Pensiero Meridiano

 

Il grillo garante

(di Berlusconi)

Editoriale de Il Portale del Sud

Il Movimento 5 Stelle si sta comportando, nei fatti, da miglior garante della sopravvivenza politica del cavaliere di Arcore e del suo asse del nord.

Nelle ultime elezioni abbiamo assistito all’uscita dal coma di Berlusconi ed alla crescita sproporzionata del duo acromegalico in grigio Grillo & Casaleggio, mentre il risultato elettorale del centrosinistra è stato pessimo, seppur vincente. Si è così originato un tripolarismo sostanzialmente equilibrato che sta garantendo l’ingovernabilità.

Ma, diciamo pure le cose come stanno: il centrosinistra ha vinto, sì, le elezioni, ma ha perso la possibilità di governare grazie al voto del Mezzogiorno.

Se in Calabria, Campania e Puglia o anche nella sola Sicilia avesse avuto più voti del centrodestra al Senato, avrebbe ottenuto la maggioranza dei seggi in entrambe le Camere, e avrebbe potuto governare, legittimamente, per cinque anni.

Sud disinformato

Il voto del sud è inspiegabile razionalmente. I governi Berlusconi hanno sempre attuato, in omaggio al suo fido alleato, la Lega, tutta una serie di interventi che hanno penalizzato il Mezzogiorno, contrastando i governi regionali e locali del Sud. Hanno operato contro le imprese meridionali, attuando una redistribuzione territoriale a senso unico (verso settentrione). Inoltre nel programma elettorale 2013 del Pdl–Lega campeggiava lo slogan “Prima il nord”, si avanzava la proposta di destinare il 75% del gettito fiscale alle regioni del nord. Ma c’è di più, l’intero importo per la ricostruzione dell’Abruzzo, ancora in verità inattuata, è stato sottratto a fondi prima destinati allo sviluppo del Mezzogiorno e non dimentichiamo che il ministro Scajola ha stornato, con un decreto in extremis prima delle dimissioni, fondi destinati ai giovani ricercatori del Sud in favore dell’industria bellica e che il ministro Tremonti ha tolto risorse al sud per circa 35 miliardi di euro, destinandole per infrastrutture, servizi pubblici e per sanare deficit del suo amato nord.

Certo di colpe il centrosinistra ce l’ha: non ha mai alzato la voce più di tanto e si è barricato nella sua minoranza, sia nei governi Berlusconi sia nel governo Monti - il più disastroso - incapace di risolvere un solo problema che non sia stato di carattere puramente finanziario e tutto a spese di pensionati e lavoratori dipendenti. quando ebbe la possibilità, con D’Alema, di togliere di mezzo (politicamente) Berlusconi, indisse invece una commissione “bicamerale” per le riforme costituzionali, che diede a Berlusconi la possibilità di riprendersi il ruolo di leader della destra. Alla fine del 2007, mentre Prodi cercava di portare avanti il suo governo, fu invece Walter Veltroni con il neonato PD a “resuscitare” il cavaliere, scegliendolo come “interlocutore privilegiato”, sempre per le famose riforme costituzionali. Invece sarebbe bastato applicare una legge del lontano 1957 per decretare l’ineleggibilità dell’uomo di Arcore, in quanto concessionario (in pratica esclusivo) di mezzi di Tv e mezzi di comunicazione.

Ma ciò non basta a giustificare il voto del Meridione. Sorge il sospetto, ma ormai è quasi una certezza, che qui al sud vigga ancora la legge della “schiena prona”, della irresponsabilità e del “favore” individuale in cambio di una manciata di voti. La legge del clientelismo e della fedeltà al “protettore” di turno. Ovvero, in senso ideale (si fa per dire), il grande protettore fascista che pensa per sé e per gli altri. Ed è un sospetto molto forte che spiegherebbe anche il non attecchimento di uno qualsiasi dei partiti (sedicenti) meridionalisti sorti ad emulazione della Lega nord. Non che la cosa non ci faccia piacere, per carità! Questi piccoli partiti non hanno potere contrattuale e pertanto il voto a loro non è un voto “utile” all’interesse individuale. Assomigliano tanto a noi meridionali da indurci istintivamente a diffidare!

