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La chiesa di San Nicola alla Carità in Napoli

di Pina Catino ©

Navata centrale, nel tamburo della cupola i “Dottori della Chiesa” di Francesco De Mura

L’autrice ringrazia don Riccardo Carafa dei Duchi d’Andria per la consultazione di testi storici pregiati, e Padre Mario Rega, Parrocchia San Nicola alla Carità, dei Pii Operai Catechisti Rurali, in Napoli, per averle fatto eseguire i rilievi fotografici.

Volta della navata principale, affreschi di Francesco Solimena, 1696

Oggi si può ammirare la chiesa di San Nicola alla Carità [1] nel suo antico splendore. Nei suoi tre secoli di storia, la chiesa ha avuto più volte bisogno di restauri, specialmente agli stucchi ed agli affreschi. Nonostante i restauri parziali, a metà secolo scorso, la chiesa era in condizioni disastrose per le infiltrazioni dell’acqua dal tetto in varie parti, mentre le infiltrazioni sotterranee dell’acqua piovana e delle fogne cittadine, sotto le fondazioni, mettevano in pericolo la statica stessa di tutto l’edificio monumentale.

Padre Emilio Toscano, nominato parroco nel 1957, riuscì ad ottenere dal Comune di Napoli, gli urgenti restauri per assicurare la staticità delle strutture portanti della chiesa.

Volta centrale, Nascita di San Nicola


Liberazione del Santo


Ratto del fanciullo Basilio

Gioiello barocco, la chiesa raggiunse il suo massimo splendore nel sec. XVIII, quando vennero portati a termine i lavori.

Paolo De Matteis, discepolo prediletto di Luca Giordano ed antagonista del Solimena, affrescò la volta dell’abside, la parete sopra la cantoria, i peducci della cupola e poi, nel 1707, dipinse la grandiosa tela del transito di San Nicola e i quadri laterali dell’abside.

Il 10 maggio 1716 la chiesa veniva solennemente consacrata dal Card. Francesco Pignatelli.

La facciata, iniziata nel 1723 con disegno di Francesco Solimena, fu completata dopo la sua morte, nel 1776. La documentazione relativa alla costruzione della facciata, dal 1722 al 1776, è conservata nell’ Archivio Pii Operai di Napoli (cart. IV) e nell’Archivio di Stato di Napoli (Fondo Monasteri soppressi, fasc. 4248/13).

Nella chiesa di San Nicola alla Carità, in via Toledo, si venera San Nicola di Bari, Vescovo di Myra. Qui è custodita dal 2 luglio 1682, la falangina di un indice di San Nicola, fino allora conservata nel reliquario della cattedrale di Scala. (La documentazione per l’autenticità della reliquia è conservata nell’Archivio Pii Operai Napoli, ms. 36).

Altare Maggiore. Il transito di San Nicola, tela di Paolo De Matteis


Altare Maggiore, particolare


San Nicola e San Gennaro, Cappella di San Nicola

La chiesa fu costruita nel sec. XVII dai Pii Operai, una Congregazione fondata a Napoli dal Venerabile Carlo Carafa, dei duchi d’Andria, conti di Ruvo di Puglia, approvata dall’Arcivescovo di Napoli il giorno di Pentecoste 1606. A ricordo, nel Santuario della Madonna dei Monti, rimase nello stemma dei Pii Operai, il monogramma della Vergine (le lettere M e A intrecciate) su tre monti, sormontato da una colomba.

È la prima istituzione che sorge nella Chiesa con il fine precipuo di svolgere missioni al popolo nei villaggi e paesi rurali.

San Nicola


Cappella di San Nicola, 1647


Cappella di San Nicola, 1647


San Nicola


Particolare

Il Ven. Carlo Carafa morì l’8 settembre 1633. Fu sepolto prima nella chiesa di San Giorgio Maggiore; nel 1969 i resti mortali furono traslati nell’ipogeo della chiesa di San Nicola alla Carità e nel 1985 nella prima cappella della navata destra, tutt’ora meta di tanti devoti.

La causa di beatificazione del Ven. Carafa iniziò nel 1740, e nel 1832 veniva dichiarata l’eroicità delle virtù.

La sua Congregazione si sviluppò notevolmente fra Napoli, Roma e dintorni nei sec. XVII e XVIII; nel 1656 sfiorò l’estinzione, quando tutti i pii operai, nell’assistere gli appestati, contrassero la malattia, solo in quattro sopravvissero.

