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Vesuvio - I parte

Vesuvio - II parte

Vesuvio - III parte


Il Vesuvio

parte prima

a cura di Alfonso Grasso

 

L'origine del nome

prologo a cura di Astrid Filangieri

Il complesso vulcanico che oggi vediamo è costituito all'esterno dal Monte Somma, vulcano più antico e collassato, ed all'interno dal Vesuvio vero e proprio,  accresciutosi successivamente.

«I napoletani di quei vicoli dove il dialetto più stretto è ancora in auge, lo chiamano “'a montagna”, cioè semplicemente la montagna, il monte; e l'usanza dev'essere tutt'altro che recente: “Cumme è bella 'a muntagna stanotte”, esclama Libero Bovio poeta in una sua canzonetta del 1915, e il verso sembra avere pure il compito di ricordarci che il vulcano di Napoli ha avuto scarsa fortuna nella musica di Piedigrotta; ed anche Emmanuele Bidera in una sua celebre “Guida di Napoli e contorni”, che è del 1844, ci dà conferma che già ai suoi tempi la plebe diceva “'a montagna” e basta.

Andy Warhol, Vesuvius, 1985. Unicum serigrafico (in nero), cm 80 x 100

Gli antichi, invece, lo chiamarono con nomi, come Vesvius, Besvius, Vesuvius eccetera, che sono altrettante varianti di quello attuale e il cui significato era, in genere, quello di “fuoco”; e del resto è opinione degli studiosi che la maggior parte dei vulcani abbiano denominazioni che sono sinonimi di “fuoco”: e come Vesuvio verrebbe dalla radice sanscrita “vasu”, fuoco, così Etna nascerebbe dalla radice indoeuropea “idh” o “aidh”, cioè “ardere”, e così perfino Fuijsan, nome del vulcano giapponese, verrebbe dalla radice orientale “fuij”, fuoco.

Non può essere trascurata, tuttavia, la tesi di Mancinelli e Landino, secondo i quali il nome del Vesuvio, deriva dalla parola latina “vescia”, cioè favilla; né si può dimenticare che Virgilio, nel secondo libro delle Georgiche, lo chiamò Vesevo, un termine che sarà ripreso anche da Giacomo Leopardi.

Insomma, pur se fra le varie tesi c'è quella di chi il nome di questo vulcano, lo associa a Vesbio, condottiero dei Pelasgi, che vi spadroneggiava, e se inoltre c'è chi lo fa provenire da Maevius e da Maeulus, cioè mordace e beffardo, e se infine c'è chi lo ritiene corruzione di Lesbius, osceno, la tesi etimologica  che prevale è quella che lo giudica derivante da “fuoco o casa del fuoco”.

Assolutamente cervellotica naturalmente, è la tesi del sacerdote Camillo Tutini, seguace di Masaniello, che nel 1649 volendo interpretare un'eruzione del vulcano come un incitamento a scacciare gli Spagnoli, sostenne che Vesuvio viene dall'espressione latina “vae suis”, cioè guai a suoi.

In epoche diverse, il Vesuvio, da “casa del fuoco” fu considerato “casa del diavolo”; e non è superfluo notare che, anche in termini strettamente toponomastici, quella parte della Valle del Gigante che guarda verso Terzigno porta il nome di Valle dell’Inferno». [“Il Vesuvio – una storia di fuoco” di Vittorio Paliotti - Cap IV – L’indirizzo del diavolo]

Le principali eruzioni del Vesuvio fino al 1036 d. C.

Nome dell'Eruzione

Note

Età

Codola

pliniana

25.000

Sarno-Pomici Basali

pliniana

17.000

Pomici Verdoline

pliniana

15.500

Mercato

pliniana

7.900

Novelle

-

non datata

Avellino

pliniana

3.750

-

subpliniana

1000 a.C.

-

subpliniana

700 a.C.

Pompei

pliniana

79 d.C.

-

esplosiva

203 d.C.

Pollena

subpliniana

472 d.C.

-

subpliniana ?

512 d.C.

-

forte

685 d.C.

-

grande

787 d.C.

-

forte

968 d.C.

-

forte

999 d.C.

-

forte

1007 d.C.

-

grande

1036 d.C.

Fonte: Osservatorio Vesuviano


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