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I casati del Sud
di
Ciro La Rosa
La Rosa
TI-TU
TINTI di Cagli
Titoli:
nobile di
Cagli
Dimora:
Benevnto
Famiglia
originaria di Offida in provincia di Ascoli Piceno, il cui primo
cognome era Tenti trasformato poi in Tinti.
BERNARDINO che
aveva casa presso il monte San Geronzio nel 1221 (da strumento
presso l'archivio di San Francesco); BRUSCOLO custode del
Castell di Castiglion San Bartolo nel comune di Cagli nel 1288;
PALMIERO nel 1304 capitano di Castell'Onesto; NICOLA iscritto nella
nobiltà di Cagli l'11 dicembre 1785; LUIGI avvocato e presidente del Tribunale dello
Stato Pontificio in Ascoli Piceno; nel 1849 non aderì alla
repubblica restando fedele al Pontificato, papa Pio IX per la sua
fedeltà lo nominò nel luglio del 1850 cavaliere di San Silvestro.
Il casato
riconosciuto di antica nobiltà con Decreto Ministeriale del 1906; il
casato rappresentato nella prima metà del XX secolo da LUIGI (1874),
ODOARDO (1877) dottore in giurisprudenza, cavaliere della Corona
d'Italia, segretario del Comune di Benevento; di Odoardo: GABRIELE
(1910), GIOVANNI (1913), CESARE (1917).
Iscritto
nell'Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma:
d'argento alla testa di moro al naturale alla fascia del campo. |
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TIRELLI
Titoli:
patrizio
di Cosenza
Dimora:
Napoli,
Cosenza
Famiglia già nota
dal XIV secolo; iscritta da antico tempo al patriziato di Cosenza,
il casato ottenne la “regia familiarità” dalla regina
Giovanna II d’Angiò Durazzo; GIACOMO capitano d’arme di Carlo
Durazzo; LUDOVICO consigliere di Alfonso I d’Aragona; LORENZO
capitano di cavalli all’assedio di Casale, distintosi nella campagna
delle Fiandre.
Iscritta
nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma:
troncato
d’azzurro e d’argento alla fascia arcuata in divisa d’oro. |
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TIXON
Titoli:
nobile
Dimora:
Napoli
Originaria della
Spagna, venuta nel Napoletano con DIEGO e PEDRO alcaldi (sindaci)
dei nobili della città di Malaga nel 1630; riconosciuta di “nobiltà
generosa” dalla Commissione dei Titoli di Nobiltà in persona di
LEONARDO nel 1855; LEONARDO tenente generale del Regio Esercito
Italiano nel XIX secolo; il figlio LEONARDO, dottore in
giurisprudenza, decorato al valor militare con la croce di guerra
per il 1° conflitto mondiale vivente nella prima metà del XX secolo.
Iscritta nel Libro
d’Oro della Nobiltà Italiana, iscritta nell’Elenco Ufficiale
Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma:
inquartato: 1° di verde al guerriero a cavallo con la lancia in
destro al naturale; 2° d’azzurro a cinque lettere G d’oro in
decusse, racchiudente la sigla I.N.E.O.S.; 3° d’azzurro a cinque
gigli d’oro ordinati in decusse; 4° di rosso alla sbarra d’oro
ingollata da due teste di coccodrillo d’argento; nel capo 1° d’oro
all’aquila coronata di nero; 2° di rosso al castello fondato sopra
una roccia finestrato di nero, il tutto d’oro; 3° di verde al moro
nudo incatenato al collo la catena agganciata al destro del capo, al
naturale. |
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TOCCO,
o
di TOCCO
o
de TOCCO di Montemiletto
TOCCO delle Onde, TOCCO delle Bande,
TOCCO CANTELMO STUART
Titoli:duca,
marchese, conte, principe di Montemiletto, di Acaia, e di Etolia,
grandi di Spagna di prima classe, ramo secondario patrizi di
Tropea
Dimora:Napoli,
Tropea, Catanzaro
Motto:
“Si qua fata sinant”
Si crede di
origine Longobarda, ma la loro presenza è rintracciabile nel
beneventano già nel XI secolo al tempo dell'imperatore bizantino
Alessio I Comneno. Il cognome deriva dalla Signoria di Tocco di loro
proprietà, il casato era diviso in due rami che prendevano il
predicato “delle Onde” e “delle Bande” dal diverso disegno inserito
nello stemma di famiglia. Il casato iscritto in Napoli nei Seggi di
Capuano e Nido.La linea “delle Bande” si estinse in breve tempo, la
più longeva fu quella “delle Onde” estinta nel ramo primogenito nei
primissimi anni del XX secolo.
CARLO regio
familiare e giudice nel 1162 di re Guglielmo II a cui e dedicata una
strada in Napoli; GUGLIELMO cancelliere di Federico II di Svevia;
ARRIGO giustiziere e giudice con Pier delle Vigne al tempo di
Federico II di Svevia; PIETRO gran siniscalco del Regno e vicario
generale di Curtenai Imperatore bizantino; FERRANTE primo Signore di
Refrancore con investitura dell’imperatore Massimiliano I nel 1515;
LEONARDO, generale di re Filippo d'Angiò, conquistò in nome del re
la Romania e l'Epiro terre che tenne in suo comando, col titolo di
Despota, comprese le isole di Acaia, Carnania, Cefalonia (narra una
leggenda che furono anche i fondatori della città di Cefalonia), ed
altre, che restarono in possesso del casato fino al 1517 quando ne
vennero scacciati dalla conquista mussulmana attuata dal sultano
Selim I o Maometto II; ultimo despota fu CARLO che venne soccorso da
re Alfonso I d’Aragona con un esercito comandato da Giacomo
Ventimiglia, marchese di Gerace, il quale gli diede in moglie la
figlia Ramondetta Ventimiglia. Ritornarono nel Regno di Napoli, dopo
essersi rifugiati in Piemonte con CARLO e LEONARDO signori di
Refrancore, e reintegrati nello loro stato nobiliare di sangue regio
ed esentati dal pagamento dei diritti fiscali in Benevento.
GUGLIELMO, la cui storia è molto singolare, familiare e ciambellano
di re Ladislao d’Angiò Durazzo, dopo essere stato nominato
ambasciatore con l’arcivescovo di Brindisi e custode della futura
moglie del re, la principessa Maria di Cipro, venne imprigionato per
essere stato sospettato di tradimento contro il re, avendo
congiurato con i suoi nemici il Conte di Nola ed il principe di
Taranto e per ottenere la libertà dovette lasciare il Regno e
vendere tutti i suoi feudi compreso il principato di Montemiletto.
ALGIASIO o AGESILAO il quale con l'aiuto di Filippo Filangieri e
cinquecento vassalli della terra di Candida, riconquistò il feudo di
Montemiletto di cui era stato privato il padre Guglielmo, dato in
investitura feudale da re Ladislao d'Angiò Durazzo a Francesco
Caracciolo. FRANCESCO consigliere di re Alfonso I d’Aragona chiamato
“Spettabil homo”; FERDINANDO consigliere di stato ed
ambasciatore in Inghilterra per conto dell’imperatore Carlo V,
chiamato “nostro consanguineo”; CARLO di Tocco Paleologo
Comneno d’Angiò, principe di Montemiletto, duca di Sicignano, conte
di Montaperto, cavaliere del Toson d’Oro, decano del Consiglio
Collaterale del Regno di Napoli nel 1608; LEONARDO principe di Acaia
e di Etolia, maresciallo di campo in Lombardia nel 1640; FRANCESCO,
signore di Refrancore, capitano di fanti per il re del
Portogallo,morto nella battaglia di Lepanto; LEONARDO principe di
Acaia e Montemiletto, grande di Spagna di prima classe, consigliere
di Stato di Carlo VI, vicario del Principato Ulteriore per conto di
re Carlo III di Borbone, suo gentiluomo di camera, cavaliere del
prestigioso Ordine di San Gennaro, patrizio Veneto nel 1745. Nella
famiglia si estinse il casato Cantelmo Stuart, dei discendenti dai
re di Scozia, verso la metà del XVIII secolo.
FRANCESCO di
Tocco Cantelmo Stuart principe di Acaia e Montemiletto, duca di
Apice, conte di Montaperto, gentiluomo di camera , grande di Spagna
di prima classe, gran croce dell’Ordine di Leopoldo d’Austria,
cavaliere della Legion d’Onore decorato personalmente da Napoleone
Bonaparte sul campo di battaglia di Leipsich; con il figlio CARLO
duca di Popoli, gentiluomo di camera, cavaliere dell’Ordine
Gerosolimitano e gran croce dell’Ordine Costantiniano e di San
Gregorio Magno si estinse il ramo principale dei Tocco Cantelmo
Stuart avendo la figlia MADDALENA sposato Carlo Capece Galeota.
Mentre nel XXI secolo è fiorente in Tropea un ramo secondario dei
di Tocco, che ha avuto origine, nel XV secolo, con PIETRO figlio
di LEONARDO e di Francesca Aragona Marzano, rappresentato dai
discendenti del cavalier CESARE e NICOLA, ed in Catanzaro dai
discendenti del cavalier NICOLA viventi nei primi anni del XX
secolo.
Il casato
investito del titolo di Grande di Spagna, e di cavaliere del Toson
d'Oro.
