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I casati del Sud
di
Ciro La Rosa La Rosa
C-CA
CACCIOLA
Dimora: Messina
Titoli:
nobile
Si ritiene originaria della omonima località del Reggiano da dove
si diramò in più parti d'Italia. Un ramo di questa famiglia figura già in
Messina sin dal XIII secolo,infatti nell'anno 1232 troviamo annotato in una
lista dei senatori di detta città un GIOVANNI GIACOMO Cacciola. Un MARCO,fu
commissario Regio nelle terre di Raccuia, Ucria, Sinagra, Mirto, Galati ecc.
Nell'anno 1374 troviamo annotato nella Real Cancelleria un PINO da Messina in
qualità di castellano del castello inferiore di Corleone. Nella Mastra Nobile di
Messina del Mollica troviamo annotati un PIETRO nell'anno 1590, CARLO nel 1594,
altro PIETRO nel 1605.
In seguito alle rivolte contro la corona spagnola, la
famiglia Cacciola non risulta più a Messina, ce ne da notizia il Galluppi nel
suo Nobiliario della città di Messina, pagina 206 alla voce "famiglie nobili
di Messina estinte o passate altrove, con la sola indicazione dei termini
cronologici, sec. XIII al XVII”.
Notizie di questa famiglia si hanno anche a
Giardini Naxos e Taormina. Nel 1719 GIROLAMO fu cappellano della Chiesa Maria
S.S. della Raccomandata in Giardini e poi ancora un LEONARDO nel 1732 ed un
SALVATORE nel 1835. A Taormina, degno di menzione, è il dott. SALVATORE il quale
fu professore-assistente di istologia patologica. Egli stesso fu anche sindaco
di Taormina tra il 1890 e il 1910.
Fece parte di questa famiglia anche la
Nobildonna Inglese Florence Trevelyan, cugina della Regina Vittoria
d'Inghilterra, proprio per aver preso in marito il suddetto SALVATORE.
Arma: d'azzurro all'aquila d'argento (A.M. Scorza,
Enciclopedia Araldica Italiana, vol. VII pag. 23) |
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CADELO
Titoli:
barone dell’Isola e
della Salina di San Giuliano
Dimora:
Trapani,
Palermo
Nobile in Trapani;
LAZZARO, capitano delle armi, senatore 1624/5; GIROLAMO stessa carica
1694/5, 1702/3, 1707/8; LEONARDO castellano della Colombara nel 1702;
passata in Palermo con LEONARDO giudice della corte pretoriana 1732/3,
giudice del tribunale della gran corte criminale del Regno 1753/4, con
investitura del 9 febbraio 1752 nominato barone dell’Isola di San
Giuliano, di seguito investito il figlio GIROLAMO, dottore in legge, in
data 3 novembre 1771. Con R. D. del 26 agosto 1900 il titolo venne
riconosciuto in persona di GIROLAMO.
Iscritta nell’Elenco
Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma:
d’azzurro al leone
d’argento, guardante una cometa d’oro in banda, posta nel cantone
destro. |
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CAETANI o
GAETANI e
GAETANI DELL’AQUILA D’ARAGONA
Titoli:
Principe di
Piedimonte, duca di Laurenzana, duca, nobile romano, F. P. R.
(famiglia principesca romana), duca di Sermoneta, conte di Fondi,
marchese di Cisterna, signore di Bassiano, di Ninfa, di San Donato,
nobile di Velletri, principe di Teano, duca di San Marco, patrizio
napoletano, trattamento di Don e Donna, grandi di Spagna, nobile dei
duchi.
Dimora:
Roma, Anagni,
Napoli, Palermo, Messina
Antica ed illustre
famiglia che si vuole originaria di Gaeta, diventandone Signori (Ipata)
nel VIII secolo con privilegio di papa Gregorio II, confermato da re
Lotario I, ed indicati nei registri come Gaetani o Caetani. Diramata in
Napoli, in Pisa, in Anagni, in Roma e in Sicilia; Il ramo di
Gaeta vanta due pontefici GELASIO II al secolo GIOVANNI, eletto papa
il 24 gennaio 1118, e il più famoso BONIFACIO VIII al secolo BENEDETTO,
figlio di Roffredo e della contessa Emilia Patrasso di Guercino, eletto
papa a Napoli il 24 dicembre 1294 (Anagni 1235-Roma 1303) aggredito e
oltraggiato da Sciarra Colonna con i suoi soldati di ventura e
schiaffeggiato dal perfido Guglielmo di Nogaret, eminenza grigia del re
di Francia Filippo il bello, il 7 settembre 1303 in Anagni, episodio
passato alla storia come “L’oltraggio di Anagni””, infatti tale atto
sacrilego era la conseguenza della emanazione della bolla papale “Unam
sanctam”, anno 1302, nella quale, Bonifacio VIII, interpretava la
“teoria delle due spade”, secondo la quale il papa possedeva pieni
poteri illimitati e diretti nei confronti dei re, anche quando si
trattava di questioni temporali, ossia nelle mani del papa, il
successore di Pietro e vicario di Cristo, ci sono due “spade”, quella
spirituale e quella temporale, l’una e l’altra sono in potere della
Chiesa: la spada materiale deve essere “adoperata per la Chiesa”,
e quella spirituale “adoperata dalla Chiesa”. Questo ramo diede
anche 17 cardinali e numerosi vescovi. Si vuole che il ramo di
questa famiglia stabilito in Pisa abbia fatto tre passaggi in
Sicilia: il primo all’epoca normanna con RICCARDO al tempo di re
Guglielmo il Malo nel XII secolo, il secondo con ANTONIO nel 1370 in
Catania ed il terzo con PIETRO nel 1417 in Palermo; godendo ovunque
nobiltà. PIETRO barone di Tripi, maestro razionale e presidente del
regno di Sicilia nel 1449; BERENGARIO, milite, vessillifero di re
Alfonso, stratigoto di Messina 1446; BERNABÒ, barone di Castronovo, fu
maresciallo di campo nel 1524 e stabilì la sua famiglia in Siracusa;
CESARE primo marchese di Sortino, pretore di Palermo negli anni 1604-5,
1612-3-22-23-26-27, vicario generale del regno e stratigoto di
Messina, e con privilegio dato il 7 marzo ed esecutoriato il 5 giugno
1631 ottenne il titolo di principe di Cassaro; CARLO, barone di
Villallegra, patrizio di Catania nel 1695-96 ed annotato nella mastra
nobile di Catania del 1696 tra i “feudatari e regi cavalieri”; PIETRO,
principe di Cassaro, fu governatore della nobile “Compagnia della
Carità” in Palermo nel 1705; LUIGI primo duca di Valverde e conte di
Racalmuto, tenne la stessa carica nel 1706, fu capitano giustiziere di
Palermo nel 1714 e pretore della stessa città nel 1717, 1736; PAOLO
giudice della Gran Corte Criminale nel 1743; ONORATO I capitano
giustiziere di Siracusa nel 1745-46; CESARE, principe di Cassaro,
capitano di giustizia di Palermo nel 1764-65-66 e pretore della stessa
città nel 1773-74; GIUSEPPE proconservatore in Naro nel 1784-1793;
LUIGI, conte, capitano di giustizia di Siracusa nel 1791-92 e giurato
nobile della stessa città nel 1803-4;GAETANO, conte, giurato di Naro nel
1794-95 e patrizio della stessa città nel 1797-98. Ricevuta nell’Ordine
di Malta dal 1416, insignita di vari ordini cavallereschi: di Santo
Stefano, del Toson d’oro, di San Gennaro, della Santissima Annunziata.
