la collezione d'arte: Giacomo Farelli

 Il ratto di Proserpina, 1680 ca., olio su tela cm 200 x 295. Bari, Pinacoteca Provinciale

Note sull'artista

Nato a Roma nel 1629.

Studi: presso la bottega di Andrea Vaccaro a Napoli, di cui assimila talmente lo stile da indurre spesso confusione nel riconoscimento delle sue opere. Segue la vena naturalistica di Massimo Stanzione, Filippo Vitale, Cesare e Francesco Fracanzano. La sua opera è inoltre ricca di influssi stilistici di Giovanni Lanfranco. L'ultimo periodo è contraddistinto da un più accentuato classicismo.

Produzione: la Visione di Sant'Antonio (Napoli, chiesa della Trinità dei Pellegrini), 1652; la Visione di Santa Brigida (Napoli, chiesa di Santa Brigida); la Visione di San Giovanni Evangelista (Sulmona, Santa Maria Maggiore), 1661. Nel 1664 affresca la sagrestia della cappella del Tesoro di San Gennaro. Seguono il Riscatto degli schiavi (1672, Napoli, chiesa della Redenzione dei Cattivi) e le tele del 1673 per la chiesa di San Giuseppe a Chiaia. Tra il 1676 e il 1683 realizza in Abruzzo: la decorazione della "Galleria" del palazzo del duca di Atri; il ciclo per il Santuario di Rojo (1676) e gli affreschi per la chiesa di San Filippo all'Aquila. A fianco della produzione napoletana, si ricordano gli affreschi eseguiti nel palazzo del Comune di Pisa.

Muore a Napoli nel 1706.


Tratto dalle biografie degli artisti di Marina Minozzi per l’opera “La Collezione d’Arte del Sanpaolo Banco di Napoli” a cura di Anna Coliva

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