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La Festa di Piedigrotta

 

di Brigantino

La mattinata scorreva tranquilla, non c'era niente di obbligatorio, di organizzato, salvo le luminarie che avevo visto crescere con stupore di bambino davanti alla Villa Reale (villa comunale): un grande Pulcinella, alto come un palazzo di 4 piani, che muoveva le gambe suonando il mandolino.

Prima di pranzo giungevano a Santa Lucia i ragazzi della Madonna dell'Arco. Correvano a piedi nudi, in gara tra di loro, portando statue della Madonna, e finivano tuffandosi a terra grondanti sudore. I vincitori avevano negli occhi lo sguardo di trionfo che solo un napoletano sa fare.

Fin dal primo pomeriggio scendevano compite dal Pallonetto le bambine vestite da damina del '700: avevano bellissimi vestiti di carta, azzurri, rossi, i capelli sapientemente acconciati, sulla guancia il falso neo, nella manina un ventaglio veneziano.

Gli scugnizzi erano vestiti da pescatoriello luciano, con la fascia rossa e bianca in vita, il tamburiello e la trombettina.

Le giovani mamme avevano già il vestito della festa, tenevano mano ai figli e, agli sguardi ammirati dei passanti, rispondevano con una rapita mossa ai capelli, e con la sfida del movimento delle narici, come solo una donna napoletana sa fare.

In chiesa il celebrante aveva un tono solenne: mia madre mi diceva di promettere alla Madonna di Piedigrotta essere buono, ed io promettevo.

Andavamo quindi alla Villa, c'era tanta gente, nel mio ricordo è come se tutti si muovessero al rallentatore, forse perché adesso si fa tutto di corsa, chissà ...

In Villa c'era ogni ben di Dio: il purparo che vendeva il brodo di polpo dal suo carretto variopinto; il venditore del callo 'e trippa, mia grande passione, che condiva il coppitiello con limone e pepe che uscivano da un corno bovino; le bancarelle del torrone, quelle dei taralli 'nsugna e pepe e tutti gli odori si confondevano nella piacevole brezza che proveniva dal vicino mare. Altre bancarelle vendevano giocattoli, maschere e gli antichi strumenti musicali tricch'e ballacche, scetavajasse e fujfuj.

Ci sedevamo sulle sedie di legno e mangiavamo noccioline. Anche a noi bambini veniva concesso per l'occasione un bicchiere di birra. La festa era spontanea, del popolo "basso", ma partecipavano anche le famiglie, come la nostra, di borghesi.

Il pazzariello andava e veniva in groppa ad una (finta) vecchiarella, mentre 'o masto diceva "attanzione, battaglione, è 'sciuto pazzo 'o padrone.." Il teatrino con Purecenella...

La sfilata dei carri a via Partenope, con allegorie che solo un napoletano può fare, e che forse solo un napoletano sa capire. Le carrozzelle venivano inseguite e prese d'assalto, e tutti si divertivano, compresi i marinai americani ed i turisti.

I fuochi a mare, con le grida di stupore per i più belli: quale dei 3 maestri fuochisti vincerà il premio? La folla a quel punto è immensa, rumorosa, tutti giocano a qualcosa o con qualcosa. Ma il tutto ha un ritmo gentile, sereno: è l'effetto della mia memoria? Quanto avrò avuto, 7, 10, o 12 anni? Quanto ho rivissuto è riferibile a tutte quelle età, la Festa era sempre così, da secoli. Sicuramente non c'era alcuna frenesia, né cariche di cavallerie o poliziotti antisommossa. Io c'ero.

Oggi la bassa ringhiera borbonica di Villa Reale, solida e bellissima nella sua compostezza neoclassica, è stata sostituita. La Villa è prigioniera di un'alta cancellata di "missili" in falso ottone, progettata da un milanese.

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