Le Pagine di Storia

 

 

 

 

 

 

Storie di Sicilia di Fara Misuraca

Il conte Alessandro Cagliostro

 

Chi era il conte Alessandro Cagliostro? Nessuno ha dato ancora una risposta certa a questa domanda. Certo è che la figura di questo avventuriero, taumaturgo, filantropo, cultore di scienze esoteriche, massone e tanto altro ancora caratterizzò con la sua figura il secolo dei Lumi. Sì, dei lumi, perché solo un secolo luminoso poteva dar ricetto ad un personaggio così poliedrico e “libero”.

Giuseppe Balsamo, questo il suo vero nome, nacque a Palermo il 2 giugno 1743, da Felicia Bracconieri e da Pietro Balsamo, mercante, nel piccolo vicolo degli Scarpelli, nel quartiere dell’Albergheria. Alla morte del padre, per via delle modeste condizioni economiche in cui la famiglia versava, fu affidato prima alle cure di una zia, poi al seminario di San Rocco a Palermo ed infine nel 1756 entrò come novizio presso il convento dei Fatebenefratelli di Caltagirone.

Persona di vivacissima intelligenza fu qui attratto dal lavoro dei frati speziali, medici, assistenti, infermieri, dell'ordine di San Giovanni di Dio, che curavano gli ammalati in un grande salone affrescato dal cui soffitto pendeva, in bilico, un quadro raffigurante il Santo fondatore. Una credenza narra che questo quadro si girasse in direzione dell'ammalato in punto di morte, e spesso accadeva che, terrorizzati, gli ammalati vedendo voltare il quadro dalla propria parte, si aggravassero e morissero, di paura, probabilmente.

Balsamo, affascinato da vasi, erbe, pozioni, barattoli posti ordinatamente sugli scaffali del nosocomio, fu presto affiancato al frate speziale, dal quale apprese i primi rudimenti di farmacologia e chimica. Pestava droghe, erbe, e forse fu proprio lì che insieme agli antidoti per curare avvelenamenti ed infezioni, cominciò a creare veleni e droghe per ipnotizzare i suoi futuri “clienti” o le sue future “vittime”, come più vi piace.

Viaggiò in lungo ed in largo, non sappiamo se fu sempre per sfuggire alle forze dell’ordine o per il piacere di conoscere e conquistare nuovi ambienti.

Lo stesso Cagliostro spesso dichiarava di provenire da paesi sconosciuti, di aver trascorso gli anni dell’infanzia alla Mecca e di aver conosciuto gli antichi misteri dei sacerdoti egizi.

Dichiarato ricercato a Palermo, per uno dei suoi tanti imbrogli, si rifugiò, nel 1768, a Roma dove conobbe e sposò Lorenza Feliciani, una graziosa fanciulla di quattordici anni, figlia di un fonditore, e dove intraprese la professione di falsario.

Nel 1771 la giovane coppia si reca per la prima volta a Londra dove pare che Balsamo sia finito in prigione per debiti e, per restituire le somme dovute, fu costretto a lavorare come decoratore. Nel 1772 li ritroviamo a Parigi, dove la bella Lorenza si invaghì dell’avvocato Duplessis e, a causa di questa relazione, fu rinchiusa a “Santa Pelagia”, la prigione delle donne di malaffare. Non erano strana cosa le avventure extraconiugali della bella Lorenza, spesso erano concordate con il marito per avere più facile accesso a certi ambienti (non cambiano gli usi ed i costumi con il trascorrere dei secoli!)

Questa disavventura amorosa, dopo la ovvia riconciliazione, costrinse i due coniugi a varie peregrinazioni in Belgio, in Germania e Italia nelle città di Palermo e Napoli.

Successivamente Balsamo si recò a Marsiglia dove si cimentò nelle vesti di taumaturgo. Purtroppo però scoperto un imbroglio perpetrato ai danni di un uomo al quale aveva promesso di fargli riacquistare il perduto giovanile vigore mediante alcuni riti magici, fu costretto a fuggire ancora una volta. Si recò in Spagna, a Venezia, ad Alicante ed infine a Cadice.

Ma ecco che nel 1776 lo rincontriamo a Londra, dove si presenta, questa volta, sotto il nome di conte Alessandro di Cagliostro. Durante questo soggiorno, Il 12 Aprile 1777 viene iniziato (non sappiamo perché e come ci sia riuscito) alla loggia massonica l'”Esperante”, e da questo momento in poi, come avviene per ogni buon massone che si rispetti, la sua fama di medico, chimico, guaritore, chiaroveggente progredisce sino ad approdare tra le corti più importanti d’Europa.

