Numismatica

Le prime medaglie napoletane di Ferdinando II di Borbone ed un progetto inedito

a cura di Francesco Di Rauso

Si ringrazia per la gentile collaborazione il dr. Salvatore D’Auria ed un sentito ringraziamento a Lorenzo Avagliano

 

Ferdinando II di Borbone 1830 ca.

 

Maria Cristina di Savoia 1832 ca.

Ho il piacere di porre all’attenzione dei lettori questa inedita placchetta uniface in bronzo dorato raffigurante il Re delle Due Sicilie Ferdinando II di Borbone all’età di circa 26/27 anni (fig. 1). Essa non è una placchetta di coniazione privata, bensì un reperto numismatico inedito e di grande importanza in quanto è la testimonianza di un progetto ufficiale della zecca di Napoli per una medaglia di largo modulo, riguardante un avvenimento del 1836 circa e mai ultimato.

L’ufficialità e l’autenticità dell’incisione è confermata anche da un talloncino di carta coeva incollato al rovescio sul quale vi è un numero, probabilmente riferito ad un numero progressivo d’inventario di un punzone (un punzone magari esistente tutt’ora) o ad un esemplare appartenuto ad una vecchia raccolta di un collezionista di cognome Puzio, “Puzio 14/322”.

Fig.1. Clicca sull'immagini per ingrandire

Placchetta uniface. Bronzo (dorato al dritto). Ø 63,7 mm. Coniata a Napoli. Avvenimento del 1836? (Opus: Vincenzo Catenacci)

Al dr./ FERDINANDVS II REGNI VTRIVSQVE SICILIAE ET HIERVS REX. Testa del Re (con barba) a destra. Sotto V.CATENACCI F. / B.CICCARELLI. M.P. (maestro di prova)

Al rov./ Negativo del dritto

Placchetta uniface. Bronzo dorato al dritto. Idem, come sopra. Dritto. Particolare della parte sottostante il taglio del busto.

Durante il regno dei Borbone, gli artisti che lavorarono alla zecca di Napoli evitarono di riutilizzare gli stessi dritti per la coniazione di medaglie riguardanti diversi avvenimenti (salvo in rarissimi casi). Grazie a questa politica, le medaglie borboniche sono un insieme di arte ed originalità con caratteristiche difficilmente riscontrabili in quelle di altri stati europei, creare un ritratto nuovo in ogni occasione è la testimonianza di quanto i Borbone prediligessero le arti figurative e di come fosse importante per loro stimolare ed incentivare l’arte del ritratto attraverso la numismatica. Non una forma d’arte minore ma la migliore propaganda dell’epoca in mancanza di radio o televisione. Un avvenimento da suggellare e ricordare nell’eternità grazie ad un prezioso tondello metallico. Grazie alle medaglie migliori, alcuni validi artisti si avvalsero della benevolenza e del rispetto del Re in persona, oltre ad essere incentivati con maggiori premi di produzione, come nel caso del giovane trapanese Michele Laudicina. Quest’ultimo era l’artista preferito da Ferdinando II per aver inciso nel 1832 una delle più belle medaglie, quella per le nozze con Maria Cristina di Savoia (Fig. 2). Qui, i ritratti dei sovrani risaltano dal tondello per diversi millimetri dando la sensazione della tridimensionalità.

Fig.2. Clicca sull'immagine per ingrandire

Medaglia 1832 in BRONZO Ø 63,6 mm. Coniata a Napoli. Per le nozze di Ferdinando II di Borbone con Maria Cristina di Savoia. (Opus: Michele Laudicina)

Al dr./ FERDINANDVS II.ET MARIA CHRISTINA REGNI VTR.SICIL.R.R. Teste affiancate del Re e della Regina; in basso, DE ROSA M.P. F.REGA DIR.M.LAUDICINA F.

Al rov./ FELICIBVS NVPTIIS Una figura turrita, seduta a sinistra, regge con la mano sinistra un medaglione con i ritratti dei Sovrani appoggiato sul fusto di una colonna, e con la destra scrive VOTA / PVBLICA sul fusto. A destra, Imeneo incorona i ritratti e accende con una fiaccola il fuoco su di un’ara. All’esergo, ANN.CI I CCCXXXII DE ROSA M.P. In basso, F.REGA DIR.M.LAUDICINA F. (rif.: Ricciardi 160. D’Auria 179)

Alla zecca partenopea si procedeva alla coniazione di una medaglia solo dopo l’approvazione del sovrano, previa visione dei bozzetti o dell’esemplare di prova in piombo (il piombo, come nel caso della medaglia del 1815 per la fedeltà della città di Pizzo, rif. Ricc. 106, D’Auria 108). Perché dunque, il ritratto di questa placchetta non venne utilizzato per alcuna medaglia? Per quale avvenimento venne inciso questo dritto?

