Gli editoriali del Portale del Sud

 

DUOSICILIANITÀ

Un neologismo insidioso

di Brigantino

L’incanto della terra

Per migliaia di anni il Sud d’Italia è stato la terra promessa. Fenici, etruschi, greci, latini, barbari, arabi, e poi normanni, tedeschi, francesi, spagnoli, inglesi ecc, giunti dalle nostre parti, vi si sono stabiliti definitivamente. Bellezze, clima, varietà di ambienti: dolci colline, monti, fertili pianure, boschi, coste pescose, mare per collegamenti e commerci … cosa pretendere di più? Così, per migliaia di anni, il Meridione, ha integrato usi costumi e civiltà diverse.

L’altra faccia della medaglia

Una mescolanza di fattori, ha fatto sì che il rapporto con la terra amata venga vissuto da ciascuno di noi in senso individualistico ed esclusivo: gli altri diventano usurpatori e contaminatori da trattare con diffidenza. La passionalità e la solidarietà umana divampano per il tempo di un fuoco di paglia. Le aggregazioni sociali sono difficili, la progettualità politica dei singoli non trova sbocchi collettivi. Conseguenze: ognuno per conto proprio, ed esterofilia come mezzo per distinguersi. L’individualismo ha prodotto comportamenti estremi (del tipo: “solo io ho la ricetta giusta per il Sud”) o, nel peggiore dei casi, interessati (del tipo: ”uso il Sud per trarre vantaggi personali”). Prestiamo quindi attenzione prima di dar credito, per esempio, a quanti (pochissimi in realtà) oggi nel Sud gridano contro la “partitocrazia” e contro “Roma ladrona”, becero motto di una compagine a cui l’elettorato del Nord stesso riserva quote di voto sempre più misere e ben al di sotto della soglia di rappresentatività. Riflettiamo su quali siano le reali finalità di costoro che si fanno portavoce di soluzioni, come devolution e federalismo fiscale, esplicitamente nate in senso anti-meridionale. Teniamo sempre presente che autonomia e indipendenza non dipendono dall’avere o meno dei confini, o delle istituzioni proprie. Esse si realizzano solo nella misura in cui riusciamo, giorno dopo giorno, ad alimentarle con l’apporto collettivo di fresche risorse culturali, ideali ed economiche. Quanti Stati al mondo, pur avendo confini ed apparati, non sono di fatto né autonomi né indipendenti?

Nazionalismo

Alcuni usano un neologismo, oggettivamente brutto: “duosiciliano”. I più lo fanno per entusiasmo. Noi contestiamo tale termine, in quanto potrebbe sembrare un auto-accreditamento di un’identità fantasma, storicamente mai esistita. Le Due Sicilie, tra le varie definizioni di “Stato” che ne da il Diritto, furono in parte e/o in epoche uno Stato Patrimoniale (sovranità ripartita tra Re, Clero, Nobiltà). Fu anche uno “Stato Assoluto”, poi uno “Stato Illuminato”, e di “Diritto”. Ma non fu mai uno Stato Nazionale, nel senso che i liberali ottocenteschi diedero alla parola: Stato forte, concorrente ed antagonista degli altri stati, in cui il materialismo economico è allo stesso tempo propellente ed elemento unificante. A tale struttura portante, i liberali aggiunsero importanti e numerosissimi orpelli, ossia i miti. Primi tra tutti la “Patria”, la “Nazione”, intese non solo più come terra natale e collettività con regole comuni accettate, ma come entità “reali”, da difendere, per cui immolarsi, da esaltare ed illustrare, da contrapporre a quella degli altri. Nacquero così i “Martiri”: rivoluzionari d’ogni tempo (non contemporanei: quelli vanno messi in prigione); i “Beni Supremi” ecc. Con tale simbolismo lo stato nazionale riesce a mandare i giovani in guerra, tiene sotto controllo il consenso, rimpiazza la religione. Nello Stato Nazionale solo il “Mercato” resta al di sopra delle leggi, anzi ne detta una “universale”. Nei miti degli Stati Nazionali abbondano gli eroi, gli strenui difensori, gli impavidi, indomiti condottieri ecc. Un linguaggio questo che proviene dal Risorgimento e che pur trasformandosi, mantiene inalterate i principali ingredienti: enfasi altisonante, retorica, pochezza di contenuto, contaminazione emotiva.

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