Da questo momento la vicenda di Giuseppe Balsamo può essere ricostruita sulla base di documenti ufficiali, e non su dicerie scritte da suoi nemici e detrattori. La massoneria gli offrì ottime opportunità per soddisfare ogni ambizione. Grazie alla potenza delle logge massoniche e alle cognizioni acquisite, l’ormai conte di Cagliostro cominciò a riscuotere successi che lo portarono, dal 1777 al 1780, ad attraversare l’Europa dall’Aia a Berlino, alla Polonia, a Pietroburgo.

Il nuovo rito egiziano di cui Cagliostro si era proclamato “Gran Cofto”, aveva affascinato nobili ed intellettuali con le sue iniziazioni e pratiche rituali che prevedevano la rigenerazione del corpo e dell’anima. Grande risalto ebbe, inoltre, la figura di Serafina (Lorenza), presidentessa di una loggia che ammetteva anche le donne.

Alla corte di Varsavia, Cagliostro, nel maggio del 1780, ricevette un’accoglienza trionfale tributata dal sovrano in persona: la sua fama di alchimista e guaritore era ormai ubiquitaria e riconosciuta.

Notevole diffusione ebbero in quegli anni l’elisir di lunga vita, il vino egiziano e le polveri rinfrescanti con i quali Cagliostro curava, spesso senza alcun compenso, i numerosi ammalati che affollavano le sue residenze. La sua filantropia, la conoscenza di alcuni elementi del magnetismo animale e dei segreti alchemici, il suo carisma e la profonda conoscenza delle debolezze dell’animo umano, contribuirono a costruire l’alone di leggenda e di mistero che circondò Cagliostro fin dalle sue prime apparizioni.

La guarigione del segretario De la Salle e del cavaliere di Langlais, la predizione della data esatta di morte dell'imperatrice Maria Teresa nel 1780, ne fecero il protetto di Luigi XVI. Cagliostro divenne il beniamino di tutte le classi sociali, la sua immagine era rappresentata su anelli, bagattelle, tabacchiere e ventagli delle dame. Fanatismo, ammirazione, curiosità spianarono la strade di un uomo che visse “oltre il tempo” come egli stesso diceva. Un tempo che iniziò il suo declino proprio a Parigi.

Il "Divino Cagliostro", come veniva chiamato, dopo aver predetto con una "Lettera ai Francesi" la Rivoluzione Francese, la distruzione della Bastiglia e il ghigliottinamento dei monarchi, fu coinvolto nell’affaire du collier de la reine che lo rese protagonista suo malgrado, insieme a Rohan e alla contessa Jeanne Valois de la Motte, del più celebre ed intricato scandalo dell’epoca, il complotto che diffamò la regina Maria Antonietta e aprì la strada alla rivoluzione francese. Colpevole solo di essere amico di Rohan, Cagliostro, accusato dalla De la Motte, fu arrestato e rinchiuso per nove mesi alla Bastiglia, in attesa del processo. Durante la detenzione, ebbe modo di constatare quanto grande fosse la popolarità raggiunta: furono organizzate manifestazioni di solidarietà e, il giorno della scarcerazione, fu accompagnato a casa dalla folla acclamante (le fiaccolate e le luci per i martiri, piccoli o grandi che siano non sono una invenzione di oggi!).

Alcuni pensarono fosse riuscito a fuggire con le sue arti magiche, ma vi riuscì, egualmente in maniera straordinaria, provando ai suoi accusatori la propria innocenza a cui seguì tuttavia il bando da Parigi.

Nuove peregrinazioni quindi in Olanda, Svizzera e poi in Italia, Genova, Trento e infine Roma grazie all'aiuto del Vescovo Pier Virgilio Thun che egli aveva guarito grazie alle sue arti. Cagliostro tentò di costituire anche a Roma una loggia di rito egiziano, invitando per il 16 settembre 1789 a Villa Malta illustri e potenti personaggi. Le adesioni però furono soltanto due: quella del marchese Vivaldi e quella del frate cappuccino Francesco Giuseppe da San Maurizio.