Lo stallo

Nel marasma che è uscito fuori da quest’ultimo voto, tre forze politiche, PD, PDL, e M5S rappresentano in maniera percentualmente simile l’elettorato italiano. Uomini di buona volontà, con intenti comuni, comprensivi della ineleggibilità del vetusto ex-premier Berlusconi per ovvi motivi di fedina penale e di conflitto d’interesse, avrebbero comunque “dovuto” unire i loro sforzi per cercare di far uscire dalla tempesta non l’Italia ma il popolo italiano. Il miglior perdente, il PD, ha fatto sulla spinta dei risultati del voto uno sforzo visibile di rinnovamento. I suoi parlamentari sono in gran parte facce nuove e giovani. L’elezione dei presidenti di Camera e Senato, Boldrini e Grasso, ha dimostrato nei fatti uno sforzo per adeguarsi ai tempi, laddove PDL e montiani presentano i soliti Cicchitto Gasparri e Schifani.

Gli “8 punti di governo” del buon Bersani avrebbero dovuto coagulare consenso in chi, come Grillo, si incarna nella democrazia diretta. Tra l’altro, si sarebbe potuto eliminare il finanziamento pubblico ai partiti per davvero, non con il falso dimezzamento degli stipendi grillini.

E invece siamo qui a chiederci dove vuole arrivare Beppe Grillo ed a temere il ritorno del vecchio caimano.

Gli adepti del Movimento 5 stelle risponderebbero: “siamo qui ad azzerare il sistema attuale”. Ma non ci propongono una alternativa, soprattutto non si accorgono che anche noi esistiamo, soffriamo e lottiamo. Si limitano a riproporre lo schema già visto del “club esclusivo che non ammette soci” che Grillo, il grande rinnovatore, ripropone come rivoluzionario: la logica stalinista di schieramento rigida e inflessibile come nel PCI del dopoguerra, il pensiero unico, il “chi non è con me è contro dime” e il dominio del sistema di comunicazione via web invece che via TV, con tanto di tocco esoterico delle assemblee virtuali. Ma queste sono invenzioni di Berlusconi messe in atto fin dalla sua discesa in campo! Anche la demonizzazione dell’avversario politico è cosa nota, vista e rivista. Qual è la novità del M5S?  I suoi parlamentari costano all’erario tale e quale gli altri ed anche se davvero devolvessero, come dicono, la metà dello stipendio alla cassa comune, io contribuente non risparmio un centesimo. E neanche voi che li avete eletti!  E sappiate anche che San Grillo risiede in Svizzera con il suo capitale.

Voglia di totalitarismo

La triste realtà è che il nostro è un popolo che, a dispetto di alcuni grandissimi personaggi che hanno regalato fama immeritata all’intero popolo, ha mostrato da sempre un’insana passione per i predicatori e gli affabulatori.

Il caso del sud è eclatante: in un mese, quello della campagna elettorale, almeno un 10% di elettori ha cambiato casacca reindossando quella berlusconiana, incantato dalla facile promessa di restituzione dell’IMU. Come se in una scuola si votasse il professore che promette di abolire i compiti a casa e trasformare i 4 in 8!

Strumenti di altrui vendetta

Abbiamo bisogno di avere un capo che ci guidi, di un capobranco e di qualche cane da pastore che mantenga le mandrie compatte. Non a caso la maggior parte dei militanti di certi partiti populisti da qualche anno a questa parte, per essere riconoscibili, hanno bisogno di segnare la loro “appartenenza” a qualcuno, a Berlusconi o a Grillo, o meglio al suo blog. Si auto marchiano come i capi di bestiame. E, cosa più buffa, cercano di infilare anche te, spirito libero, in una delle loro ridicole caselle mentali! Così, se partecipassi al blog di Grillo, diverrei un infiltrato prezzolato dai vecchi partiti! Definizione divertente, senza dubbio, ma anche tanto patetica per colui che l’ha inventata! D’altra parte Grillo cova vendetta personale da trenta anni. Lo hanno cacciato dalla RAI e da Mediaset, non poteva essere mostrato neanche per una intervista-flash, un caso di ostracismo davvero raro. Sono anno che viene deriso, accusato di populismo ed antipolitica… non si è fermato, ha creato qualcosa a poco a poco, mentre il PD modificava persino lo statuto per rifiutargli la tessera… Il suo movimento lo considera una sua creatura, lo strumento della sua rivincita. Tutto ciò è comprensibile ed anche per certi versi ammirevole, ma che dire dei “grillini” che non si accorgono di non decidere niente, che tutto è già stato pensato e deciso, che non c’è una virgola di differenza tra ciò che diceva Grillo negli “spettacoli” a pagamento dei primi anni 2000 e le proposte del M5S? Tra di loro dovrebbero esserci persone preparate e che hanno studiato, come fanno a non accorgersi di essere filoguidati? Essi sono strumenti di vendetta: contro la RAI, i giornali, i partiti.

