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I casati del Sud
di
Ciro La Rosa La Rosa
BL-BU
BLANCO
Titoli:
nobile
Dimora:
Napoli
Di antica nobiltà
spagnola, diramatasi nel napoletano, occupando i più alti uffici,
venne riconosciuta nobile con diploma del 2 febbraio 1656; aggregata
al patriziato di Napoli nei seggi di Porto e Portanova, decorata il
13 dicembre del 1632 del titolo di marchese di San Giovanni di
Censito, passato per successione femminile a casa de Cillis. Hanno
partecipato alla difesa del Regno delle Due Sicilie dall’invasione
piemontese nella campagna del 1860/61 i seguenti personaggi del
casato: ACHILLE, proveniente dalla Scuola Militare della
Nunziatella, primo tenente della “10ª
Direzione del Real Genio Militare” in Napoli; DOMENICO capitano del
“1° Reggimento Ussari della Guardia Reale”; EMANUELE (1816) capitano
di seconda classe del “Corpo della Real Artiglieria”; EMANUELE
(1836) alfiere (sottotenente) del “9° Reggimento Fanteria di Linea
Puglia”; FORTUNATO primo tenente del “4° Reggimento Fanteria di
Linea Principessa”.
Chiesa San Domenico Maggiore. Foto Ciro La Rosa.
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Ricevuta per
“giustizia” nell’Ordine di Malta sin dal 1611, ed iscritta nel Libro
d’Oro della Nobiltà Napoletana.
Iscritta
nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma:
d’azzurro
a nove stelle d’oro disposte in file da tre. |
| DE BLASIOTitoli: barone di Palizzi. Dimora: Roma, Reggio Calabria Originaria di Reggio Calabria ed iscritta nella mastra nobile di detta città. ALFONSO principe dell’accademia letteraria dei “Ravvivati”; GABRIELE, consigliere di re Ferdinando il Cattolico, capitano nell’esercito di Filippo III di Spagna. La famiglia ebbe fino all’abolizione della feudalità la baronia di Palizzi in Calabria. CARLO, barone di Palizzi, “pari” del Regno durante il periodo costituzionale del 1848, ed intendente in Calabria; FRANCESCO, figlio del precedente, 2° Capitano d’Artiglieria della “6a Divisione Vial” dell’Esercito delle Due Sicilie prese parte alla campagna del 1860/61 per la difesa del Regno contro l’invasione piemontese e decorato della Croce di Diritto dell’Ordine di San Giorgio; TIBERIO LUIGI deputato al parlamento nazionale del Regno d’Italia; VINCENZO ufficiale dei Granatieri ha partecipato alla guerra d’indipendenza del 1866. Iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922, con Regio Decreto del 30 settembre 1926 venne dichiarato trasmissibile in linea di primogenitura il titolo di barone. Arma:
d’azzurro al libro aperto incorniciato d’oro, sormontato da una cometa d’oro. |
| DI BLASITitoli: marchese di Camporeale, barone di Salina Dimora: Messina, Castelvetrano, Palermo Originaria di Benevento, passata in Sicilia al tempo di Carlo d’Angiò, si stanziò nelle città di Salemi, Castelvetrano, Palermo, Messina. PIETRO giudice della corte pretoriana in Palermo nell’anno 1608, avvocato consultore del tribunale della Santa Inquisizione, giudice del tribunale del Concistorio e della Gran Corte Civile e Criminale, barone di Diesi e di Sparancia anno 1634; GIUSEPPE acquistò nel 1687 la salina di Perollo col titolo di barone con investitura dell’11 aprile 1688; SCIPIONE senatore in Palermo anni 1712/13, 1724/25; VINCENZO governatore del Monte di Pietà di Palermo anno 1747, senatore e sindaco di Palermo anni 1752/55; GABRIELE MARIA abate e Arcivescovo di Messina anno 1764; GIOVANNI EVANGELISTA abate, secolo XVIII, storiografo del Regno di Sicilia autore di “Storia di Sicilia”, “Storia dei Vicerè”; FRANCESCO giurato in Salemi anni 1798/99, 1812/13; ANTONINO stessa carica anni 1799/1800; GIOVANNI giudice della Corte Pretoriana, avvocato fiscale e maestro razionale del Regio Tribunale del Patrimonio anno 1797/1803, ottenne l’investitura del titolo di marchese di Camporeale; GIUSEPPE, cavaliere costantiniano, con privilegio del 18 novembre 1810 venne riconfermato lo stesso titolo. Con Regio Rescritto del 27 settembre 1843 venne riconosciuto il titolo di marchese di Camporeale in persona del retroammiraglio della Marina delle Due Sicilie cavalier GIUSEPPE. Riconfermati con Decreto Ministeriale del 10 ottobre 1899 i titoli di barone di Salina e di marchese di Camporeale. Iscritta nel Libro d’Oro della Nobiltà Italiana, Iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922. Arma: d’azzurro all’albero d’oro, terrazzato di verde, leone rampante a sinistra sormontato da una cometa d’argento; alias: d’azzurro alla fascia d’oro, accompagnata al capo da una cometa d’oro, in punta da una stella dello stesso. | | BLUNDOTitoli: barone di Giubino Dimora: Palermo Si ritiene che provenga dall’isola di Malta. Il primo a recarsi in Sicilia fu STEFANO, notaio e scrittore di re Ferdinando d’Aragona, concessionario del feudo di Imbaccari nell’anno 1415. FRANCESCO con privilegio del 31 dicembre 1608 e con riconferma del 1613 ottenne il titolo trasmissibile agli eredi maschi di “Regio Cavaliere”; VINCENZO acquistò il feudo di Giubino nel 1687; GIUSEPPE, regio cavaliere, barone di Giubino nel 1769; stessi titoli VINCENZO nell’anno 1789. Iscritta nell’elenco Ufficiale Nobiliare Italiano del 1922. Arma: d’azzurro al ponte d’argento, posto sopra onde marine, sostenente due donne strette per le mani al naturale. | |
BOMBINI
Vedi rubrica "Le
Famiglie Greco-Albanesi del Sud Italia" |
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BONA
Titoli:
barone
di Realmaimone (Racalmaimone)
Dimora:
Caltabellotta, Palermo
ANTONINO giudice
della corte capitaniale di Palermo 1574/5; GASPARE giudice della
Gran Corte del Regno 1609/11; FILIPPO il 10 ottobre 1649 ottenne il
feudo di Racalmaimone; FILIPPO titolo di barone di Giardinello in
data 31 gennaio 1775.
