La guerra con l’Inghilterra, chiusa dal Trattato di Amiens del 25
marzo 1802, era ricominciata nel 1803.
Pretesto per i Francesi fu la mancata restituzione di Malta da parte
inglese; per gli Inglesi l’annessione del Regno di Sardegna alla
Francia e il predominio da questa esercitato in Olanda e in
Svizzera. La guerra ricominciò e durò 12 anni. La borghesia e la
classe agraria, veri fruitori e vincitori della Rivoluzione Francese,
identificarono nella politica incarnata da Napoleone lo strumento
per il definitivo consolidamento del potere e dei benefici
conquistati.
Il 2 agosto 1802 Napoleone fu quindi proclamato console a vita, e il
18 maggio 1804 fu nominato imperatore.
Alla tirannide del "diritto divino" del vecchio regime subentrò l'imperialismo
napoleonico, in un'epoca che sarà ricordata tra la più burrascose della storia,
un vero Corno
dell'Abbondanza per i liberali borghesi, che iniziarono ad accumulare
smisurate ricchezze, con buona pace degli idealisti e dei
rivoluzionari repubblicani giacobini che avevano fatto da
battistrada.
Il 2 dicembre 1804 Napoleone si incoronò da solo, alla presenza del
Papa, quindi si incoronò re d’Italia a Milano il 26 maggio 1805.
Fallito il progetto d’invasione dell’Inghilterra per l’imperizia
dell’ammiraglio Villeneuve sconfitto a Trafalgar (21 ottobre 1805),
Napoleone dovette fronteggiare la coalizione
anglo-russo-austriaco-napoletana organizzata dal premier inglese
Pitt. Piombato in Baviera dal campo trincerato di Boulogne, il 20
ottobre 1805 costrinse l’inetto generale austriaco Mack a capitolare
a Ulma.
Marciò su Vienna, la occupò ed il 2 dicembre distrusse gli eserciti
austro-russi ad Austerlitz. L’Austria fu costretta a firmare la Pace
di Presburgo del 26 dicembre.
Il 16 febbraio 1806 fu invaso il Regno di Napoli, e Ferdinando IV
con l’occupazione di Napoli dovette riparare nuovamente in Sicilia.
La fortezza di Gaeta fu posta sotto assedio, cui resistette per ben
otto mesi. A Napoli fu nominato re Giuseppe Bonaparte prima e
Gioacchino Murat poi (1808), rispettivamente fratello e cognato di
Napoleone. L'esercito prussiano, unitosi in ritardo a quello russo,
il 14 ottobre 1806 fu sbaragliato a Jena e ad Auerstedt.
Napoleone entrò in Berlino il 27 ottobre. I Russi, dopo lo scontro
dall’esito incerto di Eylau dell'8 febbraio 1807, furono gravemente
sconfitti a Friedland il 14 giugno e conclusero la Pace di Tilsit il
9 luglio 1807, che consacrò il dimezzamento della Prussia, mentre
Napoleone e lo zar Alessandro I si accordavano sulle sfere di
reciproca influenza. Scopo di Napoleone era di ottenere l’appoggio
russo allo strangolamento economico dell’Inghilterra deciso col
decreto sul blocco continentale del 21 novembre 1806, che ne vietava
il commercio con i Paesi dell’Europa.
Tale decisione fu fatale per Napoleone perché ne condizionò la
politica portandolo a un’ininterrotta guerra di conquiste per
evitare che le merci britanniche entrassero sul continente. Così
ebbero inizio l’invasione del Portogallo, della Spagna e dello Stato
Pontificio, con successiva deportazione del pontefice a
Fontainebleau e l’annessione dell’Olanda, mentre la resistenza
popolare si organizzava nella Penisola Iberica.
Il 4 dicembre 1808 Napoleone dovette intervenire per riconquistare
Madrid da cui il fratello Giuseppe, passato quello stesso anno dal
trono di Napoli su quello di Spagna, aveva dovuto fuggire. Ne
approfittava l’Austria per riprendere la guerra, ma anche questa
volta Napoleone, sconfitto l’arciduca Carlo ed entrato a Vienna il
13 maggio 1809, riusciva, dopo la battaglia di Essling del 21-22
maggio, a schiacciare l’esercito avversario a Wagram il 5-6 luglio e
a imporre la Pace di Schönbrunn del 14 ottobre 1809, che toglieva
all’Impero austriaco ogni sbocco al mare.