Il ramo di Tropea
è iscritto nel Libro d’Oro della Nobiltà Italiana ed iscritto
nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma:
d’argento a tre
fasce d’azzurro;
alias
ramo di Tropea:
d’argento a quattro fasce increspate d’azzurro
I Palazzi dei
Tocco
Hanno lasciato
varie edificazioni nella città di Napoli, tra cui palazzo
Montemiletto al corso Vittorio Emanuele dove si conservava una
reliquia venerata come ”piede di Sant'Anna” ora custodita, insieme
con le ossa del primo protettore di Napoli Sant'Aspreno, nella
cappella Tocco situata nel Duomo di Napoli, dedicata al Santo
medesimo, altre case erano edificate nei pressi della chiesa di
Regina Coeli.
Ma il palazzo che più li rappresenta è quello
costruito nei pressi di largo di Tappia in via Toledo, che in
precedenza era chiamato Palazzo Tappia in quanto costruito nel 1566
per il nobiluomo Egidio Tappia, giudice della Vicaria; palazzo
rinnovato da FRANCESCO PAOLO principe di Montemiletto, su progetto
dell'architetto svizzero Stefano Gasse nel 1832, dell'architettura
originaria resta solo il magnifico portale con l'archivolto, i
piedritti scolpiti con foglie d'acero e lo stemma dei Tocco.
Palazzo Tocco. Foto Ciro La Rosa. Clicca sulle
immagini per ingrandirle |
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Alla
fine del XIX secolo il palazzo di proprietà dei Tocco Cantelmo
Stuart, per estinzione del casato, passò in successione ai Capece
Galeotta duchi della “Regina” (come documentato dalla lapide apposta
sulla destra dell’androne) il cui stemma fa bella mostra dal balcone
del primo piano. |
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Tocco delle Onde |
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Tocco di Tropea |
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TODARO
Titoli:
barone
della Galia
Dimora:
Trapani, Palermo
Famiglia siciliana
nota dal XVII secolo, originaria di Monte San Giuliano, insignita
del titolo di barone di Galia con l’ultimo investito BENEDETTO il 4
maggio 1779; AGOSTINO (1818-1892) nobile dei baroni di Galia,
senatore del Regno dal 1879, docente universitario, direttore
dell'Orto Botanico di Palermo dal 1856 al 1892, socio dell'Accademia
Pontiniana dal 1883, ordinario dell'Accademia di Scienze Naturali di
Palermo, commendatore dell'Ordine della Corona d'Italia, cavaliere
dell'Ordien dei SS. Maurizio e Lazzaro.
Il ramo primogenito si è estinto alla fine del XIX
secolo, il ramo cadetto discende da FELICE che fu riconosciuto nel
titolo di barone di Galia con D.M. del 1899.
Iscritta
nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma:
d’azzurro all’aquila coronata d’oro, tenente nel rostro un
ramoscello di olivo al naturale, sormontata da tre stelle d’oro in
fascia. |
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Sen. Agostino Todaro. A.S.
del Senato |
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TOMASI
Titoli:
signore
di Canetici
Dimora:
Sciacca
Famiglia che non ha
rapporti di parentela con i Tommasi o Tomasi di Lampedusa.
Il sacerdote
DOMENICO acquistò da Giovanni Cottù, barone di Nadore, 30 salme
della baronia su detta, delle quali ebbe investitura il fratello
ANTONINO il 24 settembre 1797, il quale acquistò il feudo di
Canetici, del quale ottenne investitura il 20 agosto 1809, ed occupò
la carica di capitano di giustizia in Sciacca dal 1812/13.
Iscritta
nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma:
d’azzurro
al leone d’oro sostenuto da un monte di tre cime di verde dalla
punta e sormontato da tre gigli d’oro divisi da un labello a quattro
pendenti di rosso. |
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TOMMASI
Titoli:
marchese
di Casalicchio (Napoli)
Dimora:
Napoli
FELICE PASQUALE TOMMASI (Calimera 1712-8 maggio
1787)apparteneva ad un’antica famiglia borghese di Calimera
(LE) di proprietari terrieri rimasta nella borghesia ed una
parte della quale, passata anch’essa a Napoli all’inizio del XIX
secolo, il casato ottenne notevole prestigio in campo giuridico,
politico e militare, specialmente con il Regno d’Italia. Egli fu
medico insigne e noto letterato locale, nel 1746 curò la
ristampa napoletana della quarta edizione, (già uscita in 6
volumi negli anni 1729 - 1738) del “Vocabolario” dell'Accademia
della Crusca, caratterizzò l’impresa, oltre che per le sue
correzioni, soprattutto per l’arricchimento lessicale che
apportò al Vocabolario, sempre in conformità ai canoni
dell’Accademia, ma con aperture più coraggiose verso
l’accoglienza del linguaggio tecnico-scientifico. Ognuno dei sei
volumi infatti presenta alla fine sotto il titolo di “Giunte di
vocaboli raccolti dalle opere degli autori approvati
dall’Accademia della Crusca” gli incrementi del Tommasi, che nel
1751 saranno ristampati in un unico volume, e che per la loro
accuratezza otterranno il riconoscimento dell’Accademia stessa,
che anche se generalmente non vedeva con favore operazioni non
ufficiali sul Vocabolario, non poteva non considerare, anche per
i futuri lavori di revisione, l’opera del Tommasi. Il figlio
DONATO (Napoli 15 novembre 1761 - ivi 19 marzo 1831), (sepolto
nella chiesa di San Paolo Maggiore dei Padri Teatini in Napoli,
cappella che aveva acquistato e dedicata al Beato Cardinale
Giuseppe Tomasi di Lampedusa); 1° Marchese di Casalicchio e
Sannereto dal 1810. Nel 1781 entrò a far parte della Massoneria
e degli ambienti illuministi napoletani, discepolo e amico di
Don Gaetano Filangieri dei Principi di Arianello, alla cui morte
pubblicò un "Elogio storico". Nel 1789 fu inviato a Palermo in
qualità di Avvocato Fiscale della “Regia Commenda della Magione”
e vi restò in carica quattro anni. Nel corso del 1792 fu
Avvocato Fiscale delle Poste ed in ottobre dello stesso anno
Avvocato Fiscale e Referendario della Giunta delle Censuazioni
dei fondi delle Università Demaniali siciliane. Nel dicembre
1792 fu Avvocato Fiscale dei Conti del Regio Patrimonio, ma ebbe
anche ad occuparsi di molte incombenze del Conservatore. Nel
giugno 1793 nominato uno dei Ministri della “Giunta delle
Censuazioni per i fondi Ecclesiastici del Regio Patronato” e
Commendario per i tre Valli. Dal 1800 al 1812 fu Conservatore
Generale della Reale Azienda e nel 1808 inviato in Spagna per
una delicata missione politica. Nel 1809 acquista il feudo
siciliano “Casalicchio” con investitura del 9 ottobre 1809, ne
diviene marchese con Regio Decreto del 6 dicembre 1810. Dal
marzo del 1812 alla fine del 1814 scomparve dalla scena politica
siciliana, senza però venir meno al dibattito politico di quegli
anni. Nel giugno del 1814 tornò a svolgere un ruolo di primo
piano nella direzione dello Stato, a partire dal momento in cui
ebbe fine il vicariato generale del principe Francesco insieme
con l'esaurirsi del predominio del partito filo-inglese, e re
Ferdinando riprese il potere diretto in Sicilia. Già alla fine
del 1813 aveva ricevuto l'incarico di esaminare le nuove
istituzioni introdotte nel Regno di Napoli dai francesi e di
"presentare le proprie conclusioni, in vista di una
riorganizzazione giuridica e amministrativa di quel regno".
Restaurata la dinastia borbonica a Napoli, fece parte, insieme
con Luigi de' Medici, del governo costituito il 4 giugno 1815,
in qualità di Ministro sia degli Affari Interni sia della
Giustizia e del Culto. Il 27 marzo1817 gli fu affidato il
Ministero della Cancelleria Generale. In seguito al moto del
luglio 1820, lasciò la capitale, nella quale rientrò dopo la
restaurazione del marzo dell'anno seguente, dal 1817 al 1826 fu
anche Presidente dell’Accademia Pontaniana di Napoli. Nel 1818
fu Custode onorario della “Colornia Aternina dei Velati” con il
nome di Alfesibeo Cario. Il 5 giugno 1822 fu nominato Ministro
degli Affari Ecclesiastici e nel 1830, nell'ambito del rimpasto
governativo seguito alla morte di Luigi de' Medici (il 25
gennaio di quell'anno), assunse la carica di Presidente del
Consiglio dei Ministri. Cavaliere del Toson d’Oro nel 1829 per
volere del Re di Spagna Ferdinando IV di Borbone, Cavaliere del
Sovrano Militare Ordine di Malta, Cavaliere dell’Insigne Real
Ordine di San Ferdinando e del Merito, Cavaliere dell’Insigne
Real Ordine di San Gennaro, Cavaliere del Real Ordine di Carlo
III, Cavaliere dell’Ordine Imperiale di Leopoldo e Gran Croce
del Real Ordine di Francesco I. Sposò in Palermo 27 febbraio
1813 Angela Vannucci dei Marchesi di Santa Maria dei Balchini,
dalla loro unione nacque FELICE (20 febbraio 1819- 19-I-1885),
anch’egli sepolto nella cappella di famiglia della chiesa di San
Paolo Maggiore in Napoli, 2° marchese di Casalicchio dal 1831,
titolo confermato con Regio Rescritto del Re delle Due Sicilie
del 5 giugno 1854; Cavaliere d’Onore e Devozione del Sovrano
Militare Ordine di Malta dal 10 febbraio1845, Cavaliere di Gran
Croce dell’Ordine Costantiniano di San Giorgio e dell’Ordine di
San Gregorio Magno; Deputato alla cura dell’Ospedale de’poveri
Sacerdoti, gestito dalla Reale Arciconfraternita di San Gennaro
durante il soggiorno in Napoli di Papa Pio IX nel 1850, membro
del Governo della Scuola Musicale di Napoli nel 1853,governatore
del Conservatorio dei SS. Gennaro e Clemente alla Duchesca,
maggiordomo di Settimana di Sua Maestà dal 1852, Gentiluomo
della Real Camera. Nel 1823 lascia, per disposizione pia,
un’eredità alla Congregazione dell’Oratorio di San Filippo Neri,
in Palermo, sposò in prime nozze la nobile Marianna Monforte ,
ed in seconde nozze donna Marianna di Somma dei Principi di
Colle e dei marchesi di Circello Il titoloni marchese di
Casalicchio passò, per il matrimonio della figlia ANGELA, con il
marchese di Civita Retenga, Salvatore Torre, in tale casato.