Talmente potente nel Regno di Napoli da acquisire il diritto
all’ereditarietà dell’ufficio di “gran protonotario”. Il capostipite del
ramo napoletano e romano fu GIORDANO LOFFREDO che sposò nel 1297
Giovanna dell’Aquila, contessa di Fondi, dei duchi di Laurenzana,
aggiungendo questo cognome al proprio, ma nel XV secolo si aggiunse
anche il cognome d’Aragona per il matrimonio di ONORATO II, conte di
Fondi, con Lucrezia d’Aragona figlia di re Ferdinando I d’Aragona, con
privilegio del 29 ottobre 1466 da re Ferdinando concesse a Onorato II
Gaetani, di inquartarne l'arma "come se veramente e naturalmente
foste nati nella e dalla stessa nostra Regia Casa e famiglia di
Aragona...come se veramente aveste avuto origine da sangue di
Aragona” diventando così Gaetani dell’Aquila d’Aragona. Il ramo
napoletano diede valorosi ufficiali all’Esercito del Regno delle Due
Sicilie: il conte LUIGI tenente generale ed aiutante di campo di re
Ferdinando I; il figlio GIACOMO, colonnello del “1° Ussari della Guardia
Reale” per servizi resi durante lo scioglimento dei reparti passati
nello Stato Pontificio, venne decorato da re Francesco II della Croce di
Grazia dell’Ordine di San Giorgio; GENNARO, proveniente dalla Scuola
Militare della Nunziatella, capitano della “Real Artiglieria” partecipò
alla difesa del Regno delle Due Sicilie dall’invasione piemontese e
capitolò a Gaeta con l’armata il 14 febbraio 1860.
Il ramo di Napoli
è fregiato dei titoli di principe di Piedimonte, duca di Laurenzana e
conte di Alife. Il ramo di Roma dette origine ai Caetani duchi di
Sermoneta, principi di Teano. Il casato possedete anche durante il regno
Angioino i seguenti feudi: Fondi, Traietto, Morcone, Venafro, i
marchesati di Cisterna, Sortino, Telese, i ducati di Gioia e Miranda; la
famiglia ebbe il diritto di fregiarsi del “Grandato di Spagna”,
insignita con vari personaggi del casato del Collare della SS.
Annunziata. MICHELANGELO (1804-1882) scultore, dantista, latinista,
nominato da re Vittorio Emanuele II cavaliere della SS. Annunziata.
ONORATO senatore del Regno, presidente della Società Geografica
italiana, ministro degli Affari Esteri e sindaco di Roma negli anni ‘30
del XX secolo. LEONE deputato del Regno, storico e conoscitore
dell’Islam. LIVIO fu ministro plenipotenziario, caduto durante la guerra
1915/18, decorato della medaglia al valor militare all’assedio delle
Legazioni europee in Cina durante la rivolta del “Boxers” nei primi anni
del XX secolo. GELASIO ingegnere minerario, deputata del regno,
ambasciatore in U.S.A. decorato della Croce di cavaliere dell’Ordine
Militare di Savoia.
La contessa
GIULIA, sposata Filangieri de Candida Gonzaga, dopo la I guerra
mondiale, fondò in un’ala del monastero di San Gregorio Armeno in
Napoli, un’opera assistenziale per bambini poveri dal nome “Asilo Ugo
Filangieri”, tale opera fu soppressa nella prima metà degli anni ‘80 del XX secolo con legge dello Stato Italiano che aboliva gli “enti inutili”.
L’attuale capo
della famiglia in linea primogenita è FERDINANDO Gaetani dell’Aquila
d’Aragona, in linea secondogenita è GABRIELE; la linea di Gaeta è
rappresentata da GELASIO.
Iscritta nel Libro
d’oro della Nobiltà Italiana, iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare
Italiano anno 1922.
N.d.A.: si ringrazia il prof. Giuseppe Reale, presidente
dell'Associazione Culturale "Oltre il Chiostro" di Napoli, per
l'autorizzazione della ripresa fotografica nella chiesa di Santa Maria
La Nova.
Arma:
inquartato: nel 1° e 4° d’oro, alla gemella ondata d’azzurro, posta in
banda; nel 2° e 3° d’azzurro, all’aquila spiegata d’argento, coronata
dello stesso.
alias: "ab
antiquo", d'oro alla gemella ondata d'azzurro posta in banda;
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Gaetani d'Aragona in persona di Onorato |
alias:
"D.M. di Riconoscimento in persona di ONORATO del 26 giugno 1916",
inquartato: nel primo e nel quarto d'oro alla gemella ondata d'azzurro
posta in banda, nel secondo e terzo d'azzurro all'aquila d'argento
coronata d'oro, sul tutto d'oro alla banda formata da tre rombi di verde
accompagnata da due cinquefoglie di verde. |
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Papa Gelasio II (Giovanni Caetani) |
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CAFARO
Titoli:
nobili
Dimora:
Napoli
Originaria di Genova, stabilitasi a Napoli ed in Sicilia.
CRISTOFORO governatore di Trani alla fine del XVI secolo ed iscritto al
patriziato di detta città; GEDEONE possedette il feudo di Riardo nel
1698 e ricevette il titolo di duca il 20 ottobre 1731, tale feudo
rimase al casato fino all’abolizione della feudalità con l’ultimo
intestatario in persona di MELCHIORRE; DOMENICO (Na 1789 - Na 1863)
Colonnello dell'Esercito delle Due Sicilie in data 13 giugno 1859,
comandante del forte Castellammare di Palermo; decorato di medaglia di
bronzo disposta il 28 settembre 1816 per chi aveva militato in Sicilia,
insignito il 24 gennaio 1839 per meriti militari dell’onorificenza di
cavaliere di "grazia" del Reale Ordine Militare di San Giorgio della
Riunione, decorato con medaglia di 4ª classe per la Campagna di Sicilia
del 1849, padre dei fratelli NICOLA 1° tenente del
“3° Battaglione Cacciatori” e GIUSEPPE 1° tenente del “6° Battaglione
Cacciatori” hanno preso parte alla difesa del Regno delle Due Sicilie
nella campagna del 1860/61 dall’invasione piemontese, capitolando a
Gaeta il 14 febbraio 1861.
