Pensiero Meridiano

 

Editoriale de Il Portale del Sud

Fatti dal fango

Moretti ed Albanese sono coloro che meglio hanno rappresentato l’essenza del Premier di un Paese in cui il premierato non esiste. Ma hanno solo sfiorando la verità, che si è rivelata di gran lunga peggiore.

Il baciamano nel fango

Il Maghreb è in fiamme ed è probabile che la rivolta continui ad estendersi. I media (internet, tv satellitari, radio non hanno confine) hanno aperto gli occhi alle giovani popolazioni del Nord Africa e il malcontento è esploso. Fragorosamente e sanguinosamente repressivo nel caso della Libia. In tutto questo, forse ci avete fatto caso, è emersa una singolare analogia, tra le dichiarazioni di Mubarak di qualche settimana fa, del figlio di Gheddafi di qualche giorno fa, e di Berlusconi da sempre (anche se non sottoposto ad una violenta pressione popolare).

Di fronte al montare della protesta popolare, promettono riforme e cambiamenti costituzionali, dimenticando che sono al governo da decenni, e che quelle riforme e quei cambiamenti avrebbero potuto e dovuto farli prima, se fossero stati davvero intenzionati. Invece non hanno fatto nulla, se non arricchirsi oltre ogni umana misura, evidentemente troppo intenti a fare affari e festini.

Il parallelo tra i tre leader non é difficile. In fondo i tre sono abbastanza simili e “amici” tra di loro. Berlusconi ha baciato la mano a Gheddafi, ha tirato in ballo Mubarak nel suo sgraziato tentativo di coprire le proprie fregole di settuagenario libidinoso di fronte ai poliziotti che avevano arrestato una odalisca del suo harem. Gheddafi è stato indicato come il vero inventore del bunga-bunga di cui Silvio é stato l’utilizzatore finale nei festini di Arcore. Gheddafi fa vestire le veline da poliziotte guardia del corpo, Silvio da infermiere… (ci sono dei dettagli che differenziano, lo ammettiamo!).

Ci dimentichiamo spesso che Berlusconi é stato presidente del Consiglio per oltre 3000 giorni. Solo Mussolini, Giolitti e De Pretis hanno governato più a lungo di lui, nei centocinquant’anni dall’unità d’Italia. E nessuno ha governato più a lungo di lui, negli oltre sessant’anni della Repubblica. Nemmeno De Gasperi, che pur essendo stato a Palazzo Chigi per meno tempo, aveva trovato il tempo di fare riforme epocali, a partire da quella agraria.

La pazienza popolare é esplosa in Egitto e in Libia, facendo cadere Mubarak e Gheddafi (ancora traballante mentre scriviamo ma poco ci manca). Anche la nostra pazienza popolare sta traboccando, ma possiamo sperare in un esito analogo?

Ne dubitiamo, con dolore, ma ne dubitiamo. Mubarak e Gheddafi derivavano il loro potere dall’esercito. È quest’ultimo che ha deciso le sorti del primo, e potrebbe decidere le sorti del secondo. Ovviamente, con l’appoggio più o meno diretto e discreto degli Stati Uniti e dell’Europa. Il dissenso popolare, in realtà, é servito solo da detonatore per il passaggio di mano del potere all’interno dell’esercito.

Democrazia nel fango

Berlusconi, invece, deriva il suo potere da un voto popolare. In Italia, il gioco della democrazia rivela così tutta la sua debolezza intrinseca. Non ci si può appellare al malcontento popolare, perché questo si può esprimere soltanto attraverso il voto. E la destra populista ha facile gioco a ricordare che la fiducia al cavaliere é stata rinnovata sia nelle elezioni europee che in quelle amministrative, sia nei voti di fiducia di Camera e Senato.

Ma, come abbiamo fatto rilevare più di una volta, in Italia il voto democratico è corrotto e distorto da almeno tre fattori condizionanti:

1) Una legge elettorale che regala un esagerato vantaggio alla coalizione che riceve più voti (non la maggioranza dei voti, attenzione, ma anche soltanto uno in più di ciascuno degli avversari!) e crea un Parlamento di nominati, riconoscenti solo verso chi li ha scelti, staccati dal territorio perché gli elettori possono votare solo la lista. Una legge elettorale che sembra fatta apposta per favorire coalizioni basate su “interessi inconfessabili” o “ricatti reciproci” piuttosto che vere coalizioni politiche. In tal modo, il governo può anche reggere fino alla fine della legislatura, perché ai suoi componenti non frega nulla delle questioni di merito, basta arrivare al vitalizio e intanto approfittare della posizione per fare buoni affari. Non sono liberi di decidere secondo coscienza, perché sottoposti a ricatti veri o potenziali, primo fra tutti non essere riproposto alle prossime elezioni, o venir “dossierato” sul Giornale. Insomma è una legge elettorale che riesce a esprimere il peggio della politica, favorendo le varie cricche di affaristi e corruttori.

