Malta. L’impatto che si ha con
quest’isola nel cuore del Mediterraneo è quello di ammirare un
piccolo scrigno aperto ricolmo di gioielli, con i suoi colori simili
a pietre preziose come l’acquamarina, la giada, l’occhio di tigre,
gli smeraldi, i topazi... che come lampi hanno squarciato i miei
occhi un istante e poi il buio. Non riuscivo a essere coinvolta
dallo stupore e dalla gioia che vedevo negli occhi dei ragazzi e dei
turisti alla vista delle grotte dai limpidi fondali di un azzurro
intenso, striato da conoidi color smeraldo. Quei colori non
riuscivano a distogliere il mio sguardo dal male silenzioso che
sta divorando l’isola, l’erosione.
Erosione, erosione,
desertificazione, erano sempre presenti nel mio obiettivo sia quando
inquadravo un monumento, un fregio architettonico, un palazzo, sia
le baie dai colori suggestivi, magnetici, immerse in una macchia
mediterranea fragile, assetata, rachitica.
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La scoperta di una statua colossale e di statuette,
oggi in esposizione nel Museo Archeologico di Valletta, reperiti nei
templi, insieme a scene di animali incisi su pietra, indica la
presenza di un culto della "Dea madre della fertilità". E' stato
scoperto anche un certo numero di statuette falliche. |
Quante volte ho affondato le mie
mani nel fragile terreno che si polverizzava, privo di acqua; quante
volte ho camminato su terreni spaccati dalla mancanza di humus;
andavo per mare, da una baia ad un’altra, o su una isoletta (Cominotto).
Andavo per mare su un suolo piatto, (un vallo, una piattaforma), ma
non di sabbia, bensì tufaceo, oppure affondavo nell’argilla...
Una volta, era la terraferma di
un’isola, oggi pittoreschi isolotti con calette a strapiombo nelle
azzurrine acque dell’arcipelago maltese … Fotografavo e riflettevo
come quel tratto dell’isola si fosse inabissato.
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Tarxien temple |
Malta è un catalizzatore molto
forte di erosione: essendo una piccola isola, il fenomeno è
evidente. Lì mi sono resa conto di quello che sta accadendo al
nostro pianeta, e che ciò che dal 1957, scienziati e ambientalisti,
stanno cercando di tutelare il nostro pianeta dalla penuria di
acqua, dagli sconvolgimenti climatici e dal conseguente effetto
serra.
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Nell'Auberge di Provenza costruito fra il 1571 e il
1575 su progetto dell'architetto maltese Gerolamo Cassar, ha sede
dal 1990 il Museo Nazionale di Archeologia. Il Museo, custodisce un
patrimonio assolutamente unico di reperti archeologici maltesi,
rinvenuti nei templi preistorici e megalitici di Malta. Vi si
trovano anche oggetti rinvenuti in tombe fenicie, puniche e romane,
fra cui il famoso cippo in marmo del II sec. a. C. a carattere
religioso, con iscrizioni in greco e in fenicio. Questa compresenza
di lingue, ha consentito di decifrare l'alfabeto fenicio. |
Fotografando i siti megalitici di Tarxien (3000 – 2500 a. C.), Mġarr (3800 –
3600 a. C.), Ħaġar Qim, Mnajdra, Hal Saflieni, ossia il
periodo dei Templi (4500 –
2500 a.
C.) legati ai Culti della Fertilità e dell’Acqua, ci si
rende conto di cosa possa essere accaduto
nell’antichità. Durante le glaciazioni, l’ultima delle
quali terminata circa 12.000 anni fa, Malta e la Sicilia
erano connesse tra loro per mezzo delle rispettive
estremità sud – orientali.
Fra i siti templari, uno dei più impressionanti,
costruito con megaliti dalle dimensioni gigantesche,
fino a dominare l’orizzonte, che si trova nell’isola di
Gozo, è quello di Gġantija, lo stesso che da il nome a
una fase della preistoria. Si ipotizza che solo una
stirpe di giganti abbia potuto erigere simili monumenti,
più antichi delle piramidi d’Egitto. Il motivo della
fine di questa civiltà, intorno al
2500 a.
C., resta tuttora uno dei più oscuri misteri della
preistoria maltese.