Altri personaggi illustri del casato: FERDINANDO (1824 -1903),
librettista d’opera, l’8 dicembre1855 andò in scena, al Teatro
San Carlo, la sua première di “Guido e Ginevra”; membro della
Scuola Musicale di Napoli, Cavaliere d'Onore e Devozione del
Sovrano Militare Ordine di Malta dal 3 febbraio1859, membro
d’Onore della Insigne Artistica Congregazione Pontificia de’
Virtuosi al Pantheon, sposò in prime nozze donna Maria Antonia
dei duchi de Vargas Machuca, ed in seconde nozze Giovanna d'Azzia,
nobile di Capua. DONATO (22 dicembre 1847 - Parigi 1906),
dottore in scienze; nel 1874 pubblica a Londra per l’Accademia
di Scienze Lettere ed Arti di Palermo “Azione dell’ammoniaca”;
nel 1875 comunica all’Accademia di Scienze di Parigi una sua
scoperta sul magnetismo. Compie ricerche intorno alla formazione
dell’idrato di ferro, pubblica “Ricerche chimico-fisiche sui
differenti stati allotropici dell’idrogeno”; pubblica per la
Reale Accademia di Scienze di Torino (1879) “Sull’equilibrio
termico nelle azioni chimiche”. Monsignor AGOSTINO (Napoli 12
agosto1769 - Aversa 9 novembre1821), il 2 aprile 1791, a
ventidue anni, consegue la laurea in Teologia presso il Collegio
dei Teologi dell’Università di Napoli. Il 16 marzo 1793 viene
ordinato sacerdote e già il 9 maggio 1809 si trova annoverato
tra i maestri partecipanti dello stesso Collegio, divenendone
decano nel 1817; preside dell’Associazione Sacerdotale "San
Michele", rettore della Chiesa dello Spirito Santo in Napoli e
abate di San Carlo, in Lecce. Il Re delle Due Sicilie lo nominò
Vescovo di Aversa a norma dell’art. 17 del recentissimo
Concordato del Regno con la Santa Sede, il 20 marzo 1818. Il 6
aprile dello stesso anno prese possesso per procura data al
Vicario Capitolare Angelo Maria de Fulgore. Fu consacrato in
Roma il 12 aprile dal Cardinale Bartolomeo Pacca, il 24 divenne
Assistente al Soglio Pontificio, il 7 giugno1818 fece ingresso
solenne in Aversa. Venne ucciso dalla mano armata di un nipote
del canonico Mormile, per fatti connessi alla reazione
anticarbonara del 1821.
Iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano
anno 1922.
N.d.A.: un vivo ringraziamento al dottor Riccardo Francalancia Vivanti Siebzehner per le utilissime notizie
reperite per la storia del casato.
Arma: d’azzurro al leone d’oro sostenuto
da un monte di tre cime di verde dalla punta e sormontato da tre
gigli d’oro divisi da un labello a quattro pendenti di rosso.
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TORALDO, TORALDO SERRA e
TORALDO
di Calimera
Titoli:
patrizio
di Tropea, marchese. Ramo secondario: col predicato di
Calimera
Dimora:
Tropea,
Napoli
Motto:
“Illaesus superest honor”
Di antichissima
stirpe, si ritiene di origine germanica discendente da LANDOLFO al
seguito dell’imperatore Federico II di Svevia. Il casato prese nome
dalla signoria di Toraldo, da loro posseduta, presso Sessa. Un ramo
passò anche a Napoli ed iscritto al Seggio di Nido, oggi estinto.
LUISE ebbe il possesso della cittadina di Polignano (Bari) nel 1480,
da cui il fratello GASPARE ne ebbe investitura di marchesato,
valoroso milite e umanista, il 22 novembre 1509; FRANCESCO, principe
di Massalubrense, capitano del popolo durante la rivolta di
Masaniello e vi perdette la vita. Un ramo passò in Tropea ed
ascritto al suo patriziato nel 1508; GASPARE barone di Badolato,
combatté valorosamente a Lepanto il 7 ottobre 1571 con un gran
numero di calabresi, partecipando alla vittoria della “Santa Lega”
sull’impero Ottomano; IGNAZIO combatté contro i francesi nel 1814 a
Borgoforte; CARLO deputato al Parlamento Napoletano nel 1848. Il
casato dichiarato ammissibile nella “Compagnia delle Regie Guardie
del Corpo” con deliberazione della Commissione dei Titoli di Nobiltà
in data 11 dicembre 1850. Il titolo di marchese venne rinnovato con
R. D. del 2 luglio, del 5 novembre 1911 e con RR. LL. PP. (Regie
Lettere Patenti) del 13 ottobre dello stesso anno; il ramo
secondario aggiunse il predicato di Calimera. ALFONSO GIUSEPPE
marchese, nobile di Tropea; FELICE marchese, nobile di Tropea;
TOMMASO nobile di Tropea col predicato di Calimera. Rappresentanti
attuali del casato nel XXI secolo: NICOLA MARIA Toraldo Serra (1936)
- aggiunse con i fratelli PIER RAFFAELE, CARLO FELICE e RAFFAELLA
MARIA il cognome materno Serra per Decreto del Presidente della
Repubblica del 26 aprile 1965 - , dottore in giurisprudenza e
scienze politiche, avvocato, professore, ufficiale di complemento
dell’Aeronautica Militare Italiana, cavaliere di “grazia e
devozione” del S. M. O. di Malta, croce al merito Melitense;
marchese ANTONIO (1920) dottore in giurisprudenza, “bachelier en
droit”, cavaliere di gran croce d’onore e devozione del S. M. O.
di Malta, commendatore di giustizia del S. M. O. Costantiniano di
San Giorgio, membro del Consiglio di Presidenza del Collegio
Araldico, della Commissione Araldica Napoletana, e della G.A.C.,
vice presidente e già presidente vicario e cancelliere del C.A.N.
del C.N.I., già membro del Magistrale Collegio dei Consultori
Araldici del S. M. O. di Malta, grande ufficiale dell’Ordine al
merito Melitense.
Iscritta nel Libro
d’Oro della Nobiltà Italiana, iscritta nell’Elenco Ufficiale
Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma:
d’oro al
monte alla tedesca di verde a cinque cime, carico di un leone
d’argento, sovraccaricato di un labello di rosso sulla spalla
sinistra – alias: partito 1° d’oro al monte alla tedesca di
verde a cinque cime, carico di un leone d’argento, sovraccaricato di
un labello di rosso sulla spalla sinistra, 2° sopra fusato d’argento
e di rosso col capo d’oro carico di un’aquila coronato di nero (Toraldo
Grimaldi di Tarsia) – alias: d’oro con lo scudetto di verde a
forma di foglia caricato di un leone d’argento attraversato da un
labello a tre pendenti di rosso |
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TORELLA
di Romagnano
Titoli:
barone,
nobile, col predicato di Romagnano
Dimora:
Napoli
CARLO con Regio
Assenso del 19 febbraio 1736 ottenne la convalida del feudo di
Romagnano; FRANCESCO ne fu l’ultimo intestatario nel Cedolario di
Principato Citra; con Decreto Presidenziale del 19 ottobre 1927 vene
riconosciuto alla famiglia il titolo di nobile con il predicato di
Romagano; con R. D. “motu proprio” del 15 dicembre 1927 venne
concesso ad ANDREA e ai suoi discendenti maschi primogeniti il
titolo di barone. ANDREA dottore in chirurgia, grande Ufficiale
dell’Ordine Mauriziano, dell’Ordine della Corona d’Italia, cavaliere
della Legion d’Onore; RAIMONDO, dottore in giurisprudenza, decorato
medaglia commemorativa 1a guerra mondiale, croce di
guerra; TITO LIVIO, capitano di cavalleria del Regio Esercito,
decorato medaglia commemorativa 1a guerra mondiale, croce
di guerra; ERACLIO procuratore generale della Corte di Cassazione
del Regno, grande ufficiale dello Stato, cavaliere di gran croce
della Corona d’Italia.
