Le pagine della cultura

 

 

I casati del Sud

di Ciro La Rosa

La Rosa

A-AM AN-AZ

 B-BI BL-BU

 C-CA  CE-CO  CR-CU

 D  

 E  

 F-FE  FI-FU

 G-GA GE-GI  GO-GU

H-I-J

 L-LE LI-LU

 M-MA  ME-MI  MO-MU

 N 

 O

 P-PA  PE-PI  PL-PU

 Q

R-RI  RO-RU

S-SA  SC-SI  SL-SY

T-TE  TI-TU

 U

 V-VE  VI-VU  W-X-Y-Z

TI-TU

TINTI di Cagli

Titoli: nobile di Cagli

Dimora: Benevnto

Famiglia originaria di Offida in provincia di Ascoli Piceno, il cui primo cognome era Tenti trasformato poi in Tinti.

BERNARDINO che aveva casa presso il monte San Geronzio nel 1221 (da strumento presso l'archivio di San Francesco); BRUSCOLO custode del Castell di Castiglion San Bartolo nel comune di Cagli nel 1288; PALMIERO nel 1304 capitano di Castell'Onesto; NICOLA iscritto nella nobiltà di Cagli l'11 dicembre 1785; LUIGI avvocato e presidente del Tribunale dello Stato Pontificio in Ascoli Piceno; nel 1849 non aderì alla repubblica restando fedele al Pontificato, papa Pio IX per la sua fedeltà lo nominò nel luglio del 1850 cavaliere di San Silvestro.

Il casato riconosciuto di antica nobiltà con Decreto Ministeriale del 1906; il casato rappresentato nella prima metà del XX secolo da LUIGI (1874), ODOARDO (1877) dottore in giurisprudenza, cavaliere della Corona d'Italia, segretario del Comune di Benevento; di Odoardo: GABRIELE (1910), GIOVANNI (1913), CESARE (1917).

Iscritto nell'Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.

Arma: d'argento alla testa di moro al naturale alla fascia del campo.

TIRELLI

Titoli: patrizio di Cosenza

Dimora: Napoli, Cosenza

Famiglia già nota dal XIV secolo; iscritta da antico tempo al patriziato di Cosenza, il casato ottenne la “regia familiarità” dalla regina Giovanna II d’Angiò Durazzo; GIACOMO capitano d’arme di Carlo Durazzo; LUDOVICO consigliere di Alfonso I d’Aragona; LORENZO capitano di cavalli all’assedio di Casale, distintosi nella campagna delle Fiandre.

Iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.

Arma: troncato d’azzurro e d’argento alla fascia arcuata in divisa d’oro.

TIXON

Titoli: nobile

Dimora: Napoli

Originaria della Spagna, venuta nel Napoletano con DIEGO e PEDRO alcaldi (sindaci) dei nobili della città di Malaga nel 1630; riconosciuta di “nobiltà generosa” dalla Commissione dei Titoli di Nobiltà in persona di LEONARDO nel 1855; LEONARDO tenente generale del Regio Esercito Italiano nel XIX secolo; il figlio LEONARDO, dottore in giurisprudenza, decorato al valor militare con la croce di guerra per il 1° conflitto mondiale vivente nella prima metà del XX secolo.

Iscritta nel Libro d’Oro della Nobiltà Italiana, iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.

Arma: inquartato: 1° di verde al guerriero a cavallo con la lancia in destro al naturale; 2° d’azzurro a cinque lettere G d’oro in decusse, racchiudente la sigla I.N.E.O.S.; 3° d’azzurro a cinque gigli d’oro ordinati in decusse; 4° di rosso alla sbarra d’oro ingollata da due teste di coccodrillo d’argento; nel capo 1° d’oro all’aquila coronata di nero; 2° di rosso al castello fondato sopra una roccia finestrato di nero, il tutto d’oro; 3° di verde al moro nudo incatenato al collo la catena agganciata al destro del capo, al naturale.

TOCCO, o di TOCCO o de TOCCO di Montemiletto

TOCCO delle Onde, TOCCO delle Bande,

TOCCO CANTELMO STUART

Titoli:duca, marchese, conte, principe di Montemiletto, di Acaia, e di Etolia, grandi di Spagna di prima classe, ramo secondario patrizi di Tropea

Dimora:Napoli, Tropea, Catanzaro

Motto: “Si qua fata sinant”

Si crede di origine Longobarda, ma la loro presenza è rintracciabile nel beneventano già nel XI secolo al tempo dell'imperatore bizantino Alessio I Comneno. Il cognome deriva dalla Signoria di Tocco di loro proprietà, il casato era diviso in due rami che prendevano il predicato “delle Onde” e “delle Bande” dal diverso disegno inserito nello stemma di famiglia. Il casato iscritto in Napoli nei Seggi di Capuano e Nido.La linea “delle Bande” si estinse in breve tempo, la più longeva fu quella “delle Onde” estinta nel ramo primogenito nei primissimi anni del XX secolo.

CARLO regio familiare e giudice nel 1162 di re Guglielmo II a cui e dedicata una strada in Napoli; GUGLIELMO cancelliere di Federico II di Svevia; ARRIGO giustiziere e giudice con Pier delle Vigne al tempo di Federico II di Svevia; PIETRO gran siniscalco del Regno e vicario generale di Curtenai Imperatore bizantino; FERRANTE primo Signore di Refrancore con investitura dell’imperatore Massimiliano I nel 1515; LEONARDO, generale di re Filippo d'Angiò, conquistò in nome del re la Romania e l'Epiro terre che tenne in suo comando, col titolo di Despota, comprese le isole di Acaia, Carnania, Cefalonia (narra una leggenda che furono anche i fondatori della città di Cefalonia), ed altre, che restarono in possesso del casato fino al 1517 quando ne vennero scacciati dalla conquista mussulmana attuata dal sultano Selim I o Maometto II; ultimo despota fu CARLO che venne soccorso da re Alfonso I d’Aragona con un esercito comandato da Giacomo Ventimiglia, marchese di Gerace, il quale gli diede in moglie la figlia Ramondetta Ventimiglia. Ritornarono nel Regno di Napoli, dopo essersi rifugiati in Piemonte con CARLO e LEONARDO signori di Refrancore, e reintegrati nello loro stato nobiliare di sangue regio ed esentati dal pagamento dei diritti fiscali in Benevento. GUGLIELMO, la cui storia è molto singolare, familiare e ciambellano di re Ladislao d’Angiò Durazzo, dopo essere stato nominato ambasciatore con l’arcivescovo di Brindisi e custode della futura moglie del re, la principessa Maria di Cipro, venne imprigionato per essere stato sospettato di tradimento contro il re, avendo congiurato con i suoi nemici il Conte di Nola ed il principe di Taranto e per ottenere la libertà dovette lasciare il Regno e vendere tutti i suoi feudi compreso il principato di Montemiletto. ALGIASIO o AGESILAO il quale con l'aiuto di Filippo Filangieri e cinquecento vassalli della terra di Candida, riconquistò il feudo di Montemiletto di cui era stato privato il padre Guglielmo, dato in investitura feudale da re Ladislao d'Angiò Durazzo a Francesco Caracciolo. FRANCESCO consigliere di re Alfonso I d’Aragona chiamato “Spettabil homo”; FERDINANDO consigliere di stato ed ambasciatore in Inghilterra per conto dell’imperatore Carlo V, chiamato “nostro consanguineo”; CARLO di Tocco Paleologo Comneno d’Angiò, principe di Montemiletto, duca di Sicignano, conte di Montaperto, cavaliere del Toson d’Oro, decano del Consiglio Collaterale del Regno di Napoli nel 1608; LEONARDO principe di Acaia e di Etolia, maresciallo di campo in Lombardia nel 1640; FRANCESCO, signore di Refrancore, capitano di fanti per il re del Portogallo,morto nella battaglia di Lepanto; LEONARDO principe di Acaia e Montemiletto, grande di Spagna di prima classe, consigliere di Stato di Carlo VI, vicario del Principato Ulteriore per conto di re Carlo III di Borbone, suo gentiluomo di camera, cavaliere del prestigioso Ordine di San Gennaro, patrizio Veneto nel 1745. Nella famiglia si estinse il casato Cantelmo Stuart, dei discendenti dai re di Scozia, verso la metà del XVIII secolo.

FRANCESCO di Tocco Cantelmo Stuart principe di Acaia e Montemiletto, duca di Apice, conte di Montaperto, gentiluomo di camera , grande di Spagna di prima classe, gran croce dell’Ordine di Leopoldo d’Austria, cavaliere della Legion d’Onore decorato personalmente da Napoleone Bonaparte sul campo di battaglia di Leipsich; con il figlio CARLO duca di Popoli, gentiluomo di camera, cavaliere dell’Ordine Gerosolimitano e gran croce dell’Ordine Costantiniano e di San Gregorio Magno si estinse il ramo principale dei Tocco Cantelmo Stuart avendo la figlia MADDALENA sposato Carlo Capece Galeota. Mentre nel XXI secolo è fiorente in Tropea un ramo secondario dei di Tocco, che ha avuto origine, nel XV secolo, con PIETRO figlio di LEONARDO e di Francesca Aragona Marzano, rappresentato dai discendenti del cavalier CESARE e NICOLA, ed in Catanzaro dai discendenti del cavalier NICOLA viventi nei primi anni del XX secolo.

Il casato investito del titolo di Grande di Spagna, e di cavaliere del Toson d'Oro.

Il ramo di Tropea è iscritto nel Libro d’Oro della Nobiltà Italiana ed iscritto nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.

Arma: d’argento a tre fasce d’azzurro;

alias ramo di Tropea: d’argento a quattro fasce increspate d’azzurro

I Palazzi dei Tocco

Hanno lasciato varie edificazioni nella città di Napoli, tra cui palazzo Montemiletto al corso Vittorio Emanuele dove si conservava una reliquia venerata come ”piede di Sant'Anna” ora custodita, insieme con le ossa del primo protettore di Napoli Sant'Aspreno, nella cappella Tocco situata nel Duomo di Napoli, dedicata al Santo medesimo, altre case erano edificate nei pressi della chiesa di Regina Coeli.

