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I casati del Sud
di
Ciro La Rosa
La Rosa
L-LE
LABIA
Titoli:
Conte
Dimora:
Cerignola, Roma
Originaria di Cerignola, già nota nel XVIII secolo. Con decreto
“Motu proprio” del 15 maggio 1924 e con RR. LL. PP. del 15 agosto
dello stesso anno, veniva concesso il titolo di conte in persona di
NATALE, dottore in legge, diplomatico del Regno d’Italia insignito
di numerose decorazioni italiane e straniere, e in data 25 luglio il
nuovo stemma gentilizio.
Iscritta nel Libro d’Oro della Nobiltà Italiana 1933, iscritta nell’
Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1925.
Arma:
d’azzurro all’aquila d’oro linguata di rosso sormontata da sei
stelle d’argento alla fascia di rosso.
alias: d’azzurro all’aquila d’oro linguata d’oro sormontata
da due stelle d’argento alla fascia di rosso (R.D. del 25 luglio
1924). |
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LABOCCETTA
Titoli: nobile
Dimora:
Reggio Calabria
Antica famiglia di Reggio Calabria nota dal secolo XV, ricevuta
nell’Ordine di Malta per “giustizia” nel 1720 in persona di
LUDOVICO; FABRIZIO nobile di Reggio nel XX secolo.
Iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma:
d’azzurro
alla banda di rosso orlata d’oro con dieci punte di lancia dello
stesso. |
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LABONIA
Titoli:
nobile
Dimora:
Napoli
Inserita nel primo ordine civico di Rossano Calabro, possedette i
feudi di Campana e Bocchigliero in persona di ALESSANDRO nel 1679;
ricevuta nell’Ordine Costantiniano nel 1783; PIETRO maestro di
campo con investitura del 28 giugno 1574; nell’anno 1813 GIOVANNI
ottenne l’investitura di barone da re Gioacchino Murat.
Iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922
Arma:
d’azzurro alla lampada d’oro accesa accompagnata da sette stelle
d’argento. |
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LALOMIA
Titoli:
barone di Renda, di Carbuscia, di Torrazza
Dimora:
Canicattì, Agrigento
MARCO, per successione di Pietro Interlandi, nominato barone di
Renda e con privilegio del 23 maggio 1790 nominato barone di
Corbuccia (Corbuscia) e Torrazza, titolo donato al figlio AGOSTINO
in data 23 maggio 1792; FRANCESCO SALVATORE barone per successione
del padre; SALVATORE AGOSTINO con D. P. del 22 febbraio 1927
riconosciuto del titolo di Renda, Corbuscia e Torrazzo.
Iscritta nel Libro d’Oro della Nobiltà Italiana, iscritta
nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma:
di verde ai cinque limoni foglianti d’oro. |
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LAMBERTI
Titoli:
patrizio di Bari e Cava
Dimora:
Bari, Napoli
Originaria di Bologna, le prime memorie certe si hanno con BERNARDO
“regio familiare” di re Carlo I d’Angiò; ANTONIO arcivescovo Trani
nel 1383; PIER GIACOMO combattè contro l’invasione francese delle
armate di Lautrec; BERNARDO, capitano d’arme, morì in guerra per
l’imperatore Carlo V alla battaglia di Pavia del 24 febbraio 1525;
FRANCESCO capitano di II classe del “Battaglione Zappatori del
Genio” partecipò alla difesa del Regno delle Due Sicilie
dall’invasione piemontese, presente alla battaglia del Volturno del
1° ottobre 1860, sconfinò col suo reparto nel novembre dello stesso
anno nello Stato Pontificio.
La famiglia iscritta nel Patriziato di Cava e di Bari; ricevuta
nell’Ordine di Malta in persona di GIOVAN BATTISTA nel 1597.
Iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma:
d’azzurro alla fascia d’oro di tre rose d’oro poste due a una. |
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LANDOLINA
Titoli:
marchese di Salinas, duca di Sorrentino, barone di Friddicelli,
marchese di Sant’Alfano, barone di Polino
Dimora:
Palermo, Noto, Catania
Motto:
“Ne me tangas”
Si vuole che sia d’origine normanna, portata in Sicilia da un
ROTLANDO, che ottenne la concessione della terra di Avola e che fu
padre di GIORGIO, stratigoto di Messina nel 1149. Il casato
possedette il principato di Torrebruna; i ducati di Pratoameno,
Rebuttone, Verdura; il marchesato di Sant’Alfano; le baronie di
Alfano, Bauli, Belliscara,
Belludia, Benvini, Bibia, Bombiscuro, Bonfalà, Burgio Mancino,
Cammaratini, Carcicera, Casale, Francavilla ed Oliveto, Friddicelli,
Frigintini, Gisira, Grampolo, Imbaccari, Marcato della Montagna di
Ganzeria, Mazzarone, Misilini, Molisena, Racalbono, Ramione,
Rigilifi, Salina o Pantano del Roveto, Santamino o Prato, Stafenda,
Tabaria in Malta, Verdura, ecc.
GIOVANNI
governatore di Noto sotto re Ludovico e sotto re Federico III; MUZIO
capitano di giustizia di Randazzo nell’anno 1403; ANTONIO, da
Caltagirone, con privilegio dato il 5 dicembre 1588 reso esecutivo
il 8 maggio 1589, ottenne il titolo di Don, nel 1595 era castellano
del castello di Caltagirone; VINCENZO senatore di Palermo negli anni
1618/20, 1625/26, 1632/33, 1640/41, capitano di giustizia negli anni
1638/9, 1641/45, pretore della stessa città negli anni 1648/49 e
1658/59; GIUSEPPE governatore della nobile Compagnia dei Bianchi in
Palermo negli anni 1662-63 e 1670-71; PIETRO marchese di Terzana,
tenne la carica di patrizio in Noto negli anni 1694-95-96; FRANCESCO
capitano di giustizia di Naro nel 1695-96; MICHELE patrizio in Noto
nel 1701-2; un Marcello, cavaliere dell’ordine di San Giacomo della
Spada, proconservatore di Castronovo e Cammarata nel 1729; MICHELE
duca della Verdura, f governatore della nobile Compagnia dei Bianchi
di Palermo nell’anno 1731 e del Monte di Pietà della stessa città
nel 1733-34; GIROLAMO acquistò il titolo di principe di Cuba Reale,
che ottenne, con lettere patrimoniali del 22 marzo 1744, di poter
commutare in quello di principe di Torrebruna; DOMENICO giudice
pretoriano di Palermo nel 1724-25 e del tribunale della Gran Corte
nel 1729-30, avvocato fiscale dei tribunali del Real Patrimonio e
della Gran Corte, consultore della Suprema Giunta di Sicilia in
Napoli e, con lettere patrimoniali del 10 settembre 1753, ottenne la
commutazione del titolo di duca di Santa Lucia in quello di duca di
Landolina; GIUSEPPE capitano di giustizia in Noto nel 1744-45; LUIGI
il 17 febbraio 1753, venne ascritto alla mastra nobile di Catania,
tenne la carica di giurato in detta città nel 1787-88; GIUSEPPE
marchese di Sant’Alfano, proconservatore in Noto dal 1791;PIETRO con
Real Rescritto del 14 maggio 1847, ottenne riconoscimento del titolo
di marchese di Sant’Alfano; FRANCESCO ROTLANDO, socio emerito della
Reale Accademia di Scienze e Lettere di Palermo e della Gioenina di
Catania, ottenne riconoscimento con D.M. del 18 marzo 1881 del
titolo di principe di Torrebruna e il figlio FILIPPO CONCETTO, in
“maritale nomine” (acquisizione matrimoniale) di Maria-Carolina
Patti-Chacon, ottenne la facoltà di usare i titoli di duca di
Sorrentino, marchese di Salinas, barone di Friddicelli con D. R. del
18 novembre 1880 e D. M. del 18 marzo 1881
Iscritta nel
Libro d’oro della Nobiltà Italiana, nell’Elenco Ufficiale Nobiliare
Italiano anno 1922
Arma:
partito di nero e d’argento, mantellato dell’uno nell’altro, col
capo del primo a tre gigli del secondo, ordinati in fascia. |
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LANZA
(di Capua)
Titoli:
Nobili di Capua, Baroni
Dimora: Capua,
Firenze
Antica famiglia Patrizia capuana, ascritta al Sedile di
Capua dal XV secolo, dove giunse di Nobiltà generosa da Reggio
Calabria con l’antico nome de Buzzettis (dovuto al possesso di
un feudo) mutato in Lanza ai principi del XVI
secolo. Secondo antichissima tradizione discende da S. ELIA Speleota,
monaco basiliano (Reggio Calabria, 864 d.C.). Ha residenza
ininterrotta da allora nella stessa dimora a Capua (prov. Caserta),
con genealogia documentata dal 1453. Nel XV e XVI secolo possedeva i
feudi di Casanova e Gajmari in Terra di Lavoro.
