Poesia classica

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Verde deriva

di Salvatore Quasimodo

(Modica, 20 agosto 1901 – Amalfi, 14 giugno 1968)

 

Sera: luce addolorata,

pigre campane affondano.

Non dirmi parole: in me tace

amore di suoni, e l'ora è mia

come nel tempo dei colloqui

con l'aria e con le selve.

 

Sapori scendevano dai cieli

dentro acque lunari,

case dormivano sonno di montagne,

o angeli fermava la neve sugli ontani,

e stelle ai vetri

velati come carte d'aquiloni.

 

Verde deriva d'isole,

approdi di velieri,

la ciurma che seguiva mari e nuvole

in cantilena di remi e di cordami

mi lasciava la preda:

nuda e bianca, che a toccarla

si udivano in segreto

le voci dei fiumi e delle rocce.

 

Poi le terre posavano

su fondali d'acquario,

e ansia di noia e vita d'altri moti

cadeva in assorti firmamenti.

 

Averti è sgomento

che sazia d'ogni pianto,

dolcezza che l'isole richiami.

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