Le interviste di Brigantino e don Virgilio

 

Carlo Pellión, conte di Persano

(serie infamoni francesi)

Vercelli 1806 - Torino, 1883 

Viva 'o Rre!

Io avea già i capelli in mano avvolti

e tratti glien' avea più d' una ciocca,

latrando lui con gli occhi in giù raccolti.

"Barra a dritta! Avanti tutta!". Dalla caldaia a tubi di fumo il vapor saturo affluì impetuoso alla motrice alternativa, dove il glifo oscillante lo smistò ai cassetti dei cilindri. I poderosi stantuffi diedero moto all'elica, ed il mare iniziò a spumeggiare attorno allo sperone della pirofregata Borbone. Circa un miglio distante, il vascello sabaudo Maria Adelaide manovrava lento, mostrando la fiancata.

Brigantino: Capitano Criscuolo, una preghiera: spariamogli pure qualche cannonata ... per sicurezza!

Don Virgilio: Sì capitano, e mirate a Persano!

Don Virgilio, mio fido portinaio, aveva smosso tutti i suoi Santi Protettori per farmi avere 'sta intervista. I patti prevedevano che l'incontro si svolgesse in mare, su di una nave sarda dell'epoca. Partimmo così dal Pallonetto in una notte buia e tempestosa, per recarci ad un antico e sconosciuto molo, dove imbarcammo sullo spettrale vascello.

Don Virgilio: Dottò, non vi preoccupate, il mare ci è amico: simme Luciani!

Ascaro Marinaio: 7 fischi alla banda! Imbarca S.E. l'ammiraglio Persano!

Brigantino: Ma non fu degradato??

Ascaro Marinaio: 'Gnuran! Ah, come sarebbe bello il Sud senza meridionali! Ah, come mi vergogno di essere nato al Sud!

Don Virgilio: Anche il Nord non sarebbe tanto male senza di voi, ex-meridionali infamoni!

Brigantino: Conte Persano, siete rosso rosso, tutto sudato!

Persano: Risiedo in un posto dove fa un caldo infernale. Ma adesso, grazie a voi, godrò un po' di brezza marina.

Brigantino: Persano, presentatevi ai nostri lettori.

Persano: Carlo Pellión, conte di Persano. Nacqui a Vercelli nel 1806, e terminai in Torino, nel 1883.

Brigantino: Un vercellese marinaio??

Persano: Da sempre fui affascinato dalle tonalità di grigio del cielo natio. Intravedendo appena le plumbee risaie nelle brume, foschie e nebbie, seppi di voler estendere quei colori alla vita di mare. Entrai così nella marina sarda a 15 anni.

Brigantino: Foste a bombardare Genova nel 1849?

Persano: No! V'erano già le navi inglesi a sparare sulla città, e non volli correre il rischio di beccarmi una palla vagante.

Brigantino: Vile si nasce, non si diventa, insomma!

Persano: Le mie doti furono sempre apprezzate a corte, e nel 1859 fui nominato contrammiraglio. Nel 1860 ebbi il comando della squadra, e diressi in Sicilia a sorvegliare la spedizione di Garibaldi.

Brigantino: Quali disposizioni avevate?

Persano: La difesa degli interessi sardi. In pratica, far da collegamento tra Cavour ed i nostri agenti, pagare gli amici della nostra causa e i traditori della vostra.

Brigantino: Può fare qualche nome?

Persano: Quasi tutti i comandanti della marina napoletana, tra cui Vacca (come lo odio!). Poi i massoni, i liberali, giudici, burocrati, generali ... impossibile ricordarli tutti!

Brigantino: Un traditore napoletano troppo zelante rischiò di mettervi nei guai.

Persano: Vero! Il capitano della fregata Veloce, Amilcare Anguissola, il 10 luglio 1860 mi consegnò l'intera nave nella rada di Palermo, rischiando di farmi uscire troppo presto allo scoperto! Ma Luigi di Borbone, Conte dell'Aquila, zio di re Francesco, riuscì ad impedire la reazione napoletana. Ecco: il conte dell'Aquila può essere considerato il vostro massimo traditore. Quindi appoggiai dal mare le operazioni del Garigliano e bombardai Ancona, in cui si erano arroccate le truppe pontificie dopo la battaglia di Castelfidardo: ottenuta la resa della città, proseguii il fuoco per altre 11 ore (non si sa mai!). Con le bombe su Gaeta mi guadagnai il titolo di "glorioso marinaio dell'unità d'Italia".

