” di Malta, i suoi fratelli
PANDOLFO, MARIO e PIETRO iscritti nella nobiltà di Messina; PANDOLFO,
marchese di San Vincenzo, maggiore di cavalleria di Malta, quando
l’isola passò sotto la giurisdizione britannica venne nominato
colonnello dei veterani, il figlio SALVATORE ereditò le proprietà
dello zio Giovan Battista Cassar Desain con l’obbligo di assumerne
il cognome e lo stemma; MARIO, marchese di San Vincenzo,
luogotenente delle milizie urbane di Malta, fu tra i firmatari del
patto di non aggressione tra
la Repubblica Francese e il governo dell’Isola di Malta nel 1798, ma per evitare
poi un invasione dell’isola da parte delle truppe di Napoleone
Bonaparte che non rispettò i patti, fu di nuovo tra gli inviati
sulla fregata francese Orient a stipulare una capitolazione
con i francesi, e dovette riparare poi in Inghilterra; GIUSEPPE
GIACOMO patrizio di Messina, canonico di Malta, autore di opere
letterarie pubblicate nel 1799; FILIPPO, marchese, luogotenente di
cavalleria dell’Ordine di Malta, capitano nel Reggimento Nazionale,
combatté per la difesa di Milazzo e di Capri nel 1808 contro i
francesi; GIUSEPPE VINCENZO giurato di Malta 1809/18, Lord
luogotenente del distretto di Malta cavaliere dell’Ordine dei SS.
Michele e Giorgio, ottenne il distintivo di Sir; PIETRO PAOLO,
barone, patrizio di Messina e di Malta, Lord luogotenente dell’isola
di Gozo nel 1815; ETTORE, barone, cavaliere di devozione dell’Ordine
di Malta nel 1852; rappresentati del casato nella prima metà del XX
secolo: EMANUELE marchese, titolo riconfermato con D.M. del 1903,
cavaliere del S.R.I., patrizio di Messina,; LORENZO ANTONIO
Testaferrata Cassar Desain; PIETRO PAOLO tutti con i su menzionati
titoli nobiliari.
Iscritta nel
Libro d’oro della Nobiltà Italiana, iscritta nell’Elenco Ufficiale
Nobiliare Italiano anno 1922.
Esistono ancor
oggi monumenti eretti dalla famiglia in chiese delle seguenti città:
Napoli, Pisa, isola di Malta.
Arma:
d’argento
al toro infuriato di rosso, al capo d’oro con l’aquila spiegata di
nero e linguata di rosso. |
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TESTASECCA
Titoli:
conte
Dimora:
Caltanissetta, Roma
Motto: “Contigit ex merito”
Famiglia di Caltanissetta a cui re Umberto I
concesse, con R. D. “motu proprio” del 1893, il titolo di conte, con
successione di primogenitura maschile ad IGNAZIO; VINCENZO conte
nella prima metà del XX secolo.
Iscritta nel Libro d’Oro della Nobiltà Italiana,
iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma:
d’azzurro alla fascia d’oro in capo da un’aquila dello stesso, ed in
punta di una testa e collo reciso di un levriere, sormontata da tre
mezze lune, la centrale rovesciata, il tutto d’argento. |
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