Iscritta
nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma:
d’azzurro
al toro d’argento passante sulla campagna di verde, accompagnata in
capo da tre stelle d’oro, ordinate in fascia. |
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TORNABENE
Titoli:
barone
della Tonnara di Fiume, di Noto e Caponero
Dimora:
Catania
Famiglia
stabilitasi in Sicilia dal XV secolo, si ritiene discenda dai
Tornabuoni di Firenze e portata in Sicilia da PIETRO che stabilitosi
in Catania ottenne cariche cittadine ed acquistò la baronia di
Castania;
TOMMASO, quale marito di Grazia
Paternò, possedette Castania insieme con metà della foresta di
Randazzo e con le saline di Nicosia, ne ottenne investitura il 7
luglio 1483 il figlio NICOLÒ; SILVESTRE, con privilegio dato il 26
maggio 1507 ottenne concessione del titolo di “regio cavaliere”;
BERNARDO senatore di Catania negli anni 1509/11, 1542/3, 1549/52;
ORAZIOe OTTAVIO con privilegio dato il 31 agosto 1591, ottennero
concessione del titolo di “regio cavaliere”; FRANCESCO capitano di
giustizia in Catania nell’anno 1622/33; FABRIZIO patrizio in detta
città negli anni 1629/34; FRANCESCO, barone della Mendola, senatore
di Catania negli anni 1693/6;GIOVAN BATTISTA capitano di giustizia
in detta città nel 1694/5; CESARE acatapano nobile di Catania
nell’anno 1695/6; BERNARDO, CARLO e GIOVAN BATTISTA annotati nella
mastra nobile di Catania, del 16 gennaio 1696, tra i “regi
cavalieri”; LUDOVICO, barone di Fiume di Noto, capitano di giustizia
in Catania nell’anno 1727/8 e nell’anno 1775/6 senatore in detta
città. Con decreto ministeriale del 12 settembre 1899 il titolo di
barone della tonnara di Fiume di Noto e Caponero venne riconosciuto
a FRANCESCO; in seguito
i titoli di barone
della Tonnara di Fiume, di Noto e Caponero furono riconosciuti al
casato dal matrimonio di MARIA GIUSEPPA con il nobile Raffaele
Zappalà con D. M. del 1911.
Iscritta nel Libro
d’Oro della Nobiltà Italiana, iscritta nell’Elenco Ufficiale
Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma:
d’oro al
leone sormontato da una piccola decussa scorciata, il tutto
d’azzurro. |
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TORNO ALDANA
Titoli:
nobile
Dimora:
Napoli
Casato di origine
fiorentina, GIUSEPPE Torno cavaliere dell’Ordine di Santo Stefano,
sposò nel 1664 Angelina Aldana e ne aggiunse il cognome. Il casato
possedette il feudo di Pietrapertosa in Basilicata nel 1594.
Famiglia dichiarata ammissibile nelle “Regie Guardie del Corpo di
Sua Maestà il re delle Due Sicilie” in persona di GIULIO (Napoli
1816-1895) e VINCENZO (Napoli 1818) i quali erano presenti nei ruoli
attivi della “Guardie a Cavallo” nel 1860; GIACOMO (Napoli
1822-1883) capitano del “1° Reggimento Dragoni” partecipò alla
difesa del Regno dall’invasione piemontese, sconfinò col reparto nel
novembre del 1860 nello Stato Pontificio dove furono sciolti.
Il casato
iscritto nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922
Arma:
partito: nel
primo d’azzurro alla colomba d’argento imbeccante una penna d’oro
accompagnata in punta da due fasce dentate d’argento (Torno); nel
secondo di rosso alla spada al naturale accompagnata da tre corone
d’oro una in capo e due nei fianchi (Aldana). |
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TORRE (1)
Titoli:
conte di
Caprara
Dimora:
Benevento
Con R. D. del 3
maggio 1874 venne concesso, al commendatore CARLO senatore del regno
d’Italia, di poter portare il titolo di conte di Caprara, e di
trasmetterlo ai discendenti maschi primogeniti.
Iscritta nel Libro
d’Oro della Nobiltà Italiana, iscritta nell’Elenco Ufficiale
Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma:
partito
1° d’azzurro alla torre d’argento finestra di nero, sormontata
da tre stelle d’oro in fascia, nel 2° d’oro al grifone di rosso
impugnante spada di nero in sbarra sormontata da tre d’azzurro in
fascia. |
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TORRE
(2)
Titoli:
marchese
di Civitaretenga, marchese di Casalicchio
Dimora:
Napoli
SALVATORE con Regio
Rescritto del 27 dicembre 1852 ottenne il titolo di marchese di
Civitaretenga per successione casa Grimaldi; titolo riconfermato con
Decreto Presidenziale del 5 luglio 1926 in persona di GIOACCHINO e
con R. D. del 30 giugno 1926 e RR. LL. PP. dello stesso anno
autorizzato ad assumere il titolo di marchese di Casalicchio quale
eredità materna di Angelina Tommasi.
Iscritta nel Libro
d’Oro della Nobiltà Italiana, iscritta nell’Elenco Ufficiale
Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma:
d’azzurro
ad una torre d’oro merlata alla guelfa di quattro pezzi, finestrata
di rosso, fondata sulla sommità di un monte di tre cime di verde,
accompagnata da una mezzaluna figurata accostata da due stelle il
tutto d’argento. |
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LA TORRE
Titoli:
principe
della Torre, barone di Tusa (Paria)
Dimora:
Sicilia
Famiglia di origine
francese dal cognome La Tour, passata prima in Milano e poi in
Sicilia,
GI0VANNI ottenne, nel 1400, concessione di una vigna in Castronovo e
forse egli stesso fu castellano della città di Girgenti nel 1422;
PARISIO capitano di giustizia in Caltagirone negli anni 1462/3 e
1468/9; BARTOLOMEO senatore in Catania negli anni 1506/7, 1511/2,
1522/3, 1526/7, 1535/6 e deputato del regno nel 1511; FRANCESCO
capitano di giustizia di Mazzara nell’anno 1534/5; FRANCESCO giurato
di Caltagirone nel 1627/8, capitano di giustizia negli anni dal 1631
al 1646; ANTONIO governatore del Monte di Pietà in Palermo nel
1637/8; CARLO, con privilegio dato il 22 febbraio 1644, ottenne
concessione del titolo di barone del Grano; ALESSANDRO senatore di
Catania nell’anno 1646/7, FRANCESCO de la Torre, con privilegio dato
il 19 agosto esecutorio il 22 dicembre 1664, ottenne concessione del
titolo di principe della terra e Torre di Sant’Agata; ORAZIO giudice
della Gran Corte del Regno negli anni 1647/57, avvocato fiscale del
tribunale del Real Patrimonio nel 1660, presidente del Concistoro
nel 1665, presidente della Gran Corte nel 1669, reggente il supremo
consiglio d’Italia in Madrid, luogotenente di maestro giustiziere
nel 1670, deputato del regno nel 1671, cavaliere dell’ordine di
Alcantara, governatore di Milano nell’anno 1671, maestro razionale
di cappa corta del Real Patrimonio, presidente del Concistoro nel
1673, e acquistò nell’anno 1669 la terra di Tusa; ALESSANDRO,
principe della Torre, maestro razionale di cappa corta del tribunale
del Real Patrimonio nell’anno 1689; ORAZIO deputato del regno nel
1790 e vescovo di Mazzara nel 1792; GIULIO, principe della Torre, fu
governatore del Monte di Pietà di Palermo nel 1785/6, senatore
nell’anno 1790/1; GIUSEPPE, cavaliere dell’ordine Costantiniano,
colonnello di fanteria, brigadiere e ispettore degli eserciti del
regno di Napoli e Sicilia, governatore della città di Siracusa, morì
nel 1799; ultimo investito dei
titoli di principe
della Torre GIULIO nell’ottobre del 1875, di barone di Tusa il 10
giugno 1812.
Iscritta
nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma:
d’azzurro alla torre d’argento sostenuta da due leoni d’oro
affrontanti, sormontata da tre gigli dello stesso colore in fascia,
col capo d’oro carico di un’aquila bicipite di nero, con le due
teste coronate. |
clicca sull'immagine per ingrandire |
DE
TORRES
Titoli:
duca,
marchese, patrizio d’Aquila
Dimora:
Napoli
Il casato è un ramo
della famiglia spagnola de Torres passato in Italia con don LUIGI
del Supremo Consiglio dell’imperatore Carlo V, arcivescovo di
Salerno, insieme ai nipoti LUIGI arcivescovo di Monreale, e don
HERNANDO cavaliere dell’Ordine di San Giacomo della Spada, il quale
inviato dal re Cattolico come ambasciatore presso la Santa Sede,
sposò Pantasilea ultima del casato dei Sanguini, stabilendosi in
Roma ed aggregato a quel patriziato. Ricevuta nell’Ordine di Malta
nel 1574; LUDOVICO mecenate di Torquato Tasso , nominato cardinale
nel 1606 da Sua Santità Paolo V; COSIMO anch’egli nominato cardinale
nel 1622. La famiglia insignita del marchesato di Pizzoli presso
l’Aquila il 4 ottobre 1623 ed aggregata al patriziato di detta
città; il titolo di marchese di Pizzoli passò in casa Dragonetti per
il matrimonio di LAURA, ultima discendente del ramo principale, con
il marchese Giulio Dragonetti; EGIDIO cavaliere gerosolimitano,
patrizio dell’Aquila e FRANCESCO duca e marchese viventi nella prima
metà del XX secolo.