Il titolo di barone
di Realmaimone venne riconosciuto in persona di GIUSEPPE EMANUELE
con D. M. del 12 aprile 1901.
Iscritta nel Libro
d’Oro della Nobiltà Italiana, iscritta nell’Elenco Ufficiale
Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma:
d’argento
al tronco d’albero reciso con un solo ramo fogliato uscente a
sinistra, il tronco sostenuto da un uccello rivoltato, il tutto al
naturale. |
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BONACCORSI
Titoli:
principe di Reburdone, marchese di Casalotto, barone di
Casalotto, di Reburdone, di Ganzeria, di Nucifora, di Granvilla
Soprana, di Pedagaggi e Randazzini
Dimora:
Catania, Milazzo
Originaria di Macerata, in Sicilia dal XVI secolo, ottenne
nobiltà in Milazzo, Messina, Catania. Dottor ANTONINO con
privilegio dell’aprile 1773 ottenne il titolo di barone della
Torretta, giudice civile di Milazzo anni 1787/8, 1798/9; STEFANO
ORLANDO capitano di giustizia in Milazzo 1806/7, iscritto nella
mastra nobile di Messina e decorato del titolo di marchese col
privilegio del
28 maggio
1815. GIOACCHINO, da Milazzo, ottenne il titolo di Barone con
privilegio del 16 gennaio 1791; DOMENICO, con parere favorevole
del Protonotario del Regno, ottenne il titolo di marchese di
Casalotto in data 24 marzo 1814. Con R. D. del
16 agosto 1900 seguito da RR. LL. PP. del
5 aprile 1903 il titolo di principe Emanuel, per successione di casa
Guttadauro, passò al marchese di Casalotto DOMENICO, senatore
del Regno e sostituito con quello di principe di Reburdone, con
il riconoscimento di tutti i titoli sopra indicati. Tali titolo
passarono poi a LUIGI con i figli ELEONORA e FRANCESCO padre di
LUIGI, GIUSEPPE, CARLA, MARIA, ISABELLA, ENRICO e FRANCESCA
viventi nella prima metà del XX secolo.
Il casato è iscritto nell’Elenco Ufficiale Nobiliare
Italiano anno 1922 e nel Libro d’Oro della Nobiltà Italiana.
Arma:
d’azzurro
al cane levriero d’argento, slanciato e sostenuto da un monte di
tre cime al naturale, movente dalla punta; alias:
d’azzurro al pino al naturale sormontato da una stella d’oro, ed
il leone dello stesso rampante contro il tronco. |
| BONAJUTOTitoli: nobile di Sicilia Dimora: Catania, Palermo Originaria della Toscana si vuole della città di Firenze, nobili in Siracusa, Catania, Palermo. BARTOLO, notaio, proprietario del feudo di Cavalera ebbe riconfermata la proprietà con privilegio del 27 agosto 1428; ANTONIO investito del feudo di Oximo il 13 novembre 1438, con privilegio del 9 aprile 1524 ottenne il titolo di “Regio Cavaliere”; GASPARE senatore in Palermo negli anni 1589/90; GIROLAMO, barone della Cavalera, senatore in Siracusa negli anni 1603/4; FRANCESCO capitano di Giustizia di Catania dal 1696 al ’98; FERDINANDO barone della SS. Annunziata con privilegio del 20 settembre 1703. Iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922. Arma: d’oro a tre cipressi di verde alla campagna dello stesso, sinistrato di mezzo al leone rampante al naturale. | |
BONANNI
e
BONANNI
di
Ocre
Titoli:
patrizio
dell’Aquila, barone di Ocre, nobili dei baroni di Ocre
Dimora:
Napoli,
L’Aquila
Antica famiglia
della città dell’Aquila, originaria di Pisa, diramazione della
famiglia Bonanno di Linguaglossa in Sicilia, avendo anche la stessa
arma gentilizia; CESIDIO (1793 – 1865) consultore di Stato, e
ministro di Grazia e Giustizia del Regno delle Due Sicilie, ottenne,
con R. D. del 11 novembre 1858 dal re Ferdinando II, il titolo
trasmissibile di barone di Ocre; LUIGI primo tenente della
“Gendarmeria Reale a Piedi” partecipò alla difesa del regno
dall’invasione piemontese nel 1860, presente alla battaglia di
Macerone contro l’avanguardia delle truppe savoiarde; CESIDIO nipote
del precedente patrizio dell’Aquila e barone di Ocre, il ramo
secondogenito rappresentato da FRANCESCO patrizio dell’Aquila e
nobile dei baroni di Ocre, viventi nella prima metà del XX secolo.