Nel 1452 IPPOLITO, capostipite, sedeva tra i sessanta
membri del Senato capuano; nel 1473 CARLO, ascendente diretto del
ramo vivente, apre la serie degli Eletti nobili della famiglia al
Governo economico di Capua sino al XIX secolo, nel 1507 è Sindaco
dei Nobili della città. Giudici e Regi Governatori di Salerno con
PIRRO nel 1494 e di Foggia con IPPOLITO nel 1576. Nel 1552 il
"Magnifico" POMPEO, Diplomatico di Bona Sforza Regina di Polonia, è
a Bruxelles presso Carlo V d’Asburgo e poi a Londra presso Maria
Tudor, ricevette per sé e i fratelli la nomina a “Regio Familiare
e continuo Commensale” dell’Imperatore, ambasciatore di
Capua presso gli Asburgo e Regio Avvocato fiscale delle province di
Otranto e Bari. La famiglia Lanza conserva ancora oggi
nell’archivio privato a Capua le lettere autografe a lui spedite
dalla Sovrana di Polonia. Dal 1742, un altro CARLO, Capocedola
nobile, per successione famiglia della Ratta (antichi Conti di
Caserta) ottenne il titolo di barone di Luisi Consa, del
Murato, di Zaccuni e Chiattuni, feudi nobili in Terra di
Lavoro: fu consanguineo di Sant’Alfonso Maria de’ Liguori perché
nato dal matrimonio nel 1717 di BIAGIO seniore con Rachele
de’ Liguori. IGNAZIO, Capitano del “Reggimento di Contado del
Molise”, nel 1744 si distinse nella battaglia di Velletri per il
consolidamento del Regno di Napoli nella quale Carlo di Borbone
sconfisse le truppe imperiali. Nel S.M.O. di Malta nel 1796 quali
Cavalieri d’Onore e Devozione in persona di BIAGIO iuniore,
Capocedola nobile.
il 20 Maggio 1815 i Lanza ospitavano presso Capua, nei loro possedimenti,
i Generali che stipularono il
Trattato di Casalanza, che chiuse il decennio napoleonico del
Regno di Napoli ai danni di Gioacchino Murat riportando sul trono di
Napoli casa Borbone. Riconosciuti di “nobiltà generosa” per
l’ammissione nel 1858 nelle “Reali Guardie del Corpo a cavallo” del
Regno delle Due Sicilie;
ammessi
nell’Ordine della Corona d’Italia con CARLO, commendatore nel 1945.
Il ramo primogenito di Capua ha dimora in Capua, inserita nell’Elenco delle Dimore Storiche
Italiane.
Il ramo secondogenito di Firenze - Lanza Ginori Conti
- ha avuto inizio con PIETRO (1886-1947).
Il casato è
iscritto nelle Tavole genealogiche “Serra di Gerace” presso
l'Archivio di Stato di Napoli e dal 1765 nel “Cedolario di Terra
di Lavoro” tra i feudatari del Regno di Napoli, fino
all’eversione della feudalità avvenuta nel 1806. D.M. di
riconoscimento n. 5499 del 1923, iscritta nel
Libro d’Oro
della Nobiltà Italiana (I parte), iscritta nell’Elenco Ufficiale
nobiliare Italiano. La famiglia ha tutt'ora la propria cappella di
juspatronato dedicata a San Giuseppe, nella chiesa della Maddalena,
a Capua, ove anticamente aveva sepoltura.
L'8 Dicembre 2014
il casato è stato ammesso nuovamente nel Sovrano Militare Ordine di
Malta - Gran Priorato di Napoli e Sicilia - con la investitura in
persona di CARLO a Cavaliere d'Onore e Devozione.