Iscritta
nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma:
di rosso a
cinque torri d’oro ordinate in croce di sant’Andrea. |
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TORRIANO
o TURRIANO
di Santa Maria di
Spataro
Titoli:
barone
della Torre
Dimora:
Messina
Famiglia messinese
del XVIII secolo;
ORAZIO senatore in detta città negli anni 1752/59, 1775/6, console
nobile della Seta nel 1769/70 e, con lettere patrimoniali del 30
agosto 1765, ottenne di poter commutare il titolo di barone di Santa
Maria di Spataro in quello di barone della Torre e tramutare il
primo titolo in predicato familiare; LETTERIO annotato nella mastra
nobile di Messina del 1798-1807.
Iscritta
nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma:
d’azzurro
alla torre d’oro accostata da due leoni controrampanti e coronati,
sormontati da tre gigli ordinati in fascia sul capo dello stesso
colore. |
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TORTORICI
di Vignagrande
Titoli:
barone
di Vignagrande, barone di Rincione,
Dimora:
Pietraperzia
PIETRO
proconservatore di Pietraperzia nel 1802, tale carica tenne MICHELE,
già alfiere di fanteria della Milizia Urbana di Pietraperzia,
ottenne il feudo di Vignagrande il 21 marzo 1803, del quale il 22
settembre 1871 ne ottenne il titolo di barone. Con D.M. del 22
luglio 1871 MICHELE, commendatore dell’Ordine della Corona d’Italia,
ottenne il riconoscimento di barone di Vignagrande, con RR. LL. PP.
del 27 giugno 1897 venne autorizzato ad assumere il titolo di barone
di Rincione per successione della famiglia Giarrizzo. MICHELE,
nipote del precedente, ottenne i titoli su descritti con D. M. del 5
giugno 1911, già sindaco di Pietraperzia, consigliere e deputato
provinciale, presidente della “Congregazione di Carità”, primo
podestà del comune di Pietraperzia, vivente nella prima metà del XX
secolo.
Iscritta nel Libro
d’Oro della Nobiltà Italiana, iscritta nell’Elenco Ufficiale
Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma:
d’azzurro
a due tortore appollaiate su di un noce al naturale, su di una
campagna troncata: scaccata d’argento e di rosso su due file, sotto
alla fascia d’argento e di rosso. |
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TORTORICI
di
Villanova
Titoli:
barone di Villanova
Dimora:
Palermo
Non è un ramo della precedente famiglia; FRANCESCO
ottenne con D. M. del
4 marzo 1900 per
“maritali nomine” il titolo di barone di Villanova, derivante dalla
moglie Rosa Scudero il quale padre Giuseppe ne aveva ricevuto il
riconoscimento con D. M. del
9 febbraio 1879; GIUSEPPE autorizzato con RR. LL. PP. (Regie
Lettere Patenti) di Regio Assenso ad assumere e trasmettere il
titolo di barone di Villanova ai maschi primogenito.
Iscritta nel Libro d’Oro della Nobiltà Italiana,
iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma:
d’azzurro al pino sopra un terreno e sostenuto da un leone, con una
tortora volante in sbarra verso l’albero, il tutto al naturale,
sormontato da un sole d’oro. |
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TORTORICI
(3)
Titoli:
duca di San Nicolò, marchese di Montaperto, barone di Santa
Elisabetta, barone di Calamonaci, signore della Terra di Raffadali,
signore della terra di Santa Elisabetta.
Dimora:
Bisacquino, Palermo
È un ramo della precedente famiglia, GIUSEPPE
proconservatore di Bisacquino nel 1680; ANTONIO giurato di detto
comune 1798/9; GIOVANNI autorizzato con D. M. del
12 gennaio 1900 ad
assumere. “maritali nomine”, quale marito di Antonia
Montaperto i su nominati titoli.
Iscritta nel Libro d’Oro della Nobiltà Italiana,
iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma:
d’azzurro al pino sopra un terreno e sostenuto da un leone,
con una tortora volante in sbarra verso l’albero, il tutto al
naturale, sormontato da un sole d’oro. |
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TOSCANO
Titoli:
patrizio di
Cosenza
Dimora:
Cosenza
Il casato
iscritto fin dagli antichi tempi nel patriziato di Cosenza, con le
prime memorie dal 1326; VINCIGUERRA, di Cosenza, “familiare e
falconiere” del Duca di Calabria; PIETRO tra i feudatari di Cosenza
nel XVI secolo; PAOLO abate di Chiaravalle; GIOVAN MATTEO poeta del
XVI secolo; con diploma del
5 febbraio 1536 dell’imperatore Carlo V, registrato nell’Archivio
di Napoli nei “Privilegiorum” del Collaterale detti “Nuovi”
nel volume III pagina 38/41, venne nominato “cavaliere aurato”
(cavaliere dell’Ordine del Cingolo Militare) ad ALFONSO Tusco
Toscano è concesso l’uso dell’arma gentilizia descritta a margine,
accordando l’uso dell’aquila imperiale in capo; DAVIDE patrizio di
Cosenza nel XIX secolo. Il casato riconosciuto patrizio di Cosenza
con Decreto del Capo del Governo del
19 marzo 1934.
Iscritta nel
Libro d’Oro della Nobiltà Italiana, iscritta nell’Elenco Ufficiale
Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma:
d’argento
al leone di rosso, attraversata da una fascia del medesimo colore,
caricata di tre gigli d’oro, il leone mirante una stella dello
stesso nel cantone destro. |
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TOSTI
Titoli:
duca di Valminuta, conte palatino
Dimora:
Napoli, Roma
Motto:
“Virtute rutilat”
Famiglia riconosciuta di antica nobiltà nel 1734 da
re Carlo di Borbone; aggregata alla nobiltà di Gaeta nel 1736;
decorata del titolo di conte palatino; con R. D. del
9 maggio 1880 del
titolo di duca di Valminuta, i titoli riconosciuti con D. M. del 24
marzo 1911 e del 12 gennaio 1926. LUIGI, cavaliere d’onore e
devozione del S.M.O. di Malta, generale di cavalleria, gentiluomo di
Corte di S.M. la regina Margherita e di S.A.R. la duchessa d’Aosta;
GIOVANNI cavaliere d’onore e devozione del S.M.O. di Malta; ANTONIO
cavaliere d’onore e devozione del S.M.O. di Malta; FULCO cavaliere
d’onore e devozione del S.M.O. di Malta, senatore del Regno,
capitano di vascello della Regia Marina; MAURO ministro
plenipotenziario del Regno;
FRANCESCO cavaliere d’onore e devozione del S.M.O. di
Malta; GUIDO cavaliere d’onore e devozione del S.M.O. di Malta;
GABRIO cavaliere d’onore e devozione del S.M.O. di Malta; VANNI
cavaliere d’Onore e devozione del S.M.O. di Malta.
Iscritta nel Libro d’Oro della Nobiltà Italiana,
iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma:
d’azzurro al grifone d’oro linguato di rosso, accompagnato in punta
da una stella d’oro, con la banda d’oro attraversata da un’altra
banda del campo sovraccaricata da tre plinti (basamenti) d’argento. |
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TRABUCCO
Titoli:
signore
della Torretta di Marineo
Dimora:
Palermo
famiglia siciliana
nota dal XVI secolo,
GIUSEPPE giudice della Gran Corte del Regno negli anni 1604/5,
1608/9, 1620/2; SALVATORE acquistò il feudo Torretta di Marineo, di
cui ottenne investitura il 23 giugno 1773 e trasmise al figlio
GIUSEPPE, che ne fu investito il 26 ottobre 1787
del titolo di barone della Torretta di Marineo per se i i suoi
discendenti.
Iscritta
nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.
Palazzo
Trabucco
Il
palazzo venne edificato nel XVIII secolo in Napoli alla via San
Liborio su progetto dell'architetto Niccolò Tagliacozzi Canale.
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Cortile, scale |
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La facciata, particolare |
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particolare: rosa in pietra |
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Portale catalano, interno cortile |
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Abitazione privata |
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Palazzo Trabucco, Napoli. Foto Ciro La
Rosa. Clicca sulle immagini per ingrandire |
Arma:
d’azzurro
al monte di tre cime, uscente dalla punta, sulla sommità un bastone
posto in banda, sostenente un leone d’oro, accompagnato da tre
stelle dello stesso colore in fascia. |
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TRAMONTANA
di Girgenti
Titoli:
barone
di Mezzograno
Dimora:
Agrigento (Girgenti)
Famiglia siciliana
nota dal XVI secolo,
CESARE e FRANCESCO annotati nella mastra nobile del Mollica;
SALVATORE che, come marito di Giovanna Tancredi, per “maritali
nomine” barone del Mezzograno nella fine del secolo XVII; GIULIO
giurato di Castronovo nell’anno 1798/9; SALVATORE , barone del
Mezzograno per investitura del 21 giugno 1796, capitano di giustizia
in Castronovo nell’anno 1800/1; dottor GIUSEPPE proconservatore in
Naro nel 1804
ed insignito del titolo di barone di Mezzograno.