È tuttavia possibile che cambiamenti nelle condizioni
climatiche ne siano sia stati la causa, come si è
verificato in varie parti del nostro pianeta, ad esempio
per gli Anasazi
[1](700 – 1300) il popolo delle Pietre, che
abitavano l’attuale foresta pietrificata dell’Arizona,
scomparsi in una notte. |
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Dea Madre |
Molti sono i terreni a rischio di
erosione nel bacino del Mediterraneo (tutta la Puglia, La Liguria,
la costa romagnola, la Calabria, la Sicilia, esclusa l’area di
Palermo, i monti Peloritani che dominano lo stretto di
Messina e i monti Iblei che circondano Ragusa), e aree a rischio
di desertificazione.
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Delle sette Dee
della fertilità, questa è la statua più grande |
In Puglia, basta fare una
passeggiata a Monopoli (Ba), zona Capitolo, e rendersi conto che
intere gravine di tufo, oggi sono invase dal mare, formando
suggestive calette o stanze nell’acqua.Inquadrature
spettacolari per fotografi e pittori, nei pomeriggi settembrini, ma
esempio dell’allucinante erosione, che sta interessando tutto il
nostro pianeta.
L’erosione
consiste nell’asportazione del suolo per effetto dell’azione fisica
che sulla superficie delle terre emerse esercitano gli agenti
naturali in movimento: pioggia, neve, ghiaccio, torrenti, fiumi,
vento e mare. Per l’isola di Malta, gli agenti naturali che
provocano l’erosione, sono soltanto il vento e il mare.
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I rilievi a spirale della fase Tarxien e di grandi
lastre di pietra scolpite con varie specie animali, rappresentano
nel Museo la più impressionante sezione, a livello mondiale,
dedicata alla preistoria. |
Di per sé, quindi, è dovuta ad un
insieme di fattori naturali. Diventa una delle più gravi emergenze
ambientali quando si verifica su suoli divenuti instabili a causa
dei movimenti tellurici, frane e dinamiche costiere, oppure di
attività umane che hanno provocato perturbazioni dell’equilibrio
fisico-chimico tra il terreno e l’ambiente.
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Le spirali di Tarxien Temple |
Su scala mondiale le perdite di
suolo agricolo per effetto dell’erosione sono stimate tra i 5 ed i 7
milioni di ettari all’anno. Per l’anno 2015 si stima che soltanto in
Asia, Africa e Sud America saranno in stato avanzato di erosione
circa 700 milioni di ettari.
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Tarxien Temple |
Il Bacino Mediterraneo è una delle aree del pianeta a
più elevato rischio di erosione e, nell’isola di Malta e
arcipelago maltese, il fenomeno è evidentissimo.
In Italia i suoli soggetti ad erosione assommano a
13.270 milioni di ettari, corrispondenti al 44% della
superficie nazionale. |
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la Venere di Malta |
Il Mediterraneo, sostiene lo
storico francese Fernand Braudel (uno dei pricipali esponenti della
scuola delle Annales, che studia le civiltà e i cambiamenti a lungo
termine, in opposizione alla storia degli avvenimenti), è oggi
un’area di tradizionale ”povertà fondamentale”, nella quale la
scarsità di precipitazioni atmosferiche costituisce il tratto
dominante del clima e, pertanto, la scarsità della risorsa idrica
costituisce il principale fattore limitante dello sviluppo non solo
dell’agricoltura, ma dell’intero sistema produttivo e delle stesse
comunità umane.
La gestione sostenibile della
risorsa idrica è una tematica fondamentale della ricerca scientifica
che, da quarant’anni, l’Istituto Agronomico Mediterraneo di Bari-
Valenzano del CIHEAM ( Centre International de Hautes Ètudes
Agronomique Méditerraéennes) conduce – in partenariato con
istituzioni ed organismi nazionali ed internazionali e con centri
universitari europei, africani, asiatici e statunitensi. Secondo la
definizione dell’UNEP (United Nations Environment Programme), la
desertificazione è il degrado del suolo in zone aride, semi-aride e
secco sub-umide, principalmente dovuto a vari fattori, tra cui le
variazioni climatiche e le attività umane.