Iscritta nel Libro d’Oro della Nobiltà Italiana, iscritta nell’Elenco
Nobiliare Ufficiale Italiano anno 1922.
Arma:
interzato: al 1° d’azzurro al leone d’oro, al 2° d’oro e rosso, al 3°
d’oro al leone d’azzurro alla lingua di rosso. |
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CAFFARELLI
Titoli:
barone di Gusman, nobili dei baroni
Dimora:
Vizzini, Palermo.
Nobile famiglia di Vizzini conosciuta già dal XVI secolo. VITO fu
segretario comunale nel 1596 di detta città; FILIPPO con privilegio
del 27 febbraio e del 17 agosto 1658 ottenne il titolo di barone di
Gusman; LUCIO capitano di giustizia 1730/1; BENEDETTO, dottore in
legge, capitano di giustizia in Vizzini anni 1742/43; BIAGIO sindaco
dei notabili della città di Mineo anni 1787/88; NUNZIO con
privilegio del 31 gennaio 1753 ebbe il titolo di barone di
Sant’Olia; LUCIO GAETANO capitano di giustizia in Vizzini dal
1806/7.
Con Decreto Ministeriale del 27 gennaio 1910 venne riconfermato al
casato il titolo di barone di Gusman.
Iscritta nel Libro d’Oro della Nobiltà Italiana, iscritta
nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma:
troncato 1° d’oro all’aquila di nero, 2° di rosso al leone d’oro,
3° spaccato d’oro e di rosso. |
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CAFICI
Titoli:
ramo di Calaforno:
barone di Calaforno, signore di Tummarello, e signore di 40 salme
(misura di capacità dei solidi) del feudo di Passaneto; ramo di
Gesira: barone di Gesira, signore di Pilaita, nobile dei baroni.
Dimora:
Favara,
Vizzini
Nobile famiglia di
Vizzini, conosciuta dal XVI secolo;divisa in due rami: di Vizzini
con MARIO che ottenne con privilegio del 14 giugno 1770 il titolo di
barone di Calaforno, signore di Tummarello, signore di 40 salme del
feudo di Passaneto, capitano di giustizia 1790/1 e 1802; di
Gesira con CROCE stessa carica di capitano di giustizia 1809/10
e barone di Gesira, signore di Palaita nel 1784.
Iscritta nel Libro
d’Oro della Nobiltà Italiana, iscritta nell’Elenco Ufficiale
Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma:
d’argento alla biscia di nero ondeggiante in fascia, accompagnata in
capo da tre stelle dello stesso colore, in punta da tre fiamme di
rosso ordinate in fascia. |
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CALÀ
Vedi rubrica "Le
Famiglie Greco-Albanesi del Sud Italia" |
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CALÀ ULLOA o
ULLOA CALÀ o
LANZYNA y ULLOA
Titoli:
Duca di
Lauria, Rotondella e Favale
Dimora:
Napoli
I CALÀ ULLOA
(o ULLOA CALÀ), come risulta variamente scritto, originari della
Spagna, provenivano dalla famiglia di FELICE Lanzyna y Ulloa
(Salamanca 1619-1703), prima professore universitario a Salamanca
(Spagna) poi magistrato a Napoli. Il figlio ADRIANO, anch’egli
magistrato, fu nominato erede universale del magistrato CALA’
Geronimo, con l’impegno di aggiungere al suo cognome quello di ULLOA.
Inserita nell’Ordine di Malta nel Priorato nel 1732 in persona del
cavaliere FELICE, con la prova dal suo avo dal 1649 dalla città di
Idalgo in Spagna. Ascritta al Registro dei cavalieri Gerosolimitani
per “giustizia”.
I personaggi
più famosi di casa Calà Ulloa, Duchi di Lauria, Rotondella e Favale,
in provincia di Potenza, furono i tre fratelli: PIETRO, GIROLAMO,
ANTONIO, figli del marchese GIOVAN BATTISTA, occupano un posto
importantissimo nella storia del Regno delle Due Sicilie: PIETRO
(1802–1879), magistrato, fu l’ultimo presidente del Consiglio dei
Ministri di re Francesco II; egli scrisse molto, compreso una
relazione sulla mafia siciliana ed un volume per proporre di fare
dell’Italia una Federazione di Stati, mantenendo ovviamente il Regno
delle Due Sicilie con i Borbone; GIROLAMO (1810-1891) ufficiale
d’artiglieria, partecipò alla difesa di Venezia nel 1849 con
Guglielmo Pepe, fu tra gli ultimi consiglieri di re Francesco II
prima della partenza per il Volturno nel settembre del 1860; ANTONIO
(1813-1889) tenente colonnello della fabbrica d’armi di Torre
Annunziata nel 1859, durante l’invasione piemontese combatté per la
difesa del Regno prima in Capua e poi a Gaeta dove venne promosso 11
settembre 1860 colonnello e direttore del Ministero della Guerra, in
seguito promosso generale brigadiere, seguì in esilio a Roma
Francesco II, ritornò a Napoli dopo il 1870.
Iscritta
nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.
N.d.A.: uno speciale ringraziamento va al dottor Francesco Saverio
Ulloa Severino per le utilissime notizie fornite per l’ampliamento
della storia del casato
Arma:
scaccato d’argento e di rosso, gli scacchi rossi caricati di due
fascette di nero. |
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CALANDRA
Titoli :
nobili
Dimora:
Caltagirone
Godette nobiltà in Caltagirone sin dal XIV secolo.
VITALE giurato anno 1360, BERNARDO nel 1400, PERRELLO nel 1415;
CARLO nel 1437.
Il casato possedette il feudo di Imbacciari e Sortavilla; FRANCESCO
nominato cavaliere di Malta nell’anno 1599 in Messina; SAMUELE con
Regio Decreto del 27 aprile 1854 ottenne il titolo di barone di
Roccolino.
Iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma:
d’argento alla calandra al naturale. |
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CALASCIBETTA
Titoli:
nobili di Sicilia
Dimora:
Palermo, Napoli
GIOVANNI ANDREA ottenne il feudo di Montagna di Ganzera il 23
ottobre 1505; MATTEO barone di Cutumino con privilegio del 10
ottobre 1506; GIROLAMO ebbe il feudo di Drafforosso il 29 maggio
1512; GIUSEPPE con privilegio dell’11 aprile e 27 novembre 1578
ottenne la concessione di “Don” e nomina di barone di Malapertuso
con privilegio del 2 ottobre 1606; GIACINTO barone di Sabuci con
privilegio del 15 marzo 1613; titolo conservato fino all’abolizione
della feudalità in persona di EDUARDO che l’ebbe con concessione del
2 ottobre 1796; BARTOLOMEO capitano di giustizia di Caltagirone anni
1644/5; GIUSEPPE capitano di giustizia in Siracusa 1725/ 39 e
senatore dal 1731 al 1737; ALFIO segretario referendario Regno di
Sicilia 1734; GIOVANNI duca di San Nicolò nel 1783; GIOVANNI ottenne
attestato di nobiltà dal Senato di Palermo il 10 maggio 1834; ALFIO
capitano di “Stato Maggiore delle Piazze”, partecipò alla campagna
della difesa del Regno delle Due Sicilie 1860/61 nel corpo della
“Gendarmeria Reale a piedi” col grado di 1° tenente.
Iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiana anno 1922.
Arma:
d’azzurro al leone d’oro con la zampa anteriore destra impugnante
una spada d’argento. |
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CALCAGNO o
CALCAGNI
Titoli:
duca di
Ossida, marchese di Melia, conte di Guido, barone della Tonnara di
San Giorgio e di Patti, barone di Lorigi, Signore delle Saline di
Platanella, Cianciana e Cantarella.
Dimora:
Messina,
Milazzo
Originaria di
Recanati, si stabilì in Messina e Milazzo nel XVII secolo; DOMENICO
CORNELIO commendatore dell’Ordine di Malta, luogotenente del gran
Priore nel 1712; DIEGO cavaliere dell’Ordine di Santo Stefano,
confrate della confraternita della “Pace e Bianchi” di Messina;
CARLO senatore in Messina 1743/5, console nobile della seta 1757/8,
ottenne il titolo di marchese il 21 febbraio 1752, di seguito il
titolo concesso a DIEGO, governatore della Tavola Pecuniaria (Banca
Centrale) di Messina anni 1777/8, con investitura del 11 marzo 1784;
GIOVAN FILIPPO con privilegio del 11 gennaio 1641 ottenne il titolo
di barone delle Taude di Assaro; FRANCESCO capitano di giustizia di
Milazzo ani 1694/95 e 1706/7; FRANCESCO inserito nella Mastra Nobile
di Milazzo nel 1764, nel 1803/4 occupò la carica di capitano di
giustizia; stessa carica EMANUELE 1805/6.
Iscritta nel Libro
d’Oro della Nobiltà Italiana, iscritta nell’Elenco Ufficiale
Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma:
di rosso
al leone d’argento, tenente una rosa con la destra dello stesso
colore, fogliata di verde, con la banda d’azzurro attraversante sul
tutto. |
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CALDERONE
Titoli:
barone
di Baucina
Dimora:
Baucina,
Messina
Si crede originaria
della Spagna, godette nobiltà in Messina dal secolo XV secolo;
FRANCESCO acquistò la baronia di Baucina della quale ne fu investito
in data 22 febbraio 1760; per investitura del 26 ottobre 1810 ne era
in possesso FRANCESCO.
Iscritta
nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma:
d’argento al calderone di rosso, trattenuto da due leoni al
naturale, controrampanti ed affrontanti.
Alias:
d’azzurro a due caldaie d’oro poste in fascia, sormontate da tre
stelle del medesimo, ordinate in fascia al capo. |
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CALEFATI o
CALEFATO o
CALAFATO
Titoli:
barone
di Canalotti
Dimora:
Palermo
Motto:
“Ardeo nam credo”
Originaria della
città di Pisa; nobile in Messina e Caltanissetta; SMERALDA, monaca
nel Monastero di San Maria di Basilicò in Messina col nome di
Eustochia, annoverata tra i Beati della Chiesa Cattolica e
canonizzata Santa da papa Giovanni Paolo II a Messina in data
11/06/1988; ANDREOTTO
e FRANCESCO MARIA iscritti nella mastra nobile di Messina negli anni
1588, 1595, 1598, 1600; FILIPPO NERI acquistò la terra di Bigini
ottenendo il feudo nel settembre 1780; PLACIDO ottenne l’investitura
di Bigini il 18 dicembre 1798; GIOVANNI riconosciuto barone di
Canalotti con Regio Rescritto del 14 novembre 1846; riconosciuto in
seguito con D. M. del 10 agosto 1880 in persona di PASQUALE.
Iscritta nel Libro
d’Oro della Nobiltà Italiana, iscritta nell’Elenco Ufficiale
Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma:
d’azzurro al grifone d’argento coronato d’oro con la fascia d’oro
attraversante. |
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CALENDA
Titoli:
barone di Tafani.
Dimora:
Napoli, Nocera
Di origine amalfitana, passata in Salerno ed iscritta al seggio di
Campo; SALVATORE, dottore della “Scuola Salernitana”, che venne
chiamato dalla regina Giovanna II d’Angiò Durazzo a riformare il
“Collegio Medico” di Napoli. La figlia Costanza ottenne la cattedra
di medicina a Salerno nel XV secolo.
COLANTONIO capitano di giustizia dell’isola d’Ischia. Il quale
insieme ai fratelli GREGORIO e DOMENICO fondò un maggiorato nobile
nel feudo di Tafani e beni in Nocera e Rocca Piemonte nel 1732.
Per concessione Regia del 20 luglio 1897 la famiglia ottenne il
titolo di barone di Tafani. Iscritta nel Libro d’Oro della Nobiltà
Italiana, iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare anno 1922.
Arma:
d’azzurro alla fascia e sormontata da due stelle e da una luna
crescente d’argento. |
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CALÌ
Titoli:
barone di Fabio, nobili
Dimora:
Catania, Acireale
Nobili di Acireale e Catania. AGOSTINO razionale del tribunale del
Regio Patrimonio nell’anno 1682; VINCENZO fu catapano (ufficiale
annonario) in Acireale anno 1760/61; PIETRO PAOLO barone di Fabio
con privilegio del 4 agosto 1798 e capitano di giustizia in Acireale
1804/5;
i fratelli: DOMENICO 2° tenente dell’ “8° Reggimento Fanteria di
Linea Calabria” dell’Esercito delle Due Sicilie, VINCENZO alfiere
(sottotenente) del “1° Granatieri della Guardia Reale” hanno
partecipato alla difesa del Regno nella campagna del 1860
capitolando nel novembre dello stesso anno a Capua.
Con Regio Decreto del 17 luglio 1903 venne concesso alla famiglia il
titolo di barone di Fabio in persona di GIUSEPPE ed ai suoi
discendenti diretti, ed ai collaterali il titolo di nobile.
Iscritta nel Libro d’Oro della Nobiltà Italiana, iscritta Elenco
Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.
N.d.A.: si ringrazia il prof. Giuseppe Reale,
presidente dell'Associazione Culturale "Oltre il Chiostro" di
Napoli, per l'autorizzazione della ripresa fotografica nella chiesa
di Santa Maria La Nova.