Iscritta
nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma:
d’oro al
gatto passante di nero. |
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BONANNO
Titoli:
Principi di Cattolica:
con D.M. del 26 dicembre 1899 ANTONINO Bonanno Perez ottenne il
riconoscimento dei seguenti titoli: principe di Cattolica, di
Roccafiorita, duca di Misilmeri, di Montalbano, di Foresta,
marchese di Limina, conte di Vicari, barone di Siculiana, di
Canicattì, di Ravanusa, di Cucco, di Giuliana, di San Basile, di
Castellana, di Prizzi, Signore di Pancaldo, di Milici, di Grasta,
della salina grande di Trapani. Principi di Linguaglossa:
con D. M. del 6 febbraio 1899 FRANCESCO Bonanno Chiaramonte
ottenne il riconoscimento di principe di Linguaglossa, barone di
Arcimusa, di Bulgarano, di Caracino, di Belvedere, di Rosalia di
Gigliotto. Baroni di Maeggio: MICHELE, di Giuseppe,
barone di Maeggio, di Delia e nobile. Baroni di Pollino:
con D. M. del 6 febbraio 1899 ANTONIA ottenne il riconoscimento
del titolo di barone di Pollino.
Dimora:
Palermo, Napoli, Siracusa, Catania
Motto:
Neque sol per diem, neque luna per noctem
Famiglia pisana
portata in Sicilia nel XIII secolo dai fratelli GIANGIACOMO e
CESARE Bonanni. Cesare donò a Federico II duemila fiorini per
finanziare le campagne militari, Giangiacomo fu Gran Cancelliere
del regno nel 1285.
Questa famiglia si stabilì in principio nella città di
Caltagirone, da dove si è diramata in Siracusa, Palermo e
Messina. MATTEO ambasciatore di Palermo per il re Martino nel
1396; GIACOMO nel 1460 Vicario Generale della città di Naro; un
altro GIACOMO Vicario Generale del Regno; BARTOLOMEO Auditore
Generale del Regio Tribunale Patrimonio. GIOVANNI coppiere di re
Giovanni, maestro razionale, vicario del Regno, capitano di
giustizia in Palermo 1481/2, pretore, nel 1492 ottenne la
concessione della salina grande di Trapani
Il casato si divise in vari rami: nei Principi di Cattolica e
Duchi di Montalbano, tra i quali si ricorda un GIACOMO Bonanno
Colonna, barone di Canicattì e primo duca di Montalbano, autore
della “Storia delle Antichità Siracusane”. Suo figlio
PETRO Bonanno Balsamo fu il primo principe di Roccafiorita per
diritto di discendenza in linea femminile e barone di
Castellammare del Golfo, gestì enormi ricchezze, tanto che a sue
spese finanziò la guardia vice regia composta da una compagnia
di cavalli, di soldati borgognoni, albanesi, alemanni, e ne
detenne il comando a vita. FRANCESCO Bonanno Del Bosco fu il
primo principe di Cattolica nel 1720, cavaliere del Toson d’Oro,
Grande di Spagna e Pari del Regno, gentiluomo di Camera di re
Vittorio Amedeo di Savoia e del re Carlo III, consigliere Aulico
di Stato dell'Imperatore Carlo VI, Vicario del Viceré, deputato
del Regno, Capitano Giustiziere, più volte Pretore della città
di Palermo. GIUSEPPE Bonanno e Filingieri figlio del precedente,
capitano Giustiziere di Palermo e Governatore della Nobile
Compagnia della Pace nel 1743.
Questa linea maschile si estinse con GIUSEPPE ultimo principe di
Cattolica, Capitano Generale del Regno, morto assassinato dal
popolo di Palermo nei moti del 1820. Da questo ramo ebbe origine
la linea dei duchi di Castellana, anch’essa estinta, nella quale
si distinse GIACOMO dei Chierici Regolari Teatini, Vescovo di
Patti e Arcivescovo di Monreale, morto nel 1754.
Un altro ramo di questa famiglia formò i principi di
Linguaglossa, con privilegio del 6 giugno 1625, Pari del Regno,
nel 1626 con ORAZIO Bonanno Gioeni, barone di Ravanusa,
Carrancino e Belvedere. VINCENZO Bonanno e Alliata principe di
Linguaglossa, gentiluomo di Camera di Re Ferdinando II Delle Due
Sicilie, cavaliere dell’Ordine di San Gennaro, al quale successe
PLACIDO Bonanno e Vanni principe di Linguaglossa, cavaliere
Gerosolimitano, gentiluomo di Camera di Re Ferdinando II e padre
di DOROTEA che sposò SILVIO Bonanno Chiaramonte, barone di
Rosabia della linea di Caltagirone, nipote di GAETANO Bonanno
barone di Rosabia, Auditore Generale degli eserciti, Cancelliere
della Giunta di Governo, dottore in legge, giudice pretoriano di
Palermo anni 1780/1, giudice del Tribunale del Concistoro
1793/5, il 27 ottobre 1813 venne nominato ministro segretario di
Stato per gli affari di Azienda e Commercio del Regno delle Due
Sicilie, morto a Palermo nel 1820. Dal matrimonio consanguineo
ne nacque PLACIDO Bonanno Chiaramonte e Bonanno principe di
Linguaglossa, barone di Belvedere, gentiluomo di Camera dei Re
Ferdinando II e Francesco II Delle Due Sicilie. GIUSEPPE barone
di Rosalia e Gigliotto con investitura del 6 aprile 1791,
patrizio di Caltagirone nel 1812/13
Un’altra linea di questa famiglia esiste nella città di
Caltagirone, baroni di Pelino, nella città di Siracusa baroni
Bonanno, mentre un altro ramo si trova a L’Aquila baroni di Ocre
originati da TULLIO che emigrò da Pisa contemporaneamente ai
sopracitati Cesare e Giacomo, suoi fratelli. Vanta molti
cavalieri gerosolimitani, tra i quali si ricordano un fra'
SIMONE Commendatore dell’Ordine, morto in un combattimento nella
presa del vascello del Gran Visir dell’Impero Ottomano Kara
Mustafà nel 1504.