Iscritta
nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma:
d’azzurro
alla fascia d’oro, accompagnata in capo da una stella d’argento, da
tre monti d’oro di tre cime in punta. |
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TRAMONTANA
Titoli:
barone
Dimora:
Palermo
Motto:
Patria honor fides”
Famiglia siciliana che con decreto “motu proprio” del
re d’Italia Vittorio Emanuele III del 9 aprile e RR. LL. PP del
20 maggio 1928 ottenne il titolo di barone con successione del
primogenito.
Iscritta nel Libro d’Oro della Nobiltà Italiana,
iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma:
d’azzurro al palo d’oro accostato da due stelle dello stesso colore. |
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TRANFO
Titoli:
patrizio di Tropea; il ramo quinto titolato di principe di
Cosoleto
Dimora:
Tropea, Palmi, Napoli
Motto:
“ Sicut oliva in domo Domini”
Secondo alcuni storici il casato deriverebbe dalla
famiglia Transo. Si trasferì da Nicotera a Tropea nel 1533 ed
aggregata a quel patriziato sino all’abolizione dei sedili. Nel 1588
GIOVAN GIACOMO possedette Precacore, elevato a ducato il
26 settembre 1654
in persona di CARLO. La famiglia si divide in cinque rami. Il casato
venne decorato del titolo di principe di Cosoleto per successione
della famiglia Francoperta e tale titolo detenuto dal quinto ramo
della famiglia in persona dei discendenti di GAETANO. Ricevuta
nell’Ordine di Malta nel 1724 in persona di ANTONIO; dichiarata
ammissibile nella “Compagnia delle Regie Guardie del Corpo” nel 1850
in persona di ANTONIO, patrizio di Tropea, che poi in qualità di 2°
tenente del “Battaglione Tiragliatori della Guardia Reale” partecipò
alla difesa del Regno delle Due Sicilie dall’invasione piemontese
nella campagna del 1860/61 capitolando con l’armata il 14 febbraio
1861 in Gaeta.
Iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano
anno 1922.
Arma:
d’oro all’olivo al naturale sopra un monte di tre cime di verde
movente dalla punta. |
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TRANSO o
DI
TRANSO
Titoli:
marchese, patrizio napoletano
Dimora:
Napoli
Famiglia di antica origine detta “di rango”
(quando non sono certi i primi dati del casato e risalgono quasi
sempre al X secolo), le prime memorie certe si hanno nella città di
Gaeta ai tempi del regno angioino. Molti cavalieri appartenenti alla
famiglia vennero uccisi nella difesa di Gaeta contro le truppe di
Carlo VIII di Francia. BUONOMOLO, scampato alla strage, si trasferì
in Sessa da dove perpetuò la famiglia. Il casato venne poi
reintegrato nella nobiltà di Gaeta ed inserita nella nobiltà di
Napoli al Seggio di Montagna. Ricevuta nell’Ordine di Malta dal
1502, e decorata del titolo di marchese per successione di casa
Gattola, titolo concesso da re Carlo di Borbone il
5 agosto 1741 a Riccardo Maria Gattola e passato alla figlia Maria
Giuseppe e per “maritali nomine” al coniuge PIETRO Transo.
Iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano
anno 1922.
Arma:
d’oro al leone di verde linguato di rosso. |
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TRAPANI
Titoli:
marchese della Petina, marchese di Montepagano, nobile dei
marchesi della Petina
Dimora:
Napoli, Reggio Calabria
Famiglia originaria di Mazzara e trasferitasi in
Reggio Calabria. FILIPPO MARIA il29 aprile 1719 decorato
dall’imperatore Carlo VI del titolo di marchese di Petina, titolo
che venne infisso su di un altro territorio denominato anch’esso
Petina in Abruzzo. Con Real Rescritto del
13 marzo 1856 il titolo venne riconosciuto a PASQUALE, discendente di
Filippo, il quale per il matrimonio con Maddalena di Gaeta, acquisì
anche il titolo di marchese di Montepagano con Real Rescritto del
20 maggio 1841.
Iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare italiano
anno 1922.
Arma:
d’azzurro al castello d’argento di tre pezzi alla ghibellina
e sinistrato da un porco marino d’argento. |
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TRASMONDI
Titoli:
marchese di Introdacqua
Dimora:
Sulmona
Di antica origine, decorata del titolo di marchese d’Introdacqua
in persona di NICOLA ANTONIO da re Carlo II nel 1700, riconosciuto con R.
Rescritto del Regno delle Due Sicilie il 24 aprile 1839; EMANUELE
marchese di Introdacqua nel XIX secolo, ultimo iscritto FRANCESCO
MARIA nella prima metà del XX secolo. Un ramo si trasferì in Roma ed
ottenne da papa Gregorio XVI il titolo di barone.
Iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano
anno 1922.
Arma:
troncato da uno scaglione d’argento; 1° d’oro a due colombe al
naturale affrontate, 2° di rosso alla mezza luna d’oro. |
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TRAVALI
Titoli:
nobile
Dimora:
Palermo
La nobiltà del casato venne provata il
10 dicembre 1834 dalla Commissione per i Titoli di Nobiltà del
Regno delle Due Sicilie; GIUSEPPE con “biglietto reale” del
14 maggio
1813 venne nominato capitano d’ordine della Camera dei Comuni;
BENEDETTO segretario particolare di Ruggiero Settimo nel 1848 ed
incaricato del protocollo del Consiglio dei Ministri e nel 1860 fu
capo di gabinetto del Consiglio dei Ministri del Governo
dittatoriale di Garibaldi, nel 1862 direttore generale del Tesoro in
Sicilia; GIUSEPPE, dottore in legge, soprintendente del Regio
Archivio di Stato di Palermo, membro e segretario della Commissione
Araldica siciliana, vice-segretario della Regia Accademia delle
Scienze, lettere e belle arti di Palermo, ufficiale dell’Ordine dei
SS. Maurizio e Lazzaro, grande ufficiale della Corona d’Italia,
ufficiale dell’Accademia di Francia.
Iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano
anno 1922.
Arma:
d’azzurro all’albero sradicato al naturale sostenuto da un leone
d’oro con la testa rivolta. |
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TRAVERSA
Titolo:
nobile
Dimora:
Sicilia, Puglia
Dalla ricerche
compiute presso l’Ufficio Araldico dell’Istituto Genealogico
Italiano, risulta che la casata Traversa ha lasciato antichissime
memorie in Sicilia sin dal XIV secolo. Di questa nobile famiglia
notiamo GALVANO che ottenne dal re Ludovico concessione del feudo di
Gasba; NICOLO’ possedette sotto il re Federico il Semplice, le terre
chiamate Finocchiara; un maestro BARTOLOMEO di Agrigento, che sotto
lo stesso re possedette le terre chiamate Burgu, Calicabilia,
Delisive, Diludeli, Gibilcari ed altre. ORLANDO possedette i feudi
di Misilini e Tinogni. ANTONIO, di Messina, maestro notaro della
tesoreria del regno nel 1398. NICOLO’ patrizio di Catania negli anni
1414/15, 1420/21; ANTONIO, senatore in detta città nella prima metà
del XV secolo. Furono senatori anche GUGLIELMO, MAZZIOTTA, FRANCESCO
e CRISTOFORO. ORLANDO ebbe il feudo di Rigilifi da lui venduto nel
1505. Un ramo risulta presente anche in Ragusa, dove nel 1453
ANTONIO ottenne l’investitura del feudo di Benistiti, col titolo di
Barone. Il casato fiorì a Licata, dove hanno posseduto le baronie di
Realmulini e Randoli. Un ramo in epoca imprecisata passò nelle
Puglie dove godette nobiltà in Bitonto. Tale tesi è suffragata
dall’apparizione della Casata Traversa nelle cronache pugliesi, in
epoca relativamente recente. NICOLA ANTONIO figura quale notaio in
Bari, nella prima metà del XVII secolo. MICHELE arciprete del Duomo
di Bari nel XVIII secolo. FRANCESCO GAETANO (Bitonto 1786 – Gaeta
1861), tenente generale dell’Esercito delle Due Sicilie, di GIOVAN
BATTISTA e di Cherubina Damiani (nota storica di Ciro La Rosa): “Splendida
figura di ufficiale superiore devoto alla Nazione Napoletana fedele
al giuramento prestato, modesto e riservato, entrò diciottenne nel
Collegio Militare della Nunziatella, partecipò a tutte le campagne
militari al fianco di re Gioacchino Murat. Al rientro dei Borbone
venne riconfermato nel grado di capitano, venne apprezzato per le
sue virtù militari ed ebbe numerosi incarichi militari, re Francesco
II lo promosse maresciallo di campo il 19 aprile 1860 e comandante
in seconda della piazza di Gaeta, promosso in seguito tenente
generale l’8 ottobre dello stesso anno; durante l’assedio di Gaeta,
da parte delle truppe savoiarde, fu presente dove più infuriava la
battaglia, morì per lo scoppio di un deposito di munizioni il 5
febbraio 1861, il suo corpo martoriato riposa ancor oggi nel Duomo
di Gaeta in compagnia dei suoi colleghi morti durante l’assedio”.
N.d.A.:
notizie storico-araldiche sulla Casata Traversa tratte dell'Istituto
Genealogico Italiano Ufficio Araldico Palazzo Gondi - Firenze pagg.
IX-X, fornite alla dott.ssa Pina Catino dal dr. Andrea Traversa,
che si ringraziamo.
