Le Pagine di Storia

Ferrante I di Napoli e Lorenzo il Magnifico

di Alfonso Grasso

Busto di Ferdinando I d'Aragona (Ferrante), marmo dipinto, opera probabile di Pietro di Milano. Parigi, Museo del Louvre (immagine tratta da Storia d'Italia - Fratelli Fabbri Editori, 1965)

 

Dopo la vittoria su Giovanni d’Angiò ed i baroni napoletani, Ferrante rinsaldò ulteriormente il suo potere con una serie di alleanze. Intorno al 1463 promosse una lega tra i maggiori stati italiani, Napoli, Firenze e Milano. La pacificazione del regno di Napoli ebbe effetti positivi in tutta Italia e l'alleanza fu, come scrive il Pontieri, benefica anche «ai fini della conservazione della pace in Italia». I buoni rapporti tra Napoli e Milano portarono nel 1465 al matrimonio tra l’erede al trono Alfonso, duca di Calabria, ed Ippolita Sforza, già negata a Giovanni d'Angiò, nonostante l’interessamento del re di Francia.

Ma gli equilibri faticosamente raggiunti si mostrarono ben presto assai precari. Il duca di Milano nel marzo del 1470 si alleò con Luigi XI di Francia, invalidando di fatto la lega con Firenze e con Napoli. Ferrante, allora, sfruttò il punto debole della potenza sforzesca rappresentato da Genova, fomentando la ribellione della città, dove nel 1476 avvennero tumulti e rivolte al grido «viva il re di Napoli e viva la libertà».

Anche con il pontefice Sisto IV [1], subentrato a Paolo II nel 1471, i rapporti migliorarono al punto che Ferrante poté ridurre il censo da versare in segno di vassallaggio ad un semplice omaggio, rappresentato da una cavalla bianca, la Chinea, nel giorno di San Pietro. Quello stesso anno furono strette alleanze con l'Inghilterra, con la Borgogna e con la Repubblica di Venezia. Ferrante continuò la politica dei matrimoni dando la figlia Eleonora al marchese Ercole di Ferrara, un’altra figlia andò sposa al re d’Ungheria, e ottenne per il suo secondogenito Federico la proposta di nozze con Anna di Savoia, nipote di Luigi XI di Francia. Quest’ultima unione però non fu mai conclusa per le ragioni che vedremo.

Intanto riappariva il pericolo turco con la conquista dell'isola veneziana di Negroponte ad opera di Maometto II. Venezia e Napoli intrapresero subito azioni unitarie delle flotte nell'Egeo, frenando l’espansionismo ottomano. La Francia e il Ducato di Milano cercarono inutilmente di contrastare l’alleanza, potenzialmente molto pericolosa per i loro interessi mediterranei [2]. Ma fu invece proprio l'intemperante ambizione di Ferrante a decretare la fine dell’alleanza, quando nel 1473 pretese il possesso dell'isola di Cipro, protettorato della Serenissima [3].

Nel rapido gioco di alleanze e conto-alleanze che contraddistinse l’epoca, il 2 novembre del 1474 fu sottoscritto un patto d’alleanza tra il duca di Milano, Galeazzo Maria Sforza, Firenze e Venezia. Ferrante rispose contrapponendo la coalizione con lo Stato della Chiesa, stipulata nel gennaio 1475 [4]. Si crearono così due blocchi in antitesi, che minacciavano nuovamente la pace in Italia. Ferrante, con la sua diplomazia fatta di mosse e contromosse, strinse legami anche con il duca di Ferrara e il re d'Ungheria, che come detto avevano sposato due sue figlie. Dopo dodici anni dalla morte della prima moglie, il re di Napoli si risposò con la cugina Giovanna d’Aragona, e tale unione fortificava entrambi i rami della dinastia aragonese.

Re Luigi XI, dal canto suo, nel 1475 si era impossessato dell'Anjou, assicurandosi così i diritti angioini sul trono di Napoli. In seguito egli propose il matrimonio della nipote Anna di Savoia con Federico, figlio di Ferrante, ma la proposta non ebbe seguito. L’anno successivo morì Galeazzo Maria Sforza, e Ferrante volle approfittare dell’occasione tentando, con l'appoggio del pontefice Sisto IV, di impadronirsi del Ducato di Milano. La vedova dello Sforza, Bona di Savoia, fu messa in difficoltà dai cognati, sotto la scaltra regia di Ludovico il Moro che, come dice il Pontieri, poteva «gareggiare solo con lui (Ferrante) nell'arte del simulare e del dissimulare». Ferrante sobillò i Genovesi e gli Svizzeri contro Milano per fare in modo che la duchessa dovesse difendersi da due parti. Genova e Savona effettivamente si ribellarono e gli Svizzeri nel novembre del '78 entrarono in Lombardia, ma Milano seppe ben difendersi. Il piano di Ferrante fallì anche perché non ottenne l’appoggio dell'imperatore Federico III d’Asburgo [5], restio ad immischiarsi nella instabile politica italiana. Lo stesso Sisto IV comprese che i piani ambiziosi di Ferrante avrebbero finito col portarlo in contrasto con gli altri Stati italiani.

