Le mille città del Sud

Solopaca

La chiesa del Santissimo Corpo di Cristo (foto tratta da http://en.comuni-italiani.it/062/073/foto/index.html)

 

Solopaca, ridente paese nella provincia di Benevento, dista 28 km dal capoluogo e 69 dalla città di Napoli. Il paese si estende sotto il massiccio del Taburno per circa 3 km e si suddivide in 3 zone da est a ovest Procusi, Piazza e Capriglia.

È noto che la zona era abitata già in epoca preistorica e per lungo tempo sotto Olsci, Sanniti e Romani fu solo un casale o territorio agricolo della più vicina e famosa Telese, anche se vi sono delle attestazioni di grande fermento nell'epoca romana come la tomba nella contrada Olla e la "casa delle fate" in Opus Reticulatum di alcuni secoli dopo Cristo. La tradizione vuole che il Poeta Orazio, quando passò in queste terre rimase colpito dalla bontà del vino prodotto in queste colline. In epoca normanna, poi, al centro del paese si costruì un borgo fortificato chiamato Castello di San Martino, che diede anche il nome ai Procusi, ovvero prae clusi,circondati. In effetti la fortuna del villaggio venne dopo il devastante terremoto del 1349, che fece sgorgare le fetide acque solfuree, rendendo invivibile Telese: buona parte della popolazione si trasferì nel vicino casale, allargandolo e allungandolo sotto le pendici del monte, creando nuove zone, portando con loro il culto di San Mauro, che si unì a quello antico di san Martino di epoca normanna.

Dopo la successione di varie famiglie feudali, i Monsorio (sec. XV); i Lagonessa; i Caracciolo (sec. XVI), nel 1574 il genovese Cristoforo Ceva-Grimaldi, divenuto ricco combattendo al seguito di Piero de Medici, poi tesoriere del duca D'Alba e provveditore dell'esercito, colse l'occasione di acquistare all'asta il feudo di Telese dell'ultimo dei Caracciolo, Colantonio, indebitato fino al collo. Così Cristoforo divenne il proprietario di Telese, Solopaca, Pietracatella, Magliano e S. Croce. Si stabili in Solopaca nel castello di San Martino. Cristoforo si sposò con Claudia Adorno dalla quale ebbe due figli Gianfrancesco che prese possesso dei territori di Pitracatella, Magliano e S. Croce, e Giannantonio, che ottenne nel 1609 da Filippo III re di Spagna il titolo di Duca di Telese e utile Signore della Terra di Solopaca. Giannantonio fece spostare il vescovato da Telese (orami quasi del tutto disabitata per il fetido odore dello zolfo) a Cerreto dove risiede tuttora. Sposò Emilia Adorno e ebbe 4 figli: Bartolomeo, Agostino Piergiovanni e Cristoforo, Cavaliere di Malta.

