Note e Versi Meridiani

 

 

Franco Costabile

a cura di Aristide Caruso

 

Per altri sentieri

 

Per altri sentieri

torneremo alla piana

celeste di ulivi.

Saremo

dove si leva

l'infanzia dei profumi;

dove l' acqua

non si fa nera

ma vacilla di luna;

dove i passi

avranno memorie di solchi

e le dita di melograni;

dove ti piace dormire

e ti piace amare.

Sono questi gli orti,

i confini per ricordarci.

 

(da Via degli Ulivi e altre poesie a cura di Antonio Iacopetta)


 

E la fragranza

 

E la fragranza

raccolta nei capelli

alla corsa dei pini;

e lo stagno paziente

al gioco dei tuoi sassi;

e le altre cose

scomparse:

anche la primavera

stanca di rose

si è spenta.

 

Non torneremo

su questo altipiano beato

quando s'inaugura

la fiera delle stelle.

L' alba si leva

in frusciar di colombe:

e tu sei partita.

 

Che pena ascoltare

il fischio del trenino

alla pianura.

 

(da Via degli Ulivi e altre poesie a cura di Antonio Iacopetta)


Pure i cieli azzurri

 

Pure i cieli azzurri

tramontano,

e dentro il mio cuore,

se ritorno ai sentieri

dove più non sei.

Fummo insieme

fra i ciliegi

e le tortore di aprile

a guardare le onde

dei colli lontani

ove dolce finiva

la patria del sole.

Tu volevi una casa,

bambini e fiori:

ed anche i fiori

morirono, lenti nel sogno.

Il mondo

è in quella terra

di silenzi addolorati,

ed io vivo

col sale del tuo pianto.

 

(da Via degli Ulivi e altre poesie a cura di Antonio Iacopetta)


Lisetta

 

Lisetta

è caduta nel fiume.

In punta di piedi

stendeva le manine

verso una lucciola

vagante più in là.

Una bimbetta come tante

che aveva dipinta negli occhi

la voglia del paese dei balocchi.

Rompeva

le statue di gesso,

scordava il pianoforte

nei salotti.

Non dava pace

alle chiocciole dell'orto

e tornava dal nonno

perché le rifacesse

il fumo del trenino con la pipa.

Qualche vecchio santone del cielo

con lei

smetterà di pregare.

 

(da Via degli Ulivi e altre poesie a cura di Antonio Iacopetta)


Avanzi di ossa

 

Avanzi di ossa

corrose dal sale

di altri paralleli

stanotte

il mare risciacqua

sulla battima illune.

Lievita intorno

un sonno di annegati

e il vento

come un dio ferito

ai neri faraglioni

si rifugia.

 

Si perdono qui le mie notti.

E se a volte

quest'acqua mi chiama

non ho che remi d'ossa per andare.

 

(da Via degli Ulivi e altre poesie a cura di Antonio Iacopetta)


Rosa

 

Un gallo

ha cantato

e Rosa

col bambino

che dorme

nella cesta,

già aspetta sul ponte

per andare

a raccogliere olive.

Anche Rosa

è stata ragazza

da farsi guardare,

la voleva il barbiere

che suonava la chitarra

sotto casa,

ma il padrone un giorno

se la portò dietro una siepe.

Ora Rosa

si aggiusta lo scialle

e pensa

che anche questa

è una vita,

allevarsi un bambino

e star zitte.

 

(da La rosa nel bicchiere e altre poesie, Ed. Qualecultura – 1994)


Calabria infame

 

Un giorno

anche tu lascerai

queste case,

dirai addio,

Calabria infame.

Solo

ma leale

servizievole,

ti cercherai

un'amicizia,

vorrai sentirti

un po' civile,

uguale a ogni altro uomo;

ma quante volte

sentirai risuonarti

bassitalia,

quante volte

vorrai tu restare solo

e ripeterti

meglio la vita

ad allevare porci.

 

(da La rosa nel bicchiere e altre poesie, Ed. Qualecultura – 1994)


Alla Parrocchia

 

Morto

di paralisi

sul petto

d'una serva

ha lasciato

le vigne

alla parrocchia.

 

(da La rosa nel bicchiere e altre poesie, Ed. Qualecultura – 1994)


Scalpita la mula

 

Dorme il gallo

e continua la luna

oltre i canneti.