Arma:
di rosso alla sbarra d’oro accompagnata da tre stelle d’argento,
poste due nel capo ed una in punta. |
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TRESCA e
TRESCA CARDUCCI
Titoli: nobile, il ramo Tresca Carducci: principe di
Valenzano, duca di Ostuni, patrizio di Bari
Dimora:
Lecce, Bari, Napoli
Famiglia feudataria stabilitasi con i normanni nella
città di Giovinazzo diramandosi nel XV secolo in Bari; un ramo si
stabilì nel XVI secolo in Lecce per il matrimonio di FABRIZIO,
nativo di Bari, con Andronica Castriota Scanderberg in Lecce. Il
casato ricevuto nell’Ordine di Malta dal 1702 ed iscritto nel
Registro delle Piazze Chiuse. FRANCESCO, VINCENZO e BERNARDINO
iscritti nel Priorato di Barletta nel 1801. FRANCESCO nobile nella
prima metà del XX secolo. Un ramo del casato aggiunse il cognome
Carducci per parentela contratta in Bari, iscritta nell’Ordine di
Malta dal 1587, ed iscritta nel Registro delle Piazze Chiuse,
DOMENICO Tresca Carducci per il matrimonio con Maria Carmela
Zavaglios, unica figlia del principe Francesco, ereditò i seguenti
titoli: principe di Valenzano, duca di Ostuni, patrizio di Bari;
GIOVANNI Tresca Carducci, combattente della I guerra mondiale,
decorato croce di guerra, e del distintivo d’onore feriti in guerra
Iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano
anno 1922; Il ramo Tresca Carducci iscritto nel Libro d’Oro della
Nobiltà Italiana.
Arma:
d’azzurro alla fascia d’oro accompagnata in capo da tre rose
d’argento ordinate in fascia, in punta di tre bande d’oro. |
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Sen. Domenico Trigona di Sant'Elia. Archivio Storico
del Senato della Repubblica |
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TRIMARCHI
Titoli:
barone di Villa Marchese
Dimora:
Messina
Famiglia stabilitasi in Messina nel XVI secolo,
discendente da POLIDORO seguace di re Alfonso d’Aragona e milite
nella conquista del Regno di Napoli; GIORGIO famoso capitano di
ventura nelle milizie di Francesco Sforza; suoi discendenti : LUIGI
segretario e consultore di re Giovanni d’Aragona; GIUSEPPE che
nell’impresa contro i saraceni nell’isola di Gerbi si distinse come
valoroso combattente ed armò una propria galeotta (nave da
battaglia); GIUSEPPE consigliere del concistoro nel 1775 e giudice
della Gran Corte in Palermo nel 1784. Il casato possedette la
baronia di Banderia e Villa Marchese, nel 1592 inserita nell’Ordine
di Malta; MATTEO il
5 ottobre 1791 investito del titolo di barone di Villa Marchese.
Iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano
anno 1922.
Arma:
d’azzurro alla sbarra d’oro accompagnata da tre martelli d’oro
disposti due a uno. |
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TRIOLO
Titoli:
barone di Radilbesi
Dimora:
Alcamo
Famiglia siciliana, si crede originaria di Venezia,
passata in Napoli e poi in Sicilia nel secolo XVI con GIAN ANDREA,
capitano d’arme dell’imperatore Carlo V, stabilendosi in Piazza
Armerina, e i discendenti in Alcamo; FRANCESCO capitano e
giustiziere di Alcamo nel 1626; GIUSEPPE stessa carica nel 1663;
FRANCESCO governatore di Alcamo nel 1688; GIUSEPPE cavaliere di “giustizia”
dell’Ordine Costantiniano di San Giorgio nel 1799. Il casato
possedette il feudo di Geraci, le baronie di Sant’Anna e di
Ribaldesi. GIOVANNI barone di Ribaldesi con investitura del
6 giugno 1762.
Iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano
anno 1922.
Arma:
d’azzurro alla fascia accompagnata da tre bisanti posti due a uno il
tutto d’oro. |
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TUCCARI
Titoli:
barone
di San Carlo, nobile dei baroni
Dimora:
Castiglione di Sicilia, Roma
Si ritiene
originaria di Lucca passata in Messina nel 1286 con POMPEO, da qui
in Castiglione territorio di Catania. Il casato venne ricordato tra
le famiglie che andarono ad accogliere imperatore Carlo III di
Spagna nell’indice delle famiglie nobili esistenti nell’Archivio
Provinciale di Messina; ascritta nella Mastra Nobile di Messina e
nel 1622 in persona di GIOVANNI, senatore, che trapiantò il suo ramo
da Messina in Castiglione di Sicilia; GIOVANNI fissò la sua dimora
in Castiglione, sposò nel 1809 Barbara Calì Sardo di San Carlo e per
estinzione della famiglia ne ereditò il titolo di barone di San
Carlo, riconosciuto poi ad ATTILIO con RR. LL. PP (Regie Lettere
Patenti) del 16 novembre 1924; titolo riconosciuto con D. P. del 7
ottobre 1930 e conseguentemente con D.M. del 17 maggio 1928 in
persona di GIOVANNI ed ENRICO.
Iscritta nel Libro
d’Oro della Nobiltà Italiana, iscritta nell’Elenco Ufficiale
Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma:
d’azzurro allo scaglione d’argento accompagnato in capo da una
cometa ondeggiante in banda e in punta da una ruota di otto raggi,
il tutto d’oro. |
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TUFARELLI
Titoli:
conte
Dimora:
Napoli,
Calabria
Originaria della
Calabria, passata in Napoli nel XVII secolo, ed imparentata con le
più nobili famiglie. Decorata da Sua Santità papa Leone XIII del
titolo di conte in data 20 dicembre 1881, e riconosciuto dal Regno
d’Italia con R. D. del 9 agosto 1926 e RR. LL. PP. (Regie Lettere
Patenti) del 13 gennaio 1927. FRANCESCO conte nella prima metà del
XX secolo; CARMELO, magistrato, decorato croce di guerra del
1915/18; GIULIO maggiore d’artiglieria, decorato medaglia di bronzo
al valor militare guerra 1915/18; GIORGIO invalido di guerra e
decorato croce di guerra 1915/18.
Iscritta nel Libro
d’Oro della Nobiltà Italiana, iscritta nell’Elenco Ufficiale
Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma:
d’azzurro
al braccio destro vestito di verde movente dal lato sinistro dello
scudo, tenente con la mano di carnagione tre rose di rosso gambute e
fogliate di verde, sormontate da tre stelle d’oro. |
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DEL TUFO
di Pieschici e
di Torre Loggia
Titoli:
principe, principe d’Ischitella, principe di Migliano, duca di
Roccamandolfi, marchese di Matino, marchese di San Marco, marchese
di Collelungo, marchese di Trevico;
ramo secondario:
patrizio di Aversa,
marchese di Chiuppeto
Dimora:
Napoli,
Aversa
Antica famiglia di
Aversa, di origine normanna, probabilmente prese il cognome dalla
signoria di Tufo posseduta dal 1119. Ricevuta nell’Ordine di Malta
dal 1512, iscritta al Registro dei Cavalieri di giustizia; passata
in Napoli fu una delle famiglie fondatrici del “Monte delle 20
famiglie”, decorata del titolo di marchese di Matino con Real
Diploma del 31 agosto 1644.
FRANCESCO alfiere
del “15° Battaglione Cacciatori” ha partecipato alla campagna del
1860/61 per la difesa del Regno delle Due Sicilie dall’invasione
piemontese.
Per il matrimonio
di GIOVANNI, marchese di Matino, con la nobile Caterina Pignatelli,
passarono nella famiglia i seguenti titoli: duca di Roccamandolfi,
marchese di san Marco, marchese di Collelungo; ASCANIO ultimo
intestatario del feudo di Matino nel Cedolario di Terra d’Otranto.
Per il matrimonio di CESARE con donna Antonia Pinto y Mendoza, unica
figlia del principe di Ischitella, i seguenti titoli passarono nella
famiglia del Tufo: principe d’Ischitella, principe sul cognome,
principe di Migliano, marchese di Trevico. Tutti i titoli su
indicati vennero riconosciuti ad ASCANIO, figlio dei predetti, con
RR. LL.PP. (Regie Lettere Patenti) del 16 maggio e D. M. del 19
giugno 1898. Iscritta nel Libro d’Oro della Nobiltà Italiana,
iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.
L’altro ramo
patrizio di Aversa, decorato del marchesato di Chiuppeto, iscritta
nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma:
di nero
alla punta d’argento carica di uno scaglione del campo e sormontata
da un lambello di tre pendenti d’oro. |
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TUMSCITZ
Titoli:
barone di
Poggio d’Ipso
Dimora:
Augusta
Famiglia di
origine germanica, di cui si hanno notizie in Augusta fin dal XVI
secolo; Ferdinando IV di Borbone, re di Napoli e Sicilia, nel 1766,
con Regio Rescritto del 14 maggio, creò il casato barone di Poggio
d’Ipso, titolo riconfermato dal Regno d’Italia con D.M. del 18
settembre 1901 in persona di TOMMASO (1850). Figli:LUIGI (1876),
ERMENEGILDO (1877), LUCIANO (1882), SALVATORE (1887), di Ermenegildo
TOMMASO (1906) di Luciano GIOVANNI (1904), fratello EUSTACHIO,
NAPOLEONE, di Napoleone FRANCESCO.
