Le pagine della Cultura

 

Mamamel e Vusitel

di Alberto Moravia

Gianni Pisani, Andiamo … dove …

Taluni vogliono che il significato di questi due paesi limitrofi, Mamamel e Vusitel, sia, rispettivamente, paese del tramonto e paese dell’alba. È un errore. Fermo restando che il suffisso “el” vuol dire paese, è stato assodato che Mama significa gallina e Vusi uovo. Paese della gallina, dunque, e paese dell’uovo.

Inutile descrivere i paesi nel loro aspetto fisico, la natura essendo più o meno uguale dappertutto. Ma gli ordinamenti sono diversi. Grosso modo diremo che a Mamamel il passato conta più del futuro. A Vusitel invece, il futuro conta più del passato. Il presente, poi, non conta nulla in nessuno dei due paesi.  A Mamamel regnano i morti; a Vusitel comandano invece coloro che non sono ancora nati. I sacrifici che i due popoli sopportano per questi loro antenati e posteri sono incredibili; e, strano a dirsi, producono gli stessi effetti. Figuratevi che a Mamamel giungono a questo: le città sono necropoli, in cui i morti, acconciatamente mummificati, abitano case belle e pulite, fornite di ogni comodità; mentre gli abitanti vivi si accovacciano fuori delle mura in baracche, grotte, capanne e tende.

Essi dedicano tutta la loro vita a tenere in ordine le case dei morti e per fare questo debbono adattarsi a lasciare in disordine le proprie. Ma, come abbiamo detto, non si tratta di case, bensì di abominevoli tuguri. Gli abitanti di Mamamel girano in stracci, mentre le mummie dei morti sono addobbate di broccati. Quanto al cibo è poco e rozzo. I bocconi migliori se li prendono i morti in forma di offerte propiziatorie. A Vusitel invece si costruiscono bellissime città, ma non per i vivi e neanche per i morti, ma per quelli che debbono ancora nascere. Naturalmente queste città numerose, sparse per tutto il paese, sono vuote. La popolazione di Vusitel passa il tempo prima a costruire e poi a mantenere pulite, ordinate ed efficienti queste città deserte; ma a nessuno verrebbe in mente di andarci ad abitare; sono riservate alle generazioni future. Intanto, esattamente come a Mamamel, la popolazione vive in abituri e caverne, povera, lacera e affamata. Giacché non soltanto non si costruiscono case per i vivi ma anche si lesina loro più che sia possibile il cibo, i panni e i manufatti. Questo allo scopo di costruire, nei sotterranei delle città future, imponenti scorte per le generazioni che nasceranno. Magazzini, i frigoriferi, i depositi rigurgitano; ma la popolazione languisce nell’indigenza.

A Mamamel a guisa di saluto dicono: “Come stanno i vostri morti?” E si risponde:

“Grazie, meglio di noi.”

A Vusitel invece il saluto suona: “Come stanno i vostri posteri?” E si risponde:

“Grazie, staranno meglio di noi.”

A Mamamel tutte le alte cariche dello stato sono occupate da mummie di uomini eccellenti del passato. Sono mummie costituzionali che regnano e non governano e non governeranno, tuttavia nulla si fa senza di loro, o meglio senza domandarsi che cosa esse avrebbero fatto in vita in questa o in quella circostanza. La risposta ai più vari quesiti la danno gli storici che in grandissimo numero circondano queste mummie e ne conoscono a menadito la vita e le azioni. Perciò a Mamamel sarebbe sciocco domandarsi: “Chissà che cosa avrebbe fatto Cavour oppure Bismark in questa situazione?” Perché Cavour e Bismark sono lì, al loro tavolo di lavoro, pieni di stoppa, è vero, ma non per questo meno di efficienti, meno operanti, meno importanti, grazie alle cure degli storici incaricati di perpetuarne gli insegnamenti.

Sul trono di Mamamel siede la mummia di un Emiro che duemila anni or sono comandò, per qualche suo dimenticato motivo, che si togliesse la lettera “S” dall’alfabeto. Ebbene, non lo credereste, gli abitanti di Mamamel, sono obbligati a fingersi blesi.