Se da un lato è legittimo che un movimento si dia un capo, non per questo il capo è autorizzato ad utilizzare i militanti come un ariete per colpire e scardinare il bersaglio dei propri rancori personali, compromettendo le Istituzioni dello Stato, nate dalla Costituzione che è alla base della nostra democrazia. Grillo e Casaleggio vogliono rifare le cose a modo loro, calpestando la Costituzione, abolendo i partiti e i sindacati e inseguendo la legittimazione della loro “esclusiva” esistenza e della loro crescita fino al raggiungimento del 100% dei consensi, negando di fatto una informazione pluralistica, disprezzando la categoria dei giornalisti, ecc. Tutto ciò, in un paese democratico si chiama totalitarismo: un capo che incarna politica e cittadini, in una volontà comune superiore, eticamente autorizzata a disprezzare come “inferiore” qualsiasi accenno di interferenza o contraddittorio.

L’eversione in Italia, favorita dalle caratteristiche già citate di noi italiani, è sempre a portata di mano. Ci aveva provato Bossi, ma poi, vista la scarsa forza elettorale e il localismo del suo partito, ha ripiegato appoggiando il più forte Berlusconi, ma non rinunciando a causare danni non irrilevanti alla nostra democrazia ed al sud.

Non che le proposte del M5S siano tutte infondate. Alcune sono a nostro avviso giuste, ma in gran parte hanno carattere utopico, frutto di una visione manichea del mondo: loro sono santi rappresentanti del bene, tutti gli altri sono il male, i diavoli. Ed altre sono vecchie questioni già poste sul tappeto nelle passate legislature e che oggi appaiono del tutto ovvie: valorizzazione delle energie alternative, protezione del territorio. Basterebbe passare dalla fase “blog” a quella “fare”!

In questi giorni, Bersani leader del partito di maggioranza relativa, ha ricevuto l’incarico dal presidente della Repubblica di sondare la possibilità di una maggioranza parlamentare capace di dare stabilità al futuro governo. Ma Bersani, persona a nostro giudizio corretta, anche se ormai più vicina al centro che alla sinistra, non ha vita facile: non può fare un governo con Monti, perché gli italiani lo hanno bocciato in massa, non può fare un governo con Berlusconi per arcinoti motivi, non può allearsi, come vorrebbe, con Grillo, perché i grillini lo insultano ed hanno trasformato Bersani nel loro bersaglio preferito. In attesa di poter vivere di rendita di posizione all’opposizione di un governo “polpettone”.

Nuove chiacchiere in luogo del cambiamento

In Tv, in occasione delle consultazioni con Bersani, la capogruppo grillina alla Camera ha dimostrato quanto disprezzo e senso di superiorità alberga in questi “nuovi ricchi” telecomandati come robot da una villa sulle alture esclusive di Genova. Voteranno, da soli, l’ineleggibilità del nanetto di Arcore, ben sapendo di non essere sufficienti ad ottenerla. Così, tanto per fare bella figura. È la loro una tattica elettorale vincente? Sembrerebbe di sì, come d’altronde straordinarie sono state in tutti questi anni le campagne elettorali di Berlusconi. Entrambi, Grillo e Berlusconi, in maniera sovrapponibile, giocano al massacro dell’Italia in quanto al non-fare che segue le chiacchiere (o i “post”…). Ce ne accorgiamo solo noi? Solo noi due che scriviamo e che ci consideriamo, forse immodestamente, spiriti liberi ed al di fuori di ogni apparteneza?

Questo gioco al massacro voluto dal M5S ci porterà dritto dritto a nuove elezioni, elezioni che si faranno sempre con questa ignobile legge elettorale che tutti vogliono cambiare, ma solo a parole. infatti il parlamento potrebbe approntarla anche in assenza di un governo. Nuove elezioni che, in queste condizioni non porterebbero ad alcuna risoluzione dello stallo in cui ci troviamo o ancor peggio riconsegnerebbero l’Italia al satrapo di Arcore ed al Savonarola del Web.

Fara Misuraca

Alfonso Grasso

Marzo 2013


Gli editoriali del sito sono scritti congiuntamente da Fara Misuraca ed Alfonso Grasso


Leggi il commento di Antonio Casolaro

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