Il re di Napoli allora capovolse completamente la sua politica. Iniziò ad appoggiare di nascosto i ribelli dello Stato della Chiesa, come quel Niccolò Vitelli che combatteva il pontefice per il possesso di Città di Castello. Prese accordi con Maometto II, che fu ben contento di trovare un alleato contro Venezia. Strinse trattati commerciali con la Siria, con l'Egitto e con Tunisi, che diedero un benefico impulso al commercio e al traffico marittimo del regno.

Nel 1478, al tempo della congiura dei Pazzi, mostrò di voler mediare pacificamente, ma dopo gli esiti della congiura si schierò contro Lorenzo de' Medici e dichiarò guerra a Firenze. Ferrante riuscì a accordarsi con il sultano turco, che scatenò i suoi «saccomanni» contro Venezia che, costretta a difendersi, non poté accorrere in aiuto a Firenze. L’erede al trono Alfonso, comandante dell'esercito napoletano, riuscì a farsi proclamare signore di Siena. Ai Fiorentini non rimase che venire a patti con il re di Napoli e fu chiesto l’armistizio. Lorenzo de' Medici si era reso conto di non poter permettersi l'inimicizia di un sovrano così potente e così vicino: si mise quindi in viaggio per Napoli per trattare direttamente con Ferrante.

Il 5 dicembre del 1479 Lorenzo il Magnifico si imbarcò su navi napoletane a Pisa per Napoli. Tutta l'Italia osservava con grande interesse questo viaggio, attendendone grandi decisioni: l'incontro era stato ben preparato e le accoglienze a Lorenzo, giunto a Napoli il 18 dicembre del 1479, furono superiori ad ogni aspettativa. La pace, che fu stipulata il 17 marzo del 1480, prevedeva l’alleanza tra Firenze e Napoli. Il papa Sisto IV, quando seppe che al trattato aderivano anche Milano e il duca di Ferrara pensò bene di allearsi con Venezia.

continua


Note

[1] Questo pontefice fu un convinto fautore del potere temporale della Chiesa. Debole di carattere, era portato a cercare accomodamenti e appoggi. Pertanto, il furbo Ferrante lo attirò prontamente nella sua sfera, concedendogli un prestito. Una prima dimostrazione della benevolenza del pontefice si ebbe quindi con il matrimonio di una figlia naturale di Ferrante, Ilaria, con un nipote del papa, Leonardo della Rovere. Il quartogenito del re di Napoli, Giovanni, fu avviato poi alla carriera ecclesiastica e, dopo essere stato nominato abate di Montecassino, nel 1477 ottenne il cappello cardinalizio: un figlio cardinale assicurava a Ferrante un ponte di unione con lo Stato Pontificio.

[2] Luigi XI di Francia cercò di dividere i due alleati: una prima volta, nel febbraio del 1471, minacciando Ferrante di contrapporgli ancora Renato d'Angiò, e una seconda offrendosi invece di abbandonare la causa angioina qualora Ferrante si fosse distaccato da Venezia. Il Ducato di Milano a sua volta promise ampie concessioni a Venezia, se questa avesse rinunziato all’alleanza con il Regno di Napoli.

[3] Alla morte di Giacomo II di Lusignano re di Cipro, avvenuta alla fine del 1473, Ferrante pretese il possesso dell'isola di cui era rimasta reggente la vedova di re Giacomo, la veneziana Caterina Cornaro, sotto la tutela della Serenissima che, come dice il Pontieri «l'aveva dichiarata sua figlia adottiva». Sull'isola accampavano diritti lo Sforza, i Gonzaga ed i Savoia. Ferrante tentò di impadronirsi dell’isola, proponendo in tutta segretezza di far sposare suo figlio Alfonso con una figlia di re Giacomo. Il tutto avvenne con la complicità più o meno palese di papa Sisto IV, che non vedeva di buon occhio l’espansionismo veneziano nell'Egeo. Questa manovra di Ferrante determinò la rottura definitiva dell’amicizia tra Napoli e Venezia, che si era rivelata proficua e vantaggiosa per le due Potenze.

[4] In occasione del Giubileo del 1475, Ferrante si recò a Roma insieme ad alcuni baroni del Regno ed il viaggio costituì l'occasione per rinsaldare ulteriormente, attraverso l’alleanza,  i legami tra lo Stato e il regno napoletano.

[5] Fallì così il progettato matrimonio tra Federico, figlio di Ferrante, e Cunegonda d'Asburgo, figlia dell’imperatore


Bibliografia e riferimenti

Centro Culturale e di Studi Storici "Brigantino- il Portale del Sud" - Napoli e Palermo admin@ilportaledelsud.org ®copyright 2010: tutti i diritti riservati. Webmaster: Brigantino.

Sito derattizzato e debossizzato