Arma:
ramo nobili:
di rosso al cane d’argento al collare d’oro -
ramo baronale:
d’azzurro, alle bande al leone ed ai cinque bisanti d’oro. |
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CALÒ e
CALÒ CARDUCCI
Vedi rubrica "Le
Famiglie Greco-Albanesi del Sud Italia"
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CALVELLO
Titoli: duca di Calvello, barone di Melia
Dimora: Palermo, Sciacca
Antichissima famiglia venuta in Sicilia col conte Ruggero,
che vantava l'antico privilegio di porgere la corona all'Arcivescovo
di Palermo nella cerimonia di incoronazione dei re di Sicilia, come
afferma il Fazello, che scrive di un ANDREA Calvello il quale
incoronò re Ruggero. Secondo il Mugnos il casato è di origine
germanica al servizio dell’Imperatore Enrico IV e venne a Milano con
ARNALDO
che si trasferì in Sicilia nel 1195 con suo fratello LUIGI, capitano
della Custodia Imperiale, il quale acquistò i castelli di Greci e
Ganci vicino a Centorbi e da lui: GIOVANNI straticò (giudice
criminale) di Messina nel 1200 ed ENRICO congiurati nei Vespri
Siciliani contro i Francesi, quest'ultimo Cameriere dell’Imperatore
Federico II. Altri autori ritengono che il casato derivi dalla
famiglia aragonese Calvillo originata da PIETRO Calvello.
MATTEO nel 1229 ottenne la concessione del feudo di Buscemi.
GIOVANNI annotato nel ruolo dei feudatari sotto re Federico “pro
casalibus Filcalda, Sirronti, Melcellonii et tonnariae
Arinellae.”, ottenne la carica di “baiolo” (pretore) di
Palermo e maestro razionale del Regno nel 1300; GIOVANNI gentiluomo
della Regina Costanza, moglie del Re Federico III, che ottenne nel
1371 in
seguito alla ribellione di Guglielmo Passaneto i feudi di Bucca e
Michelchini, e per successione al padre SIMONE, anche il feudo di
Melia, assegnato inizialmente come dote, nel 1338, alla sorella
FLORENTIA, sposata con il cavaliere Matteo di Maletta e morta senza
eredi. Possedette il casato il feudo di Fitalia, che passò in casa
Settimo per “maritali nomine” di LAURA; ROBERTO pretore ed ambasciatore presso il re Ferdinando il
Giusto nel 1409 e frate CARLO cavaliere Gerosolimitano nel 1485. Il
casato ebbe il “diritto di grano uno e mezzo” sopra il
caricatore di Sciacca con titolo di barone, del quale ultimo
investito, fu ANTONINO il 14 febbraio 1792, oltre al feudo di Melia,
ed il titolo di duca Calvello, già Ossada. SIMONE senatore di
Palermo negli anni 1482/3, 1524/5, 1528/9, carica tenuta da ANTONINO
1578; da SALVATORE 1585, 1592; da GIUSEPPE 1669; da ANTONIO Calvello
e Paternò negli anni 1734/6, 1739/48 il quale ottenne la carica di
governatore del Monte di Pietà di Palermo negli anni 1731, 1740,
1745/6, 1750/1, governatore della Tavola o Pubblico Banco nel 1738,
rettore della pia opera di Navarro 1751/3, console nobile del
commercio 1745. Il figlio GOFFREDO, barone di Melia e del “diritto
del grano” per investitura del 30 giugno 1759 e primo duca di
Calvello già Ossada, cambiato in quello di Calvello nel 1771 con
lettera patrimoniale, senatore di Palermo negli anni 1766/70,
governatore della nobile Compagnia della Pace in Palermo 1769; il
figlio ROBERTO senatore dal 1825 al 1830, gentiluomo di camera di re
Ferdinando II di Borbone e cavaliere dell'Ordine Costantiniano.
Secolo XXI esistono rappresentati del casato dal cognome
Calvello, Calvelli e Carvello.
Arma: d’argento, al capriolo abbassato sotto una fascia, il tutto di nero.
Alias: troncato: d’argento e di nero, al
capriolo d’argento. |
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CALVO o CALVI
Titoli:
nobile
Dimora:
Messina
Originaria di Genova ed aggregata alla nobiltà messinese nel 1508.
ANNIBALE giudice della Corte Straticoziale del Tribunale di Messina
1572/3 e della Corte del regno ed iscritto alla Mastra Nobile di
Messina nel 1597; TOMMASO nominato vescovo di Tropea nel 1593;
GIOVANNI GIACOMO proconservatore di Noto anno 1632; MARIO capitano
di Giustizia 1717/19, senatore di Caltagirone 1709/10; ANTONIO
governatore nobile della “Tavola Pecuniaria” (odierna Banca) di
Messina 1759/60. Il casato venne iscritto nella Mastra Nobile di
Messina dal 1798 al 1807 in persona di GIUSEPPE, ENRICO ed ANTONINO.
Con Decreto Presidenziale del 7 luglio 1927 la famiglia fu
riconfermata nel titolo di nobile. Iscritta nel Libro d’Oro della
Nobiltà Italiana, iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano
anno 1922.
Arma:
scaccato d’argento e di nero. |
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CAMMARATA
Titoli:
barone di Casalgismondo
Dimora:
Catania
Si crede di discendenza spagnola; GIAIMO capitano d’armi del
presidio di Val di Mazzara durante il regno di re Alfonso d’Aragona;
MARIO giudice della Corte Pretoriana di Palermo 1639/40; stessa
carico FILIPPO nel 1665 il quale fu anche giudice della Gran Corte
del Regno nel 1668; VITALE cavaliere di Malta con nomina nel 1669;
DIEGO protonotario del Regno nel 1762; con Regio Decreto del 21
luglio 1869 riconfermato il 10 agosto 1873 ROCCO ottenne il titolo
di barone di Casalgismondo.
Iscritto nel Libro d’Oro della Nobiltà Italiana, iscritta
nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma:
di rosso al leone d’oro coronato, sostenente una colonna d’argento. |
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CAMMARERI
Titoli:
barone
di Gurafi
Dimora:
Castroreale
Famiglia originaria
di Castroreale, decorata della baronia di Gurafi della quale era
investito nel 1654 MICHELE MARIO; all’abolizione della feudalità ne
era investito ANTONIO MICHELE in data 15 luglio 1811.
Iscritta
nell’Elenco Ufficiale Nobiliare italiano anno 1922.
Arma:
d’azzurro alla torre d’oro cimata da un’aquila di nero. |
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CAMPAGNA
Titoli:
nobile
Dimora:
Messina
Originaria di
Verona, nobili in Messina, ascritti nella nobile arciconfraternita
della “Pace e Bianchi” della quale tennero anche il governo.