Arma:
d’azzurro, alla banda d’argento fusata di due file di rosso,
accompagnata in capo da un giglio d’oro. |
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LANZIROTTI
Titoli:
barone di Ganizzeni
Dimora:
Palermo, Caltanissetta
ENRICO “vice secreto” di Salemi nel 1398; ANTONELLO, ENRICO e
NICCOLO’ furono rispettivamente giurato, giudice e tesoriere in
Salemi nel 1403; ANDREA capitano in Mazzara nel 1407; RICCARDO
giurato in Salemi 1405/6; GIACOMO regio cavaliere, capitano di
giustizia 1419/20; GIACOMO barone di Sinagia, capitano di giustizia
in Trapani 1654/5, senatore 1659/60, 1662/63; FRANCESCO giudice
regia Udienza di Messina 1685/87; ANTONINO rettore dell’Ospedale
Grande di Palermo nel 1733, governatore del Monte di Pietà 1735/36 e
senatore di Palermo 1737; LUIGI tenente di Cavalleria e cavaliere di
giustizia dell’Ordine di Malta. Il 4 giugno 1788 il casato ottenne
attestato di nobiltà dal Senato di Palermo; ANTONIO il 20 agosto del
1801 ottenne il titolo di barone di Ganizzeni trasmissibile agli
eredi.
Iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma:
di
rosso alla fascia d’oro caricata di otto elmi d’azzurro. |
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LAREDO
Titoli:
marchese di San Tommaso
Dimora:
Palermo
Portata dalla Spagna in Sicilia da TOMMASO ANTONIO, nato a Bilbao,
che venne in Palermo nel 1700 con la carica di segretario della
Santa Inquisizione, senatore in Palermo, conservatore del Tribunale
del Regio Patrimonio nel 1718, intendente generale delle truppe in
Sicilia; LUCA senatore di Palermo 1735/6 1738/9, segretario della
Santa Inquisizione, il 30 novembre 1757 ottenne il titolo di
marchese, col predicato di San Tommaso nell’anno 1784.
Iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma:
d’azzurro al castello d’oro, cimato da una bandiera d’argento, il
leone sulla porta del castello, bordata d’oro caricata di otto
crocette di nero. |
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LARUSSA
Titoli:
conte
Dimora:
Catanzaro
Appartenente al primo ordine civico della città di Catanzaro.
IGNAZIO senatore e deputato del Parlamento Napoletano nel 1848, in
seguito consigliere di Cassazione e senatore del Regno d’Italia;
LEONARDO deputato e senatore del Regno d’Italia nel 1890; IGNAZIO,
nato nel 1869, senatore del regno d’Italia nel XX secolo; ACHILLE,
tenente del regio Esercito Italiano, decorato della Croce di
Cavaliere al Merito di guerra del 1915/18.
La famiglia è decorata con R. D. del 20 dicembre 1929 del titolo di
conte.
Iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma:
d’azzurro allo scaglione di rosso accompagnata da due stelle d’oro,
in punta ala luna crescente montante d’argento. |
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LAVAGGI
Titoli: conte, nobili dei conti
Dimora: Augusta, Palermo
Originaria di Genova, il primo a stabilirsi in Palermo nel 1400 fu
GIOVAN GIORGIO, nobile genovese. GIOVAN BATTISTA, nipote del
precedente, regio milite e vessilifero di re Alfonso d’Aragona,
nominato “Capitano delle armi” di Mazzara e Marsala con privilegio
dell’anno 1456; AGOSTINO possedette la “secrezia” (carica di
segretario comunale) di Palermo, giudice della Corte Pretoriana in
Palermo nel 1597/8; NICCOLÒ giudice pretoriano 1616/7; AGOSTINO,
NICCOLÒ e FRANCESCO ottennero con privilegio del 31 dicembre 1632
la concessione del titolo di “Don”; ONORATO investito del titolo di
barone di Bussala il 6 maggio 1652; OTTAVIO capitano di giustizia in
Augusta dal 1742/3; GABRIELLO giudice pretoriano dal 1779/80; ORAZIO
con i fratelli OTTAVIO e GABRIELLO iscritti nella Mastra Nobile di
Augusta il 30 settembre 1769; il precedente ORAZIO ascritto nella
Mastra nobile di Augusta con il titolo di conte il 24 gennaio 1773,
ebbe poi il parere per la concessione del titolo di marchese il 9
febbraio 1773; FERDINANDO marchese e capitano di giustizia in
Augusta dal 1812/13.