Brigantino: Vi specializzaste nel bombardamento!

Persano: Era bello bombardare restando fuori tiro dei vecchi cannoni di quelle piazze! Fui promosso viceammiraglio e nominato grande ufficiale dell'ordine militare di Savoia. Fui quindi deputato di La Spezia dal 1860 al 1865, ministro della Marina nel 1862 con il Rattazzi, senatore dal 1865.

Brigantino: Veniamo a Lissa.

Persano: Nella III guerra d'indipendenza, 1866, ebbi il comando supremo della flotta. Depretis mi spinse all'azione dopo la disfatta di Custoza del 24 giugno. Chiedeva una vittoria che rialzasse il suo prestigio. Mi disse di attaccare la base austriaca di Lissa, piccola isola dalmata. Iniziai il bombardamento il 18 luglio, nelle acque di Porto San Giorgio, ma il 20 luglio 1866 fui sorpreso dall'ammiraglio Tegetthoff, che ruppe l'assedio e si incuneò nella mia flotta. Le navi austriache erano solo 7, più circa 15 vecchie navi in legno, mentre la flotta piemontese era composta da 50 navi, tra cui 9 modernissime navi in ferro e 2 cannoniere. Fui preso dal panico: non avevo mai visto una nave spararmi contro!. Senza darne segnale, abbandonai l'ammiraglia Re d'Italia e mi rifugiai sull'Affondatore, maggiormente corazzato, acquistato dai cantieri inglesi. Tegetthoff per fortuna abboccò: attaccò la Re d'Italia, che saltò in aria con dei mirabili effetti pirotecnici, mentre io me la svignavo a tutta forza! Per sicurezza, mandai contro gli Austriaci la Palestro, che fu fatta a pezzi, ma io intanto avevo preso il largo. Persi solo 2 vascelli tra cui l'ammiraglia, nuova fiammante, acquistata negli Stati Uniti per sdebitarci dell'aiuto ricevuto nella conquista delle Due Sicilie. Quasi una vittoria quindi, e invece fui dato in pasto all'opinione pubblica. Cercai, il 21 settembre 1866, di rifarmi e feci bombare Palermo, insorta contro l'Italia, dall'ammiraglio Augusto Riboty. L'operazione fu apprezzata, ma venni lo stesso destituito. L'anno successivo fui sottoposto a giudizio dal Senato, costituitosi in Alta Corte di giustizia. Assolto dall'accusa d'alto tradimento, fui riconosciuto colpevole di negligenza e inettitudine, per colpa della testimonianza di Vacca (dopo tutti i soldi che gli avevo dato nel 1860!). Venni degradato con ignominia e radiato dalla marina.

Brigantino: Che pena scontate, adesso?

Persano: Rosicchio in eterno la testa di Vacca, e insieme orbitiamo attorno al Nero Principe, subendo la sua vista e, soprattutto, le sue esalazioni. Poi ci sono pene collaterali, come quella di oggi ...

Ascaro Marinaio: I terroni devono trasferirsi sulla Borbone, per la battaglia. Eccellenza, vedrà che stavolta vinciamo noi nordisti!

Persano: Taci, schiavo. Di nuovo non hai capito!

A 400 yarde il capitano Vincenzo Criscuolo ordinò di aprire il fuoco. Gli obici rigati, realizzati a Pietrarsa, sputarono un inferno di proiettili: pezzi di Maria Adelaide, di Persano e di Ascaro iniziarono a volare in aria. Dopo pochi istanti il rostro della Borbone affondò nella murata di dritta della nave nemica, che colò rapidamente a picco.

Criscuolo: Equipaggio, facite ammuina!

Don Virgilio: Ma allora è overo che esiste sto cumanno??

Criscuolo: Certo! È per far festa ... ma pecchè, comme dicite vuje per festeggiare?!

Da un'apparente confusione iniziale, sortì uno schieramento perfetto: l'equipaggio era schierato in coperta e sui pennoni. Per il saluto alla voce.

Criscuolo: Siete pronti voi due?

Brigantino e Don Virgilio: prontissimi!

In quel lontano mare, dalla pirofregata ad elica Borbone si alzò da cento gole un sol grido:

Viva 'o Rre!

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