Una lanterna

già nel vicolo è accesa

scalpita la mula:

è l'alba calabrese

che ruba al contadino

anche il sonno.

 

(da La rosa nel bicchiere e altre poesie, Ed. Qualecultura – 1994)


Ce n'è di paesani

Ce n'è

di reste d'agli

nelle case,

di cartucciere

e di madonne appese.

 

Ce n'è di donne

scalze senza pane

a raccogliere frasche

a vendemmiare.

 

Ce n'è di gente

che zappa e non parla

perché pensa

a un'annata migliore.

 

Qui tutto

è come prima,

tranne i morti.

 

Ce n'è

di caporioni

sotto il sole,

di fichidindia

e pistole lucenti,

 

ce n'è di ulivi

bruciati nella notte

fucilate

a finestre e balconi.

 

Cantano

tutti i galli

aurore e carabinieri.

Soltanto i morti

non hanno pensieri.

 

Ce n'è

di lupi

e padroni

in collina,

ce n'è

di commissioni,

progetti di strade,

e piove,

passano inverni

e parole.

 

Qui tutto

è come prima,

come prima dell'acqua

e delle capre.

 

Ce n'è

di lettere di parroci

per Roma,

di passaporti

sogni americani.

 

Ce n'è

di paesani

per il mondo,

tutti padri e fratelli

alla ventura,

così la bocca

non puzza di cipolla.

 

Qui tutto

è come prima,

tranne voi,

onorevoli,

governatori,

voi, amici,

Leonardi da Vinci

della Cassa del Mezzogiorno.

 

(da La rosa nel bicchiere e altre poesie, Ed. Qualecultura – 1994)


Biografia

Il poeta nasce a Sambiase (ora Lamezia Terme), il 27 agosto 1924 da Michelangelo Francesco Pietro e da Concetta Immacolata Gambardella, una brava casalinga appartenente ad una facoltosa famiglia di commercianti amalfitani. Il padre, dopo il matrimonio, abbandona la moglie ed il figlio che doveva nascere e si reca in Tunisia. A questa sua esperienza, il poeta fa riferimento nel componimento giovanile, “Vana attesa“, stampato in Nicastro dall'Editrice Nucci nel 1939.

Nel 1950 pubblica a proprie spese il suo primo libro di poesie, Via degli ulivi, nei Quaderni di Ausonia, Siena, recensita favorevolmente da Giorgio Petrocchi nella rivista romana, “La Via”.

Nel 1953 sposa Mariuccia Ormau, sua ex allieva; testimone di nozze è l'amico Mimmo Purificato. Da questo matrimonio nascono le figlie, Olivia (1955) e Giordana (1957). Sono anni duri per il poeta, che ancora nel 1961 lavora come insegnante precario nella scuola. In questo stesso anno pubblica La Rosa nel bicchiere, raccolta di poesie, che il poeta aveva pubblicato nel corso degli anni Ciquanta su riviste; l'opera viene segnalata per il Premio Viareggio, ma non giunge in finale. Intanto alla RAI, a cura di Libero de Libero, viene fatta una lettura dei suoi versi da Valeria Moriconi.

Dopo una lunga e dolorosa malattia, muore nel 1964 la madre, e nello stesso anno sono pubblicate in un volume collettaneo, Sette piaghe d'Italia, tre sue liriche, tra cui Il canto dei nuovi emigranti, poesia per la quale riceverà il Premio Letterario Frascati. 

Il 14 aprile del 1965, si toglie la vita e Ungaretti, al quale il Costabile si sentiva particolarmente legato, scrive alcuni risentiti versi, pubblicati originariamente in un "ricordino" stampato a cura degli amici e successivamente riportati nel n°35 di "L'Europa Letteraria"; i versi ungarettiani sono stati ora trascritti anche sulla tomba del poeta nella cappella di famiglia in Sambiase e sulla facciata della sua casa natale:

"Con questo cuore troppo cantastorie"

dicevi ponendo una rosa nel bicchiere

e la rosa s'è spenta a poco a poco

come il tuo cuore, si è spenta per cantare

una storia tragica per sempre

Mario Lucarelli legge Franco Costabile

Opere

Per le opere di Costabile si veda l’edizione critica di tutti gli scritti Franco Costabile -Calabritudine e Poesia di Antonio Iacopetta edita dall’Associazione Franco Costabile - Lamezia Terme 2006.