Con le soppressioni napoleonica prima, postgaribaldina, in seguito, l’istituzione perse le fonti di sostentamento e dovette chiudere le varie Case e Opere.

Nel 1943 la Santa Sede unì ai Pii Operai la Congregazione dei Catechisti Rurali (Missionari Ardorini), fondata dal servo di Dio, don Gaetano Mauro nel 1928 a Moltalto Uffugo (Cs.).

Il grande affresco dipinto sopra la porta d'ingresso da Paolo De Matteis nei primi anni del 1700 rappresenta la "Liberazione di un ossesso". San Nicola, toccando un "albero stregato", ne fa fuggire il maleficio sotto forma di satanelli e chimere, e libera un giovane ossesso sdraiato a terra.


Napoli, Museo del Tesoro di San Gennaro, San Nicola. 1670-80. Domenico Marinelli, argentiere.


L'ingresso della sala Parrocchiale in via S. Nicola alla Carità

Napoli, chiesa di San Nicola alla Carità. Il Beato Carlo Carafa, tela di autore ignoto

Cenni su Don Carlo Carafa dei duchi d’Andria e conti di Ruvo.

A Mariglianella di Nola, nel 1561, dai nobili don Fabrizio Carafa dei duchi d’Andria e conti di Ruvo e da donna Caterina di Sangro, nacque Don Carlo [2].

Rimasto orfano all’età di tre anni, fu messo nel Collegio di Nola, della Compagnia di Gesù; nel 1578 entrò nel noviziato dei gesuiti indi mandato a Roma per il proseguimento degli studi.

Qui rimase pochi anni e, nel 1584, dovette lasciare la Compagnia di Gesù e tornare a Mariglianella, perché ammalato di tisi; guarì dopo tre anni di cure assidue.

Lasciò l’abito ecclesiastico, per la carriera militare, nella quale si distinse nel 1593 in Savoia contro i protestanti, nel 1594 nelle Fiandre contro il calvinista Enrico IV e nel 1598 da luogotenente generale in Acaia contro i Turchi, liberando la città di Patrasso. Dopo pochi mesi di vita dissipata, nel 1599 riprese gli studi ecclesiastici con i padri Gesuiti, venendo ordinato sacerdote in Napoli, il 1 gennaio 1600.

Giovane sacerdote, mentre dedicava amorevoli cure agli ammalati nell’ospedale degli Incurabili, conobbe due sacerdoti ai quali l’arcivescovo di Napoli aveva affidato la chiesa di San Sepolcro sul monte San Martino. Stabilitosi con i due confratelli in una spelonca adiacente alla chiesa, si dedicò alla evangelizzazione degli abitanti della zona, tanto che la loro azione pastorale si estese rapidamente con le missioni, al popolo nelle campagne e nei casali intorno a Napoli.

Nel 1602 la Chiesa di Santa Maria Ognibene, fu affidata a don Carlo, dal Cardinale Gesualdo, che lo autorizzò ad accettare novizi e a formare una comunità missionaria, (i Pii Operai) di cui il Carafa ne scrisse le Costituzioni che i congregati, osservarono, stabilendosi in angusti locali adiacenti al Conservatorio dello Splendore, oggi via Pasquale Scura.


Sul sepolcro del Venerabile P.D. Carlo Carafa nel 1985 fu eretto un monumento di marmo bianco, trasferito dall'ipogeo, costruito da una base a forma di parallelepipedo e un'urna sovrapposta. Nella stessa cappella fu trasferito il busto seicentesco dello stesso Carafa e la maschera di cera fatta sul cadavere il giorno della morte (8 settembre 1633).


Il Beato Carlo Carafa. Da notare, il XX duca don Riccardo Carafa, che si riflette nella bacheca in vetro.


Note bibliografiche

  • [1] Vizzari D., La chiesa napoletana di San Nicola alla Carità, Napoli, Ardor, 1993.

  • [2] Gisolfo F., Della vita del P.D. Carlo Carafa, Napoli, Fusco, 1667;

  • De Luise G., L’apostolo di Napoli: memorie della vita del Ven. P.D. Carlo Carafa, Napoli, Corso, 1890;

  • Vizzari D., Notizie storiche della vita del Ven. P.D. Carlo Carafa, Napoli, Ardor, 1968

Pina Catino

Febbraio 2010

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