I
rapporti con la Russia intanto si inasprivano: questa conquistava la
Finlandia, ma non otteneva da Napoleone l’assenso alla conquista di
Costantinopoli e degli Stretti; lo zar pertanto rifiutava di
concedere la mano d’una granduchessa a Napoleone che aveva
divorziato da Giuseppina, sterile, per avere un erede al trono.
Napoleone nel 1810 sposò quindi l’arciduchessa austriaca Maria
Luisa, e preparò l'azione per l'invasione della Russia. La
spedizione iniziò nel 1812 e vide Napoleone occupare Mosca il 14
settembre, dopo i vittoriosi scontri di Smolensk del 16-17 agosto e
della Moscova del 7 settembre. Finì in una catastrofe perché Mosca
fu incendiata e l’esercito non ebbe più modo di accamparsi.
|
Piazza Murat, progetto di
sistemazione, Museo San Martino |
Lo zar non rispose alle proposte di pace avanzategli. Infine, un
inverno precoce distrusse quasi tutto l’esercito francese in
ritirata verso la Germania e fu un miracolo se ciò che sopravviveva
della Grande Armée non fu catturato al passaggio della Beresina il
26-28 novembre 1812. La sorte delle armi peggiorò nel 1813. I
successi anglo-spagnoli nella Penisola Iberica e l’intervento
prussiano del 28 febbraio 1813, seguito più tardi da quello
austriaco del 12 agosto, nonostante le vittorie di Napoleone a
Lützen del 2 maggio, a Bautzen (20-21 maggio) ed a Dresda il 26-27
agosto, ebbero come risultato ultimo la catastrofe di Lipsia del
16-19 ottobre. Tutta la Germania insorse contro Napoleone che fu
costretto a ripassare il Reno.
Nel 1814 Napoleone difese la Francia invasa dagli Alleati ed ottenne
parziali successi a Brienne, Champaubert, Montmirail, Vauchamps. Ma
i marescialli Marmont, Ney, Augerau, Oudinot, Moncey, Lefebvre ed i
ministri Talleyrand e Fouché si convinsero della necessità di
sacrificare Napoleone per salvare la Francia. Così, dopo la ritirata
da Lione (20 marzo) e la capitolazione di Parigi (31 marzo),
Napoleone dovette abdicare il 6 aprile e accontentarsi della
sovranità dell’isola d’Elba. Venuto a conoscenza del malcontento
sorto in Francia contro i restaurati Borbone, sbarcò nel golfo Juan
il 1º marzo 1815 e rientrò a Parigi senza colpo ferire seguito dai
soldati che avrebbero dovuto arrestare la sua marcia.
Posto fuori legge dalle potenze radunate a Vienna, tentò di battere
separatamente i nemici e invase il Belgio, batté i Prussiani a Ligny
il 16 giugno ma a Waterloo fu vinto dagli Anglo-Prussiani il 18
giugno.
Di fronte alla decisa azione del Senato preferì abdicare anziché
appoggiarsi al popolo di Parigi che gli era favorevole e si consegnò
agli Inglesi che lo relegarono a Sant’Elena quale prigioniero di
guerra. Morì per un cancro il 5 maggio 1821.
I
suoi resti furono trasportati a Parigi nel 1840; un secolo più tardi
furono collocati accanto a essi quelli dell’unico figlio, Napoleone
II, il Re di Roma. Egli diede vita al mito di voler attuare il
principio di nazionalità quale premessa degli Stati Uniti d’Europa
e, novello Prometeo, incatenato su uno scoglio dall’odio dei
mercanti inglesi. Napoleone, certo grande generale, fu invece sempre
e continuamente divorato dall’ambizione di fare della Francia la più
grande potenza del mondo, e non esitò a tale scopo a saccheggiare
tutto il possibile ogni dove. La sua opera fu la costruzione dello
Stato borghese, che venne poi nel corso del sec. XIX preso a modello
da altri Stati d’Europa. |