Ma il palazzo che più li rappresenta è quello costruito nei pressi di largo di Tappia in via Toledo, che in precedenza era chiamato Palazzo Tappia in quanto costruito nel 1566 per il nobiluomo Egidio Tappia, giudice della Vicaria; palazzo rinnovato da FRANCESCO PAOLO principe di Montemiletto, su progetto dell'architetto svizzero Stefano Gasse nel 1832, dell'architettura originaria resta solo il magnifico portale con l'archivolto, i piedritti scolpiti con foglie d'acero e lo stemma dei Tocco.

Alla fine del XIX secolo il palazzo di proprietà dei Tocco Cantelmo Stuart, per estinzione del casato, passò in successione ai Capece Galeotta duchi della “Regina” (come documentato dalla lapide apposta sulla destra dell’androne) il cui stemma fa bella mostra dal balcone del primo piano.

Duomo di Napoli, Foto Ciro La Rosa. Clicca per ingrandire

 

 

Duomo di Napoli, Cappella di Tocco, sec. XVIII. Foto Ciro La Rosa. Clicca per ingrandire

 

 

Duomo di Napoli, Cappella di Tocco, particolare del blasone. Foto Ciro La Rosa. Clicca per ingrandire

 

 

Duomo di Napoli, sagrato Cappella di Tocco dedicata a Sant'Aspreno. Foto Ciro La Rosa. Clicca per ingrandire

 

 

Duomo di Napoli, Cappella di Tocco, altare, particolare bassorilievo raffigurante Sant'Aspreno. Foto Ciro La Rosa. Clicca per ingrandire

 

 

Duomo di Napoli, Cappella di Tocco, sepolcro di Gian Giacomo di Tocco, secolo XVI. Foto Ciro La Rosa. Clicca per ingrandire

 

 

Duomo di Napoli, Cappella di Tocco, blasone. Foto Ciro La Rosa. Clicca per ingrandire

 

 

Palazzo Tocco, blasone dei Capece Galeota. Foto Ciro La Rosa. Clicca per ingrandire

 

 

Tocco delle Onde

 

 

Tocco di Tropea

 

 

Tocco delle Bande. Archivio Ciro La Rosa. Clicca per ingrandire

TODARO

Titoli: barone della Galia

Dimora: Trapani, Palermo

Famiglia siciliana nota dal XVII secolo, originaria di Monte San Giuliano, insignita del titolo di barone di Galia con l’ultimo investito BENEDETTO il 4 maggio 1779; AGOSTINO (1818-1892) nobile dei baroni di Galia, senatore del Regno dal 1879, docente universitario, direttore dell'Orto Botanico di Palermo dal 1856 al 1892, socio dell'Accademia Pontiniana dal 1883, ordinario dell'Accademia di Scienze Naturali di Palermo, commendatore dell'Ordine della Corona d'Italia, cavaliere dell'Ordien dei SS. Maurizio e Lazzaro.

Il ramo primogenito si è estinto alla fine del XIX secolo, il ramo cadetto discende da FELICE che fu riconosciuto nel titolo di barone di Galia con D.M. del 1899.

Iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.

Arma: d’azzurro all’aquila coronata d’oro, tenente nel rostro un ramoscello di olivo al naturale, sormontata da tre stelle d’oro in fascia.

Sen. Agostino Todaro. A.S. del Senato

 

TOMASI

Titoli: signore di Canetici

Dimora: Sciacca

Famiglia che non ha rapporti di parentela con i Tommasi o Tomasi di Lampedusa.

Il sacerdote DOMENICO acquistò da Giovanni Cottù, barone di Nadore, 30 salme della baronia su detta, delle quali ebbe investitura il fratello ANTONINO il 24 settembre 1797, il quale acquistò il feudo di Canetici, del quale ottenne investitura il 20 agosto 1809, ed occupò la carica di capitano di giustizia in Sciacca dal 1812/13.

Iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.

Arma: d’azzurro al leone d’oro sostenuto da un monte di tre cime di verde dalla punta e sormontato da tre gigli d’oro divisi da un labello a quattro pendenti di rosso.

TOMMASI

Titoli: marchese di Casalicchio (Napoli)

Dimora: Napoli

FELICE PASQUALE TOMMASI (Calimera 1712-8 maggio 1787)apparteneva ad un’antica famiglia borghese di Calimera (LE) di proprietari terrieri rimasta nella borghesia ed una parte della quale, passata anch’essa a Napoli all’inizio del XIX secolo, il casato ottenne notevole prestigio in campo giuridico, politico e militare, specialmente con il Regno d’Italia. Egli fu medico insigne e noto letterato locale, nel 1746 curò la ristampa napoletana della quarta edizione, (già uscita in 6 volumi negli anni 1729 - 1738) del “Vocabolario” dell'Accademia della Crusca, caratterizzò l’impresa, oltre che per le sue correzioni, soprattutto per l’arricchimento lessicale che apportò al Vocabolario, sempre in conformità ai canoni dell’Accademia, ma con aperture più coraggiose verso l’accoglienza del linguaggio tecnico-scientifico. Ognuno dei sei volumi infatti presenta alla fine sotto il titolo di “Giunte di vocaboli raccolti dalle opere degli autori approvati dall’Accademia della Crusca” gli incrementi del Tommasi, che nel 1751 saranno ristampati in un unico volume, e che per la loro accuratezza otterranno il riconoscimento dell’Accademia stessa, che anche se generalmente non vedeva con favore operazioni non ufficiali sul Vocabolario, non poteva non considerare, anche per i futuri lavori di revisione, l’opera del Tommasi. Il figlio DONATO (Napoli 15 novembre 1761 - ivi 19 marzo 1831), (sepolto nella chiesa di San Paolo Maggiore dei Padri Teatini in Napoli, cappella che aveva acquistato e dedicata al Beato Cardinale Giuseppe Tomasi di Lampedusa); 1° Marchese di Casalicchio e Sannereto dal 1810. Nel 1781 entrò a far parte della Massoneria e degli ambienti illuministi napoletani, discepolo e amico di Don Gaetano Filangieri dei Principi di Arianello, alla cui morte pubblicò un "Elogio storico". Nel 1789 fu inviato a Palermo in qualità di Avvocato Fiscale della “Regia Commenda della Magione” e vi restò in carica quattro anni. Nel corso del 1792 fu Avvocato Fiscale delle Poste ed in ottobre dello stesso anno Avvocato Fiscale e Referendario della Giunta delle Censuazioni dei fondi delle Università Demaniali siciliane. Nel dicembre 1792 fu Avvocato Fiscale dei Conti del Regio Patrimonio, ma ebbe anche ad occuparsi di molte incombenze del Conservatore. Nel giugno 1793 nominato uno dei Ministri della “Giunta delle Censuazioni per i fondi Ecclesiastici del Regio Patronato” e Commendario per i tre Valli. Dal 1800 al 1812 fu Conservatore Generale della Reale Azienda e nel 1808 inviato in Spagna per una delicata missione politica. Nel 1809 acquista il feudo siciliano “Casalicchio” con investitura del 9 ottobre 1809, ne diviene marchese con Regio Decreto del 6 dicembre 1810. Dal marzo del 1812 alla fine del 1814 scomparve dalla scena politica siciliana, senza però venir meno al dibattito politico di quegli anni. Nel giugno del 1814 tornò a svolgere un ruolo di primo piano nella direzione dello Stato, a partire dal momento in cui ebbe fine il vicariato generale del principe Francesco insieme con l'esaurirsi del predominio del partito filo-inglese, e re Ferdinando riprese il potere diretto in Sicilia. Già alla fine del 1813 aveva ricevuto l'incarico di esaminare le nuove istituzioni introdotte nel Regno di Napoli dai francesi e di "presentare le proprie conclusioni, in vista di una riorganizzazione giuridica e amministrativa di quel regno". Restaurata la dinastia borbonica a Napoli, fece parte, insieme con Luigi de' Medici, del governo costituito il 4 giugno 1815, in qualità di Ministro sia degli Affari Interni sia della Giustizia e del Culto. Il 27 marzo1817 gli fu affidato il Ministero della Cancelleria Generale. In seguito al moto del luglio 1820, lasciò la capitale, nella quale rientrò dopo la restaurazione del marzo dell'anno seguente, dal 1817 al 1826 fu anche Presidente dell’Accademia Pontaniana di Napoli. Nel 1818 fu Custode onorario della “Colornia Aternina dei Velati” con il nome di Alfesibeo Cario. Il 5 giugno 1822 fu nominato Ministro degli Affari Ecclesiastici e nel 1830, nell'ambito del rimpasto governativo seguito alla morte di Luigi de' Medici (il 25 gennaio di quell'anno), assunse la carica di Presidente del Consiglio dei Ministri. Cavaliere del Toson d’Oro nel 1829 per volere del Re di Spagna Ferdinando IV di Borbone, Cavaliere del Sovrano Militare Ordine di Malta, Cavaliere dell’Insigne Real Ordine di San Ferdinando e del Merito, Cavaliere dell’Insigne Real Ordine di San Gennaro, Cavaliere del Real Ordine di Carlo III, Cavaliere dell’Ordine Imperiale di Leopoldo e Gran Croce del Real Ordine di Francesco I. Sposò in Palermo 27 febbraio 1813 Angela Vannucci dei Marchesi di Santa Maria dei Balchini, dalla loro unione nacque FELICE (20 febbraio 1819- 19-I-1885), anch’egli sepolto nella cappella di famiglia della chiesa di San Paolo Maggiore in Napoli, 2° marchese di Casalicchio dal 1831, titolo confermato con Regio Rescritto del Re delle Due Sicilie del 5 giugno 1854; Cavaliere d’Onore e Devozione del Sovrano Militare Ordine di Malta dal 10 febbraio1845, Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine Costantiniano di San Giorgio e dell’Ordine di San Gregorio Magno; Deputato alla cura dell’Ospedale de’poveri Sacerdoti, gestito dalla Reale Arciconfraternita di San Gennaro durante il soggiorno in Napoli di Papa Pio IX nel 1850, membro del Governo della Scuola Musicale di Napoli nel 1853,governatore del Conservatorio dei SS. Gennaro e Clemente alla Duchesca, maggiordomo di Settimana di Sua Maestà dal 1852, Gentiluomo della Real Camera. Nel 1823 lascia, per disposizione pia, un’eredità alla Congregazione dell’Oratorio di San Filippo Neri, in Palermo, sposò in prime nozze la nobile Marianna Monforte , ed in seconde nozze donna Marianna di Somma dei Principi di Colle e dei marchesi di Circello Il titoloni marchese di Casalicchio passò, per il matrimonio della figlia ANGELA, con il marchese di Civita Retenga, Salvatore Torre, in tale casato. Altri personaggi illustri del casato: FERDINANDO (1824 -1903), librettista d’opera, l’8 dicembre1855 andò in scena, al Teatro San Carlo, la sua première di “Guido e Ginevra”; membro della Scuola Musicale di Napoli, Cavaliere d'Onore e Devozione del Sovrano Militare Ordine di Malta dal 3 febbraio1859, membro d’Onore della Insigne Artistica Congregazione Pontificia de’ Virtuosi al Pantheon, sposò in prime nozze donna Maria Antonia dei duchi de Vargas Machuca, ed in seconde nozze Giovanna d'Azzia, nobile di Capua. DONATO (22 dicembre 1847 - Parigi 1906), dottore in scienze; nel 1874 pubblica a Londra per l’Accademia di Scienze Lettere ed Arti di Palermo “Azione dell’ammoniaca”; nel 1875 comunica all’Accademia di Scienze di Parigi una sua scoperta sul magnetismo. Compie ricerche intorno alla formazione dell’idrato di ferro, pubblica “Ricerche chimico-fisiche sui differenti stati allotropici dell’idrogeno”; pubblica per la Reale Accademia di Scienze di Torino (1879) “Sull’equilibrio termico nelle azioni chimiche”. Monsignor AGOSTINO (Napoli 12 agosto1769 - Aversa 9 novembre1821), il 2 aprile 1791, a ventidue anni, consegue la laurea in Teologia presso il Collegio dei Teologi dell’Università di Napoli. Il 16 marzo 1793 viene ordinato sacerdote e già il 9 maggio 1809 si trova annoverato tra i maestri partecipanti dello stesso Collegio, divenendone decano nel 1817; preside dell’Associazione Sacerdotale "San Michele", rettore della Chiesa dello Spirito Santo in Napoli e abate di San Carlo, in Lecce. Il Re delle Due Sicilie lo nominò Vescovo di Aversa a norma dell’art. 17 del recentissimo Concordato del Regno con la Santa Sede, il 20 marzo 1818. Il 6 aprile dello stesso anno prese possesso per procura data al Vicario Capitolare Angelo Maria de Fulgore. Fu consacrato in Roma il 12 aprile dal Cardinale Bartolomeo Pacca, il 24 divenne Assistente al Soglio Pontificio, il 7 giugno1818 fece ingresso solenne in Aversa. Venne ucciso dalla mano armata di un nipote del canonico Mormile, per fatti connessi alla reazione anticarbonara del 1821.

Iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.

N.d.A.: un vivo ringraziamento al dottor Riccardo Francalancia Vivanti Siebzehner per le utilissime notizie reperite per la storia del casato.

Arma: d’azzurro al leone d’oro sostenuto da un monte di tre cime di verde dalla punta e sormontato da tre gigli d’oro divisi da un labello a quattro pendenti di rosso.

TORALDO, TORALDO SERRA e TORALDO di Calimera

Titoli: patrizio di Tropea, marchese. Ramo secondario: col predicato di Calimera

Dimora: Tropea, Napoli

Motto: “Illaesus superest honor”

Di antichissima stirpe, si ritiene di origine germanica discendente da LANDOLFO al seguito dell’imperatore Federico II di Svevia. Il casato prese nome dalla signoria di Toraldo, da loro posseduta, presso Sessa. Un ramo passò anche a Napoli ed iscritto al Seggio di Nido, oggi estinto. LUISE ebbe il possesso della cittadina di Polignano (Bari) nel 1480, da cui il fratello GASPARE ne ebbe investitura di marchesato, valoroso milite e umanista, il 22 novembre 1509; FRANCESCO, principe di Massalubrense, capitano del popolo durante la rivolta di Masaniello e vi perdette la vita. Un ramo passò in Tropea ed ascritto al suo patriziato nel 1508; GASPARE barone di Badolato, combatté valorosamente a Lepanto il 7 ottobre 1571 con un gran numero di calabresi, partecipando alla vittoria della “Santa Lega” sull’impero Ottomano; IGNAZIO combatté contro i francesi nel 1814 a Borgoforte; CARLO deputato al Parlamento Napoletano nel 1848. Il casato dichiarato ammissibile nella “Compagnia delle Regie Guardie del Corpo” con deliberazione della Commissione dei Titoli di Nobiltà in data 11 dicembre 1850. Il titolo di marchese venne rinnovato con R. D. del 2 luglio, del 5 novembre 1911 e con RR. LL. PP. (Regie Lettere Patenti) del 13 ottobre dello stesso anno; il ramo secondario aggiunse il predicato di Calimera. ALFONSO GIUSEPPE marchese, nobile di Tropea; FELICE marchese, nobile di Tropea; TOMMASO nobile di Tropea col predicato di Calimera. Rappresentanti attuali del casato nel XXI secolo: NICOLA MARIA Toraldo Serra (1936) - aggiunse con i fratelli PIER RAFFAELE, CARLO FELICE e RAFFAELLA MARIA il cognome materno Serra per Decreto del Presidente della Repubblica del 26 aprile 1965 - , dottore in giurisprudenza e scienze politiche, avvocato, professore, ufficiale di complemento dell’Aeronautica Militare Italiana, cavaliere di “grazia e devozione” del S. M. O. di Malta, croce al merito Melitense; marchese ANTONIO (1920) dottore in giurisprudenza, “bachelier en droit”, cavaliere di gran croce d’onore e devozione del S. M. O. di Malta, commendatore di giustizia del S. M. O. Costantiniano di San Giorgio, membro del Consiglio di Presidenza del Collegio Araldico, della Commissione Araldica Napoletana, e della G.A.C., vice presidente e già presidente vicario e cancelliere del C.A.N. del C.N.I., già membro del Magistrale Collegio dei Consultori Araldici del S. M. O. di Malta, grande ufficiale dell’Ordine al merito Melitense.

Iscritta nel Libro d’Oro della Nobiltà Italiana, iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.

Arma: d’oro al monte alla tedesca di verde a cinque cime, carico di un leone d’argento, sovraccaricato di un labello di rosso sulla spalla sinistra – alias: partito 1° d’oro al monte alla tedesca di verde a cinque cime, carico di un leone d’argento, sovraccaricato di un labello di rosso sulla spalla sinistra, 2° sopra fusato d’argento e di rosso col capo d’oro carico di un’aquila coronato di nero (Toraldo Grimaldi di Tarsia) – alias: d’oro con lo scudetto di verde a forma di foglia caricato di un leone d’argento attraversato da un labello a tre pendenti di rosso

 

 

 

 

 

 

TORELLA di Romagnano

Titoli: barone, nobile, col predicato di Romagnano

Dimora: Napoli

CARLO con Regio Assenso del 19 febbraio 1736 ottenne la convalida del feudo di Romagnano; FRANCESCO ne fu l’ultimo intestatario nel Cedolario di Principato Citra; con Decreto Presidenziale del 19 ottobre 1927 vene riconosciuto alla famiglia il titolo di nobile con il predicato di Romagano; con R. D. “motu proprio” del 15 dicembre 1927 venne concesso ad ANDREA e ai suoi discendenti maschi primogeniti il titolo di barone. ANDREA dottore in chirurgia, grande Ufficiale dell’Ordine Mauriziano, dell’Ordine della Corona d’Italia, cavaliere della Legion d’Onore; RAIMONDO, dottore in giurisprudenza, decorato medaglia commemorativa 1a guerra mondiale, croce di guerra; TITO LIVIO, capitano di cavalleria del Regio Esercito, decorato medaglia commemorativa 1a guerra mondiale, croce di guerra; ERACLIO procuratore generale della Corte di Cassazione del Regno, grande ufficiale dello Stato, cavaliere di gran croce della Corona d’Italia.

Iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.

Arma: d’azzurro al toro d’argento passante sulla campagna di verde, accompagnata in capo da tre stelle d’oro, ordinate in fascia.

TORNABENE

Titoli: barone della Tonnara di Fiume, di Noto e Caponero

Dimora: Catania

Famiglia stabilitasi in Sicilia dal XV secolo, si ritiene discenda dai Tornabuoni di Firenze e portata in Sicilia da PIETRO che stabilitosi in Catania ottenne cariche cittadine ed acquistò la baronia di Castania; TOMMASO, quale marito di Grazia Paternò, possedette Castania insieme con metà della foresta di Randazzo e con le saline di Nicosia, ne ottenne investitura il 7 luglio 1483 il figlio NICOLÒ; SILVESTRE, con privilegio dato il 26 maggio 1507 ottenne concessione del titolo di “regio cavaliere”; BERNARDO senatore di Catania negli anni 1509/11, 1542/3, 1549/52; ORAZIOe OTTAVIO con privilegio dato il 31 agosto 1591, ottennero concessione del titolo di “regio cavaliere”; FRANCESCO capitano di giustizia in Catania nell’anno 1622/33; FABRIZIO patrizio in detta città negli anni 1629/34; FRANCESCO, barone della Mendola, senatore di Catania negli anni 1693/6;GIOVAN BATTISTA capitano di giustizia in detta città nel 1694/5; CESARE acatapano nobile di Catania nell’anno 1695/6; BERNARDO, CARLO e GIOVAN BATTISTA annotati nella mastra nobile di Catania, del 16 gennaio 1696, tra i “regi cavalieri”; LUDOVICO, barone di Fiume di Noto, capitano di giustizia in Catania nell’anno 1727/8 e nell’anno 1775/6 senatore in detta città. Con decreto ministeriale del 12 settembre 1899 il titolo di barone della tonnara di Fiume di Noto e Caponero venne riconosciuto a FRANCESCO; in seguito i titoli di barone della Tonnara di Fiume, di Noto e Caponero furono riconosciuti al casato dal matrimonio di MARIA GIUSEPPA con il nobile Raffaele Zappalà con D. M. del 1911.

