Pensiero Meridiano

 

Mister B, la costituzione e la giustizia

Editoriale de Il Portale del Sud

La Costituzione come "strumento di potere"

Ormai dovremmo esserci abituati ai progetti eversivi del premier. Tra il 2001 ed il 2006 ha speso una valanga di soldi (nostri) per una modifica unilaterale della Costituzione, tristemente nota come Devolution, imposta al Parlamento con la sua maggioranza. Il giudizio del popolo sovrano di quella riforma, attraverso il referendum confermativo del giugno 2006, fu di spazzarla via con l’80% dei voti.

Non gli è bastato: ora mister B minaccia una ulteriore modifica costituzionale, per esorcizzare la sua personale ossessione giudiziaria. Da vecchio filibustiere impunito, si spinge a forzare le regole fino al limite di rottura.

Dovremmo esserci abituati, dovremmo essere distratti dai continui sorrisi a 42 denti finti, dalle assicurazioni tipo “tous va trés bien madame la marquise”, mentre il mondo si disfa lentamente intorno a noi, vuoi per crisi finanziarie reversibili con la buona volontà di alcuni governi, vuoi per crisi climatiche irreversibili per la cattiva volontà di altri governi, ma non ci riusciamo. Non riusciamo a sorridere alla sua ennesima minaccia di totalitarismo.

Il disegno, non tanto nascosto, del Cavaliere degli italiani è evidente: ha già raggiunto, con l'uso delle leggi ad personam e dei lodi, l’obiettivo di mutare lo Stato di diritto, faticosamente costruito nel 1948, in Stato di governo. Ora mister B vuole andare oltre, trasformando la Costituzione in "strumento di potere". Per mister B, come fu per il dittatore inglese Cromwell, la Costituzione, è “Instrument of Government”. Per venire al presente o al passato prossimo, non c'è in Sud America vincitore di elezioni, capo-popolo o colonnello, che non abbia un suo personale progetto costituzionale: è lo strumento di cui intende avvalersi per esercitare il potere e eludere qualsiasi controllo.

L’articolo 138

La Costituzione italiana, la sua manutenzione e le sue modifiche, non dovrebbero essere appannaggio della sola maggioranza, come è ben specificato nell'art. 138 che richiede per le riforme costituzionali un ampio consenso che vada ben al di là del volere di una singola maggioranza. Come spiega il costituzionalista Zagrebelsky in una recentissima intervista: “la nostra è una Costituzione inclusiva. Non è scritta da chi vince contro gli sconfitti. La Costituzione non si occupa di chi sia il vincitore. Scrive principi per tutti, garantisce i diritti di tutti. Noi siamo figli di questo costituzionalismo. La nostra Carta fondamentale è nata con la Dichiarazione dei Diritti dell'Uomo delle Nazioni Unite del 1948, con la Convenzione europea dei diritti dell'uomo e delle libertà del 1950. La Costituzione italiana si colloca in questa tradizione. E' nata per essere inclusiva, per valere per tutti. Non è uno strumento di potere ma di garanzia contro gli abusi del potere. Berlusconi invece vuole fare il Cromwell. Può essere ancora più chiaro se ritorniamo al 138. Quell'articolo prevede che anche un accordo politico ampio possa essere bocciato da una minoranza del corpo elettorale. Come si sa, il referendum costituzionale non ha il quorum e, se vanno a votare il 20 per cento degli italiani, l'11 per cento può bocciare la nuova legge. Il progetto di Berlusconi capovolge questa logica. Non riconosce al referendum un potere distruttivo, ma pretende che sia confermativo della riforma votata soltanto dalla coalizione di governo. Diciamo che la manovra, di tipo demagogico, manomette la Costituzione, annullando lo spirito di convivenza che la sostiene, e la trasforma in strumento di governo, in strumento di potere".

Le leggi elettorali

Le leggi elettorali succedutesi con leggerezza in questi ultimi anni hanno cambiato il sistema politico, creando artificiosamente solo due alternative. Mister B, nonostante avesse mandato in malora già due volte l’Italia nel 1994 e nel 2006, pretende di nuovo di fare da sé le riforme costituzionali solo perché il suo partito personale ha ottenuto la maggioranza relativa (attorno al 30% degli aventi diritto). Il vecchio mascalzone vorrebbe così riformare, a proprio uso e consumo, il Consiglio superiore della Magistratura, che è organo di rilevanza costituzionale (disciplinato dagli articoli 104-113: Il Csm "è la massima espressione dell'autonomia della magistratura rispetto agli altri poteri dello Stato", in particolare il governo). Se ciò dovesse malauguratamente avverarsi, significherebbe che mister B ha manomesso e leso i principi fondamentali, i cardini della nostra democrazia, che si basa sulla separazione e sul bilanciamento dei poteri.

La guerra delle procure

La guerra delle procure di Salerno e Catanzaro è stata il pretesto atteso per dare il via ad una serie di riforme che non è esagerato definire indecenti. Se c'è una vera emergenza, quella non riguarda né la separazione delle carriere, nè il Csm. Ma solo la maggiore rapidità ed efficienza della macchina giudiziaria: processi veloci, certezza della pena e non buoni sconto, rinvii e prescrizioni, di cui mister B si è avvalso a piene mani per farla franca.

Se ci sono magistrati corrotti o semplicemente inadeguati, sono questi a dover essere allontanati e non la “magistratura” ad essere smantellata e sottomessa. Tutte cose che si possono agevolmente ottenere per legge ordinaria. Di tutto questo, nel piano del Cavaliere sulla giustizia ovviamente non c'è traccia: a mister B infatti preme soltanto togliere ai magistrati il potere di dirigere le indagini. Se è una forza di polizia sottomessa al governo a decidere su cosa indagare e su cosa non indagare, allora non ci sarà più alcuna prospettiva di giustizia uguale per tutti.

Gli scriba berluscones vorrebbero far passare la difesa della Costituzione come difesa di una corporazione, di una “casta”. La giustizia va cambiata è vero. Ma nell'interesse collettivo e non nell'interesse soggettivo di chi è pronto a fondare una "Costituzione di maggioranza". La Costituzione è di tutti. E tale vorremmo che restasse come giustamente fa notare il Presidente Giorgio Napolitano con il suo richiamo al rispetto dei "principi fondamentali della Costituzione", che nessuno "può pretendere di modificare o di alterare. Sono in gioco le garanzie, i diritti, i principi e l'eguaglianza del cittadino di fronte alle legge.

Se la giustizia fosse controllata dalla politica, la funzione giudiziaria diventerebbe strumento di lotta politica e oggetto di lottizzazione. La "sindrome di Cromwell" di cui soffre mister B mette in pericolo la democrazia parlamentare e non si può lasciare mano libera ad un vecchio furbacchione arricchito, che ha fatto leggi per bloccare i suoi processi e, quando non c’è riuscito, ha abolito a colpi di maggioranza i suoi reati.

Il Portale del Sud

Gennaio 2009


Gli editoriali del sito sono scritti congiuntamente da Fara Misuraca ed Alfonso Grasso

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