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Eretica pravità

di Andrea Moneti

Edizioni MEF

Recensione di Fara Misuraca

Non vi spaventi il titolo. Vi sembrerà strano, pensato apposta per creare un miscuglio di mistero e curiosità agli occhi del frequentatore di librerie. In realtà si tratta solo di una formula originale levata da una bolla pontificia di Clemente V, haeretica pravitas. Essa fu l’espressione autentica con la quale venne indicato e segnato nel Medioevo il delitto di eresia, una deviazione religiosa,una scelta (dal greco “airesis”) allora come adesso molto grave, “ scelta” è, per la chiesa e per gli stati confessionali, sinonimo di malvagità, di perversione, di cattiveria (pravitas), verso la quale nel XIII secolo fu lanciata un’apposita crociata, istituito il Tribunale dell’Inquisizione e creata la figura incappucciata dell’Inquisitore che fecero ardere molti roghi. Ottima l'ambientazione storica, non solo per l'accurata ricostruzione del periodo ma per la facilità con cui i personaggi del romanzo intersecano le loro avventure e la loro vita con i "veri" protagonisti di quel periodo.

Mi è piaciuto anche il linguaggio, i personaggi si esprimono in un linguaggio medievale uscendone solo, non so se consapevolmente o inconsapevolmente, nei dialoghi d'amore e d'amicizia.

Bellissima è la figura di Chiara, la dolce “dolciniana” morta d’amore e per amore.

I personaggi del romanzo, come del resto si verifica anche oggi ( basta pensare con quanta noncuranza la gente assiste a scene di bombardamenti, di distruzione, alla sofferenza che ci circonda) mentre se ne sta comodamente seduta sul divano di casa ad ingurgitare lauti pasti) assistono e partecipano alla opulenza e alla povertà, sono abituati alla corruzione, alla violenza, alle guerre ai saccheggi (ottima la scena della battaglia di Campaldino) ma per fortuna, e non so se questo oggi è ancora possibile, sono capaci di amare, di rispettare di vivere in maniera pulita. Quando ciò avviene il linguaggio adoperato diventa attuale. Certi valori non hanno data.

Mi è piaciuta anche la scelta del periodo storico (l'eresia medievale). Un periodo certamente poco conosciuto, volutamente "oscurato" dalla potente chiesa di Roma che ancora oggi cerca di ingerire nelle leggi di quello che dovrebbe essere uno stato laico, il nostro.

L’autore è bravissimo a coniugare saggio, accuratezza storica e romanzo. Come fare altrimenti a spiegare che il cardinale Borromeo, oggi venerato come santo, non fu altro che un temibile inquisitore? Per chi è interessato alla "storia" oltre che al racconto, il libro è più utile del più famoso "Il nome della rosa". In quella opera la forza dei personaggi copriva il contesto storico. Solo chi conosce bene quel periodo può ambientare facilmente la storia.

Non casualmente l’autore si preoccupa di corredare la sua opera con una ricca appendice storiografica che aiuta il lettore.

Fara Misuraca

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