Il 23 Maggio 1992, 19 anni fa, Giovanni Falcone, Francesca Morvillo e gli uomini della loro scorta Antonio Montinaro, Rocco Di Cillo e
Vito Schifani vengono massacrati da un'esplosione nella strage di Capaci.
Falcone stava tornando, come era solito fare nei fine settimana, da Roma.
Qualche mese dopo, il 19 luglio salterà in aria Paolo
Borsellino, l’uomo cui era rimasto in mano il testimone, e la sua scorta.
IL sangue del ‘92 provocò un logico moto generale di sdegno.
Ma quel sentimento non è stato aiutato, Palermo fu in realtà lasciata sola.
Nessuno lo ha protetto e coltivato per trasformarlo in una proposta duratura
di cambiamento. Tutto si è risolto nella retorica delle parole che si
ripetono ogni anno e che non significano nulla. Specie in questi ultimi
tempi, provenendo da coloro che elogiano i giudici morti e screditano i
giudici vivi.
Sono passati 18 anni e stiamo parecchio peggio di prima.
Neanche più sappiamo piangere i nostri martiri (laici). Anche i tempi di
Falcone non erano granché. Falcone e Borsellino hanno acceso una luce. Hanno
“inventato” di sana pianta il primo processo alla mafia: prima non si sapeva
neanche che si chiamasse Cosa Nostra. Allora c'erano troppe connivenze con
il potere, troppe protezioni eccellenti. Ma quelli erano altri tempi! Ora
stiamo messi peggio.
“…ma loro non cambiano…” questo disse la vedova dell’agente
Vito Schifani.
…e non sono cambiati.
È cambiato invece il mondo, si è rovesciato, il “cattivi”
come Mangano sono gli eroi nuovi, perché non hanno “parlato”. Dell’Utri e
Cosentino siedono beati al Parlamento della Repubblica. I pentiti sono
delegittimati sistematicamente. La legge che protegge i lestofanti dalle
intercettazioni telefoniche è in via di approvazione… I servizi segreti
governativi continuano a non nascondere le verità scomode, e l’agenda di
Borsellino resta introvabile. La cricca al governo continua a spartirsi il
bottino.
Ma quello di Falcone e Borsellino non è stato un sacrificio
inutile, almeno fintanto che ci sarà gente disposta a ricordare, ed a
resistere.
Fara
Misuraca e Alfonso Grasso
Maggio 2011
Centro Culturale e di Studi Storici
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