Iscritta nel Libro d’Oro della Nobiltà Italiana, iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.

Arma: d’oro al leone sormontato da una piccola decussa scorciata, il tutto d’azzurro.

TORNO ALDANA

Titoli: nobile

Dimora: Napoli

Casato di origine fiorentina, GIUSEPPE Torno cavaliere dell’Ordine di Santo Stefano, sposò nel 1664 Angelina Aldana e ne aggiunse il cognome. Il casato possedette il feudo di Pietrapertosa in Basilicata nel 1594. Famiglia dichiarata ammissibile nelle “Regie Guardie del Corpo di Sua Maestà il re delle Due Sicilie” in persona di GIULIO (Napoli 1816-1895) e VINCENZO (Napoli 1818) i quali erano presenti nei ruoli attivi della “Guardie a Cavallo” nel 1860; GIACOMO (Napoli 1822-1883) capitano del “1° Reggimento Dragoni” partecipò alla difesa del Regno dall’invasione piemontese, sconfinò col reparto nel novembre del 1860 nello Stato Pontificio dove furono sciolti.

Il casato iscritto nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922

Arma: partito: nel primo d’azzurro alla colomba d’argento imbeccante una penna d’oro accompagnata in punta da due fasce dentate d’argento (Torno); nel secondo di rosso alla spada al naturale accompagnata da tre corone d’oro una in capo e due nei fianchi (Aldana).

TORRE (1)

Titoli: conte di Caprara

Dimora: Benevento

Con R. D. del 3 maggio 1874 venne concesso, al commendatore CARLO senatore del regno d’Italia, di poter portare il titolo di conte di Caprara, e di trasmetterlo ai discendenti maschi primogeniti.

Iscritta nel Libro d’Oro della Nobiltà Italiana, iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.

Arma: partito 1° d’azzurro alla torre d’argento finestra di nero, sormontata da tre stelle d’oro in fascia, nel 2° d’oro al grifone di rosso impugnante spada di nero in sbarra sormontata da tre d’azzurro in fascia.

TORRE (2)

Titoli: marchese di Civitaretenga, marchese di Casalicchio

Dimora: Napoli

SALVATORE con Regio Rescritto del 27 dicembre 1852 ottenne il titolo di marchese di Civitaretenga per successione casa Grimaldi; titolo riconfermato con Decreto Presidenziale del 5 luglio 1926 in persona di GIOACCHINO e con R. D. del 30 giugno 1926 e RR. LL. PP. dello stesso anno autorizzato ad assumere il titolo di marchese di Casalicchio quale eredità materna di Angelina Tommasi.

Iscritta nel Libro d’Oro della Nobiltà Italiana, iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.

Arma: d’azzurro ad una torre d’oro merlata alla guelfa di quattro pezzi, finestrata di rosso, fondata sulla sommità di un monte di tre cime di verde, accompagnata da una mezzaluna figurata accostata da due stelle il tutto d’argento.

LA TORRE

Titoli: principe della Torre, barone di Tusa (Paria)

Dimora: Sicilia

Famiglia di origine francese dal cognome La Tour, passata prima in Milano e poi in Sicilia, GI0VANNI ottenne, nel 1400, concessione di una vigna in Castronovo e forse egli stesso fu castellano della città di Girgenti nel 1422; PARISIO capitano di giustizia in Caltagirone negli anni 1462/3 e 1468/9; BARTOLOMEO senatore in Catania negli anni 1506/7, 1511/2, 1522/3, 1526/7, 1535/6 e deputato del regno nel 1511; FRANCESCO capitano di giustizia di Mazzara nell’anno 1534/5; FRANCESCO giurato di Caltagirone nel 1627/8, capitano di giustizia negli anni dal 1631 al 1646; ANTONIO governatore del Monte di Pietà in Palermo nel 1637/8; CARLO, con privilegio dato il 22 febbraio 1644, ottenne concessione del titolo di barone del Grano; ALESSANDRO senatore di Catania nell’anno 1646/7, FRANCESCO de la Torre, con privilegio dato il 19 agosto esecutorio il 22 dicembre 1664, ottenne concessione del titolo di principe della terra e Torre di Sant’Agata; ORAZIO giudice della Gran Corte del Regno negli anni 1647/57, avvocato fiscale del tribunale del Real Patrimonio nel 1660, presidente del Concistoro nel 1665, presidente della Gran Corte nel 1669, reggente il supremo consiglio d’Italia in Madrid, luogotenente di maestro giustiziere nel 1670, deputato del regno nel 1671, cavaliere dell’ordine di Alcantara, governatore di Milano nell’anno 1671, maestro razionale di cappa corta del Real Patrimonio, presidente del Concistoro nel 1673, e acquistò nell’anno 1669 la terra di Tusa; ALESSANDRO, principe della Torre, maestro razionale di cappa corta del tribunale del Real Patrimonio nell’anno 1689; ORAZIO deputato del regno nel 1790 e vescovo di Mazzara nel 1792; GIULIO, principe della Torre, fu governatore del Monte di Pietà di Palermo nel 1785/6, senatore nell’anno 1790/1; GIUSEPPE, cavaliere dell’ordine Costantiniano, colonnello di fanteria, brigadiere e ispettore degli eserciti del regno di Napoli e Sicilia, governatore della città di Siracusa, morì nel 1799; ultimo investito dei titoli di principe della Torre GIULIO nell’ottobre del 1875, di barone di Tusa il 10 giugno 1812.

Iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.

Arma: d’azzurro alla torre d’argento sostenuta da due leoni d’oro affrontanti, sormontata da tre gigli dello stesso colore in fascia, col capo d’oro carico di un’aquila bicipite di nero, con le due teste coronate.

 

 

 

clicca sull'immagine per ingrandire

DE TORRES

Titoli: duca, marchese, patrizio d’Aquila

Dimora: Napoli

Il casato è un ramo della famiglia spagnola de Torres passato in Italia con don LUIGI del Supremo Consiglio dell’imperatore Carlo V, arcivescovo di Salerno, insieme ai nipoti LUIGI arcivescovo di Monreale, e don HERNANDO cavaliere dell’Ordine di San Giacomo della Spada, il quale inviato dal re Cattolico come ambasciatore presso la Santa Sede, sposò Pantasilea ultima del casato dei Sanguini, stabilendosi in Roma ed aggregato a quel patriziato. Ricevuta nell’Ordine di Malta nel 1574; LUDOVICO mecenate di Torquato Tasso , nominato cardinale nel 1606 da Sua Santità Paolo V; COSIMO anch’egli nominato cardinale nel 1622. La famiglia insignita del marchesato di Pizzoli presso l’Aquila il 4 ottobre 1623 ed aggregata al patriziato di detta città; il titolo di marchese di Pizzoli passò in casa Dragonetti per il matrimonio di LAURA, ultima discendente del ramo principale, con il marchese Giulio Dragonetti; EGIDIO cavaliere gerosolimitano, patrizio dell’Aquila e FRANCESCO duca e marchese viventi nella prima metà del XX secolo.

Iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.

Arma: di rosso a cinque torri d’oro ordinate in croce di sant’Andrea.

TORRIANO o TURRIANO di Santa Maria di Spataro

Titoli: barone della Torre

Dimora: Messina

Famiglia messinese del XVIII secolo; ORAZIO senatore in detta città negli anni 1752/59, 1775/6, console nobile della Seta nel 1769/70 e, con lettere patrimoniali del 30 agosto 1765, ottenne di poter commutare il titolo di barone di Santa Maria di Spataro in quello di barone della Torre e tramutare il primo titolo in predicato familiare; LETTERIO annotato nella mastra nobile di Messina del 1798-1807.

Iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.

Arma: d’azzurro alla torre d’oro accostata da due leoni controrampanti e coronati, sormontati da tre gigli ordinati in fascia sul capo dello stesso colore.

TORTORICI di Vignagrande

Titoli: barone di Vignagrande, barone di Rincione,

Dimora: Pietraperzia

PIETRO proconservatore di Pietraperzia nel 1802, tale carica tenne MICHELE, già alfiere di fanteria della Milizia Urbana di Pietraperzia, ottenne il feudo di Vignagrande il 21 marzo 1803, del quale il 22 settembre 1871 ne ottenne il titolo di barone. Con D.M. del 22 luglio 1871 MICHELE, commendatore dell’Ordine della Corona d’Italia, ottenne il riconoscimento di barone di Vignagrande, con RR. LL. PP. del 27 giugno 1897 venne autorizzato ad assumere il titolo di barone di Rincione per successione della famiglia Giarrizzo. MICHELE, nipote del precedente, ottenne i titoli su descritti con D. M. del 5 giugno 1911, già sindaco di Pietraperzia, consigliere e deputato provinciale, presidente della “Congregazione di Carità”, primo podestà del comune di Pietraperzia, vivente nella prima metà del XX secolo.

Iscritta nel Libro d’Oro della Nobiltà Italiana, iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.

Arma: d’azzurro a due tortore appollaiate su di un noce al naturale, su di una campagna troncata: scaccata d’argento e di rosso su due file, sotto alla fascia d’argento e di rosso.

TORTORICI di Villanova

Titoli: barone di Villanova

Dimora: Palermo

Non è un ramo della precedente famiglia; FRANCESCO ottenne con D. M. del 4 marzo 1900 per “maritali nomine” il titolo di barone di Villanova, derivante dalla moglie Rosa Scudero il quale padre Giuseppe ne aveva ricevuto il riconoscimento con D. M. del 9 febbraio 1879; GIUSEPPE autorizzato con RR. LL. PP. (Regie Lettere Patenti) di Regio Assenso ad assumere e trasmettere il titolo di barone di Villanova ai maschi primogenito.

Iscritta nel Libro d’Oro della Nobiltà Italiana, iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.

Arma: d’azzurro al pino sopra un terreno e sostenuto da un leone, con una tortora volante in sbarra verso l’albero, il tutto al naturale, sormontato da un sole d’oro.

TORTORICI (3)

Titoli: duca di San Nicolò, marchese di Montaperto, barone di Santa Elisabetta, barone di Calamonaci, signore della Terra di Raffadali, signore della terra di Santa Elisabetta.

