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Il pianto della nube

di Antonio Messina

“Forse anch’io come la materia vagavo da un posto all’altro, forse anch’io viaggiavo nel tempo, forse anch’io ero una particella di quel mondo in rovina e mi spostavo, morivo e rinascevo. Forse la mia anima voleva migrare per cercare conforto alla sua sofferenza, forse voleva incontrare altre anime cui chiedere aiuto. Chissà, magari ero caduto nell’abisso, laddove la luce non giungeva, non riuscendo più a controllare la malattia, sapendo che tutto era provvisorio e che presto sarei stato cancellato, energia in decomposizione tra una moltitudine di altre energie che perivano tra gli angusti passaggi della memoria. Forse non ero riuscito a parlare con la parte più profonda di me stesso per assaporare le ultime gocce della vita, pensando stoltamente che la morte fosse l’unica soluzione al male che mi stava succhiando le forze. E così andavo avanti e indietro, apparivo e svanivo assieme alla materia, in un viaggio allucinante e mortale tra i segreti della mente, soggiogato dal potere dei cristalli e sottomesso ai voleri di due orribili grumi di vento, Sahar e Joel, i perfidi Sacerdoti dell’antica Cattedrale di Sur.

E lì agonizzante e senza memoria, raccogliendo strani cristalli, viaggiavo tra i segreti del pianeta Sur, un’anima errabonda in un mondo ostile, un luogo forse creato dalla mia mente malata e sotto il vorace controllo degli adoratoti della grande divinità della Pietra, Eddacch”.


Il pianto della nube, il canto della rinascita, del risveglio, la forza poetica dell’impeto e del temporale! Gocce di pioggia che scivolano sopra un tappeto rigoglioso (versi, idee, rime pensieri), un enorme prato verde accarezzato/tormentato da correnti d’aria che si sviluppano lungo un tragitto pregno degli influssi magici della meteorologia; tutte le poesie della raccolta, sembrano collegate da un unico cordone ombelicale. Parole che compiono un tragitto breve, che tentano di addolcire i vari strati della sofferenza, di mitigare la malvagità, percepita dall’autore come preponderante e “Suprema”.

Il pianto della nube, un delicato scivolar di versi all’interno di un contenitore dove alte parole, armonie e altri suoni amorevoli si fondono all’unisono con quel tempo che, spesso sfugge alla logica, rifugiandosi nel grembo della Grande Musica Madre, ch’è Madre di tutti quei poeti mistici, che dalla parola traggono, linfa lirica, assoluta e vitale.

Dalla prefazione di Fabio Strinati


Antonio Messina, è nato a Partanna TP e vive a Padova.

Ha pubblicato narrativa e poesia (il fantasy per ragazzi “Laura e il treno per Elintur e altri racconti”, edito dalle Edizioni il Foglio è stato adottato come testo di narrativa dagli Istituti Levi-Montalcini Partanna TP/Tommasi di Lampedusa S. Margherita Belice AG. Alcune sue liriche sono state pubblicate in antologie poetiche.

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