NICCOLO’, di Messina, ebbe nel 1392 la concessione di due once
annuali sui proventi delle gabelle e dei diritti di segreteria di
Messina; ANTONIO giudice straticoziale (giudice criminale) di detta
città nel 1421/2; MELCHIORRE giudice del tribunale del Concistoro
nel 1673; giudice della Gran Corte Criminale 1683 e 1689; FRANCESCO,
dottore in legge, assessore del consolato della seta in Messina
1714; TOMMASO barone del Migliardo, titolo che la figlia Beatrice
portò nella famiglia Donato; BERNARDO alfiere (sottotenente) del “2°
Reggimento Granatieri della Guardia Reale” partecipò alla difesa del
Regno delle Due Sicilie dall’invasione piemontese, meritando la
decorazione della Croce al Merito per essersi distinto nei
combattimenti sul Volturno del 1 ottobre 1860; Il casato
riconosciuto nobile con deliberazione della Real Commissione dei
titoli di nobiltà del Regno delle Due Sicilie in data 2 ottobre 1848
Iscritta
nell’Elenco Ufficiale Nobiliare anno 1922.
Arma:
troncato: da una fascia in divisa d’argento carica della parola
Libertas di nero; nel 1° d’azzurro al braccio destro armato al
naturale movente dal lato destro dello scudo e tenente con la mano
di carnagione una bandiera di rosso; 2° di nero a cinque spighe di
grano d’oro uno accanto all’altra in palo. |
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CAMPANELLA
o CAMPANELLI
Titoli:
nobili
Dimora:
Napoli
Di antica origine Napoletana, stanziarono nel XVII secolo in
Spinazzola; FELICE ufficiale dell’Esercito Napoletano nel 1787;
GIUSEPPE (1811-1884) colonnello dell’esercito delle Due Sicilie,
decorato dell’Ordine di San Ludovico di Parma e di Carlo di Spagna;
EUGENIO colonnello d’artiglieria del Regio Esercito Italiano anno
1898; ARTURO generale d’artiglieria nel 1913; FELICE generale di
Divisione del Regio Esercito Italiano nella prima metà del XX
secolo.
Riconosciuti nobili nel 1906,il casato è iscritto nel Libro d’Oro
della Nobiltà Italiana dal 1908; iscritta nell’Elenco Ufficiale
Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma:
d’azzurro alla fascia arcuata di rosso e bordata d’oro sostenente
una torre d’oro merlata alla ghibellina, a sinistra un leone d’oro
tenente dei campanelli accompagnato da tre stelle d’oro. |
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CAMPANILE
di Montedimezzo
Titoli:
patrizio
di Trani, predicato di Montedimezzo
Dimora:
Napoli,
Trani
Il casato è
originario di Ravello sulla costiera amalfitana; nel “Codice Antico
Amalfitano” degli illustri è indicata così “Sire Galganus
Campanilis de Ravello in anno 1273, e Sire Angelus Campanilis de
Ravello in anno 1430”. NICOLA abate di San Trifone in Ravello ed
eletto vescovo nel 1455; RAINALDO razionale della Regia Camera della
Sommaria; FILIBERTO autore di un tomo di araldica dal titolo ”Armi,
ovvero insegne dei nobili, - Napoli anno 1613”
PAOLO ottenne il
feudo di Montedimezzo in Molise il 4 giugno 1791, e la conseguente
iscrizione nel Cedolario, per successione del genitore GIUSEPPE. La
famiglia venne iscritta nel patriziato di Trani dal 1585;
reintegrata in persona del precedente PAOLO nell’anno 1718 e nel
Registro delle Piazze Chiuse;DIEGO capitano del “10° Reggimento
Fanteria di Linea Abruzzo” ha partecipato alla difesa del Regno
delle Due Sicilie dall’invasione piemontese, meritò la medaglia di
distinto nei combattimenti nei pressi della città di Santa Maria
nell’ottobre del 1860, GIUSEPPE secondo tenente del “8° Battaglione
Cacciatori” anch’egli partecipò alla difesa del Regno, presente
quale difensore a Gaeta, capitolò con la guarnigione il 14 febbraio
1861; patrizi di Trani CARLO e il suo primogenito LEOPOLDO nel XIX
secolo.
Iscritta
nell’Elenco Ufficiale Nobiliare anno 1922.
Arma:
d’azzurro al campanile murato al naturale, su di un terreno di
verde, con cinque stelle sulla destra, a sinistra un elmo d’argento
con penne dello stesso. |
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CAMPANINO
di San Giovanni di
Zoppi
Titoli:
nobile
col predicato di San Giovanni di Zoppi
Dimora:
Capua
Famiglia di Capua,
che discende da ROBERTO che possedeva nel 1228 nel Salernitano, nel
territorio di Campagna, la tenuta di Trucunti; il fratello ANGELO
abate dei cavalieri dell’Ordine Teutonico nel Cenobio di San
Cataldo;ANTONELLO ed il figlio NICOLA distintisi nelle guerre tra
gli aragonesi di Alfonso e gli angioini di Luigi, militarono con la
regina Giovanna II d’Angiò, ricevendo privilegi e feudi ed ottennero
il primo stemma del casato; BIAGIO nel 1700 acquistò il feudo di San
Giovanni dei Zoppi, dal quale il titolo nobiliare di barone. Nel
Cedolario del Principato Ultra è documentata l’attestazione del
feudo di San Giovanni di Zoppi a GIROLAMO il 1 luglio 1793 per
successione del fratello TOMMASO; famiglia annoverata tra i
possessori di feudi da più di duecento anni. NICOLA, DIEGO,
FRANCESCO, MATTEO e DONATO vicari generali della Diocesi di Campagna
e Satriano, LUIGI vicario apostolico nel XIX secolo. Riconosciuta di
“nobiltà generosa” nella prove di ammissione nella Compagnia delle
Regie Guardie del Corpo in persona di DONATO nel 1839 (Verbali
della Regia Commissione di Nobiltà, volume I, pagina 169 e volume
III pagina 89), che in qualità di capitano del “Battaglione
Tiragliatori della Guardia Reale” partecipò alla difesa del Regno
delle Due Sicilie dall’invasione piemontese, presente alla difesa
della città di Gaeta capitolando con la guarnigione il 14 febbraio
1861; FERDINANDO capitano del “10° Battaglione Cacciatori” anch’egli
partecipò alla difesa del Regno, comportandosi con onore alla
battaglia del Volturno nell’ottobre del 1860; CESARE caduto nella 1a
guerra mondiale, GIACOMO, barone di San Giovanni di Zoppi, (+1924),
GIUSEPPE, dottore in giurisprudenza, magistrato, giudice militare in
Albania nella 2a
guerra mondiale, LEONIDA ingegnere del Genio Civile in Torre
Annunziata.
Iscritta
nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano 1922.