Prima di arrivare ad una conclusione, iniziamo con l’analisi tecnica del reperto e concludiamo ciò, attraverso una serie di confronti con le altre medaglie napoletane coeve. Essa venne battuta posizionando la lamina di bronzo sul conio e solo con i macchinari disponibili alla zecca fu possibile ottenere un’effigie con un rilievo ed un negativo al retro così perfetto. L’importanza della placchetta è riscontrabile anche per la finissima doratura al dritto. Per quale motivo il dritto venne dorato in maniera così eccelsa? Si tratta forse di un esemplare di presentazione al Re? Eppure l’altra placchetta apparsa recentemente sul mercato e citata alla fine di questo articolo non è dorata. Se questa doratura fosse stata effettuata con un semplice bagno nell’oro, la superficie sarebbe risultata opaca. E’ chiaro quindi che dopo averla dorata con la tecnica dell’elettrodeposizione [1] si procedette alla ribattitura della stessa per far si che l’oro in superficie si amalgamasse nel bronzo ed assumesse l’effetto “a specchio”.

L’incisore Vincenzo Catenacci utilizzò per questo progetto il punzone del ritratto della medaglia del 1830 per l’assunzione al trono di Ferdinando II, già opera sua (Fig. 3) ma con l’aggiunta della sola barba e l’eliminazione dell’ultima ciocca di capelli in alto a destra (Fig. 4).

Fig. 3. Clicca sull'immagine per ingrandire

Medaglia 1830. Bronzo. Ø 63,5 mm. Coniata a Napoli. Per l’assunzione al trono di Re Ferdinando II di Borbone (opus: Vincenzo Catenacci e Michele Laudicina).

Al dr./ FERDINANDVS II . REGNI VTRIVSQVE SICILIAE ET HIERVS REX. Testa (imberbe) a destra del Re, sotto, DE ROSA M.P. In basso, nel giro, F.REGA DIR. V.CATENACCI F.

Al rov./ PIETATE AC IVSTITIA COMITE INIVIT IMPERIVM (Aveva iniziato l'impero insieme alla religione e alla giustizia). Il Re stante, all’eroica, con spada nella destra; la Religione e la Giustizia gli sono ai lati; all’esergo, ANN.CI I CCCXXX. In basso, F.REGA INV. ET DIR. M.LAUDICINA SCULP. DE ROSA M.P.

(Ricciardi 158. D’Auria 164.)

Fig. 4

Fig. 5

Le immagini sovrapposte dei due ritratti (Fig. 4), il primo imberbe  e l’altro barbuto, coincidono perfettamente, ad esclusione delle due modifiche sopra-citate. Questi due ritratti comunque, sono diversi da quelli delle medaglie (Fig. 5) del 1836 e 1837, coniate rispettivamente per la nascita del Duca di Calabria (Fig. 6) e per le seconde nozze del Re (Fig. 8).

Fig. 6. Clicca sull'immagine per ingrandire

Medaglia 1836 in bronzo. Ø 65 mm. Coniata a Napoli. Per la nascita del Duca di Calabria Francesco di Borbone. (Opus: Michele Laudicina e Andrea Cariello).

Al dr./ FERDINANDVS II.ET MARIA CHRISTINA REGNI VTR.SICIL.R.R. Busti affiancati a destra del Re e della Regina Maria Cristina; sotto, B.CICCARELLI M.P. In basso, V.CATENACCI DIR. M.LAUDICINA F.

Al rov./ PERENNITATIS PIGNVS La rappresentazione della Città di Napoli, con le sembianze di donna turrita, seduta a sinistra poggiante ad uno scudo con il cavallo sfrenato e incorona di alloro il reale bambino che un Genio alato Le presenta. All'esergo, FRANCISCVS DVX CALABRIÆ NATVS / XVII KAL.FEB.ANN. / MDCCCXXXVI. In basso, V.CATENACCI INV. B. CICCARELLI M.P. A.CARIELLO F.