Nel 1904 PIETRO
sindaco di Palermo, deputato del Regno d’Italia, a lui si deve
il completamento del Teatro Massimo, la creazione di un
ospedale, la strada carrabile diretta al Santuario di Monte
Pellegrino e il risanamento di alcuni quartieri del centro
storico, al quale venne dedicata la piazza antistante il Palazzo
Reale di Palermo con i famosi giardini da lui stesso voluti e a
lui dedicati dopo la sua morte; in Palermo, esiste ancora
Palazzo Cattolica, dalla tipica architettura rococò con un
doppio cortile interno diviso da un arioso porticato che ne
interrompe la prospettiva e che si chiude da un lato con il
portone d’ingresso al palazzo e dall’altro con altro porticato,
identico al precedente, che a sua volta sorregge un gran
terrazzo. A Bagheria, la settecentesca villa Bonanno di
Cattolica è oggi sede del celebre museo Guttuso e nella sua
corte ospita il sarcofago marmoreo del celebre pittore.
Nella prima metà de XX secolo erano esistenti i seguenti rami:
Principi di Cattolica:
con D.M. del 26 dicembre 1899 ANTONINO Bonanno Perez ottenne il
riconoscimento dei seguenti titoli: principe di Cattolica, di
Roccafiorita, duca di Misilmeri, di Montalbano, di Foresta,
marchese di Limina, conte di Vicari, barone di Siculiana, di
Canicattì, di Ravanusa, di Cucco, di Giuliana, di San Basile, di
Castellana, di Prizzi, Signore di Pancaldo, di Milici, di Grasta,
della salina grande di Trapani.
Principi di Linguaglossa:
con D. M. del 6 febbraio 1899 FRANCESCO Bonanno Chiaramonte
ottenne il riconoscimento di principe di Linguaglossa, barone di
Arcimusa, di Bulgarano, di Caracino, di Belvedere, di Rosalia di
Gigliotto.
Baroni di Maeggio:
MICHELE, di Giuseppe, barone di Maeggio, di Delia e nobile
Baroni di Pollino:
con D. M. del 6 febbraio 1899 ANTONIA ottenne il riconoscimento
del titolo di barone di Pollino
Iscritto
nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922, iscritto nel
Libro d’Oro della Nobiltà Italiana.
Arma:
d'oro al gatto nero passante. |
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BONAZZI
di San Nicandro
Titoli:
barone, patrizio di Bari, nobile di Bergamo, col
predicato di San Nicandro
Dimora:
Napoli, Benevento, Parma
Motto:
"Post Fata Resurgo"
Originaria di
Bergamo, ed aggregata al suo patriziato dal 1450; ricevuta
nell’Ordine di Malta dal 1711; si diramò in Bari dal XVI secolo,
il casato ottenne nel 1623 il grado di “cavaliere aurato”
(Ordine del Cingolo Militare) e l’annesso titolo di conte
Palatino, l’aggregazione a quella nobiltà nel 1749, l’iscrizione
al Registro delle Piazze Chiuse del Regno nel 1806; succeduta
nel 1818 alla famiglia Piccolo o Pizzoli sulla terra di San
Nicandro (Foggia); con R. D. del 13 dicembre 1881 riconosciuta
nei titoli di patrizio di Bari, nobile col predicato di San
Nicandro, nobile di Bergamo e con R. D. del 5 luglio 1882
riconosciuta del titolo di barone; FRANCESCO autore del saggio
storico di araldica
"Famiglie Nobili e titolate del Napolitano" edito nel 1905, decorato del titolo di conte “ad
personam” con concessione sovrana del 13 gennaio 1892.
POMPEO, barone, vivente nella prima metà del XX secolo.
Appartenne a
questa famiglia Monsignor BENEDETTO (1840-1915), figlio del
conte NICOLA barone di San Nicandro e di Adelaide Sorrentino
Molegnano. A sette anni lo troviamo già allo “Studentato
benedettino della Trinità” di Cava de’ Tirreni. Ordinato
sacerdote a Napoli nel 1863, conseguì la laurea in Lettere in
quella Università nel 1865; nel 1872 ebbe la nomina a professore
di Letteratura greca nell’Università di Napoli, papa Leone XIII
lo nominò nel 1894 Abate ordinario della comunità benedettina di
Cava de’ Tirreni, e nel 1902 Arcivescovo di Benevento, nel 1869
pubblicò una “Grammatica greca”, e si deve a lui la
pubblicazione del primo “Dizionario greco antico-italiano”
(1894) di un autore italiano.