A Vusitel invece, trattandosi di un paese, come si dice, proteso verso l’avvenire, le alte cariche dello stato sono in mano (se così si può dire, trattandosi di persone non ancora nate) di personaggi che i numerosi indovini che prosperano nel paese sono andati a cercare in fondo ai loro libroni e tra le stelle. Si tratta di personalità inesistenti, almeno per il momento, ma, forse perché appunto inesistenti, terribilmente esigenti.

Gli indovini attribuiscono a questi futuri governanti una smania tale di perfezione che la disgraziata popolazione di Vusitel non è mai alla fine dei suoi travagli. Essa deve affaticarsi da mane a sera per preparare un degno mondo a questi futuri Catoni. Bisogna vedere come gli indovini, dopo aver interrogato gli astri, scuotono il capo in maniera negativa di fronte a qualche fabbrica o a qualche monumento e ne impongono la distruzione e ricostruzione perché al tal ministro, che nascerà tra duemila anni l’edificio non garberebbe. Bisogna vedere come, insomma, gli uomini dell’avvenire sono spietati, duri e inflessibili con quelli del presente. A questi ultimi non rimane che piegare la testa e ubbidire.  Naturalmente, non c’è peggior delitto, così a Mamamel come a Vusitel, che cercare di migliorare la condizione dei vivi, miserabilissima come abbiamo detto. Di coloro che si sono arrischiati a farlo si serbano scarse memorie. Il più delle volte si trattò di poveri mentecatti che di punto in bianco cominciarono a gridare per le piazze i Mamamel: “Basta coi morti … vogliamo che ci si occupi dei vivi,” e per le strade di Vusitel: “Basta con l’avvenire … Evviva il presente.” Questi pazzi, come è giusto, furono subito presi e chiusi in celle, con applicazione di docce e camicie di forza. Ma due o tre persone savie che abbiano difeso nei due paesi il presente contro l’avvenire e il passato si sono dati e, strano a dirsi, l’hanno fatto sempre con il medesimo argomento: perché occuparsi di ciò che fu o di ciò che sarà invece di godersi semplicemente la vita?

Da noi una simile proposizione parrebbe mero buon senso. Invece non si ha idea del furore che riflessioni di questo genere sollevano nei due paesi. Gli iconoclasti arrestati e processati, furono tutti condannati alla pena capitale. Contemporaneamente, per evitare in avvenire simili inconvenienti, i due paesi, di concerto, votarono una legge intitolata appunto “legge contro il godimento del presente”, nella quale si minacciavano pene severissime a tutti coloro che avessero osato stornare a proprio vantaggio quanto è dovuto ai morti e ai nascituri.

È inutile dire che tra Mamamel e Vusitel corrono rapporti pessimi; anzi, si può senz’altro affermare che i due paesi siano in stato di guerra perpetua. Quelli di Mamamel vorrebbero che entrare con le armi in pugno in Vusitel, occupare le bellissime città dedicate all’avvenire e riempirle di mummie; quelli di Vusitel dal canto loro desidererebbero irrompere con la forza in Mamamel, gettare le mummie alla spazzatura e trasformare le necropoli in città modello per le generazioni future. Ma le forze dei due stati sono così ben bilanciate che nessuno di questi due sogni si è sinora avverato; e il solo effetto del contrasto così grave e così significativo è stato quello di far morire un congruo numero di poveracci da ambo le parti. Queste vittime della guerriglia che ferve di continuo tra le due nazioni sono sotterrati con tutti gli onori e sono chiamati rispettivamente: “Eroi del passato”, e “Eroi dell’avvenire”.  “Ma il passato non torna e l’avvenire non viene mai,” dice una antica mesta canzone di autore anonimo diffusa in ambedue i paesi. In queste parole, meglio che in qualsiasi severo studio, è dipinta la sorte amara ma così umana degli abitanti di Mamamel e Vusitel.

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