Con D. M. del 12 aprile 1909 venne riconosciuto del titolo di conte
GABRIELE.
Iscritta nel Libro d’Oro della Nobiltà Italiana, iscritta
nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma: troncato 1° d’azzurro al leone passante d’oro coronato, 2° d’oro a
tre legni di verde posti in fascia, attraversata da una fascia di
rosso. |
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LAVIANO
(di
Satriano e Salvia)
Titoli:
ramo di
Satriano
marchese del Tito e duca di Satriano;
ramo di Salvia
nobili con predicato di Salvia
Dimora:
Napoli
Famiglia feudataria dal XV secolo, divisa nel XVIII secolo nei rami
di: Satriano decorata del titolo di marchese di Tito nel 1705 e duca
di Satriano nel 1718 per i discendenti di NICOLA, cavaliere
dell’Ordine Costantiniano nel 1858; di Salvia per il possesso del
feudo di Salvia nel 1658; ammessa, la famiglia, nelle Regie Guardie
del Corpo dell’Esercito delle Due Sicilie; NICOLA 1° tenente del “3°
Reggimento Cacciatori della Guardia Reale” decorato al merito per la
battaglia del Volturno del 1° ottobre 1860; LUIGI 2° tenente del “2°
Reggimento Lancieri” partecipò alla difesa del Regno dall’invasione
piemontese, sconfinando col suo reparto nello Stato Pontificio nel
novembre del 1860.
Iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma:
d’azzurro alla sirena al naturale a due code coronate d’oro,
accompagnata da un rastrello d’azzurro a tre punte. |
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LECCA
Vedi rubrica "Le
Famiglie Greco-Albanesi del Sud Italia" |
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LENI
Titoli:
barone di Spadafora, nobile dei baroni di Spadafora
Dimora:
Vittoria
Antica famiglia
di Vittoria, nota dal XV secolo; CARLO con privilegio del 24 luglio
1692 ottenne il titolo di barone di Spadafora; iscritti con tale
titolo nell’Elenco Ufficiale della Famiglie Nobili della Regione
Siciliana: FRANCESCO ed ETTORE il quale con Decreto del Capo del
governo in data 5 luglio 1929 venne riconosciuto del titolo di
barone di Spadafora; GIOVANNI commendatore dell’Ordine di San
Gregorio Magno, nobile dei baroni di Spadafora, viventi nella prima
metà del XX secolo.
Iscritta nel
Libro d’Oro della Nobiltà Italiana, iscritta nell’Elenco Ufficiale
Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma:
partito 1°
d’azzurro alla mezzaluna d’argento rivoltata, 2° d’azzurro al leone
coronato d’oro. |
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LENTINI
Titoli:
barone
Dimora:
Sicilia
L'origine del
cognome “Lentini” è da attribuire al toponimo Lentini in provincia
di Siracusa, l’antica polis greca Leontini, patria del filosofo
Gorgia, del letterato Jacopo. Da archivi ecclesiastici e privati
siciliani datati intorno all’XVII secolo si desume che, nell’anno
813, al tempo di “Carlo Magnus rex francorum et
longobardorum atque imperator Sacri Romani Imperii”, un
cavaliere LANFRANCO si distinse per aver difeso dai ripetuti
attacchi saraceni la città di Lentini e il territorio circostante;
per tale ragione e per aver assunto carica di governo per mezzo
lustro, ne acquisì il nome che aggiunse al suo di battesimo
diventandone il cognome; lasciata Lentini e trasferitosi con i suoi
due figli, RINALDO e GERARDO, a Messina per combattere contro gli
infedeli, morì durante l’ennesima incursione saracena sotto le mura
della città. Suoi discendenti alla fine del X sec. GERARDO II e
RUBERTO si trasferirono in Catania dove ricoprirono importanti
cariche amministrative ed ebbero numerosi figli. Nella seconda metà
del XI sec. ALAIMO, GIOVANNI e LANFRANCO LENTINI militarono sotto il
conte normanno Ruggero d’Altavilla, difendendo la Sicilia dalle
pretese arabe e bizantine; GIOVANNI divenne monaco Cistercense e
creato abate priore dell’Abbazia di Santa Maria di Roccaela, mentre
ALAIMO e LANFRANCO ritornarono a Lentini, e per i servizi e il
valore dimostrati in battaglia ricevettero da Ruggero i feudi di
Militello, d’Ossino e d’Idra. Un figlio di Lanfranco, GERARDO,
stratigota (giudice criminale) di Messina nel 1123 sotto re Ruggero
II. Ad ALAIMO successe NICOLO’, anch’egli stratigoto, aggiungendo ai
propri feudi i castelli di Buccheri e di Palazzolo. NICOLO’ ebbe
cinque figli: ALAIMO, GIOVANNI, ALANFRANCO, PIETRO e RINALDO che
vissero sotto re Guglielmo il Buono. GIOVANNI entrò presto in
contrasto con re Tancredi e da questo fu esiliato; rifugiatosi nello
Stato Pontificio, intercesse presso papa Celestino III affinché il
pontefice potesse intervenire per far liberare la figlia di re
Ruggero, Costanza d’Altavilla, prigioniera di Tancredi. Divenuta
imperatrice, Costanza ricambiò i favori ricevuti nominando GIOVANNI
Vicerè d’Abruzzo, carica che mantenne anche sotto Federico II di
Svevia; assunse anche la carica di stratigota nel 1185 e nel 1203.
