Le pagine di Napoli


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Napoli

Breve storia del porto di Napoli

a cura di Fara Misuraca e Alfonso Grasso

 

La fondazione di Napoli e del suo porto si colloca certamente nell'ambito della colonizzazione greca; nel IX sec. a.C. un gruppo di navigatori di Rodi approdò sulle sue coste e tra il VII e il VI sec. a.C. fu fondata la colonia greca sull’Acropoli di Pizzofalcone.

Nel 475 d.C. gli abitanti di Cuma fondarono Neapolis (città nuova) nella parte orientale della città originaria. Da scalo principalmente militare dell’epoca greco-romana, il porto di Napoli si aprì sempre più ai traffici marittimi assumendo importanza crescente.

Fu sotto la dinastia normanna che il porto conobbe un periodo di grande splendore, tanto che nel 1164 entrò, unica tra le città marittime italiane, a far parte della famosa Lega della Compagnia, detta delle “Città Anseatiche”. Fu per Napoli e per il suo porto, quello normanno, un periodo di successi nel campo marittimo e dei traffici. Ma fu con l’avvento degli Angioini, nella seconda metà del 1.200, in particolare sotto il regno di Carlo I d’Angiò, che il porto si ampliò, si arricchì di nuovi edifici e la città divenne la più popolosa e la più ammirata d’Europa. La fortificazione del porto e la costruzione di magazzini, di depositi e di fabbriche continuò sotto la dinastia aragonese (1400) e nel periodo del viceré spagnoli.

Bisogna arrivare al regno dei Borbone (1735) per vedere il porto affermarsi come uno dei più attrezzati, dei più forti a livello europeo e la città divenire una delle grandi capitali europee insieme a Parigi e a Londra. Fu, difatti, con i Borbone che l’Arsenale divenne un grande cantiere navale e che nel 1818 fu varata, il 27 settembre, la “Real Ferdiando I”, la prima nave a vapore del Mediterraneo, .

Dopo il 1861 fu il declino. L’Unità d’Italia paradossalmente segnò negativamente la storia del porto che vide diminuire i suoi traffici e ridurre le sue attività. La ripresa arrivò ai primi del ‘900 grazie all’impegno di Francesco Saverio Nitti e dell’Ammiraglio Augusto Witting.

Il fascismo, poi, puntò su Napoli come porto di collegamento con i possedimenti coloniali e lo dotò di nuove infrastrutture e di nuovi edifici come la Stazione Marittima, progettata nel 1932 dall’architetto Bazzani. Tale designazione si rivelò nefasta per il porto e per la città, che nel corso della 2a guerra mondiale venne sottoposta a ben 104 bombardamenti alleati, che la devastarono. Dopo la seconda guerra mondiale, il porto di Napoli divenne teatro del terribile e massiccio esodo di migliaia di italiani che da qui partirono per cercare fortuna in America.


Fonte: autorità portuale di Napoli http://www.porto.napoli.it/it/informazioni/storia.php (modifiche, aggiunte ed immagini di Brigantino - il Portale del Sud)

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