Complimenti all’ideatore, il celta cornuto Calderoli, “sceso” a Roma per portare un vento nuovo di rivolta contro i ladroni centralisti… un po’ per uno, che diamine!

2) Il gigantesco conflitto di interessi, dell’ “onorevole” cavaliere Berlusconi, detentore di gran parte dell’informazione del Paese, soprattutto la più popolare e quindi la più capillarmente diffusa, usandola per i suoi fini senza alcuna vergogna. Silvio controlla buona parte dell’economia, della finanza, dell’editoria e persino del mondo sportivo, usando tutti questi diversi ambiti per creare consenso e clientes.

3) Un livello culturale e di lettura medio degli Italiani fra i più bassi dei paesi industrializzati, che le recenti “riforme” della scuola faranno di tutto per rendere ancora più basso.

Opposizione di fango

In tutti questi anni il cav. Berlusconi ha goduto del formidabile aiuto di un’opposizione che non è stata capace neanche di limargli le unghie negli anni in cui ha governato, e che oggi continua a giocare in punta di fioretto contro le sciabolate, rispettosa di regole che il cavaliere non conosce e non si preoccupa di conoscere. Forte di tale vantaggio, con il supporto di un partito eversivo (a forte connotazione razzista, che si vanta di sputare sulla bandiera ed è spergiuro sulla Costituzione), ha creato una sorta di “democrazia limitata”, un sistema “soffice” delle cui limitazioni difficilmente si accorgono i pensionati “minimi” e i giovani cresciuti a “tette, culi e bramosia” e da cui uscire sarà veramente dura.

Il timore è adesso, dopo l’ultimo regalo della fiducia datagli sui famosi “5 punti” e con il Parlamento di nominati e di comprati, che il “caro leader” possa anche cucinarsi leggi che mettano il bavaglio all’ultimo potere che ancora non controlla, la magistratura, che possa limitare seriamente il libero arbitrio sulla gestione del finis vitae o dell’aborto. Questo solo per compiacere la componente, evidentemente miscredente in Gesù, del clero.

Siamo ritornati in verità alla suddivisione in tre stati: la casta politica e imprenditoriale (al posto dell’aristocrazia), il clero e il terzo stato. Alla faccia della rivoluzione del 1789 e di tutto il sangue versato per diventare cittadini e non essere più sudditi alla mercé della tirannide assolutistica! Forse ci vorrebbero anche da noi manifestazioni oceaniche che chiedano la fine del regime, anche se far scendere in piazza i lobotomizzati da Raiset (i poveri che votano come loro rappresentante un miliardario e poi si meravigliano di diventare sempre più poveri e precari…) non sarà impresa facile… e poi, si sa, chi vuole far cadere il governo sulla base delle manifestazioni di piazza, rivela uno scarso spirito democratico…!

Come si sa che quello democratico é un matrimonio di convenienza, lo si tiene in vita fin che fa comodo, poi si divorzia. Basta pensare a cosa successe in Algeria nel 1990 e 1991, quando il fronte islamico vinse le elezioni con la maggioranza assoluta dei voti, e il parlamento fu sciolto dai militari, con la solita connivenza dei democratici governi occidentali.

Per liberarci da Berlusconi, dovremo rinunciare alla democrazia? È da un po’ di tempo a questa parte che abbiamo iniziato a dubitare della bontà, in Italia, del suffragio universale.

Fatti a sua immagine

Ma gli Italiani non la pensano come noi, agli Italiani va bene così. Oddio, non a tutti gli Italiani, e neppure alla loro maggioranza… A quel 20% che votano Berlusconi, trasformati poi magicamente dall’astensione e dal premio di maggioranza nel 55%! Gli altri, la vera maggioranza, non contano, sono divisi, alcuni pensano ancora che sia meglio attuare la dottrina sociale della Chiesa, altri all’uguaglianza sociale… si scornano tra di loro su temi relativi alla morte ed alla vita, filosofeggiano arditamente sui modelli di sviluppo, cercano soluzioni impossibili a questioni come il conciliare accoglienza e sicurezza, ordine e libertà. Si spaccano sulle questioni della sessualità, dell’amore, del dolore… pinzillacchere, direbbe Totò! Ma noi pensiamo di non poter essere altrimenti, perché così facendo continuiamo il cammino dell’umanità, fatto di dubbi e di ricerca continua. La Storia è si ricorda anche degli oscurantisti, però bollandoli nei secoli, mentre il progresso viene premiato con nomi affascinanti: Rinascimento, Illuminismo…