Dimora: Bisacquino, Palermo

È un ramo della precedente famiglia, GIUSEPPE proconservatore di Bisacquino nel 1680; ANTONIO giurato di detto comune 1798/9; GIOVANNI autorizzato con D. M. del 12 gennaio 1900 ad assumere. “maritali nomine”, quale marito di Antonia Montaperto i su nominati titoli.

Iscritta nel Libro d’Oro della Nobiltà Italiana, iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.

Arma: d’azzurro al pino sopra un terreno e sostenuto da un leone, con una tortora volante in sbarra verso l’albero, il tutto al naturale, sormontato da un sole d’oro.

TOSCANO

Titoli: patrizio di Cosenza

Dimora: Cosenza

Il casato iscritto fin dagli antichi tempi nel patriziato di Cosenza, con le prime memorie dal 1326; VINCIGUERRA, di Cosenza, “familiare e falconiere” del Duca di Calabria; PIETRO tra i feudatari di Cosenza nel XVI secolo; PAOLO abate di Chiaravalle; GIOVAN MATTEO poeta del XVI secolo; con diploma del 5 febbraio 1536 dell’imperatore Carlo V, registrato nell’Archivio di Napoli nei “Privilegiorum” del Collaterale detti “Nuovi” nel volume III pagina 38/41, venne nominato “cavaliere aurato” (cavaliere dell’Ordine del Cingolo Militare) ad ALFONSO Tusco Toscano è concesso l’uso dell’arma gentilizia descritta a margine, accordando l’uso dell’aquila imperiale in capo; DAVIDE patrizio di Cosenza nel XIX secolo. Il casato riconosciuto patrizio di Cosenza con Decreto del Capo del Governo del 19 marzo 1934.

Iscritta nel Libro d’Oro della Nobiltà Italiana, iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.

Arma: d’argento al leone di rosso, attraversata da una fascia del medesimo colore, caricata di tre gigli d’oro, il leone mirante una stella dello stesso nel cantone destro.

 

Archivio Ciro La Rosa. Clicca per ingrandire

TOSTI

Titoli: duca di Valminuta, conte palatino

Dimora: Napoli, Roma

Motto: “Virtute rutilat”

Famiglia riconosciuta di antica nobiltà nel 1734 da re Carlo di Borbone; aggregata alla nobiltà di Gaeta nel 1736; decorata del titolo di conte palatino; con R. D. del 9 maggio 1880 del titolo di duca di Valminuta, i titoli riconosciuti con D. M. del 24 marzo 1911 e del 12 gennaio 1926. LUIGI, cavaliere d’onore e devozione del S.M.O. di Malta, generale di cavalleria, gentiluomo di Corte di S.M. la regina Margherita e di S.A.R. la duchessa d’Aosta; GIOVANNI cavaliere d’onore e devozione del S.M.O. di Malta; ANTONIO cavaliere d’onore e devozione del S.M.O. di Malta; FULCO cavaliere d’onore e devozione del S.M.O. di Malta, senatore del Regno, capitano di vascello della Regia Marina; MAURO ministro plenipotenziario del Regno; FRANCESCO cavaliere d’onore e devozione del S.M.O. di Malta; GUIDO cavaliere d’onore e devozione del S.M.O. di Malta; GABRIO cavaliere d’onore e devozione del S.M.O. di Malta; VANNI cavaliere d’Onore e devozione del S.M.O. di Malta.

Iscritta nel Libro d’Oro della Nobiltà Italiana, iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.

Arma: d’azzurro al grifone d’oro linguato di rosso, accompagnato in punta da una stella d’oro, con la banda d’oro attraversata da un’altra banda del campo sovraccaricata da tre plinti (basamenti) d’argento.

Firma autografa di Luigi Tosti. Archivio Ciro La Rosa. Clicca per ingrandire

 

TRABUCCO

Titoli: signore della Torretta di Marineo

Dimora: Palermo

famiglia siciliana nota dal XVI secolo, GIUSEPPE giudice della Gran Corte del Regno negli anni 1604/5, 1608/9, 1620/2; SALVATORE acquistò il feudo Torretta di Marineo, di cui ottenne investitura il 23 giugno 1773 e trasmise al figlio GIUSEPPE, che ne fu investito il 26 ottobre 1787 del titolo di barone della Torretta di Marineo per se i i suoi discendenti.

Iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.

Palazzo Trabucco

Il palazzo venne edificato nel XVIII secolo in Napoli alla via San Liborio su progetto dell'architetto Niccolò Tagliacozzi Canale.

Cortile, scale

 

La facciata, particolare

particolare: rosa in pietra

Portale catalano, interno cortile

Abitazione privata

Palazzo Trabucco, Napoli. Foto Ciro La Rosa. Clicca sulle immagini per ingrandire

Arma: d’azzurro al monte di tre cime, uscente dalla punta, sulla sommità un bastone posto in banda, sostenente un leone d’oro, accompagnato da tre stelle dello stesso colore in fascia.

TRAMONTANA di Girgenti

Titoli: barone di Mezzograno

Dimora: Agrigento (Girgenti)

Famiglia siciliana nota dal XVI secolo, CESARE e FRANCESCO annotati nella mastra nobile del Mollica; SALVATORE che, come marito di Giovanna Tancredi, per “maritali nomine” barone del Mezzograno nella fine del secolo XVII; GIULIO giurato di Castronovo nell’anno 1798/9; SALVATORE , barone del Mezzograno per investitura del 21 giugno 1796, capitano di giustizia in Castronovo nell’anno 1800/1; dottor GIUSEPPE proconservatore in Naro nel 1804 ed insignito del titolo di barone di Mezzograno.

Iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.

Arma: d’azzurro alla fascia d’oro, accompagnata in capo da una stella d’argento, da tre monti d’oro di tre cime in punta.

TRAMONTANA

Titoli: barone

Dimora: Palermo

Motto: Patria honor fides”

Famiglia siciliana che con decreto “motu proprio” del re d’Italia Vittorio Emanuele III del 9 aprile e RR. LL. PP del 20 maggio 1928 ottenne il titolo di barone con successione del primogenito.

Iscritta nel Libro d’Oro della Nobiltà Italiana, iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.

Arma: d’azzurro al palo d’oro accostato da due stelle dello stesso colore.

TRANFO

Titoli: patrizio di Tropea; il ramo quinto titolato di principe di Cosoleto

Dimora: Tropea, Palmi, Napoli

Motto: “ Sicut oliva in domo Domini”

Secondo alcuni storici il casato deriverebbe dalla famiglia Transo. Si trasferì da Nicotera a Tropea nel 1533 ed aggregata a quel patriziato sino all’abolizione dei sedili. Nel 1588 GIOVAN GIACOMO possedette Precacore, elevato a ducato il 26 settembre 1654 in persona di CARLO. La famiglia si divide in cinque rami. Il casato venne decorato del titolo di principe di Cosoleto per successione della famiglia Francoperta e tale titolo detenuto dal quinto ramo della famiglia in persona dei discendenti di GAETANO. Ricevuta nell’Ordine di Malta nel 1724 in persona di ANTONIO; dichiarata ammissibile nella “Compagnia delle Regie Guardie del Corpo” nel 1850 in persona di ANTONIO, patrizio di Tropea, che poi in qualità di 2° tenente del “Battaglione Tiragliatori della Guardia Reale” partecipò alla difesa del Regno delle Due Sicilie dall’invasione piemontese nella campagna del 1860/61 capitolando con l’armata il 14 febbraio 1861 in Gaeta.

Iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.

Arma: d’oro all’olivo al naturale sopra un monte di tre cime di verde movente dalla punta.

TRANSO o DI TRANSO

Titoli: marchese, patrizio napoletano

Dimora: Napoli

Famiglia di antica origine detta “di rango” (quando non sono certi i primi dati del casato e risalgono quasi sempre al X secolo), le prime memorie certe si hanno nella città di Gaeta ai tempi del regno angioino. Molti cavalieri appartenenti alla famiglia vennero uccisi nella difesa di Gaeta contro le truppe di Carlo VIII di Francia. BUONOMOLO, scampato alla strage, si trasferì in Sessa da dove perpetuò la famiglia. Il casato venne poi reintegrato nella nobiltà di Gaeta ed inserita nella nobiltà di Napoli al Seggio di Montagna. Ricevuta nell’Ordine di Malta dal 1502, e decorata del titolo di marchese per successione di casa Gattola, titolo concesso da re Carlo di Borbone il 5 agosto 1741 a Riccardo Maria Gattola e passato alla figlia Maria Giuseppe e per “maritali nomine” al coniuge PIETRO Transo.

Iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.

Arma: d’oro al leone di verde linguato di rosso.

TRAPANI

Titoli: marchese della Petina, marchese di Montepagano, nobile dei marchesi della Petina

Dimora: Napoli, Reggio Calabria

Famiglia originaria di Mazzara e trasferitasi in Reggio Calabria. FILIPPO MARIA il29 aprile 1719 decorato dall’imperatore Carlo VI del titolo di marchese di Petina, titolo che venne infisso su di un altro territorio denominato anch’esso Petina in Abruzzo. Con Real Rescritto del 13 marzo 1856 il titolo venne riconosciuto a PASQUALE, discendente di Filippo, il quale per il matrimonio con Maddalena di Gaeta, acquisì anche il titolo di marchese di Montepagano con Real Rescritto del 20 maggio 1841.

Iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare italiano anno 1922.

Arma: d’azzurro al castello d’argento di tre pezzi alla ghibellina e sinistrato da un porco marino d’argento.

TRASMONDI

Titoli: marchese di Introdacqua

Dimora: Sulmona

Di antica origine, decorata del titolo di marchese d’Introdacqua in persona di NICOLA ANTONIO da re Carlo II nel 1700, riconosciuto con R. Rescritto del Regno delle Due Sicilie il 24 aprile 1839; EMANUELE marchese di Introdacqua nel XIX secolo, ultimo iscritto FRANCESCO MARIA nella prima metà del XX secolo. Un ramo si trasferì in Roma ed ottenne da papa Gregorio XVI il titolo di barone.

Iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.

Arma: troncato da uno scaglione d’argento; 1° d’oro a due colombe al naturale affrontate, 2° di rosso alla mezza luna d’oro.