Il casato è
iscritto nel Libro d’Oro della Nobiltà Italiana e nell’Elenco
Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma:
d’azzurro
a tre gigli d’oro. |
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TUPPUTI
e TUPPUTI SCHINOSA
Titoli:
marchese
Dimora:
Bisceglie, Napoli
Famiglia di origine
lombarda, passata a Napoli ed in Andria trasferendosi poi in
Bisceglie; decorata del titolo di marchese dal 1579 con concessione
di re Filippo II in persona di Don TOMMASO, riconosciuta in tale
titolo dalla Real Camera di Santa Chiara nel 1785 e con Regio
Rescritto dell’11 aprile 1840. Illustre personaggio di questa
famiglia fu il generale OTTAVIO (1789 – 1865), ufficiale del Regno
di Napoli di Gioacchino Murat, combatté con le truppe napoleoniche
in Spagna e Russia, presente alla battaglia di Jena ed in tutte le
campagne che terminarono con la pace di Tilsitt. Compì numerosi atti
di valore, elogiato personalmente da Napoleone a re Murat, riportò
otto ferite in guerra, alla battaglia di Vilna venne decorato della
Legion d’Onore (la più alta onorificenza francese), decorato per il
suo alto valore della croce di Cavaliere dell’Ordine Militare di
Spagna, di cavaliere di San Stanislao in Polonia, continuò la
carriera con i Borbone del Regno delle Due Sicilie, coinvolto nei
moti costituzionali del 1820 venne condannato a morte e poi
graziato, nel 1860 all’arrivo dei piemontesi nominato comandate
generale della Guardia Nazionale di Napoli, senatore del Regno
d’Italia nel 1861, a lui è dedicata una strada nel quartiere di
Forcella in Napoli. GIUSEPPE adottato dallo zio materno Giuseppe
Schinosa, aggiunse al proprio il cognome Schinosa, dando origine ad
un altro ramo della famiglia alla fine del XIX secolo.
Iscritta
nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma:
d’azzurro
al leone al naturale coronato d’oro, tenente tra le branche un ramo
di alloro di verde, attraversato da una fascia di rosso convessa,
orlata d’oro caricata da una stella dello stesso posta tra due
mezzelune d’argento affrontate. |
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DE
TURRIS
Titoli:
nobile
Dimora:
Napoli
Originaria di
Massalubrense, detta anticamente de Turri; NICOLÒ consigliere di re
Roberto; il casato possedette i feudi in Abruzzo, ammesso
nell’Ordine Costantiniano di San Giorgio, il 15 gennaio 1834 venne
dichiarata ammissibile nelle Regie Guardie del Corpo dalla Regia
Commissione dei Titoli di Nobiltà.
Iscritta
nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma:
d’azzurro
alla torre di nero sulla campagna al naturale, con una mano di
carnagione uscente dalla destra della torre impugnante una spada
d’argento, tenuta in palo. |
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TURRISI
Titoli:
ramo principale
barone di Gorgo e di Buonvicino; ramo secondario: signore di
San Giorgio Ogliastro
Dimora:
Palermo,
Castel buono
Famiglia siciliana.
MARIO il 29 dicembre 1803 ottenne il titolo di barone di Gorgo o
Gorgio e di Buonvicino;
con il quale titolo troviamo iscritto nell’elenco Ufficiale
definitivo delle Famiglie Nobili e Titolate della Regione Siciliana.
NICOLÒ (1817-1889) barone, deputato e
senatore del regno dal 1865, sindaco di Palermo negli anni 1881/2,
1886/7, presidente Commissione per il Commercio di Palermo nel 1867,
fondatore della Società d'Igiene di Palermo, socio dell'Accademia
dei Georgofili dal 1858, Gran Cordone dell'Ordine della Corona
d'Italia;
MAURO (1856-1912) barone, deputato e senatore del Regno dal 1908.
Un altro ramo
investito del titolo di signore di San Giorgio Ogliastro in persona
di VINCENZO il 14 ottobre 1805, e di signore di Palmintieri il 10
dicembre 1812.
Iscritta
nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922
Arma:
d’azzurro alla torre quadrata d’oro di due palchi, fondata sopra un
ristretto di terra al naturale, sostenuta da due leoni d’oro
linguati di rosso, affrontanti, accompagnata in capo da tre stelle
d’argento. |
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Sen. Nicolò Turrisi.
A.S.
del Senato |
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Sen. Mauro Turrisi. A.S.
del Senato |
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TURRISI GRIFEO
Titoli:
per successione casa Grifeo principe di Partanna, duca
di Cimmina, duca di Floridia;
per successione
casa Gravina:
principe di Palagonia, principe di Lercara, duca di
Alcara, marchese di Francoforte, marchese di Antella, marchese di
Bifora, marchese di Delia, barone di Calatabiano, barone di
Sanfratello, barone di Fiumefreddo, di San Basile e Laura, barone di
Stallaini, signore della Cadera e di Misilini
Dimora:
Palermo,
Castelbuono
Ramo della famiglia
precedente, succeduto ai titoli delle famiglie Grifeo e Gravina,
riconosciuti con D.M. del 1902 in persona di MAURO; e di seguito a
GIUSEPPE capitano dei bersaglieri, decorato di medaglia di bronzo al
valor militare guerra 1915/18 vivente nella prima metà del XX
secolo.
Iscritta nel Libro
d’oro della Nobiltà Italiana, iscritta nell’Elenco Ufficiale
Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma:
partito:
1° d’azzurro alla torre quadrata d’oro di due palchi, fondata sopra
un ristretto di terra al naturale, sostenuta da due leoni d’oro linguati di rosso, affrontanti, accompagnata in capo da tre stelle
d’argento (Turrisi) 2° d’oro troncato: sopra il grifone di nero
passante, sotto tre bande d’azzurro (Grifeo). |
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TUTTAVILLA
Titoli:
duca di Calabritto, duca di San Germano, principe di Conca di
Mignano.
Dimora:
Napoli
Famiglia di
origine francese, detta Estonville dalla Signoria in loro
possesso, dalla Francia passò in Inghilterra e poi in Roma al
seguito ad un cardinale di casa Borbone zio di GUGLIELMO
Tuttavilla.
Trasferitasi
nel Regno di Napoli al tempo di re Alfonso I d'Aragona, ed
iscritta nel Seggio di Porto.
Duchi di
Calabritto, titolo concesso a ORAZIO con Real Privilegio del
12 febbraio 1630, venduto poi il feudo ai Mirelli, ma ritenuto il
titolo come da riconoscimento del Real Rescritto del
26 gennaio
1845 in persona di LUIGI con il titolo di duca di San Germano;
duchi di Mignano con intestazione nel Real Cedolario del 10
giugno 1797 in persona di VINCENZO,per successione di sua madre
Petronilla di Ligneville; suo successore FRANCESCO (1775) da cui
LUIGI (1818-1886) il quale rifiutò il titolo di duca di Mignano
che passò alla sorella TERESA, con Regio Decreto del
20 settembre 1845, e per successione materna passò al figlio
Mariano Nunziante.
Feudatario di
San Germano, Montemilone, Spenazzola, Minervino in Bari, ultimo
intestatario nel Cedolario fu il predetto VINCENZO in data 6
settembre 1792: Principe di Conca di Mignano con anzianità dal
1722 per successione di casa de Capua; conte di Sarno, signore
di Frascati, Memi, Genzano tutoli lasciati ai figli da GUGLIEMO
che venne creato cardinale dal pontefice Eugenio IV, alla morte
della moglie.
Il casato
ricevuto per giustizia nell'Ordine di Malta, nel 1778 con
ANTONIO (Gran Magistero di Roma 85, Priorato di Napoli)Cavaliere
dell'Ordine di San Michele in Francia, dell'insigne Ordine di
San Gennaro nell'anno 1787. GIROLAMO Capitano Generale di Carlo
V in Catalogna, morì in combattimento in Tunisi; GUGLIELMO
vescovo di Sarno nel 1540, cardinale ed edificò la chiesa di
Sant'Agostino in Roma: FRANCESCO tenente generale di cavalleria,
viceré e maestro di campo in Galizia ed in Sardegna, sposò una
principessa di casa Borbone, e per questa ragione usano
nell'arma i tre gigli d'oro con la sbarra o bastone poiché il
quarto reale è femminile.
VINCENZO
conte di Sarno, duca di Calabritto, maresciallo di campo nel
1690; FRANCESCO conte di Sarno, maggiordomo di camera con
esercizio, plenipotenziario presso il re di Polonia nel 1764;
VINCENZO, conte di Sarno, duca di Calabritto, cavaliere
dell'Ordine di San Gennaro, gentiluomo di camera con esercizio
nel 1787. Vivente nella prima metà del XX secolo LUIGI (1897).
Il casato
iscritto nel Libro d'Oro delle famiglie Nobili del Napoletano,
iscritto nell'Elenco ufficiale nobiliare italiano anno 1922.
Arma:
inquartato: nel primo e quarto fasciato d'argento e di rosso di
otto pezzi, al leone di nero coronato d'oro attraversante; nel
secondo e terzo d'argento a tre fasce di rosso, sul tutto
d'azzurro a 3 gigli d'oro al bastone nodoso di rosso posto in
banda. |
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