Iscritta nel
Libro d’Oro della Nobiltà Italiana, iscritta nell’Elenco
Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma:
inquartato: 1° e 4° d’oro al giglio di giardino tagliato di
verde fiorito al naturale (Bonazzi) 2° e 3° d’azzurro alla
fenice sulla sua immortalità fissante un sole d’oro a destra. |
| BONELLITitoli: marchese Dimora: Napoli, Barletta Antichissima famiglia di Barletta, ricordata in un diploma degli imperatori Basilio e Costantino conservato nella chiesa di Santa Maria di Nazareth in detta città. ANDREA uno dei maggiori giureconsulti del XIII secolo; il casato fece parte dell’Ordine di Malta dal 1655 al 1839, dichiarato ammissibile nelle Reali Guardie del Corpo dalla Real Commissione dei titoli di Nobiltà del Regno delle Due Sicilie, investita del titolo di marchese con concessione sovrana del re Ferdinando II di Borbone in data 30 settembre 1846, titolo riconfermato con Regio Rescritto del 30 ottobre 1854; FRANCESCO comandante “3° Reggimento Cacciatori della Guardia Reale” dell’Esercito delle Due Sicilie, promosso generale il 19 aprile 1860 combatté sul Volturno contro i garibaldini per la difesa del Regno; RAFFAELE senatore del Regno d’Italia. Un ramo della famiglia venne autorizzato a premettere al proprio cognome quello estinto dei De Baumont di Taranto. Iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano del 1922. Arma: bandato e ondato d’argento e d’azzurro. | |
BONFIGLIO
Titoli:
barone di Carmito, nobile dei baroni
Dimora:
Lentini, Messina
Di origine germanica, nobile in Sicilia nella città di Catania, Caltagirone,
Messina, Palermo e Lentini.
ROBERTO, milite e regio tesoriere, ottenne con privilegio del 13 giugno 1376
la concessione della gabella delle acque di Lentini; GERARDO da Messina
capitano di giustizia in Polizzi 1403, stessa carica in Caltagirone nel
1400/1; NICCOLO’ senatore in Messina dal 1413 al 1423 ed ottenne il 2
maggio 1418 la baronia di Carpito; FILIPPO barone di Callari nel 1421;
GIOVANNI con privilegio del 25 settembre 1423 e del 1430 ottenne il feudo di
Trisina e Cudrò il quale divenne principato con privilegio del 17 aprile, con riconferma del 21 agosto 1630 in persona di FRANCESCO; PAOLO principe di
Cudrò con privilegio del 17 febbraio 1677 maestro razionale di cappa e spada
presso il Tribunale Regio del Patrimonio; ANTONIO capitano di giustizia in
Lentini nel 1782/83 e 1802/3; FRANCESCO barone di Carpito con privilegio
del 23 dicembre 1790.
Iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma:
spaccato d’argento e di nero al leone bicolore. |
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BONITO
Titoli:
patrizio Napoletano
Dimora:
Napoli
Antica famiglia
originaria della città di Scala, diramatasi in Amalfi, Ravello, Lettere,
Napoli, dove venne aggregata al seggio di Nido, ed un ramo anche in
Messina. Il de Lellis nei “Discorsi alle Famiglie nobili”, volume
III edito nel 1671, afferma che i Bonito in Amalfi fondarono una chiesa
dedicata a San Matteo e ne ricorda due iscrizioni, la prima “Devotione
Colutii De Bonito viri senatoris anno
963”,
la seconda “Nobilis
Ursus de Bonito ordine Patritius hic requiescit anno
998”.
ODDO signore di Bonito e di Santa Barbara nel 1271; LUDOVICO cardinale
di Santa Maria in Trastevere. Il casato venne ricevuto nell'Ordine di
Malta nel 1577 in persona di ALESSANDRO, nel 1669 con DOMENICO (Archivio
Ordine di Malta 4099, e Archivio del Priorato di Napoli),
possedettero i feudi di: Bonito, Grazzanise, San Marcellino, Prignano,
Torchiara.
Principi di
Casapesenna in persona di GIULIO CESARE per concessione di re Filippo IV
in data 30 luglio 1616, ultimo intestatario del titolo VINCENZO nel
1759. Un altro GIULIO CESARE ottenne con Regio Privilegio del
10 marzo 1766 il titolo di duca di Isola Morrone in Aversa, creato
segretario del regno da re Filippo IV, consigliere del Supremo Consiglio
di Capuana. Il ramo principale del casato si estinse nel 1590, il ramo
principesco e ducale si estinse con CARMELA che sposò Ferdinando dei
duchi di Vargas Maciuca e marchesi di Vatola e i suddetti titoli
passarono al figlio Tommaso de Vargas Maciuca con Regio Rescritto dell'8
giugno 1858. Un ramo della famiglia investito del titolo di marchesi di
Petruro con anzianità dal 1694, per “maritali nomine” dal matrimonio di
DOMENICO con Teresa Marano dei marchesi di Petruro, da questi nacque
ALESSANDRO (†1850) il quale sposatosi con Giovanna Castriota Scanderberg
ebbe DOMENICO che sposatosi con Laura Gagliani non ebbe eredi.
La famiglia iscritta
nell'Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma:
d'azzurro alla banda
d'oro accompagnata da sei mezzi gigli, 3 di sopra e 3 di sotto
contrapposti. |
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BONSIGNORE
Titoli:
barone, conte di Valle Giunchi
Dimora :
Patti, Leonforte
Nota già nel XV secolo in Patti, GIOVANNI nominato il 1 ottobre 1403
“domestico e famigliare” di casa reale d’Aragona. FELICE barone di
Trabonello con privilegio del 20 ottobre 1726; GIROLAMO nominato barone
di San Giuseppe il 23 novembre 1726; GIUSEPPE con nomina del 11 aprile
1789 ebbe il titolo d barone di San Giovanni, giurato in Patti e
tesoriere negli anni 1798/1800; SALVATORE con privilegio del 10
gennaio 1805 nominato conte di Valle dei Giunchi.
Iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma:
d’azzurro al leone fasciato di rosso e d’argento coronato dello stesso. |
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BOSURGI
Titoli:
nobile
Dimora:
Reggio Calabria
Il casato è
originario di Reggio Calabria, noto dal XV secolo ed aggregata al primo
ordine civico di detta città nel 1422. Nel 1712 GIOVAN DOMENICO ricevuto
per giustizia nell'Ordine di Malta. Viventi nella prima
metà del XX secolo col titolo di nobile: CARLO, i figli di Giuseppe:
MICHELANGELO e FRANCESCO di GIOVANNI, di VINCENZO i figli: GIOVANNI,
CATERINA e MARIA.
Iscritta nel Libro
d'Oro della Nobiltà Italiana ed iscritta nell'Elenco Ufficiale Nobiliare
Italiano.
Arma:
troncato: di azzurro e di rosso, con la fascia d'argento attraversante
la partizione, accompagnata nel capo da tre conchiglie d'argento, e
nella punta da un bue d'oro inginocchiato nell'atto di sollevarsi. |
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BOVIO
Titoli:
nobili di Bitonto, nobili dei baroni
Dimora:
Bitonto
Originari di Ravello passata in Bitonto con SERGIO, aggregata alla
nobiltà di Bitonto già dal XV secolo. La famiglia per i servigi resi a
casa d’Angiò ottenne di aggiungere una “K” con corona d’oro allo
stemma. Iscritta nell’Ordine di Malta negli anni 1619, 1663, 1745, nel
1774 in persona di SERGIO e NICOLA. GIOVANNI BATTISTA con Regio
Decreto del 1891 ottenne il titolo di nobile dei baroni.
Iscritta nel Libro d’Oro della Nobiltà Italiana, Iscritta nell’Elenco
Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922
Arma: di verde al bue passante sormontato da una K con corona
reale e con la bordatura d'argento. |
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BRANCIA di Mirabella di Castelfranci e Baiano
e BRANCIA di Apricena
Titoli:
ramo di Mirabella: marchese di Mirabella, patrizio
di Sorrento, col predicato di Castelfranci e Baiano; ramo di Apricena:
principe di Apricena, marchese sul cognome, patrizio di Sorrento
Dimora:
Napoli, Apricena
Il casato è
originario di Amalfi, diramandosi poi in tutt’Italia meridionale, ed
aggregata a Napoli presso i seggi di Capuana, Montagna e Porto, in quel
di Sorrento al seggio di Porta. ROBERTO arcivescovo di Sorrento nel
1300; PIETRO familiare di re Ladislao e giustiziere di Calabria;
FRANCESCO gran cancelliere del Regno con la regina Giovanna II; GIOVAN
FRANCESCO giureconsulto e gran consigliere di Carlo V; un altro GIOVAN
FRANCESCO maresciallo di campo di re Filippo di Spagna; FILIPPO
cardinale e nunzio apostolico ( ambasciatore vaticano) in Germania.
Ricevuta nell’Ordine di Malta dal 1647, insignita di numerose altre
onorificenze cavalleresche, iscritta nel 1804 al Registro Piazze Chiuse
del Regno. Ereditò il titolo di marchese di Mirabella dalla famiglia
Naccarella Brancaccio con anzianità dal 1633, ed i feudi di Castelfranci
e Baiano.
Il ramo di Apricena
insignito del titolo di Marchese di Monteleone in data 1604, mutato nel
1615 in quello di marchese di Larino; nel 1624 del titolo di principe di
Apricena, nel 1628 di duca di Roseto cambiato nel 1654 in quello di
Vulgano; e il
7 luglio 1797 al consigliere di Santa Chiara don ANTONINO venne
elargito il titolo di marchese sul cognome. Il casato aggregato al Monte
Manso di Napoli nello stesso anno.
I due rami iscritti
nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano del 1922 ed iscritti nel Libro
d’Oro della Nobiltà Italiana.
Arma:
d’azzurro alla branca
di leone d’oro, nascente dal fianco sinistro dello scudo. |
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BRAYDA o
BRAIDA
Titoli:
patrizio di
Giovinazzo
Dimora:
Napoli, Giovinazzo
Antica famiglia
originaria della Francia, venuta nel napoletano quali cavalieri al
servizio degli Angioini; GIOVANNI giustiziere in Basilicata nel 1279;
CARLO giustiziere in Capitanata
(odierna provincia di
Foggia) nel 1290; decorata di vari titoli nobiliari, tra cui il titolo
di marchese di Rampolla in persona di ETTORE, mutato poi in quello di
marchese di Soleto, su concessione di re Filippo IV in data 29 maggio
1613; nobile in Barletta e in Giovinazzo. Con deliberazione del 13
febbraio 1858 fu dichiarata ammissibile nella “Compagnia delle Regie
Guardie del Corpo” dell’Esercito del Regno delle Due Sicilie.
Iscritta nell’Elenco
Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma:
d’azzurro a tre
caprioli d’argento. |
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BRUNO
Titoli:
barone di Belmonte
Dimora:
Catania
Godette nobiltà in Catania e Spaccaforno, iscritta nella Mastra Nobile
di Catania nel XVI secolo, possedette il feudo di Canetili. VINCENZO il
23 marzo 1805 venne nominato barone di Belmonte, ANTONINO stesso titolo; RAFFAELE, proveniente dalla Scuola Militare della Nunziatella,
1° tenente del “1° Granatieri della Guardia Reale” partecipò alla difesa
del Regno delle Due Sicilie dall’invasione piemontese nella campagna del
1860.
Con Decreto Presidenziale del 19 aprile 1927 il titolo di barone venne
riconfermato nella persona di CESARE.
Iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma:
1° d’argento alla traversa di rosso, accompagnata da due teste di donna
al naturale, 2° d’argento al leone al naturale, scaccato d’argento e
nero |
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BUCCI
Titolo: Conti - Signori - Nobili - Cavalieri Ereditari
Dimora attuale: Pescolanciano (Molise)
Antica famiglia, originaria di Fontanafredda nell’Emilia, di
chiara ed avita nobiltà, la quale si trapiantava in Cesena
nel 1579, dopo aver dimorato per qualche tempo in Urbino.
Bianco fu il primo a stabilirsi in qualità di ministro di
affari di Ermellina Malatesta; Giacinto fu tesoriere di
Martino V; Angelo tesoriere delle Romagne sotto Paolo II;
Giacomo, tesoriere particolare di questo stesso papa;
Agamennone, governatore della Marca d’Ancona, di Perugia, di
Terni, di Rieti e di Amelia, sotto Giulio II; Giambattista,
governatore di Ferrara; Roberto, senatore di Roma. Si
estinse nel 1742 con la morte di Ettore, lasciando l’eredità
al ramo che si trasferì prima in Salento e poi in Abruzzo ed
in Molise di cui si vuole ricordare anche l’antichissimo
palazzo presente a Montorio dei Frentani e a Larino per poi
un ramo trasferitosi a Pescolanciano in Provincia di
Isernia.
La presenza del motto, nella bibliografia documentata della
famiglia, inoltre, ci conferma l’avita nobiltà, raggiunta
dalla stessa. Motto della famiglia: Recipe finem.
Stesso ramo trasferitosi nella penisola Salentina, ove
alcuni suoi membri esercitarono le arti liberali, si
trasferì a Napoli nella primavera del 1805. Uno dei membri
di questa famiglia, l’Avv. Giuseppe Bucci, sposava nel 1835
Donna Giulia Tuttavilla, figlia primogenita del Duca Luigi
di Calabritto, e si trasferiva in Puglia e precisamente a
Minervino M., feudo del suocero Duca di Calabritto. Il resto
della famiglia Bucci rimaneva a Napoli e poi un ramo
trasferitosi nell’attuale Molise già dal XVI sec. dove un
fratello di Giuseppe, Giacomo, era intendente di Finanza di
Ferdinando di Borbone.
Giuseppe Bucci con saggia amministrazione riuscì a
rivendicare ed a trasformare tutte le proprietà fondiarie
della Famiglia Tutta- villa, proprietà di origine feudali
che a causa dei dissesti idrogeologici erano ridotte in
pessimo stato. La sua opera si esplicò principalmente
nell’attuare un piano di trasformazione fondiaria, ideato e
voluto secondo visioni tutt’affatto moderne; purtroppo la
morte lo colse nella pienezza degli anni in modo da non
poter vedere finita la sua opera che aveva per scopo
precipuo il benessere della regione.
Giuseppe Bucci ebbe tre figli: Giulio sposatosi con Donna
Caterina dei Marchesi Costa d’Ariello; Lucio sposato con
Donna Vittoria dei Conti Pace di Avezzano; Enrico sposatosi
con Donna Isabella Civita. I tre figli seguirono le orme del
padre e continuarono l’opera da lui voluta e da lui
iniziata. Il primogenito Giulio, facendo proprio il motto
della famiglia «Vinci aut mori» e dedicandosi completamente
alla vita dei campi, riuscì a trasformare la Tenuta
Lamalunga, dal sistema pastorale, in una tenuta ad intensa
produzione viticola ed olivicola dotandola di attrezzati
stabilimenti, cantine, impianti di irrigazione etc……
Anche gli altri fratelli, Lucio e Enrico rispettivamente
nelle tenute «La Torre» e «Cirillo» effettuarono
trasformazioni realmente imponenti, dotandole anch’essi di
stabilimenti enologici ed oleari a tendenza prettamente
industriale tali da essere rinomati per ogni dove. Enrico
Bucci, terzo figlio di Giuseppe Bucci ebbe a sua volta due
figli: Umberto, sposato a Donna Margherita Calvanese ed
Emilio sposato a Donna Cecilia dei Marchesi Costa. Umberto
Bucci nato il 22 maggio 1877 a Napoli, entrò in Accademia
Navale il 1889 e ne uscì ufficiale col grado di
guardiamarina il l° giugno del 1894. I Bucci del palazzo in
Larino – Molise situato a via Santa Maria, possedevano già
un palazzo a Montorio nei Frentani sempre in Molise, che
mostra nel portale l’emblema della casata Attuale.
Arma: D’azzurro alla banda d’argento accompagnata in
capo da tre monti uscenti all’italina di verde, sormontati
da un crescente montante della banda ed attorniati da tre
stelle d’oro (6); ed in punta da una buccina delle stelle;
tutte le figure sono poste nel senso della pezza.
Motto: Recipe Finem
FONTE:
- Archivio Storico della Diocesi Termoli – Larino;
- Archivio storico comunale di Larino;
- Portali e Palazzi storici di Larino Palladino Editori
2013);
- Libro d'Oro delle Famiglie Nobili e Notabili con
Annesso Armoriale Storico generale Italiano (Modulo
Morosini);
- Istituto Nobiliare Araldico Genealogico Italiano (
I.N.A.G.I.)
- Archivio Corder Morosini 1878 Venezia;
- Biblioteca Provinciale Pasquale Albino - Campobasso;
- Enciclopedia Nobiliare Italiana (E.N.I.)
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BUGLIO
Titoli:
marchese di Bifora
Dimora:
Catania
Famiglia siciliana già nota nel XIV secolo.