TRAVALI

Titoli: nobile

Dimora: Palermo

La nobiltà del casato venne provata il 10 dicembre 1834 dalla Commissione per i Titoli di Nobiltà del Regno delle Due Sicilie; GIUSEPPE con “biglietto reale” del 14 maggio 1813 venne nominato capitano d’ordine della Camera dei Comuni; BENEDETTO segretario particolare di Ruggiero Settimo nel 1848 ed incaricato del protocollo del Consiglio dei Ministri e nel 1860 fu capo di gabinetto del Consiglio dei Ministri del Governo dittatoriale di Garibaldi, nel 1862 direttore generale del Tesoro in Sicilia; GIUSEPPE, dottore in legge, soprintendente del Regio Archivio di Stato di Palermo, membro e segretario della Commissione Araldica siciliana, vice-segretario della Regia Accademia delle Scienze, lettere e belle arti di Palermo, ufficiale dell’Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro, grande ufficiale della Corona d’Italia, ufficiale dell’Accademia di Francia.

Iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.

Arma: d’azzurro all’albero sradicato al naturale sostenuto da un leone d’oro con la testa rivolta.

TRAVERSA

Titolo: nobile

Dimora: Sicilia, Puglia

Dalla ricerche compiute presso l’Ufficio Araldico dell’Istituto Genealogico Italiano, risulta che la casata Traversa ha lasciato antichissime memorie in Sicilia sin dal XIV secolo. Di questa nobile famiglia notiamo GALVANO che ottenne dal re Ludovico concessione del feudo di Gasba; NICOLO’ possedette sotto il re Federico il Semplice, le terre chiamate Finocchiara; un maestro BARTOLOMEO di Agrigento, che sotto lo stesso re possedette le terre chiamate Burgu, Calicabilia, Delisive, Diludeli, Gibilcari ed altre. ORLANDO possedette i feudi di Misilini e Tinogni. ANTONIO, di Messina, maestro notaro della tesoreria del regno nel 1398. NICOLO’ patrizio di Catania negli anni 1414/15, 1420/21; ANTONIO, senatore in detta città nella prima metà del XV secolo. Furono senatori anche GUGLIELMO, MAZZIOTTA, FRANCESCO e CRISTOFORO. ORLANDO ebbe il feudo di Rigilifi da lui venduto nel 1505. Un ramo risulta presente anche in Ragusa, dove nel 1453 ANTONIO ottenne l’investitura del feudo di Benistiti, col titolo di Barone. Il casato fiorì a Licata, dove hanno posseduto le baronie di Realmulini e Randoli. Un ramo in epoca imprecisata passò nelle Puglie dove godette nobiltà in Bitonto. Tale tesi è suffragata dall’apparizione della Casata Traversa nelle cronache pugliesi, in epoca relativamente recente. NICOLA ANTONIO figura quale notaio in Bari, nella prima metà del XVII secolo. MICHELE arciprete del Duomo di Bari nel XVIII secolo. FRANCESCO GAETANO (Bitonto 1786 – Gaeta 1861), tenente generale dell’Esercito delle Due Sicilie, di GIOVAN BATTISTA e di Cherubina Damiani (nota storica di Ciro La Rosa): “Splendida figura di ufficiale superiore devoto alla Nazione Napoletana fedele al giuramento prestato, modesto e riservato, entrò diciottenne nel Collegio Militare della Nunziatella, partecipò a tutte le campagne militari al fianco di re Gioacchino Murat. Al rientro dei Borbone venne riconfermato nel grado di capitano, venne apprezzato per le sue virtù militari ed ebbe numerosi incarichi militari, re Francesco II lo promosse maresciallo di campo il 19 aprile 1860 e comandante in seconda della piazza di Gaeta, promosso in seguito tenente generale l’8 ottobre dello stesso anno; durante l’assedio di Gaeta, da parte delle truppe savoiarde, fu presente dove più infuriava la battaglia, morì per lo scoppio di un deposito di munizioni il 5 febbraio 1861, il suo corpo martoriato riposa ancor oggi nel Duomo di Gaeta in compagnia dei suoi colleghi morti durante l’assedio”.

N.d.A.: notizie storico-araldiche sulla Casata Traversa tratte dell'Istituto Genealogico Italiano Ufficio Araldico Palazzo Gondi - Firenze pagg. IX-X, fornite alla dott.ssa Pina Catino dal dr. Andrea Traversa, che si ringraziamo.

Arma: di rosso alla sbarra d’oro accompagnata da tre stelle d’argento, poste due nel capo ed una in punta.

TRESCA e TRESCA CARDUCCI

Titoli: nobile, il ramo Tresca Carducci: principe di Valenzano, duca di Ostuni, patrizio di Bari

Dimora: Lecce, Bari, Napoli

Famiglia feudataria stabilitasi con i normanni nella città di Giovinazzo diramandosi nel XV secolo in Bari; un ramo si stabilì nel XVI secolo in Lecce per il matrimonio di FABRIZIO, nativo di Bari, con Andronica Castriota Scanderberg in Lecce. Il casato ricevuto nell’Ordine di Malta dal 1702 ed iscritto nel Registro delle Piazze Chiuse. FRANCESCO, VINCENZO e BERNARDINO iscritti nel Priorato di Barletta nel 1801. FRANCESCO nobile nella prima metà del XX secolo. Un ramo del casato aggiunse il cognome Carducci per parentela contratta in Bari, iscritta nell’Ordine di Malta dal 1587, ed iscritta nel Registro delle Piazze Chiuse, DOMENICO Tresca Carducci per il matrimonio con Maria Carmela Zavaglios, unica figlia del principe Francesco, ereditò i seguenti titoli: principe di Valenzano, duca di Ostuni, patrizio di Bari; GIOVANNI Tresca Carducci, combattente della I guerra mondiale, decorato croce di guerra, e del distintivo d’onore feriti in guerra

Iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922; Il ramo Tresca Carducci iscritto nel Libro d’Oro della Nobiltà Italiana.

Arma: d’azzurro alla fascia d’oro accompagnata in capo da tre rose d’argento ordinate in fascia, in punta di tre bande d’oro.

TRIGONA

Titoli: principe di Sant’Elia, duca di Gela o Casalnuovo, barone di Bessima, barone di Cutumino, barone di Grottacalda, barone di Bonfallura, barone di Santo Stefano di Mistretta marchese di Canicarao, di Dainammare, barone di Frigentini,di Salina (Pantano del Rovetto), signore di Bauli, Ursitto, Grampoli con Stafenda, Imbaccari e Misilini, barone di Mandrascate, barone di Azzolina e di Gallizzi.

Dimora: Catania, Siracusa, Piazza Armerina, Palermo

Si crede sia originaria della Svezia, passata in Sicilia nel secolo XIII. Nobile in Catania Canicarao,Siracusa, Piazza, Palermo; possedette il principato di Sant’Elia; il ducato di Misterbianco; i marchesati di Dainammare, Floresta, Roccabianca; le baronie Aliano, Alzacuda Sant’Andrea, Sant’Antonino, Azzolina, Belvedere o Nicastro, Bessima, Bonfallura, San Cono, San Cosmano, Cugno Cutumino Dainammare, Dragofosso, Fontana Murata, Frigentini, Gatta, Gimia sottana, Grottacalda, Imbaccari e Misilini, Mandrascate, Montagna di Marzo, Rabuggini, Salina Pantano del Rovetto, Salti dei molini di Piazza, Sinagra, Scitibilini, Spedalotto, Santo Stefano di Mistretta, Ursitto, l’ufficio di maestro giurato del Val di Noto, ecc. ecc. GIACOMO sposò Margherita d’Aragona figlia di Giacomo, figlio naturale di Pietro II re di Sicilia e per tal matrimonio si vuole che la famiglia abbia avuto diritto di accollare le proprie armi sull’aquila d’Aragona; ORAZIO proconservatore in Piazza Armerina nell’anno 1586; GIOVANNI MARIA percettore del Val di Noto nell’anno 1594; GIUSEPPE barone di Gimia, fu patrizio in Caltagirone negli anni 1635/36, 1639/40, 1654/55, sindaco nell’anno 1649/50 e senatore negli anni 1650/51, 1657/58; OTTAVIO nell’anno 1638 sborsò alla regia corte alcune somme di denaro sul donativo di Piazza e ne ebbe otto titoli di barone; PAOLO, figlio del precedente, fece imporre uno dei detti titoli sul territorio Budinetto; GIOVANNI MARIA con privilegio del 22 maggio 1662 esecutoriato il 13 settembre 1666, ottenne concessione del titolo di marchese di San Cono e Dainammare; ASDRUBALE senatore in Caltagirone nell’anno 1665/6; OTTAVIO tenne la stessa carica in detta città negli anni 1670/1, 1674/5, 1678/9, patrizio di Caltagirone anni 1672/3 e sindaco nell’anno 1678/9;PIETRO DOMENICO Trigona e Paternò, con privilegio del24 giugno reso esecutivo il 2 ottobre 1685, ottenne la concessione del titolo di duca di Misterbianco; GIULIO giurato di Siracusa nell’anno 1688/9; MICHELANGELO senatore in Caltagirone negli anni 1691/2, 1696/9; BONAVENTURA, barone di Rabugini, giurato in Piazza nell’anno 1701/2; POMPEO, barone di Mandrascate, capitano di giustizia in detta città nell’anno 1701/2; LUIGI, barone di Mirabella, giurato in Piazza nel 1705/6; FELICE, barone di Bombinetto, tenne la stessa carica in detta città nel 1705/6; GIUSEPPE capitano di giustizia in Piazza nel 1706/7; MATTEO († 1753) vescovo di Siracusa e deputato del regno nel 1741; MELCHIORRE, barone di Spedalotto, giurato in Piazza nel 1741/2 e capitano di giustizia nell’anno 1744/5; FRANCESCO MARIA Trigona e Bonanno, barone di Azzolina, capitano di giustizia in Piazza negli anni 1741-42-43; un LUIGI, barone di Scitibilini, fu giurato in detta città nel 1746/7; BERENGARIO ottenne, il 26 novembre 1749, concessione del titolo di conte, trasmessibile a tutti i maschi di famiglia Trigona; VESPASIANO provinciale di Sicilia della Compagnia di Gesù ed assistente d’Italia del Generale della Compagnia nel 1755; MARIO, duca di Misterbianco, capitano di giustizia di Catania nel 1756/7; FRANCESCO MARIA, barone di Azzolina, proconservatore in Piazza nel 1758; STEFANO, da Piazza, con privilegio del 1758, ottenne concessione del titolo di barone di Sant’Andrea; GAETANO Trigona e Varisano, barone di Mandrascate, proconservatore in piazza nel 1760; VESPASIANO, duca di Misterbianco, gentiluomo di camera, capitano di giustizia in Catania nel 1784, patrizio nel 1786, e senatore negli anni 1788, 1797; marchese GIUSEPPE patrizio in Piazza nel 1787/8; VINCENZO Trigona e Impellizzeri, marchese di Canicarao, senatore di Noto nel 1793; GIUSEPPE, dei baroni della Donna, ottenne il 26 giugno 1797 attestato di nobiltà dal senato di Palermo; GIUSEPPE MARIA, marchese di Roccabianca, senatore in Piazza nell’anno 1798, patrizio nel 1799; ROMUALDO, principe di Sant’Elia, capitano di giustizia in Piazza nell’anno 1799-800; GIUSEPPE Trigona e Gaudio catapano nobile in Piazza nel 1812/3; ANTONINO Trigona e Stella, barone di Mandrascate, barone di Azzolina, gentiluomo di camera e intendente della provincia di Catania; GAETANO († 1837) arcivescovo di Palermo, cardinale di Santa Romana Chiesa; DOMENICO (1828-1906), principe di Sant'Elia, deputato e senatore del Regno dal 1896, maestro di Cerimonie di Corte, presidente della Commissione Araldica di Sicilia, membro della Società Italiana di Storia Patria, grand'ufficiale dell'Ordine della Corona d'Italia, grand'ufficiale dell'Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro.