Il mito cominciava a vacillare. L’iniziativa fu interpretata come una sfida dalla Chiesa che, attraverso il Sant’Uffizio, sorvegliò sempre più d’appresso le mosse di Giuseppe Balsamo.

Il pretesto per procedere contro Cagliostro fu offerto proprio da Lorenza, sua moglie che, consigliata dai parenti, forse per appropriarsi di beni e danari, aveva rivolto al marito accuse molto gravi denunciandolo come eretico e massone. Cagliostro sapeva bene di non potersi fidare della moglie, che in più di un’occasione aveva dimostrato maggior attaccamento al lucro che al tetto coniugale. A tal fine scrisse un memoriale diretto all’Assemblea nazionale francese, dando la sua massima disponibilità al nuovo governo. La relazione venne intercettata dal Sant’Uffizio che redasse un dettagliato rapporto sull’attività politica ed antireligiosa del "Gran Cofto" e Papa Pio VI, il 27 dicembre 1789, decretò l’arresto di Cagliostro e di Lorenza.

Simbolo dei Philalèthes

Rinchiuso nelle carceri di Castel Sant’Angelo, Cagliostro attese per alcuni mesi l’inizio del processo. Al consiglio giudicante, egli apparve colpevole di eresia, massoneria ed attività sediziose ed il 7 aprile 1790 fu emessa la condanna a morte e fu indetta, nella pubblica piazza, la distruzione dei manoscritti e degli strumenti massonici.

Cagliostro però, come Galileo, abiurò ai suoi principi (la tortura, non tanto la morte onorevole, ma la sofferenza insopportabile, è un buon argomento di convinzione). In seguito alla pubblica rinuncia ai principi della sua dottrina, Cagliostro ottenne la grazia: la condanna a morte venne commutata dal pontefice nel carcere a vita, da scontare nella prigione dell’inaccessibile fortezza di San Leo, allora considerato carcere di massima sicurezza dello Stato Pontificio. Lorenza invece fu assolta, ma venne rinchiusa, per non sbagliare, nel convento di Sant’Apollonia in Trastevere dove terminò i suoi giorni.

Intanto Cagliostro, trasferito a San Leo, in un primo tempo fu alloggiato nella cella del Tesoro, tra le più sicure!

In seguito per via di alcune voci sull’organizzazione di una fuga da parte di alcuni sostenitori di Cagliostro, il conte Semproni, responsabile in prima persona del prigioniero, decise il suo trasferimento nella cella del Pozzetto, ritenuta ancor più sicura di quella del Tesoro.

Il 26 agosto 1795 Giuseppe Balsamo, o come preferite Alessandro conte di Cagliostro, oramai gravemente ammalato, si spense, forse, a causa di un colpo apoplettico. La leggenda che aveva accompagnato la sua fascinosa vita si impossessò anche della morte: dai poco attendibili racconti sulla sua presunta scomparsa giunti fino ai giorni nostri, è possibile intravedere il tentativo, peraltro riuscito, di rendere immortale, se non il corpo, almeno le maliarde gesta di questo attraente personaggio.

Ma anche nella morte Cagliostro è riuscito a rendersi misterioso ed intrigante. Nella sua cella vengono ritrovati dei graffiti che farebbero pensare ai vaneggiamenti di un pazzo. Un pazzo, morto per apoplessia, a 52 anni. Certificati parrocchiali annotano la sua tumulazione il 28 Agosto alle ore 23, su monte di San Leo, tra i due edifici destinati alle sentinelle, il Palazzetto e il Casino.

Però in un manoscritto inedito ritrovato casualmente, la morte di Cagliostro non si attribuisce all'apoplessia ma ad un colpo ricevuto in testa nel corso di un tentativo di evasione. Un'altra leggenda lo vuole invece sepolto nelle catacombe dei Cappuccini a Palermo, insieme ad altri 8000 corpi mummificati. Il mito lo vorrebbe anche fuggito, dopo aver simulato una morte apparente, con l'aiuto dei massoni, a bordo di una mongolfiera, ma verso dove? E verso quale tempo?

Giuseppe Balsamo o Conte Cagliostro, due nomi e una stessa identità? ... non tutti sono d'accordo ... come egli stesso disse: "Io non sono di nessuna epoca e di nessun luogo; al di fuori del tempo e dello spazio, il mio essere spirituale vive la sua eterna esistenza ...”.

Io la invidio assai la sua esistenza: è vissuto per se stesso a prescindere dall’epoca e dal luogo.

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