Lo stemma araldico dei Ceva-Grimaldi

In quegli anni, nel 1617, l'universitas Solopachese fece costruire la bellissima chiesa del Santissimo Corpo di Cristo al centro del paese con facciata assai caratteristica. Il figlio Bartolomeo ereditò il feudo; sposò Anna Giustiniano, che portò in dote un palazzo a Napoli, dove si trasferirono; rimasto vedovo si risposò con Andreanna Carafa dalla quale ebbe due figli, Antonio Maria e Angelo Maria (morto giovane). Bartolomeo morì nel 1663 dopo aver condonato tutti i debiti dei suoi vassalli. Antonio Maria terzo duca di Telese e Solopaca ebbe una vita molto movimenta: fu incarcerato per aver fatto tagliare naso e orecchie a un vassallo, e ne uscì grazie all'amnistia del 1661 per la nascita del figlio del re di Spagna. Egli fece costruire il palazzo Ducale nel 1672-1682, e l'annessa via Nova, oggi via Roma, per collegare il suo imponente palazzo alla chiesa del Santissimo Corpo di Cristo, e assistette alla posa della prima pietra per la costruzione della Chiesa di san Mauro in Capriglia. Quando morì, il potere passò al figlio Bartolomeo II, forse la figura più intrigante della storia dei Ceva-Grimaldi. Già nel 1694 fu costretto a scappare a Roma per aver ucciso, insieme al cugino Giuseppe Capece, il consigliere popolare D'Anna. Si rifugiò dal futuro viceré il duca di Medina Coeli, che gli fece scontare la pena di 5 anni a Ischia (scelta da Bartolomeo). Mentre scontava la sua prigionia, nel 1701 si unì alla congiura anti-spagnola del principe di Macchia, Gaetano Gambacorta, non solo per sfuggire alla prigionia, ma anche perché, da fervente filo-asburgico, auspicava un Regno di Napoli indipendente sotto la sovranità Carlo D'Asburgo. La congiura finì tragicamente e il suo Capitano Gendarme, Antonio Di Santo fu costretto al brigantaggio, rendendo la sua figura quasi mitologica (si narra che fermò un proiettile a mani nude!!), mentre Bartolomeo si rifugiò a Vienna. Rientrò a Napoli al fianco del Generale Martinez e decretò la fine del vicereame Spagnolo. Per protestare contro alcuni filo-spagnoli che si facevano passare per austriacanti, volle andare direttamente a Barcellona a presentare i suoi dissensi: noleggiò una nave inglese, ma malauguratamente fece naufragio e non ritornò più nella sua terrà natia. Alla sua morte il feudo passò al fratello Angelo, che morì presto a causa di una malattia.

In mancanza di eredi diretti il feudo passò al loro prestanome Carlo VI, ma nel 1723, con il versamento di 40.000 ducati, Marcello Ceva-Grimaldi, zio di Bartolomeo II riacquistò il feudo, e con la moglie visse in dignitosa povertà. Il feudo passò quindi al nipote, non avendo Marcello eredi diretti, così Filippo Ceva-Grimaldi divenne il duca delle vaste terre, esortò il popolo Solopachese a lottare per portare la campana della antica cattedrale telesina a Solopaca, per non farla cadere nelle mani del vescovo di Cerreto. Morì senza eredi e finì la dinastia Ceva-Grimaldi.

Il feudo fu acquistato da Lucio di Sangro duca di Campolieto. I suoi eredi tennero il feudo fino al 1806 anno in cui fu abolita la feudalità ad opera di Giuseppe Bonaparte, che passò per Solopaca il 23 settembre 1807. La commissione del Regno di Napoli, dichiarò Solopaca nel 1810-11 capoluogo di circondario e comune, riducendo a frazione Telese, e in questi anni la fama del vino e dell'olio di Solopaca giunse alle stelle, l'affluenza di acquirenti era così alta da far chiamare Solopaca dai paesi circostanti "La piccola Napoli". Anche Murat passò in questi anni a Solopaca.

Nel 1835, quando i Borbone regnavano a Napoli, re Ferdinando II fece costruire un ponte sul fiume Calore e lo dedicò alla sua consorte Maria Cristina di Savoia. La coppia regale partecipò all'inaugurazione di codesto ponte pensile, del quale rimangono solo i pilastri. Solopaca fece parte della Provincia di Caserta da Bonaparte ad i Borbone, mentre nel 1861, allorché venne proclamato il regno d'Italia, passò alla provincia di Benevento.

Solopaca ha dato i natali a grandi uomini politici e di cultura come Stefano Cusani (1815-1846), filosofo e poeta, il dottore Nicola Abbamonti (1826-1849), che studiò per primo i benefici delle acque solfuree di Telese, e pose le basi del moderno stabilimento termale, e Giovanni Perlingieri (1906-1972), che fece parte dell'Assemblea Costituente.

Pierfrancesco Izzo, maggio 2009

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