Pensiero Meridiano

 

Ombre nane

Editoriale de Il Portale del Sud

Un lavoratore tedesco guadagna molto più di uno italiano a parità di mansioni. E’ socialmente meglio protetto, paga sul mutuo un interesse 4 o 5 volte inferiore. Eppure non è geneticamente diverso, anzi ha pregi e difetti – come quello del bere alcolici – certamente almeno pari all’italiano. Questione di educazione al lavoro, o più semplicemente i tedeschi hanno meno propensione ad appropriarsi dei soldi pubblici non appena se ne presenta l’occasione?

Il fieto del miccio

Non è questa la sede per impegnative indagini sociologiche comparative, diciamo solo che i tedeschi, anche con il regime liberistico attuale, sanno far valere gli interessi di popolo meglio di noi, che forse popolo unitario non lo siamo mai stati. E poi resta la differenza enorme della rappresentanza politica. La Germania del dopo-guerra mai si è presentata al mondo con la faccia di un Berlusconi, mai ha affidato le sue sostanze e il suo avvenire ad un guitto ed alla sua corte di nani e ballerine e la cancelliera Merkel, solo una “culona” per il ducetto di Arcore,  non ha mai “sparato” sul salario dei lavoratori tedeschi e sul welfare.

Al di là di ogni considerazione, grava su di noi il dramma di quasi vent’anni di irresponsabilità, vittimismo, cialtroneria e trovate grottesche da bordello. Il tutto inserito in un contesto presuntuosamente liberistico, che ha ridotto alla fame i ceti a reddito fisso con il cambio lira-euro di berlusconiana e tremontiana memoria a 1000 lire.

Grazie a questo secondo, diverso ma egualmente sventurato, ventennio da circa nove mesi ci siamo ormai abituati a definire quello di Monti, il Circo sobrio subentrato per volere di Napolitano al Circo burlesque, un governo tecnico.

Ci dicono che un governo tecnico fa cose che un governo politico non potrebbe fare perché nessun partito si assumerebbe la responsabilità di certe scelte impopolari. Ma Monti è solo il frutto dell’inadeguatezza delle forze politiche tant’è che il Pdl promette di prepararsi ad essere un “altro” soggetto politico, semplicemente cambiando nome ma non faccia, mentre aumenta il consenso ai grillini, che suggeriscono allo Stato di non pagare il debito pubblico, dimenticando che il creditore di questo debito è, in maggior parte, il popolo italiano stesso e che ciò significherebbe mandare in fumo i risparmi di milioni di famiglie. Mentre il “pacifico” Pd sta praticamente a guardare la sua liquefazione.

E intanto il Circo sobrio fa scelte che hanno a che fare con la stragrande maggioranza degli italiani: i pensionati, i disoccupati, i non più occupati non ancora pensionati, le università e la ricerca, le imprese che collassano, il costo delle vita, la stagnazione dei mercati, l’assenza di segnali di sviluppo economico.

Scelte che non possono essere addebitate solo ai ragionieri, ma soprattutto ai politici che di essi si sono serviti e continuano a servirsi, che dovrebbero produrre sviluppo e che falliscono miseramente. E non si tratta solo di incapacità personali, che sono ormai evidenti a tutti, si tratta del fallimento di un'idea di sviluppo, quella "liberalista", che Monti e i montiani si ostinano ad applicare. Perché non ci potrà MAI essere sviluppo senza che lo Stato intervenga drasticamente sul prezzo al consumo delle materie prime come, ad esempio, i derivati del petrolio, che oggi ha un prezzo di mercato inferiore a quello di dieci anni fa, e non “metta”, invece di “togliere” con balzelli e decime e angherie, qualche soldo in più nelle tasche dei cittadini.

L’Ilva di Taranto, per dire

La più grande industria siderurgica europea, uno dei centri più strategici del modello di sviluppo capitalistico del nostro Paese. Di mezzo c’è, ancora una volta, un magistrato che fa il suo dovere e c’è anche la politica che non ha esitato ad attaccare la magistratura e la sua attività sancita dalla Costituzione. Perché non dimentichiamolo, è “obbligo dello Stato” tutelare la salute dei lavoratori, che grazie alla legge Biagi , buon’anima,  all’attività del precedente governo e di questo in atto, sono mandati al macello, senza tutele, senza precauzioni e senza prospettive future, per soddisfare una idea distorta di capitalismo liberista dimostratosi senza cervello e assolutamente disumano.