Arma:
partito:
1 d’argento allo scaglione di rosso accompagnato in alto da
un’aquila bicipite di nero; nel 2° d’argento alla fascia di rosso
accompagnata in capo da un leone al naturale tenente una spiga d’oro
ed in punta da tre stelle dello stesso. |
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CAMPOFREDA
Vedi rubrica "Le Famiglie Greco-Albanesi del Sud Italia" |
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CAMPOLO
Titoli:
barone di
San Todaro e Bonvicino, Signore delle saline di Castrogiovanni
Dimora:
Messina,
Catania, Cefalù
Lo studioso
Galluppi e il Mugnos la dicono originaria di Venezia, portata in
Sicilia da PINO Campolo cavaliere veneto; la famiglia per i servigi
prestati a re Federico III ottenne le rendite della città di
Siracusa e dei territori limitrofi; GIACOMO, detto Pino come il suo
avo, fu maestro secreto e tesoriere del Regno nel XIV secolo.
ROBERTO
vescovo di Cefalù nel 1337; un vescovo di Catania: FRANCESCO, figlio
di GUGLIELMO barone di Passaneto e maestro secreto del regno 1474.
GIACOMO, creditore di Re Martino di ventottomila fiorini, ottenne
per i suoi servizi, con privilegio dato in Catania il 20 agosto
1399, la terra di Palazzolo ed il feudo di Bibino Magno con il “mero
e misto impero”, e maestro secreto del regno. PINO ambasciatore
di Messina per conto di Re Martino nel 1400 e possedette il feudo di
Francavilla e l’Oliveto della Corte; TOMMASO, da Messina, ottenne
nel 1447 conferma del feudo Imbrici; altro TOMMASO, come erede del
padre Giacomo, ottenne nel 1417 conferma del feudo Saona; PAOLO
giurato di Messina 1403; RANIERI capitano di giustizia di Trapani
1375-76; SIMONE capitano di Siracusa 1419-20. PAOLO (figlio di
Raineri) ottenne conferma del feudo di San Todaro il 14 ottobre
1401, feudo che pervenne in seguito in potere di GIACOMO, primo
barone di Bonvicino e delle saline di Castrogiovanni. PETRUCCIO
comprò da Giovannello de Pactis il marcato di San Giorgio, il
marcato di Tre fontane, il marcato di Chazi e quello della Pietra
dei quali fu investito in data 11 maggio 1512. TIBERIO cavaliere
dell’Ordine Gerosolimitano, ammiraglio della flotta dell’Ordine e
gran balì nel 1594, di seguito fra' DOMENICO e PIETRO cavalieri del
medesimo Ordine cavalleresco. GIACOMO Campolo e Patti barone di San
Teodoro, Bonvicino e delle saline di Castrogiovanni, con privilegio
dato il 12 agosto ed esecutoriato in data 9 dicembre 1633, ottenne
il titolo di marchese di San Todaro. Molti personaggi del casato
vestirono in Messina la toga senatoria ed occuparono importanti
cariche tra cui: GIACOMO, barone di San Todaro e Bonvicino, che fu
fondatore “dell’Ordine militare della Stella” e principe dello
stesso nel 1609 e 1622; CARLO, marchese di San Todaro, che ne fu
principe nel 1661; PIETRO Campolo-Valdasci-Stagno e Ruffo, ricevuto
nell’ordine di Malta nel 1585, che fu confrate della nobile
“Arciconfraternita della Pace e Bianchi” di Messina; PIETRO, barone
di San Todaro e Bonvicino, governatore di detta arciconfraternita
nel 1622 e di un Blasco Campolo e Natoli, cavaliere dell’ordine
della Stella, governatore di detta arciconfraternita nel 1627.
Il casato
inscritto nell’Elenco Regionale delle Famiglie Nobili Siciliane.
Arma:
troncato: nel 1° di rosso, a quattro denti d’argento; nel 2°
d’argento, al leone di rosso.
alias:d’argento
al leone di rosso, cinque mezzi fuselli dello stesso moventi dal
capo |
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CAMUGLIA
Vedi rubrica "Le
Famiglie Greco-Albanesi del Sud Italia" |
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CANDIDA
Titoli:
patrizio di Lucera
Dimora:
Lucera, Napoli
Il casato discende da ALDOINO Filangieri signore della terra di Candida, e da quel possedimento venne poi conosciuto e nominato il
casato già dal 1269 in Candida o Candido (altro ramo della
famiglia).
Nobili in Benevento, Nola, Lucera, Taranto, il ramo di Benevento si
estinse nel XVI secolo.
GIACOMO milite e “familiare” di re Roberto d’Angiò, da Benevento
portò la famiglia nel 1324 in Lucera dando poi origine anche al ramo
di Napoli. ANGELO creato da re Roberto cavaliere del giustizierato
di Bari; frate ANDREA presidente della Regia Camera della Sommaria,
cavaliere di Rodi e priore di Barletta, nel 1424 fu tra i
sottoscrittori della capitolazione della città di Lucera a re
Alfonso d’Aragona; PIETRO, BERNARDINO e GIACOMO furono dei valorosi
militari nel XV secolo; frate CARLO, comandante di galee da guerra,
difese l’isola di Malta dall’aggressione di Napoleone nell’anno
1800, luogotenente del Gran Magistero dell’Ordine di Malta; ANDREA
maresciallo della Regia Guardia del Corpo di re Gioacchino Murat
nell’anno 1808.
Chiesa Santa Maria La Nova, Napoli. Foto Ciro La Rosa,
clicca sulle immagini per ingrandirle |
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La famiglia è iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno
1922.
N.d.A.: si ringrazia il prof. Giuseppe Reale,
presidente dell'Associazione Culturale "Oltre il Chiostro" di
Napoli, per l'autorizzazione della ripresa fotografica nella chiesa
di Santa Maria La Nova.
Arma:
d’argento alla sirena al naturale coronata d’oro, in un mare di
verde. |
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CANDIDO
(di Cancellara)
Titoli:
patrizio di Trani, predicato di Cancellara
Dimora:
Trani
Altro ramo della famiglia Candida, trasferitasi in Trani nel 1742
con RICCARDO Candida, ed iscritto in quella nobiltà presso il seggio
dell’Arcivescovado nel 1799.
In possesso del feudo di Cancellara e Santacroce.
