Pensiero Meridiano

 

Le riforme della Cdl: 110 ore per distruggere l'Italia

di Simone Collini

Basteranno 110 ore alla Casa delle libertà per riscrivere praticamente tutta la seconda parte della Costituzione e spaccare l’Italia con la devolution leghista.

Già approvato in prima lettura al Senato, il testo sulle riforme istituzionali che ha iniziato a prendere forma un anno fa tra le vette del Cadore verrà discusso alla Camera da lunedì. Giusto un assaggio prima della sospensione dei lavori parlamentari, poi si riprenderà il 13 settembre. Il 16 inizieranno le votazioni, che dovrebbero concludersi l’8 ottobre.

All’opposizione, che chiede un confronto tra gli schieramenti vista la delicatezza della questione, con quello che è stato definito il «lodo Casini» sono state garantite 110 ore di dibattito, non una di più.

Per ora Ulivo e Rifondazione comunista si dicono soddisfatti, perché non è passato il disegno della Lega di chiudere con la devolution in tempi brevi. Ma per l’autunno promettono battaglia contro un disegno di legge che aumenta i poteri del presidente del Consiglio e diminuisce quelli del capo dello Stato, sancisce la fine del bicameralismo perfetto con l’introduzione del Senato federale e affida alle Regioni la competenza esclusiva su sanità, istruzione e polizia locale.

L’obiettivo dell’opposizione è quello di far ritardare l’approvazione della riforma fino all’inizio della sessione di bilancio, prevista per ottobre. Questo consentirebbe una sospensione di alcuni mesi, quanti bastano per far arrivare le battute finali della votazione a ridosso delle elezioni di primavera. E a quel punto potrebbe succedere di tutto.

«La Lega non si illuda: la devolution non sarà approvata nei tempi che loro vogliono imporre, cioè prima della sessione di bilancio», avverte il Verde Paolo Cento, dicendo che la riforma istituzionale messa a punto dalla Casa delle libertà «divide l’Italia e rappresenta un ulteriore strappo autoritario e antisolidale».

La devolution mette a rischio l’unità del Paese anche per Agazio Loiero, vicepresidente dei deputati della Margherita, che torna sull’aggressione in aula da parte di alcuni esponenti della Lega: «Abbiamo difficoltà ad accettare l’idea di dover fare a pugni per denunciare agli italiani che cosa può rappresentare per il Sud, e per lo stesso ordinamento unitario della Repubblica, la devolution. Speriamo che il Paese abbia capito, anche attraverso questo episodio di violenza, qual è oggi la portata in gioco: senza alcuna retorica, è l’unità del nostro territorio».

«Una maggioranza così divisa e anche fisicamente lacerata non può imporre al paese la riforma della Costituzione», ammonisce il diessino Valdo Spini: «Se dovesse davvero essere realizzato il testo del Senato porterebbe lo sfascio della Repubblica tout court», dice il deputato della Quercia. E il presidente dei deputati dello Sdi Ugo Intini invita Nuovo Psi e Udc alla coerenza: «De Michelis e l’Udc devono semplicemente rispondere alle violenze leghiste dicendo di no alla rottura dell’unità nazionale pretesa dalla Lega. Devono far seguire alle parole i fatti».


Tratto da l'Unità, 2 agosto 2004

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