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Complesso megalitico di Hagar Qim, Pietre della
fertilità, esse rappresentano gli organi sessuali maschile e
femminile. |
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Dea madre della fertilità, rappresentata da un
grande organo sessuale. |
Nel bacino mediterraneo sono interessate seriamente da
processi di desertificazione estese aree dell’Europa. |
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Tempio Mnajdra |
Secondo i dati dell’UNEP, il 69%
dei 5,2 milioni di km₂,
utilizzati per l’agricoltura nelle zone aride e semiaride, presenta
processi di desertificazione in atto oppure è esposto a rischio
elevato.
Secondo l’elaborazione dati: CIHEAM/
IAMB, sono i fattori climatici e antropici che causano la
desertificazione. Fra le cause antropiche, si sottolinea la gestione
irrazionale e/o sovra sfruttamento intenso delle risorse che porta
alla perdita di copertura vegetale del suolo, quindi rischio di
erosione e desertificazione.
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Isola di Comino, interessata da una notevole
erosione: il Mediterraneo ne ha sommerso una zona. In fondo si può
notare il processo in evoluzione, che agisce sulle rocce affioranti. |
L’osservazione scientifica ha messo
in evidenza che è in atto, almeno dalla metà dell’800, un
progressivo aumento della temperatura media globale degli strati
bassi dell’atmosfera (troposfera). Il processo ha subito una
significativa accelerazione negli ultimi decenni ed in particolare
negli anni ’90.
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La finestra blu dell'isola di Gozo |
Secondo il dott. C. Lacirignola, Direttore dell’Istituto
Agronomico Mediterraneo di Bari del CIHEAM, la regione
mediterranea - che ricade nella fascia dell’emisfero
settentrionale ove è prevista una sensibile riduzione
delle precipitazioni - è tra le più esposte al fenomeno
della desertificazione.
Sempre a causa del riscaldamento della troposfera e
della superficie terrestre, nelle calotte polari e sulle
formazioni montuose più elevate, continuerà e si
accentuerà la fusione dei ghiacciai. Conseguentemente il
livello medio dei mari è destinato a crescere ancora,
mediamente, di circa mm 500, con la compromissione di vaste aree costiere
intensamente popolate. |
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Arcipelago maltese, isola di Cominotto |
Sono previste, inoltre,
preoccupanti alterazioni degli ecosistemi. In particolare perdita di
biodiversità, proliferazione di parassiti, modificazioni delle
produzioni agricole, e, al primo posto, la modificazione o
distruzione dei processi biogeochimici nel terreno.
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La Grotta Azzurra |
Nel bacino del Mediterraneo la
situazione demografica è in forte evoluzione. Nel 1990, secondo l’United
Nations Population Division, la popolazione era distribuita per metà
nei Paesi della riva Nord e per metà in quelli della riva Sud. La
proiezione al 2025 rivela un forte aumento della popolazione
complessiva, che aumenterebbe di 160 milioni di abitanti … per il
2050 la proiezione dimostra una riduzione degli abitanti della riva
nord ed un forte aumento in quella del sud, nella quale si
concentrerebbe il 71% della popolazione complessiva dell’area
mediterranea.
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Hal Saflieni, ipogeo |
I ghiacciai (il cui volume negli
ultimi cento anni si è dimezzato) continueranno a sciogliersi,
facendo aumentare il livello degli oceani e dei mari, entro il 2050,
tra i 130 ed i
680 millimetri.
Per il Mediterraneo si calcola che
il livello salirà di oltre mezzo metro: coste ed isole ne saranno
minacciate e le terre umide costiere saranno sommerse.
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Malta, Gran Tuffieha Bay, precesso di
desertificazione ed erosione in corso |
Ma questo è proprio quello che è
accaduto in Puglia, alle isole Tremiti. Infatti, da alcune
cartografie del 1720, si rileva che, originariamente, le isole erano
quattro, mentre dalle cartografie di fine ‘800, le isole diventano
tre: l’isola di San Giacomo è scomparsa.
Note
[1] Pina CATINO,
Misteri dell'Antichità: Culti delle Acque e Mito del Sole,
ADDA editore, Bari 2009, 2° edizione- pag 91.
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Solitario ma tenace, questo masso resiste ancora |
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