Il
mio NO per il Referendum del 25 giugno
di
Fara Misuraca
Il 2 giugno 1946 gli
italiani e le italiane (per le prima volta!) vennero chiamati alle urne,
dopo un lungo periodo di “riposo” forzato, oltre che per il referendum
istituzionale tra repubblica e monarchia e che sancirà la fine di quest’ultima,
anche per eleggere i membri dell’Assemblea Costituente cui sarà affidato il
compito di redigere la nuova carta costituzionale.
Il sistema elettorale
prescelto per la consultazione elettorale fu quello proporzionale, con voto
"diretto, libero e segreto a liste di candidati concorrenti”. In base al
risultato elettorale, l’Assemblea Costituente risultò composta: DC 35,2%,
PSI 20,7%, PCI 20,6%, UDN 6,5%, Uomo Qualunque 5,3%, PRI 4,3%, Blocco
nazionale delle libertà 2,5%, Pd’A 1,1%.
La Costituente si
riunì per la prima volta a Montecitorio il 25 giugno 1946 e nel corso
della seduta venne eletto presidente Giuseppe Saragat. Il 28 giugno
l’Assemblea elesse Enrico De Nicola "Capo provvisorio dello Stato", fino a
che cioè non sarebbe stato nominato il primo Capo dello Stato a norma della
nuova Costituzione. La Costituente inoltre deliberò la nomina di una
commissione ristretta (Commissione per la Costituzione), di 75 membri ,
scelti dal Presidente sulla base delle designazioni dei vari gruppi
parlamentari (TUTTE le forze politiche vi erano rappresentate in base
al consenso popolare emerso dalle urne), cui venne affidato l'incarico di
elaborare un progetto di Costituzione da sottoporre al plenum
dell'Assemblea.
La Commissione si
articolava in tre Sottocommissioni: la prima sui diritti e doveri dei
cittadini, la seconda sull'ordinamento costituzionale della Repubblica
(divisa a sua volta in due Sezioni, per il potere esecutivo e il potere
giudiziario, più un comitato di dieci deputati per la redazione di un
progetto articolato sull'ordinamento regionale), la terza sui diritti e
doveri economico-sociali.
Il progetto di
Costituzione elaborato dalla Commissione fu presentato 31 gennaio 1947 ,
venne lungamente discusso e modificato, definitivamente approvato il 22
dicembre e promulgato il 27 dicembre dello stesso anno. Entrerà in vigore
il 1° gennaio 1948.
Grazie alla ricetta
usata nella selezione dei membri della Commissione, la Costituzione
italiana rappresenta l’incontro tra le tre tradizioni di pensiero presenti
nella Costituente, quella cattolico-democratica, quella
democratico-liberale, quella socialista-marxista, e la battaglia
suffragista, condotta da Anna Kuliscioff, una donna di origine russa, di
grande spessore intellettuale, che in Italia si era già distinta per altre
iniziative, volte a migliorare le condizioni di lavoro delle donne e alla
soppressione dello sfruttamento della manodopera minorile.
Il 25 giugno del
2006 a 60 anni esatti dalla prima riunione della Costituente, gli
italiani torneranno alle urne, ma questa volta non per eleggere un’
assemblea costituente ma per scegliere se difendere i valori di una
costituzione che a rileggerla si rivela più che valida nei suoi articoli
fondanti pur se modificabile (e modificata come è già successo) in altre
sue parti in base alle nuove esigenze che in 60 anni si sono via via
presentate , oppure cancellarla ed accettarne un’altra, scritta da pochi e
per le esigenze di pochi da una commissione che certamente non era
rappresentativa del popolo italiano ma di una parte di esso ed approvata a
colpi di maggioranza.
In caso di vittoria
del “si” la cancellazione della Costituzione prevede lo stravolgimento
della mappa dei poteri istituzionali con conseguente delegittimazione
dell’attuale maggioranza, lo scioglimento delle camere, eseguito per
l’ultima volta da parte di un presidente della repubblica, e il ritorno
alle urne.
E non solo.
Il due giugno del
1946, la scelta della repubblica e dell’assemblea costituente sancirono in
qualche modo il passaggio dei territori dell’ex stato delle Due Sicilie da
colonia sabauda, quale divenne nel 1860, a parte integrante di uno Stato
neonato.
Vittorio Emanuele II
infatti, non fu mai “primo” re d’Italia, ricordiamolo. I Savoia continuarono
la loro numerazione come re di Sardegna, regno al quale annessero, a seguito
di una guerra contro l’Austria, i territori del Lombardo-veneto e di una
guerra contro le Due Sicilie i territori meridionali. La “vera” unità
d’Italia non risale al 1860 ma piuttosto al 2 giugno 1946.
Se la completa e
soddisfacente realizzazione di questo nuovo Stato, questa volta davvero
unitario, non è stata raggiunta, la colpa non è dei princìpi della
costituzione ma del popolo italiano e dei suoi rappresentanti che non hanno
saputo e, in certi casi, voluto applicarli, continuando ad inseguire ed a
favorire individualismi campanilistici di stampo medievale e lo
sfruttamento dei più deboli (leggi emigrazione interna).
I “novelli padri(?!)
costituenti” con la “loro” costituzione, decisa durante qualche cenetta a
quattr’occhi, mirano ad introdurre innovazioni, non prive di una certa
perversione, che vanno dall’”esclusivismo” regionale a partire da materie
legislative ad un federalismo fiscale “ad hoc” che escluderebbe il
“regionalismo solidale” previsto dalla vigente costituzione. Quella
“solidarietà” che sta alla base di tutti gli stati federali (per riunione e
non per scissione, come , caso più unico che raro, avverrebbe in Italia) e
che consente loro di prosperare. Per dirla molto semplicemente si
assisterebbe ad un ritorno al passato, ad uno stato in cui il meridione
ritorna (o continua) ad essere “colonia” di quel nord dei piccoli
imprenditori il cui miope egoismo sociale, ben presto gli presenterà il
conto perché un Sud più povero, un sud che non spende, andrebbe a loro
danno. Perderebbero innanzitutto il mercato interno e con colossi come Cina
e India che premono in maniera sempre più energica , ben presto anche quelli
esteri.
Il risultato del
referendum del 25 giugno è importante perché sono in ballo i valori
costituzionali ed antifascisti sui quali si fonda la nostra società, quella
di tutti e non solo quella della lega di Bossi e Calderoni, un partito che
a Milano all’ultima tornata elettorale su circa 870.000 di elettori ha
ottenuto 22.000 voti!
Quanto scritto vuole
essere un invito a riflettere bene prima di esprimere il vostro voto
cercando di guardare lontano e di valutarne le conseguenze.
La prof. Fara Misuraca è direttrice del sito "Brigantino - il Portale del
Sud" |