Silvio ha capito benissimo l’indole dei suoi. Non fa assolutamente niente che possa allarmare gli spiriti semplici, fatti di certezze granitiche e bottegaie, gente che pensa ai fatti propri, incapace di riconoscersi in una collettività che vada oltre le mura di casa. Non fa assolutamente niente, tinge solo di rosa con parole e promesse un futuribile inverosimile, toglie loro ogni responsabilità di pensare e fare, da ogni colpa dei mali che pur ci affliggono, ai comunisti (magistrati, governi di centrosinistra degli anni ’60, globalizzazione, crisi mondiale del liberismo, estremisti islamici, immigrati… più che comunisti, si dovrebbe dire accomunati, ma lasciamo perdere…). La sua autoassoluzione è totale, incondizionata, negatrice di ogni evidenza, resa credibile dal fatto che viene automaticamente accettata dai suoi proseliti, che altro non anelano che essere come lui, e che quindi credono nell’incredibile, sostengono l’insostenibile.

Non fare niente, se non i cavoli propri, è una caratteristica essenziale del berlusconismo. I suoi clientes sono sufficientemente pagani per credere che gli dei si schierino a favore dei singoli, abbastanza cattolici da ritenere che Dio assolva i peccati a tutti tranne che agli altri, abbondantemente fascisti da infischiarsene degli dei, di Dio e dell’umanità tutta. Completamente irresponsabili, da considerare giusto condannare i giovani alla malora ed alla precarietà.

La coesione sociale, cui si riferisce Tremonti menandone vanto, cioè l’assenza di tumulti di piazza di fronte alla situazione, a ben riflettere è stata assicurata dalle famiglie, dai loro risparmi, dalla pensioncina della nonna.

Alla luce di quanto scritto, l’assoluta incapacità di assumere iniziative concrete è il vero punto di forza di Silvio. La sua propensione a fare leggi solo per se stesso è il modello di riferimento dei clientes: sfuggire alle guardie ed ai balzelli, ambire ad un posto di potere per colpire chi ci è antipatico e raccomandare chi ci è simpatico, circoscrivere l’ambizione a mostrare le tette in televisione o a farsi una squillo da far invidia al cognato…

Il silenzio è fango

La maggioranza, quella che si è riunita in piazza il 13 febbraio per intenderci, guarda tutto ciò smarrita. Vede un uomo vecchio che impiega il tempo libero a mostrare a delle ragazzine i filmati con cui si incontra con altri potenti, raccontando qualche barzelletta sconcia e pagando cifre iperboliche per poter avere la loro compagnia. Vede 315 deputati votare compatti a favore della ridicola versione del vecchio, al di là di ogni pudore, oltre ogni confine dell’immaginabile. Vede infangato il Parlamento, altrove tempio supremo della democrazia, istituzione sacra. Vede morire a poco a poco questo Paese dilaniato dal particolarismo e dall’individualismo sfrenato, sfacciato, esibito, vantato. Si chiede perché, per esempio, i deputati del Pd non si dimettano come un sol uomo, perché la Chiesa o il Presidente della Repubblica, o Dio in persona, non strafulminino baracca e burattini!

Siamo degli ingenui, ammettiamolo. L’uscire da questa era di Pantalone, porre termine al tremendo e lunghissimo tramonto che stiamo subendo, non ci verrà regalato dalla magistratura o dal papa o dai deputati del Pd. Dipende invece da noi, siamo la maggioranza, ricordarci sempre e dovunque che non siamo fatti dello stesso fango di Silvio e dei suoi degni clienti. Facciamo sentire la nostra voce, difendiamo la dignità!

Dobbiamo smettere di votare sempre per il più forte. Smettere di tifare per la squadra più forte solo per sentirci vincenti. Già nel 1994 Berlusconi aveva un evidente conflitto di interessi. Chi l’ha votato o era insipiente, quindi ha sbagliato per ignoranza, oppure era in malafede. Comunque ha consentito a Berlusconi di inchiavardarsi alla sua poltrona, con l’aggravante che alla sete di potere si è aggiunta la necessità di non pagare con la galera il modo con cui ha conquistato il potere e la ricchezza, e rendendo il Pdl un partito funzionale alla propria impunità.

Adesso Silvio si prepara a sfruttare la paura per il “milione e mezzo” di clandestini che dovrebbero venire in Italia a seguito delle rivoluzioni maghrebine. I clientes penseranno certamente che la miglior difesa dall’invasione è il duo Silvio-Umberto. Non sanno che dal 2001 al 2011 il duo ha governato per quasi tutto il tempo, che la immigrazione clandestina è aumentata di 5 volte, che la pressione fiscale e il debito pubblico hanno segnato il massimo storico. Essi sono predisposti a farsi ingannare, anzi lo pretendono! Ma voi?

Chi tra l’italiani fosse veramente democratico, non voterebbe mai un titolare di concessioni pubbliche.

Fara Misuraca e Alfonso Grasso

Febbraio 2011


Gli editoriali del sito sono scritti congiuntamente da Fara Misuraca ed Alfonso Grasso

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