I vari rami del casato hanno ottenuto legale riconoscimento dei loro titoli quello dei principi di Sant’Elia, quello dei marchesi di Canicarao e Dainammare e quello dei baroni di Mandrascate. Con decreto ministeriale dell’anno 1902 DOMENICO Trigona Naselli (di Romualdo, di Domenico), grande ufficiale dell’ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro e della corona d’Italia, consultore onorario della Consulta Araldica, senatore del regno, ecc., ottenne riconoscimento dei titoli di principe di Sant’Elia, duca di Gela o Casalnuovo, barone di Bessima, barone di Cutumino, barone di Grottacalda, barone di Bonfallura, barone di Santo Stefano di Mistretta e, con Regie Lettere Patenti del 3 luglio 1902, ebbe confermato il titolo di conte, trasmessibile ai discendenti legittimi e naturali maschi da maschi. Con decreto ministeriale del 16 ottobre 1891 VINCENZO (di Giuseppe Salvatore, di Vincenzo), ottenne riconoscimento dei titoli di marchese di Canicarao, marchese di Dainammare, barone di Frigentini, barone di Salina (Pantano del Rovetto), signore di Bauli, Ursitto, Grampoli con Stafenda, Imbaccari e Misilini. Con decreto ministeriale del 3 maggio 1906 ANTONINO Trigona Notarbartolo (di Benedetto, di Antonino) ottenne riconoscimento dei titoli di barone di Mandrascate, barone di Azzolina e barone di Gallizzi.

Iscritta nell’Elenco delle famiglie Nobili della Regione Siciliana.

Arma: d’azzurro, alla cometa posta in sbarra nel cantone sinistro del capo ed al triangolo posto in sbarra e nel canton destro della punta; il tutto d’oro (ramo dei principi di Sant’Elia); alias d’azzurro, alla campagna mareggiata d’argento, dalla quale muove, a sinistra, un triangolo d’oro rovesciato, con un sole dello stesso nel punto destro del capo (ramo dei marchesi di Canicarao).

Sen. Domenico Trigona di Sant'Elia. Archivio Storico del Senato della Repubblica

 

 

 

 

 

Villa Trigona, sec. XVIII, Catania. Archivio Ciro La Rosa. Clicca per ingrandire.

 

 

 

 

 

Trigona dei principi di Sant'Elia. Clicca per ingrandire.

 

 

 

 

 

TRIMARCHI

Titoli: barone di Villa Marchese

Dimora: Messina

Famiglia stabilitasi in Messina nel XVI secolo, discendente da POLIDORO seguace di re Alfonso d’Aragona e milite nella conquista del Regno di Napoli; GIORGIO famoso capitano di ventura nelle milizie di Francesco Sforza; suoi discendenti : LUIGI segretario e consultore di re Giovanni d’Aragona; GIUSEPPE che nell’impresa contro i saraceni nell’isola di Gerbi si distinse come valoroso combattente ed armò una propria galeotta (nave da battaglia); GIUSEPPE consigliere del concistoro nel 1775 e giudice della Gran Corte in Palermo nel 1784. Il casato possedette la baronia di Banderia e Villa Marchese, nel 1592 inserita nell’Ordine di Malta; MATTEO il 5 ottobre 1791 investito del titolo di barone di Villa Marchese.

Iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.

Arma: d’azzurro alla sbarra d’oro accompagnata da tre martelli d’oro disposti due a uno.

TRIOLO

Titoli: barone di Radilbesi

Dimora: Alcamo

Famiglia siciliana, si crede originaria di Venezia, passata in Napoli e poi in Sicilia nel secolo XVI con GIAN ANDREA, capitano d’arme dell’imperatore Carlo V, stabilendosi in Piazza Armerina, e i discendenti in Alcamo; FRANCESCO capitano e giustiziere di Alcamo nel 1626; GIUSEPPE stessa carica nel 1663; FRANCESCO governatore di Alcamo nel 1688; GIUSEPPE cavaliere di “giustizia” dell’Ordine Costantiniano di San Giorgio nel 1799. Il casato possedette il feudo di Geraci, le baronie di Sant’Anna e di Ribaldesi. GIOVANNI barone di Ribaldesi con investitura del 6 giugno 1762.

Iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.

Arma: d’azzurro alla fascia accompagnata da tre bisanti posti due a uno il tutto d’oro.

TUCCARI

Titoli: barone di San Carlo, nobile dei baroni

Dimora: Castiglione di Sicilia, Roma

Si ritiene originaria di Lucca passata in Messina nel 1286 con POMPEO, da qui in Castiglione territorio di Catania. Il casato venne ricordato tra le famiglie che andarono ad accogliere imperatore Carlo III di Spagna nell’indice delle famiglie nobili esistenti nell’Archivio Provinciale di Messina; ascritta nella Mastra Nobile di Messina e nel 1622 in persona di GIOVANNI, senatore, che trapiantò il suo ramo da Messina in Castiglione di Sicilia; GIOVANNI fissò la sua dimora in Castiglione, sposò nel 1809 Barbara Calì Sardo di San Carlo e per estinzione della famiglia ne ereditò il titolo di barone di San Carlo, riconosciuto poi ad ATTILIO con RR. LL. PP (Regie Lettere Patenti) del 16 novembre 1924; titolo riconosciuto con D. P. del 7 ottobre 1930 e conseguentemente con D.M. del 17 maggio 1928 in persona di GIOVANNI ed ENRICO.

Iscritta nel Libro d’Oro della Nobiltà Italiana, iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.

Arma: d’azzurro allo scaglione d’argento accompagnato in capo da una cometa ondeggiante in banda e in punta da una ruota di otto raggi, il tutto d’oro.

TUFARELLI

Titoli: conte

Dimora: Napoli, Calabria

Originaria della Calabria, passata in Napoli nel XVII secolo, ed imparentata con le più nobili famiglie. Decorata da Sua Santità papa Leone XIII del titolo di conte in data 20 dicembre 1881, e riconosciuto dal Regno d’Italia con R. D. del 9 agosto 1926 e RR. LL. PP. (Regie Lettere Patenti) del 13 gennaio 1927. FRANCESCO conte nella prima metà del XX secolo; CARMELO, magistrato, decorato croce di guerra del 1915/18; GIULIO maggiore d’artiglieria, decorato medaglia di bronzo al valor militare guerra 1915/18; GIORGIO invalido di guerra e decorato croce di guerra 1915/18.

Iscritta nel Libro d’Oro della Nobiltà Italiana, iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.

Arma: d’azzurro al braccio destro vestito di verde movente dal lato sinistro dello scudo, tenente con la mano di carnagione tre rose di rosso gambute e fogliate di verde, sormontate da tre stelle d’oro.

DEL TUFO di Pieschici e di Torre Loggia

Titoli: principe, principe d’Ischitella, principe di Migliano, duca di Roccamandolfi, marchese di Matino, marchese di San Marco, marchese di Collelungo, marchese di Trevico; ramo secondario: patrizio di Aversa, marchese di Chiuppeto

Dimora: Napoli, Aversa

Antica famiglia di Aversa, di origine normanna, probabilmente prese il cognome dalla signoria di Tufo posseduta dal 1119. Ricevuta nell’Ordine di Malta dal 1512, iscritta al Registro dei Cavalieri di giustizia; passata in Napoli fu una delle famiglie fondatrici del “Monte delle 20 famiglie”, decorata del titolo di marchese di Matino con Real Diploma del 31 agosto 1644.

FRANCESCO alfiere del “15° Battaglione Cacciatori” ha partecipato alla campagna del 1860/61 per la difesa del Regno delle Due Sicilie dall’invasione piemontese.

Per il matrimonio di GIOVANNI, marchese di Matino, con la nobile Caterina Pignatelli, passarono nella famiglia i seguenti titoli: duca di Roccamandolfi, marchese di san Marco, marchese di Collelungo; ASCANIO ultimo intestatario del feudo di Matino nel Cedolario di Terra d’Otranto. Per il matrimonio di CESARE con donna Antonia Pinto y Mendoza, unica figlia del principe di Ischitella, i seguenti titoli passarono nella famiglia del Tufo: principe d’Ischitella, principe sul cognome, principe di Migliano, marchese di Trevico. Tutti i titoli su indicati vennero riconosciuti ad ASCANIO, figlio dei predetti, con RR. LL.PP. (Regie Lettere Patenti) del 16 maggio e D. M. del 19 giugno 1898. Iscritta nel Libro d’Oro della Nobiltà Italiana, iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.