(rif.: Ricciardi 163. D’Auria 188)

Resta da capire solo il perché dell’abbandono del progetto di questo dritto, ma ciò lo si potrà stabilire con certezza solo dopo il ritrovamento dei documenti della zecca al riguardo. Quasi sicuramente doveva servire alla coniazione della medaglia del 1836 per il ritorno del sovrano dal viaggio in Francia ed Austria ma le cose non andarono così, perché si decise di commemorare “il ritorno” su un tondello di diametro inferiore ed utilizzando un altro dritto (Fig.7).

Fig. 7

Medaglia 1836. Bronzo. Ø 45 mm. Coniata a Napoli. Per il ritorno del Re dal viaggio in Austria e Francia. (Opus: Andrea Cariello e Scipione Catenacci).

Al dr./ FERDINANDVS II REGNI VTR.SIC.ET HIER.REX. Testa (imberbe) a destra del Re. In basso, F.REGA DIR. A.CARIELLO F. DE ROSA M.P.

Al rov./ Rami di alloro e di quercia annodati. Nel campo: OB / REGIS NOSTRI / AUGUSTI / OPTATISSIMUM / REDITUM / KAL.SEPT. / AN.MDCCCXXXVI / PROSPER DE ROSA M.P. / D.D.D. In basso: S.CATENACCI F.

(Ricciardi 166. D’Auria 190)

A conferma di quanto appena affermato basti osservare il ritratto barbuto nell’immagine (Fig. 4) per rendersi conto che è collocabile in un periodo sicuramente successivo alla medaglia del 1836 per la nascita del Duca di Calabria (Fig. 6), i tratti somatici e le dimensioni della barba di Ferdinando II ne sono la prova … Basti notare come il volume della barba del Re (Fig. 5) sia di gran lunga superiore a quella dell’effigie della medaglia per la nascita del Duca di Calabria.

Con l’avanzare degli anni la barba del Re divenne inevitabilmente più folta, quindi, l’iconografia del ritratto di questa placchetta è collocabile in un periodo immediatamente successivo a quello della medaglia del 1836 per la nascita del Duca di Calabria e precedente a quello della medaglia del 1837 per le seconde nozze del Re (Fig. 8).

Fig. 8. Clicca sull'immagine per ingrandire

Medaglia 1837. Bronzo dorato. Ø 69,9 mm. Coniata a Napoli. Per le seconde nozze del Re Ferdinando II di Borbone con Maria Teresa d’Austria (opus: Francesco D’Andrea e Luigi Arnaud).

Al dr./ FERDINANDVS II.ET MARIA THERESIA AVSTRIACA REGNI VTR.SIC.R.R. Busti affiancati a destra del Re e della Regina; in basso, F.D'ANDREA F. / D.CICCARELLI M.P.

Al rov./ VETERI CONCORDIA NOVO SANGUINIS NEXV FIRMATA (La concordia confermata da una nuova unione di antico sangue). Imeneo (figlio di Dioniso e di Afrodite) riceve una fiaccola da un Genio alato, presso una stele sulla quale sono due colombe e sul fronte gli stemmi dei Borbone e degli Asburgo. Sotto, L.ARNAUD F.V.CATENACCI INV. All'esergo, FAVSTISS CONIVGIVM / TRIDENTI CELEBRATVM / V.ID IAN A MDCCCXXXVII. In basso, D.CICCARELLI M.P.

(Ricciardi 168. D’Auria 192)

La medaglia coniata per il sopracitato avvenimento (Fig. 8) ha il rovescio datato 1836 incompatibile con il dritto, quest’ultimo già utilizzato per alcune medaglie premio dei primi anni di regno di Ferdinando II (rif. Ricciardi 220, D’Auria 260). Questo dritto riporta il nome del direttore della zecca Filippo Rega morto nel 1833 [2]. Nel 1836 il Re era già effigiato sulle medaglie con la barba (sulle monete invece, solo a partire dal 1839), infatti, nella medaglia del 1836 per la nascita del Duca di Calabria venne raffigurato con la barba accanto alla amata consorte Maria Cristina di Savoia (quest’ultima, morta di parto pochi giorni dopo).

Ora… considerando che il viaggio del sovrano in Austria e Francia avvenne dopo la morte della Regina Maria Cristina, com’è possibile che si coniasse una medaglia (Fig. 7) per il ritorno a Napoli con un volto più giovane ed imberbe? E’ anche vero che la medaglia per la nascita del Duca di Calabria venne coniata solo nel 1842 (ritardi dovuti alla bocciatura da parte del Re del primo progetto), ma un artista non si sarebbe mai permesso di raffigurare il re con un volto diverso da quello che aveva in quell’anno: come già accennato all’inizio, i Borbone erano esigenti sulla ritrattistica e di conseguenza le medaglie, anche se alcune coniate qualche anno dopo l’avvenimento, dovevano raffigurare fedelmente l’iconografia del sovrano in quell’anno. Ferdinando II, al ritorno a Napoli nel 1836 aveva la barba… al contrario del ritratto giovane ed imberbe sulla medaglia coniata per l’avvenimento (Fig. 7). Infatti, sulla medaglia del 1837 (Fig. 8), la barba è ancor più folta ed il viso ancor più maturo.