ALANFRANCO e PIETRO furono consiglieri imperiali di Federico II di
Svevia, dal quale il primo fu nominato stratigota di Messina nel
1223; LUIGI, figlio di Pietro, governatore della provincia di
Principato nel 1254 sotto re Manfredi; RINALDO nominato Preposto
degli edifici imperiali sempre sotto Federico II. SIMONE, figlio di
ALANFRANCO, fu eminentissimo Vescovo di Siracusa nel 1269. Un altro
figlio di ALANFRANCO, ALAIMO signore di Buccheri, di Palazzolo e d’Odogrillo,
stratigota nel 1281 sotto Carlo d’Angiò, venne in disputa con il re
e gli venne confiscato il feudo; si pose dalla parte del popolo
contro gli angioini e del loro mal governo; fu nominato Capitano del
Popolo dopo la disfatta di Baldovino Mussone a Milazzo e divenne il
principale ispiratore e protagonista dell’insurrezione dei Vespri
nel 1282, respingendo l’esercito regio al Monastero del Salvatore e
al monte della Capperina. Gli storici successivi scrissero di lui:
“nobile di sangue, vecchio robusto e animoso, espertissimo in
guerra, … fu somma ventura di Messina e di tutta l’isola”. Re
Carlo tentò di corromperlo con 10.000 once d’oro e incarichi
politici, oltre alle proprietà confiscate, in cambio della resa, ma
Alaimo rispose ai reali ambasciatori che mai avrebbe tradito la sua
terra. Respinto anche l’ultimo attacco al palazzo
dell’Arcivescovado, nei pressi delle mura, Carlo d’Angiò dovette
togliere l’assedio e rinunciare all’isola mentre Alaimo prese
accordi con Giovanni da Procida e Ruggero di Lauria in esilio presso
la corte di Aragona al fine di persuadere re Pietro III ad
intervenire in difesa dei siciliani contro gli Angioini. Così
sbarcato Pietro in Sicilia, Alaimo gli andò, il re aragonese lo
nominò Maestro Giustiziere a vita di tutto il regno, gli restituì le
terre di Palazzolo, di Buccheri e d’Odogrillo e, alla vigilia della
partenza per l’ultimo scontro con Carlo, gli regalò il proprio
cavallo, l’elmo, lo scudo, la lancia e la spada, affidandogli la
protezione della regina Costanza e dei suoi figli; ma crebbe così,
l’invidia e la gelosia dei nobili e dei cortigiani trascurati o
messi in second’ordine. Questi tramarono e ordirono una trappola ai
suoi danni: Alaimo venne accusato di tradimento alla corona e alla
morte di Pietro fu fatto giustiziare da re Giacomo. Sua moglie e i
suoi figli, tra cui anche TOMMASO, barone di Castelvetraro, furono
condannati e le loro proprietà confiscate. Solo il figlio LANFRANCO
riuscì a mantenere ricchezze, titoli e prestigio; egli si imparentò
con i Sanbasilio da cui acquistò la baronia omonima insieme a quella
di Pettineo e Casale di Ristretta cambiando il suo cognome in
Sanbasilio ma i colori del blasone rimasero gli stessi.