Dopo la Fiat, l’Ilva è l’esempio più appariscente di come distortamente si sia evoluto il capitalismo nostrano. Fondata nel 1905, costruisce i primi altiforni nel 1918, trovando un impulso nella Grande Guerra. Il fascismo ne intuisce la portata strategica e ne trasferisce la sede a Genova. In quel nord più vicino al potere. Infatti è proprio col fascismo che il potere politico viene trasferito al nord. Non dimentichiamolo.   

Il controllo finanziario passa prima all’Iri e poi alla Finsider.

Due tappe importanti della storia dell’Ilva sono l’ampliamento delle sue officine su scala nazionale e l’inaugurazione nel 1965 del centro siderurgico di Taranto, il più grande d’Europa.

Ma proprio nel 1995 l’Ilva viene privatizzata e gli impianti di Taranto sono ceduti al gruppo Riva per “quattro soldi”.

Per circa un secolo l’Ilva è stata il luogo dove si sono esercitati i sistemi del potere più vergognosi, liberali, fascisti e democristiani e, nell’ultimo ventennio, anche quelli sciagurati dell’ex governo Berlusconi.

Oggi le cose si sono complicate perché un giudice per le indagini preliminari vorrebbe giustamente chiudere una fabbrica inquinante, mentre il governo Monti accusa il magistrato di Taranto di interferire su una materia governativa quale il diritto di indirizzo politico in campo industriale.

Monti avrebbe ragione se potesse dire che a Taranto, e negli altri centri siderurgici d’Italia, si è sempre operato regolarmente. Ma non è così e dovrebbe chiedersi, da uomo sobrio quale vuole essere, come mai per tanto tempo non si è provveduto alla bonifica della fabbrica in rispetto della salute dei lavoratori, dei cittadini di Taranto e dell’ambiente circostante? La risposta è semplice:  bonificare costa molto e i signori Riva, come coloro che li hanno preceduti, cioè lo Stato, sono andati avanti risparmiando danaro e pagando mazzette per truccare le perizie.

E ora la soluzione trovata per salvare i posti di lavoro agli operai, la salute a tutti e per non finire di distruggere l’ambiente qual è?  è che lo Stato, cioè noi, paghiamo la bonifica dell’Ilva. Tassando le bollicine e multando i tabaccai. Il liberismo secondo gli imprenditori italioti: io prendo gli utili, voi tutti pagate se sbaglio o perdo!

Meno tasse per tutti

Ma non è finita!  Perché il vecchio di Arcore è sempre lì a difendere con i denti e le unghie i propri interessi, mentre i suoi lacchè ed i sostituti di suoi lacchè,  continuano a promettere riduzioni di tasse, ancora attraverso la fantomatica vendita del patrimonio immobiliare pubblico… ma qualcuno in questo Paese si ricorda ancora di quante volte Tremonti e Berlusconi già l’hanno venduto ‘stò patrimonio? Nessuno si ricorda delle “cartolarizzazioni”, cioè la messa a bilancio del valore del patrimonio immobiliare pubblico prima ancora che fosse realmente incassato? Bianconiglio Alfano ha la faccia di riproporre oggi la stessa identica bufala propinata da Berlusconi e Tremonti, che con quella bella iniziativa non solo truffarono gli italiani, ma diedero inizio alla cosiddetta finanza creativa, tanto apprezzata dagli imbroglioni e speculatori di tutto il mondo da portarci alla rovina ed alla più grave crisi economica di sempre.

In quasi vent’anni, Berlusconi non ha realizzato nient’altro che il salvataggio e consolidamento del proprio impero finanziario. Ha portato la nave sugli scogli, ma a differenza di Schettino, è ancora lì sulla tolda di comando, anche se furbescamente defilato. Continua a condizionare e complottare: guardate un po’ se l’asta per la vendita delle frequenze tv si è poi fatta… niente! Il vecchio avrà pure il cervello ottenebrato dal Viagra, ma quando si tratta di fare qualche rinuncia personale per il bene del Paese allora ritrova tutta la grinta e lucidità per dar sfogo ad una avidità e bramosia a dir poco vergognose.