Ribadisco che al momento non ci sono documenti per mettere nero su bianco ma con molta probabilità questa medaglia doveva servire proprio a commemorare il ritorno a Napoli dopo l’illuminato viaggio nei due paesi europei e la presenza dei nomi di Vincenzo Catenacci e del Barone Francesco Ciccarelli [3] al dritto ne sono la conferma.

Il Barone Francesco Ciccarelli in una foto d’epoca

Al momento non si conosce alcuna medaglia ufficiale con questo dritto ma a titolo di curiosità desidererei segnalare la maldestra riproduzione datata 1840 nell’immagine in Fig. 9 (Asta Christie’s, Roma, Aprile 1992, lotto 171, rif. Ricciardi 172), si tratta di un chiaro tentativo di riproduzione mediante fusione proprio della placchetta sub judice e con la successiva ripassatura a bulino delle lettere e dei rilievi.

Fig. 9. Clicca sull'immagine per ingrandire

Questa medaglia, con il rovescio dedicato al compositore milanese Alessandro Sanquirico ed illustrata dal Ricciardi al numero 172, è stata omessa nel 2006 da Salvatore D’Auria nella sua opera “Il Medagliere” in quanto la sua esistenza merita ancora conferma. A onor del vero, lo stesso esemplare illustrato sul Ricciardi  presenta delle anomalie nei rilievi.

Segnalo inoltre il passaggio sul mercato di un esemplare identico alla placchetta in questione in un listino a prezzi fissi del 2008 della ditta A&B di Roma (Fig. 10). Questo interessante esemplare è autentico in quanto risulta essere anch’esso battuto e non fuso ma risulta essere stato applicato in malo modo (non dalla Zecca quindi) su un tondello di bronzo uniface, operazione atta a dare più peso e consistenza al reperto. Nell’immagine, infatti, quest’ultimo si presenta con delle leggere protuberanze nei campi intorno al ritratto, causate dal tentativo di fissaggio della stessa al tondello sottostante.

Fig. 10


Note

[1] L’elettrodeposizione è il processo elettrochimico mediante il quale viene depositato un sottile strato di metallo su una superficie, generalmente metallica, con lo scopo di prevenire la corrosione, di aumentare la resistenza a trazione e di migliorare l’aspetto esteriore.

[2] Cfr. nota del D’Auria a pagina 251 e riferita alla medaglia n° 190: Il Rega era morto nel 1833, quindi per questa medaglia datata 1836 venne adoperato un conio del dritto già esistente.

[3] Il Barone Francesco Ciccarelli (cfr. foto d’epoca, immagine C) fu il Reggente del Banco delle Due Sicilie dal 1839 al 1860, direttore della Cassa Reale di Sconto e direttore generale della Direzione Generale delle Monete, da cui dipendeva la zecca. Per merito suo la zecca fu provvista di macchinari più moderni e riorganizzato il Gabinetto d’incisione su acciaio. Della riorganizzazione si videro i frutti con l’apprezzamento che ebbero fuori dal Regno le monete e le medaglie napoletane, per la bellezza del conio ed il buon titolo del metallo. [Fonte: Carlo di Somma del Colle, Album della fine di un regno, Electa Napoli, 2006]


Bibliografia

  • Ricciardi Eduardo, Medaglie del Regno delle Due Sicilie, Napoli 1930.

  • Bollettino Circolo Numismatico Napoletano. Anno XX – 1939

  • Christie’s, Medaglie del Regno delle Due Sicilie, catalogo della vendita, Roma, 30 Aprile 1992

  • D’Auria Salvatore, Il Medagliere, avvenimenti al Regno delle Due Sicilie, già Regno di Napoli e Regno di Sicilia, 1735-1861, Quarto 2006. Editore Salvatore D’Auria.

  • Carlo di Somma del Colle, Album della fine di un regno, Electa Napoli, 2006

  • A&B, Listino di vendita a prezzi fissi. Roma 2008.


Articolo pubblicato nel Quaderno di Studi IV 2009


Pubblicazione on-line del Novembre 2009

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