L’altro ramo patrizio di Aversa, decorato del marchesato di Chiuppeto, iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.

Arma: di nero alla punta d’argento carica di uno scaglione del campo e sormontata da un lambello di tre pendenti d’oro.

TUMSCITZ

Titoli: barone di Poggio d’Ipso

Dimora: Augusta

Famiglia di origine germanica, di cui si hanno notizie in Augusta fin dal XVI secolo; Ferdinando IV di Borbone, re di Napoli e Sicilia, nel 1766, con Regio Rescritto del 14 maggio, creò il casato barone di Poggio d’Ipso, titolo riconfermato dal Regno d’Italia con D.M. del 18 settembre 1901 in persona di TOMMASO (1850). Figli:LUIGI (1876), ERMENEGILDO (1877), LUCIANO (1882), SALVATORE (1887), di Ermenegildo TOMMASO (1906) di Luciano GIOVANNI (1904), fratello EUSTACHIO, NAPOLEONE, di Napoleone FRANCESCO.

Il casato è iscritto nel Libro d’Oro della Nobiltà Italiana e nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.

Arma: d’azzurro a tre gigli d’oro.

TUPPUTI e TUPPUTI SCHINOSA

Titoli: marchese

Dimora: Bisceglie, Napoli

Famiglia di origine lombarda, passata a Napoli ed in Andria trasferendosi poi in Bisceglie; decorata del titolo di marchese dal 1579 con concessione di re Filippo II in persona di Don TOMMASO, riconosciuta in tale titolo dalla Real Camera di Santa Chiara nel 1785 e con Regio Rescritto dell’11 aprile 1840. Illustre personaggio di questa famiglia fu il generale OTTAVIO (1789 – 1865), ufficiale del Regno di Napoli di Gioacchino Murat, combatté con le truppe napoleoniche in Spagna e Russia, presente alla battaglia di Jena ed in tutte le campagne che terminarono con la pace di Tilsitt. Compì numerosi atti di valore, elogiato personalmente da Napoleone a re Murat, riportò otto ferite in guerra, alla battaglia di Vilna venne decorato della Legion d’Onore (la più alta onorificenza francese), decorato per il suo alto valore della croce di Cavaliere dell’Ordine Militare di Spagna, di cavaliere di San Stanislao in Polonia, continuò la carriera con i Borbone del Regno delle Due Sicilie, coinvolto nei moti costituzionali del 1820 venne condannato a morte e poi graziato, nel 1860 all’arrivo dei piemontesi nominato comandate generale della Guardia Nazionale di Napoli, senatore del Regno d’Italia nel 1861, a lui è dedicata una strada nel quartiere di Forcella in Napoli. GIUSEPPE adottato dallo zio materno Giuseppe Schinosa, aggiunse al proprio il cognome Schinosa, dando origine ad un altro ramo della famiglia alla fine del XIX secolo.

Iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.

Arma: d’azzurro al leone al naturale coronato d’oro, tenente tra le branche un ramo di alloro di verde, attraversato da una fascia di rosso convessa, orlata d’oro caricata da una stella dello stesso posta tra due mezzelune d’argento affrontate.

DE TURRIS

Titoli: nobile

Dimora: Napoli

Originaria di Massalubrense, detta anticamente de Turri; NICOLÒ consigliere di re Roberto; il casato possedette i feudi in Abruzzo, ammesso nell’Ordine Costantiniano di San Giorgio, il 15 gennaio 1834 venne dichiarata ammissibile nelle Regie Guardie del Corpo dalla Regia Commissione dei Titoli di Nobiltà.

Iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.

Arma: d’azzurro alla torre di nero sulla campagna al naturale, con una mano di carnagione uscente dalla destra della torre impugnante una spada d’argento, tenuta in palo.

TURRISI

Titoli: ramo principale barone di Gorgo e di Buonvicino; ramo secondario: signore di San Giorgio Ogliastro

Dimora: Palermo, Castel buono

Famiglia siciliana. MARIO il 29 dicembre 1803 ottenne il titolo di barone di Gorgo o Gorgio e di Buonvicino; con il quale titolo troviamo iscritto nell’elenco Ufficiale definitivo delle Famiglie Nobili e Titolate della Regione Siciliana.

NICOLÒ (1817-1889) barone, deputato e senatore del regno dal 1865, sindaco di Palermo negli anni 1881/2, 1886/7, presidente Commissione per il Commercio di Palermo nel 1867, fondatore della Società d'Igiene di Palermo, socio dell'Accademia dei Georgofili dal 1858, Gran Cordone dell'Ordine della Corona d'Italia; MAURO (1856-1912) barone, deputato e senatore del Regno dal 1908.

Un altro ramo investito del titolo di signore di San Giorgio Ogliastro in persona di VINCENZO il 14 ottobre 1805, e di signore di Palmintieri il 10 dicembre 1812.

Iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922

Arma: d’azzurro alla torre quadrata d’oro di due palchi, fondata sopra un ristretto di terra al naturale, sostenuta da due leoni d’oro linguati di rosso, affrontanti, accompagnata in capo da tre stelle d’argento.

Sen. Nicolò Turrisi.

A.S. del Senato

 

Sen. Mauro Turrisi. A.S. del Senato

 

TURRISI GRIFEO

Titoli: per successione casa Grifeo principe di Partanna, duca di Cimmina, duca di Floridia;

per successione casa Gravina: principe di Palagonia, principe di Lercara, duca di Alcara, marchese di Francoforte, marchese di Antella, marchese di Bifora, marchese di Delia, barone di Calatabiano, barone di Sanfratello, barone di Fiumefreddo, di San Basile e Laura, barone di Stallaini, signore della Cadera e di Misilini

Dimora: Palermo, Castelbuono

Ramo della famiglia precedente, succeduto ai titoli delle famiglie Grifeo e Gravina, riconosciuti con D.M. del 1902 in persona di MAURO; e di seguito a GIUSEPPE capitano dei bersaglieri, decorato di medaglia di bronzo al valor militare guerra 1915/18 vivente nella prima metà del XX secolo.

Iscritta nel Libro d’oro della Nobiltà Italiana, iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.

Arma: partito: 1° d’azzurro alla torre quadrata d’oro di due palchi, fondata sopra un ristretto di terra al naturale, sostenuta da due leoni d’oro linguati di rosso, affrontanti, accompagnata in capo da tre stelle d’argento (Turrisi) 2° d’oro troncato: sopra il grifone di nero passante, sotto tre bande d’azzurro (Grifeo).

TUTTAVILLA

Titoli: duca di Calabritto, duca di San Germano, principe di Conca di Mignano.

Dimora: Napoli

Famiglia di origine francese, detta Estonville dalla Signoria in loro possesso, dalla Francia passò in Inghilterra e poi in Roma al seguito ad un cardinale di casa Borbone zio di GUGLIELMO Tuttavilla.

Trasferitasi nel Regno di Napoli al tempo di re Alfonso I d'Aragona, ed iscritta nel Seggio di Porto.

Duchi di Calabritto, titolo concesso a ORAZIO con Real Privilegio del 12 febbraio 1630, venduto poi il feudo ai Mirelli, ma ritenuto il titolo come da riconoscimento del Real Rescritto del 26 gennaio 1845 in persona di LUIGI con il titolo di duca di San Germano; duchi di Mignano con intestazione nel Real Cedolario del 10 giugno 1797 in persona di VINCENZO,per successione di sua madre Petronilla di Ligneville; suo successore FRANCESCO (1775) da cui LUIGI (1818-1886) il quale rifiutò il titolo di duca di Mignano che passò alla sorella TERESA, con Regio Decreto del 20 settembre 1845, e per successione materna passò al figlio Mariano Nunziante.

Feudatario di San Germano, Montemilone, Spenazzola, Minervino in Bari, ultimo intestatario nel Cedolario fu il predetto VINCENZO in data 6 settembre 1792: Principe di Conca di Mignano con anzianità dal 1722 per successione di casa de Capua; conte di Sarno, signore di Frascati, Memi, Genzano tutoli lasciati ai figli da GUGLIEMO che venne creato cardinale dal pontefice Eugenio IV, alla morte della moglie.

Il casato ricevuto per giustizia nell'Ordine di Malta, nel 1778 con ANTONIO (Gran Magistero di Roma 85, Priorato di Napoli)Cavaliere dell'Ordine di San Michele in Francia, dell'insigne Ordine di San Gennaro nell'anno 1787. GIROLAMO Capitano Generale di Carlo V in Catalogna, morì in combattimento in Tunisi; GUGLIELMO vescovo di Sarno nel 1540, cardinale ed edificò la chiesa di Sant'Agostino in Roma: FRANCESCO tenente generale di cavalleria, viceré e maestro di campo in Galizia ed in Sardegna, sposò una principessa di casa Borbone, e per questa ragione usano nell'arma i tre gigli d'oro con la sbarra o bastone poiché il quarto reale è femminile.

VINCENZO conte di Sarno, duca di Calabritto, maresciallo di campo nel 1690; FRANCESCO conte di Sarno, maggiordomo di camera con esercizio, plenipotenziario presso il re di Polonia nel 1764; VINCENZO, conte di Sarno, duca di Calabritto, cavaliere dell'Ordine di San Gennaro, gentiluomo di camera con esercizio nel 1787. Vivente nella prima metà del XX secolo LUIGI (1897).

Il casato iscritto nel Libro d'Oro delle famiglie Nobili del Napoletano, iscritto nell'Elenco ufficiale nobiliare italiano anno 1922.

Arma: inquartato: nel primo e quarto fasciato d'argento e di rosso di otto pezzi, al leone di nero coronato d'oro attraversante; nel secondo e terzo d'argento a tre fasce di rosso, sul tutto d'azzurro a 3 gigli d'oro al bastone nodoso di rosso posto in banda.

 

 

Palazzo Calabritto negli anni '30 del XX secolo (Archivio Ciro La Rosa), clicca per ingrandire

 

 

Centro Culturale e di Studi Storici "Brigantino - il Portale del Sud" - Napoli e Palermo admin@ilportaledelsud.org ®copyright 2008: tutti i diritti riservati. Webmaster: Brigantino.

Sito derattizzato e debossizzato