OTTAVIO senatore in Catania dal 1623 al 1646; GIROLAMO senatore in
Palermo dal 1639 al 1659; MARIO, già barone di Burgio e Favarotta,
ottenne con privilegio dell’11 aprile e del 24 ottobre 1658 il
titolo di marchese di Bifora; MARIO, per eredità materna, ottenne il
titolo di principe di Alcara (Lercara), barone di Murgo e Arbiato,
con privilegio del 1708 e del 1709, ottenne il titolo di principe di
Casalmonaco e duca di Lercara; CARLO ONOFRIO, giudice della Gran
Corte Civile del Regno dal 1713 al 1715 del tribunale di Messina,
maestro razionale del tribunale del Regio Patrimonio, con privilegio
del 1738 legalizzato nel 1751 ricevette il titolo di marchese,
riconfermato al figlio FRANCESCO con investitura del 6 agosto 1762.
Iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare del 1922.
Arma:
fasciato d’azzurro, caricato del pesce buglio dello stesso nel mare
fluttuante di nero. |
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BUONGIOVANNI
Titoli:
patrizio di Tropea
Dimora:
Tropea
Proveniente dalla città di Maida in Calabria, si trasferì in Tropea
nel XVI secolo ed aggregata a quella nobiltà.
QUINZIO, dottore in medicina all’Università di Napoli, fu medico
personale del papa Gregorio XIII; FRANCESCO, astronomo ed autore di
libri in materia, vissuto nella prima metà del XVIII secolo.
Iscritta nel Registro delle Porte Chiuse, iscritta nell’Elenco
Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma:
d’azzurro al serpente d’oro attorcigliato ad una incudine, con una
mazza e martello in oro levati in atto di percuoterlo |
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BUONINCONTRI o
BUONINCONTI
Titoli:
nobile
Dimora:
Napoli
Famiglia nobile
originaria di San Miniato conosciuta fin dal XV secolo, trasferitasi
a Nocera e investita del feudo di Santa Maria Jacobi, decorata del
titolo di conte palatino.
Riconosciuta di
"nobiltà generosa" nel 1854, in occasione dell'ingresso nelle Regie
Guardie del Corpo del Re delle Due Sicilie, di FILIPPO (Verbali
Regia Commissione dei Titoli di Nobiltà volume IX pag. 68, Archivio
di Stato Napoli); DOMENICO ANTONIO (23
dicembre 1814), secondo tenente del “Reggimento Cacciatori a
cavallo” partecipò a tutta la campagna di difesa del Regno delle Due
Sicilie dall’aggressione garibaldina e poi savoiarda, presente dalla
Sicilia a Gaeta in tutti i combattimenti più duri, capitolando il 14
febbraio 1861 in Gaeta con i resti dell’armata borbonica,
ritirandosi a vita privata. La Reale Commissione del Regno
delle Due Sicilie nel novembre 1854 chiarisce che il casato chiamasi
BUONINCONTI ma trascritti in Buonincontri.
Il casato
iscritto nell'Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma:
d'oro con due leoni di rosso, controrampanti ed affrontanti ad una
colonna dello stesso. |
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BUONOCORE
Titoli:
nobile
Dimora:
Napoli
Già nota in Napoli nel XIV secolo. FRANCESCO, generale Maestro di
Campo, morto nell’assedio di Valmomtone nel 1557; ammessa nel 1763
nei Reggimenti Nazionali, dove occorreva il requisito di “nobiltà
generosa”. Riconosciuta di “antica nobiltà”, nell’ammissione nelle
Guardie del Corpo dell’Esercito del Regno delle Due Sicilie, dalla
Real Commissione dei titoli di Nobiltà nell’anno 1847 in persona di
GIUSEPPE, il quale in qualità di 1° tenente del “11° Reggimento
Fanteria di Linea” partecipò alla prima fase della difesa del Regno
delle Due Sicilie in Sicilia contro i garibaldini nel 1860, il
reggimento venne sciolto a Napoli nel settembre dello stesso anno.
Iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922
Arma:
d’azzurro ai tre monti di verde, con due leoni affrontanti e tenenti
un cuore di rosso. |
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BURGIO
Titoli
: duca di Vallefiorita, principe d’Aragona, conti palatini, barone
delle Gazzere
Dimora:
Palermo, Mazzara
Motto :
“ non sine certamine”
Famiglia antichissima, le prime memorie risalgono al XII secolo.
Appartiene a questa famiglia San Nicasio martire. Il casato diede
molti cavalieri all’Ordine di Malta. GUGLIELMO creato conte palatino
dall’imperatore Federico II di Svevia nel 1239. GIOVANNI arcivescovo
di Palermo ed ambasciatore del parlamento Siciliano presso la corte
di re Giovanni; NICOLO’ nominato duca di Villafiorita da Filippo V
nel 1712; GIUSEPPE nominato capitano di giustizia in Palermo
nell’anno 1812 e pretore della città nell’anno 1818. LUIGI duca di
Villafiorita e principe d’Aragona e Comiso, fondatore di un
orfanotrofio; FRANCESCO fu uno dei capi della rivolta nel 1848.
Il casato è diviso nei rami:
duchi di Villafiorita, principi d’Aragona titoli riconosciuti con
Decreto Ministeriale del 22 giugno 1908;
conti palatini e baroni di Gazzere con Decreto Ministeriale dell’1
maggio 1925.
Iscritta nel Libro d’Oro della Nobiltà Italiana, iscritta
nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma:
d’azzurro allo scaglione d’oro accompagnato da tre stelle dello
stesso. |
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