Sera: luce addolorata, pigre campane affondano. Non dirmi parole: in me tace amore di suoni, e l'ora è mia come nel tempo dei colloqui con l'aria e con le selve. Sapori scendevano dai cieli dentro acque lunari, case dormivano sonno di montagne, o angeli fermava la neve sugli ontani, e stelle ai vetri velati come carte d'aquiloni. Verde deriva d'isole, approdi di velieri, la ciurma che seguiva mari e nuvole in cantilena di remi e di cordami mi lasciava la preda: nuda e bianca, che a toccarla si udivano in segreto le voci dei fiumi e delle rocce. Poi le terre posavano su fondali d'acquario, e ansia di noia e vita d'altri moti cadeva in assorti firmamenti. Averti è sgomento che sazia d'ogni pianto, dolcezza che l'isole richiami. |