Brevi giudizi critici

La via degli ulivi (Maia, Siena 1950) è un testo di cinquanta pagine, suddiviso in quattro sezioni, di cui la prima dà il titolo all’intero volume. Considerata dai critici un canzoniere amoroso, viene oggi apprezzata ancor più delle successive raccolte che ebbero già al loro apparire maggiore fortuna e risonanza critica.

“Io penso che la voce poeticamente più pura di Costabile sia godibile nella prima raccolta dei suoi versi, Via degli ulivi, scritti quando Costabile era più che mai nell’ambito spirituale di Ungaretti, del primo Ungaretti…” Così scrisse Umberto Bosco in "Omaggio a Franco Costabile, vent' anni dopo la morte" (Rivista dell’Amministrazione di Catanzaro 1985. "La Provincia di Catanzaro", n.5-6, con interventi, oltre a Bosco, di Iacopetta, Lombardi Satriani, Frattini, Strati, Paladino, Accrocca, Piromalli, Nisticò, Caproni, Enotrio).

La rosa nel bicchiere (Canesi, Roma 1961) venne subito catalogata come opera di un tardo neorealismo. Tale interpretazione nel Convegno di Tropea del 1987 (La Provincia di Catanzaro, a.VII, n.1-2) viene messa in crisi da un giovane studioso, Alberto Granese, che si sofferma sull'atipico realismo di Costabile, partendo da quello che, secondo lui, è un dato di fatto nella poetica realista di Costabile, la mancanza cioè di un elemento inamovibile in una visione rigorosamente realista del mondo, il principio di causalità; mancanza che determina una concezione per assurdo del mondo e che, tra l'altro, ha coerenti conseguenze stilistiche tali che Granese parla dello stile di Costabile come se fosse stato sottoposto ad una dirompente carica esplosiva; si spiegherebbe così l’ossificazione, la pietrificazione, la rastremazione, quell'aria pulviscolare che seguono dopo un'esplosione imponente.

Sostiene infatti Granese che: "…Per Costabile la realtà non è legata da un rapporto causale, cioè di causa ed effetto, e non è legata da un rapporto di causa ed effetto per-ché per Costabile la realtà è dominata dalla legge dell'assurdo: la legge dell'assurdo, la legge dell'ingiustizia, che domina le cose del mondo e, quindi, che rende assurdo questo mondo. Per cui tra le cose del mondo non c'è un collegamento di causalità, ma c'è appunto questa giustapposizione di frammenti slegati, che danno questo ritmo fran-to e sincopato alla sua poesia.”

Nello stesso convegno di Tropea, Walter Mauro parla di un realismo speciale del poeta, partito da una formazione ungarettiana, tesa all' estrema scarnificazione verbale e ritmica, per giungere ad una visione realistica del mondo e della poesia, che non tiene per nulla conto della tradizionale visione realistica di stampo naturalista, che pure è continuata ad essere dominante in altri autori, di Costabile conterranei. Per Mauro il realismo di Costabile non ha nulla di naturalistico ed affonderebbe le sue radici contemporaneamente nel terreno del risentimento sociale e storico per la Calabria offesa e nello stile rastremato e pietrificato dell'Ungaretti de Il porto sepolto.

Antonio Iacopetta (in Via degli Ulivi e altre poesie - Lamezia Terme 2004), che a Costabile ha dedicato molta della sua attività di critico: “…Era ora dunque che si sfaldasse il mito negativo di un Costabile, tardo e stanco epigono del neorealismo, soprattutto per quanto attiene alla sua penultima opera pubblicata, La rosa nel nicchiere, poiché invece Il canto dei nuovi emigranti evidenzia una violenza e una deforma zione tali che, se proprio si vuole parlare di una appartenenza di Costabile ad una qualche scuola o movimento, allora si deve parlare di espressionismo o di realismo visionario…”.

Bibliografia della critica

Si veda a cura di Antonio Iacopetta Via degli Ulivi e altre poesie, Lamezia Terme 2004.


pagina realizzata con il contributo di Aristide Caruso, http://www.aristidecaruso.it

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