L’ombra maligna

All’annuncio della sua ennesima discesa in campo per le prossime elezioni, la credibilità internazionale italiana è tornata in discussione e lo spread tra buoni del tesoro italiani e tedeschi si è nuovamente impennato. Il rischio è ritenuto evidentemente serio dagli osservatori internazionali: Berlusconi ha a disposizione i migliori esperti in comunicazione (=manipolazione dell’opinione pubblica), possiede sempre tv e giornali… quando è stato messo alle strette si è comprato 40 deputati!

Sicuramente ci sarà ancora chi lo voterà: quelli che si nutrono di fervore ideologico fascista, pensando pure di essere liberali… i proprietari delle licenze per vendere i medicinali… gli euroscettici che credono ancora che sia stato Prodi a fissare il cambio lira-euro… quelli che temono i comunisti (quest’ultima è la categoria più comica, perché fortemente ideologizzata attraverso i versetti, non coranici, bensì di Belpietro!)… quelli che semplicemente si aspettano una sanatoria degli abusi edilizi, oppure una bella svalutazione, magari con ritorno alla lira, per azzerare i debiti che non riescono ad onorare.

L’ombra maligna del cai-nano lascia la politica italiana senza prospettive, in stallo perenne, a danno del Paese per il vantaggio di uno.

Inutile dare quindi colpe alla Germania, le responsabilità della attuale crisi sono tutte nostre. Ai tedeschi non sarebbe costato un centesimo fermare la speculazione attraverso il meccanismo degli eurobond, la loro sarebbe stata solo una garanzia di solidità e solidarietà. Ma l'egoismo è d'obbligo, perché anche in Germania c’è la destra al potere, lì scelta per opportunità dagli elettori, non come in Italia dove è stata scelta per nostalgia fascista e funesto preconcetto totalitario.

Ma diciamocelo: perché mai la Germania dovrebbe garantire il nostro debito pubblico quando sull’Italia grava ancora l’ombra maligna del potere del nano di Arcore, di cui tutto il mondo ha riso!

Scenari autunnali

La prospettiva del futuro italiano pare sia affidato alla riforma della legge elettorale.  Un “I have a dream”  che non riesce a nascere!  Non è facile rinunciare ai privilegi delle nomine!

Ascoltando le dichiarazioni dei politici, il Porcellum dovrebbe essere messo da parte per ridare la possibilità ai cittadini di scegliersi i propri rappresentanti. Ma la storia ci insegna che il trasformismo dei deputati e senatori è un male antico che prescinde dal sistema elettorale. E nel prossimo parlamento ci saranno, oltre i Dipietristi, anche un centinaio circa di Grillini. Italioti come tutti gli altri ma, a differenza di altri gruppi, non amalgamati da alcuna base ideologica. Anzi, quali promotori del “né destra né sinistra” diverranno le prede naturali del vecchio politicante di Arcore, anche lui – comprovata faccia di bronzo – con in bocca da sempre lo stantio slogan di essere fuori dal “teatrino della politica”!

Aggiungeteci la lega, perché certamente sarà votata da qualche centinaio di migliaia di razzisti-autonomisti-localisti-indipendentisti-euroscettici che se ne fregano delle bravate di Bossi & C. e delle loro improbabili lauree albanesi.

Ecco fatta quindi la miscela che temiamo si presenterà nel 2013, con conseguente riproposizione del governo Monti, che adesso ci garantisce dal rischio del fallimento, ma che in futuro non sarà libero di operare scelte diverse e politiche alternative. Sia per i veti incrociati delle strane maggioranze che lo sostengono oggi e lo sosterranno domani, sia per il suo volontario ed ostinato appiattimento italiano sul liberismo che tanti danni ha prodotto nel mondo.

Paghiamo a caro prezzo la mancanza di un partito socialista alla francese, la scomparsa dell’ex PCI imbastarditosi irrimediabilmente in un Pd sempre più clericale e sempre meno attento a tutelale gli onesti, il reddito fisso, i pensionati, il sud, il progresso l’uguaglianza e la solidarietà sociale. Verrà votato perché sempre meglio di Berlusconi, delle sue vaiasse e del suo circo burlesco ("puttanaio" sarebbe il termine più appropriato per non offendere il circo equestre che è una cosa bella). E alla via così!

Fara Misuraca

Alfonso Grasso

Settembre 2012


Gli editoriali del sito sono scritti congiuntamente da Fara Misuraca ed Alfonso Grasso


Leggi il commento di Antonio Casolaro

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