PIETRO barone di
Sanbasilio, e Alaimo, primo miles tra i baroni di re Ludovico nel
1343; ALANFRANCO, figlio di Pietro, Gran Cavaliere e Maestro d’armi,
barone di Sanbasilio e Cuccumeno, sepolto nel Convento di San
Francesco in Lentini; GIOVANNI, cugino di Alaimo, fu nominato Viceré
d’Abruzzo sotto re Carlo d’Angiò e governatore della provincia di
Puglia nonché procuratore dell’armata marittima di Sicilia e di
Calabria con Matteo Ruffo nel 1378.
Sembra che
proprio in questo periodo si sia distaccato dal ramo principale, il
ceppo lucano, così come attesta la presenza dei Baroni Lentini di
Gallicchio (PZ), successori dei Missanello e dei Principi Coppola,
che governarono il proprio feudo sino all’avvento napoleonico in
Italia; altre fonti sostengono che la scissione sia avvenuta quando
TOMMASO, figlio di Alaimo e Barone di Castelvetraro, nel 1296 fu
accusato di fellonia da Federico III D'Aragona, esiliato dalla
Sicilia e investito dagli Angioini di terre ubicate nel Meridione.
Dal ceppo
lucano si è poi sviluppata una discendenza collaterale stabilitasi
nella vicina Puglia; verso la fine del 1600 infatti si hanno tracce
di un gabelliere daziario di nome GIOVANNI BATTISTA i cui
discendenti acquistarono caratteri nobiliari; nel registro della
nobiltà del 1754 viene citato, a Monopoli, un notabile barone GIOVAN
BATTISTA. Del ramo principale si ricorda ANTONIO, nominato “nobil
ricco possidente” negli atti del notaro Nicolò Giarratani
nell’anno 1417; suo figlio ALANFRANCO successe al padre nella
baronia e sposò Bianca Gravina, figlia del Barone Giacomo di
Palagonia; i suoi figli, tra cui GIACOMO, investito dei feudi
paterni nel 1453, ANTONIO, POLIDORO, CALCERANO, MATTEO e ALAIMO,
furono tutti distinti cavalieri citati negli annali del 1501.
La Storia ricorda anche SEBASTIANO giudice straticoziale di Messina
nel 1558-59; ANTON GIACOMO ascritto alla mastra nobile del Mollica;
MARIO ottenne il 26 agosto 1665 l’investitura del feudo di Nicchiara;
LAURA MARIA Lentini di San Basilio fu duchessa della Montagna Reale
e principessa di Patti nel 1681.
Il casato è
iscritto nell’Elenco ufficiale delle famiglie Nobili di Sicilia.
Arma:
di
rosso, a cinque fusi d’oro, accollati in banda, accompagnati in
capo, da un giglio di giardino dello stesso. |
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DE LEONE
PANDOLFELLI
Titoli:
nobile di
Barletta
Dimora:
Barletta,
Napoli
Originaria della
Spagna, venuta nel Regno di Napoli con MARTINO nel 1587 ottenendo il
possesso di Casolla Valenzano. La famiglia si stabilì in Barletta
nel 1793 ed aggregata alla sua nobiltà, per parentela con la
famiglia Pandolfelli aggiunse questo cognome con Autorizzazione
Sovrana del 24 novembre 1898.
Viventi nella
prima metà del XX secolo: ANTONIO, CESARE, FRANCESCO SAVERIO,
GIUSEPPE, RUGGIERO, PIETRO, FILIPPO.
Iscritta nel
Libro d'Oro della Nobiltà Italiana, iscritta nell'Elenco Ufficiale
Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma:
d'argento
al calice di rosso sostenuto da due leoni al naturale controrampanti,
accompagnati da un crescente d'azzurro a tre stelle dello stesso. |
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LEONI
Titoli:
nobile
Dimora:
Napoli
Originaria di Rimini, trasferitasi a Napoli nel XVI secolo e
decorata di alti gradi militari, ha dato vari personaggi d’arme e di
toga; dichiarata ammissibile per “nobiltà generosa” nelle
Regie Guardie del Corpo” dell’Esercito del Regno delle Due
Sicilie nel 1860 in persona di MICHELE.
Iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922
Arma:
troncato 1° d’oro all’aquila di nero, 2° di nero al leone d’oro. |
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LEPORE
Titoli:
patrizio di Trani
Dimora:
Trani, Bisceglie
Antica famiglia di Conversano, passata in Molfetta nel XVI secolo;
aggregata nel 1751 al patriziato di Trani al Seggio del Campo dei
Longobardi. Ricevuta nell’Ordine di Malta nel 1791 in persona di
GIUSEPPE MARIA.
Iscritta al Registro delle Piazze Chiuse nel XIX secolo, iscritta
nell’Elenco Ufficiale Nobiliare 1922.
Arma:
di verde alla banda d’argento al capo di un giglio d’argento, in
punta una rosa di rosso. |
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LERMA o
DE LERMA
Titoli:
duca di Castelmezzano, principe di Torrebruna, duca di Celenza
Dimora:
Napoli, San Giorgio a Cremano
Originaria della Spagna passata in Napoli con FRANCESCO De Lerma che
occupò importanti incarichi in Capitanata (odierna provincia di
Foggia) e di Bari; famiglia favorita da re Filippo II; stabilitasi
in Bitonto nel XVI secolo, ottenendo i feudi di Castelmezzano,
Pietrapertosa, Orioro e Oliveto.Ricevuta per “giustizia”
nell’Ordine Gerosolomitano.
Monsignor BALDASSARRE vescovo di Altamura dal 1699 al 1717; GIROLAMO in data 8 gennaio 1723
investito del titolo di duca di Castemezzano; per successione di
casa D’Avalos, contratto matrimoniale di BALDASSARRE con Teresa D’Avalos,
“maritali nomine” investiti del titolo di principi di
Torrebruna, duca di Celenza nel XIX secolo.
Iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma:
Inquartato: 1° e 4° di rosso alla croce gigliata d’oro, 2° e 3°
d’azzurro ad una luna crescente d’argento.
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LETO
Titoli:
barone di Cammissini e Lo Piro
Dimora:
Polizzi
Antica e nobile famiglia di Polizzi. FILIPPO barone di Capodarso;
FEDERICO e GIOVANNI ottennero il 26 gennaio 1457 l’innalzamento a
“feudo nobile” della tenuta di Priolo; BENEDETTO acquistò nel 1597
la baronia di Passanitello e con privilegio del 26 giugno 1607
ottenne il titolo di “Don”; FRANCESCO ottenne il feudo di Cammissini
e Lo Piro, passato poi al figlio ANDREA nel XVIII secolo; GANDOLFO
proconsole in Polizzi nel 1772; un altro GANDOLOFO barone di
Cammissini e Lo Piro con investitura del 27 febbraio 1751,
proconsole in Polizzi dal 1786 al 1804.
Iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma:
di rosso alla fonte d’argento con la gru al naturale in atto di
bere. |
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LEVANTE
Titoli:
nobile,
cavaliere
Dimora:
Castelbuono,
Palermo
Originaria di
Genova, passata in Sicilia nel XVI secolo; BATTISTA iscritto nella
Mastra Nobile del Mollica nell’anno 1590; TOMMASO ottenne il
privilegio di “regio cavaliere” con diploma dato in Madrid il 26
settembre 1663, reso esecutivo in Messina in data 18 febbraio 1664,
capitano “d’armi di guerra” per Val di Mazzara; MICHELANGELO ottenne
nella sua persona il titolo di “regio cavaliere” in data 31 luglio
1701; GIUSEPPE frate dominicano, valente oratore; GIUSEPPE giudice
civile e criminale di Termini, ascritto nella Mastra Senatoriale del
1807, ed iscritta la famiglia nell’Elenco Ufficiale definitivo delle
Famiglie Nobili della Regione Siciliana; MARIO sindaco di
Castelbuono nel 1867, consigliere provinciale, deputato al
Parlamento Nazionale, commendatore dell’Ordine della Corona
d’Italia; ARTURO mutilato di guerra e medaglia d’argento al valor
militare 1^ guerra Mondiale.
Iscritta
nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma:
d’azzurro alla
quercia al naturale, sopra un terreno di verde, attraversata sul
tronco da un liocorno d’argento, passante sul terreno;
alias:
d’azzurro al
sole d’oro nascente dal mare e accompagnato in capo da un’aquila
volante al naturale. |
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