La famiglia è iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare anno 1922
Arma:
d’azzurro alle due colonne d’argento sormontate da due leoni tenenti
un castello il tutto d’oro, accompagnato da un giglio al naturale
fogliato d’argento. |
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CANNARELLA
Titoli:
marchese di Regalbono e Scuderi
Dimora:
Licata, Siracusa
Nobili in Siracusa. NICCOLO’ giudice della Gran Corte de Regno anno
1507; VINCENZO giurato in Siracusa 1571/2; con investitura dell’8
ottobre 1749 IGNAZIO nominato barone di Molisana e Alfano; GAETANO
sindaco di Siracusa 1783/4; DOMENICO giurato nobile 1803/4, marchese
di Scuderi il 22 giugno 1810 per successione dello zio GIROLAMO
Cannata; FRANCESCO per successione della famiglia Frangipane ebbe il
titolo di marchese di Regalbono, il figlio
DOMENICO con Regie Lettere Patenti (RR. LL. PP.) ottenne per
trasmissione il titolo di marchese di Regalbono in data 14 ottobre
1900 ed in seguito quello di marchese di Scuderi con Decreto
Ministeriale del 1927.
Iscritta nel Libro d’Oro della Nobiltà Italiana, iscritta
nell’Elenco Ufficiale Nobiliare anno 1922.
Arma:
troncato semipartito: 1° di rosso, due leoni sormontati da tre
stelle d’oro in atto di rompere un pane d’argento (Frangipane), 2°
d’argento alla canna al naturale (Cannata), d’azzurro al vaso d’oro
con tre gigli al naturale. |
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CANNIZZARO
Titoli:
barone di Belmontino inferiore, signore di Leone
Dimora:
Catania, Vizzini
Proveniente dalla Spagna con re Pietro d’Aragona. Nobili in Messina,
Palermo, Vizzini.
BLASCO proconservatore di Vizzini 1590; MARIO barone di Madore,
mastro notaro del tribunale del Regio Patrimonio di Vizzini 1549,
ministro della “Compagnia di Carità” di Palermo 1623; FRANCESCO
senatore in Palermo 1662/71; MARIANO e PAOLO iscritti nella mastra
nobile di Messina dal 1798 al 1807; PAOLO con privilegio del 15
giugno 1793 ottenne il titolo di barone di Belmontino inferiore;
acquisiti definitivamente con Decreto Ministeriale del 1900.
Iscritta nel Libro d’Oro della Nobiltà Italiana, iscritta
nell’Elenco Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma:
d’azzurro alle due stelle d’oro, rosso a tre barre d’oro; alias
d’azzurro alla stella d’oro, di rosso alla fascia e barre d’oro. |
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CANZANO
(di Belviso)
Titoli:
duca di Belviso, visconte di Francavilla
Dimora:
Messina
Di origine spagnola, nobili in Messina sin dal XVI secolo.
SERAFINO tenente colonnello e governatore della Torre del Faro di
Messina nel XVII secolo; GIUSEPPE cavaliere di giustizia dell’Ordine
Costantiniano, maresciallo di campo, di re Ferdinando II,
dell’Esercito del Regno delle Due Sicilie; il figlio PAOLO ottenne,
per eredità della madre Cornelia Avarna, il titolo di duca di
Belviso e visconte di Francavilla con Regio Rescritto del 26
maggio1855; figli del precedente : FRANCESCO Capitano del “2°
Reggimento Granatieri della Guardia Reale” decorato dell’Ordine di
San Giorgio per essersi distinto nella battaglia sul Volturno, LUCA
1° tenente del “2° Reggimento Granatieri della Guardia Reale”, e
GAETANO, proveniente dalla Scuola Militare della Nunziatella,
capitano del “Comando Generale dello Stato Maggiore” hanno preso
parte alla campagna del 1860/61 contro i piemontesi che invasero il
Regno delle Due sicilie.
Iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma:
inquartato: 1° e 4° di rosso al castello d’oro, 2° e 3° d’oro alla
fascia d’azzurro.
Alias:
di rosso al castello di tre torri di rosso. |
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CAPANO
Titoli:
nobile
Dimora:
Napoli
Si hanno memorie del casato dal tempo dell'imperatore
Enrico (Arrigo) VI, potente famiglia della Baronia del Cilento che
apparteneva ai Sanseverino, originaria di Rocca del Cilento.
Iscritta nel
patriziato di Salerno al seggio di Porta Retese, ed a quello di
Napoli al seggio di Nido.
JACOPO milite,
maestro razionale, consigliere e “famigliare” di re Roberto, il
quale premiò la sua fedeltà donandogli i casali cilentani di Trotta,
Cupolo, Saleato e Castrignano. FRANCESCO anch'egli con le stesse
cariche e per lo stesso re, creato barone di Turricello, Castiglia,
Porcilli, Acquamela e Castelammare della Bruga. GIACOMO nominato
tesoriere dell'esercito nel 1328 dal Duca di Calabria, partecipò
alla difesa del Regno minacciato da Ludovico di Baviera (dal
Ricca “Nobiltà del Regno delle due Sicilie” edito in Napoli nel 1859
– volume IV pagina 177). MAZZEO barone di Lustra, di Omignano,
di Serra del Cilento nel 1432. La famiglia Capano e lo stesso Mazzeo
furono perseguitati e minacciati di morte per non voler partecipare
alla congiura contro re Ferdinando d'Aragona ordita da Roberto
Sanseverino e da altri nobili. MARIA baronessa di Porcilli era tra i
feudatari dell'indulto che il viceré Filiberto di Chalon, principe
d'Orange, emanò in Trento il 28 aprile 1530 dopo la disfatta
dell'esercito francese, (capitanato dal Visconte di Lautrec
Odetto di Foix maresciallo di Francia che in Napoli trovò la morte
il
15 agosto 1528,
ed ivi sepolto nella chiesa di Santa Maria La Nova)
avendo invaso il regno per conto del re Francesco I (indulto
conservato presso l’Archivio di Stato di Napoli, volume 485 “Antichi
Processi della Sommaria” n. 5537, fogli dal 164 al 168) .
Il ramo di
Salerno ricevuto nell'Ordine di Malta dal 1586 come quarto della
famiglia Villani (Archivio di Stato di Napoli volume XXVI –
Priorato di Capua – e nel 1588 Archivio Ordine di Malta n. 4865);
il ramo di Napoli venne ricevuto nel 1611 con GIOVAN FRANCESCO
(Archivio Ordine di Malta n. 42024), capitano della galea di
San Giovanni, morì gloriosamente nell'impresa contro la città di
Fogge, nel Golfo di Smirne, nel 1613 (dal tomo “Istoria” parte I
e parte II – di Del Pozzo). GIUSEPPE l'11 luglio 1722 ottenne i
seguenti feudi: di Pollica col titolo di principe, di Celso col
titolo di conte, passati in eredità al figlio GIUSEPPE juniore (†
1795) morto senza eredi; i titoli ed i feudi passarono alla sorella
MARIANNA, moglie di Ercole De Liguoro, il cui figlio Giuseppe ne fu
l'ultimo intestatario il 1 aprile 1805. Il ramo secondogenito, ora
estinto, per successione della famiglia De Filippo ottenne i feudi
di Miano, e Mianello in Terra di Lavoro in persona di MICHELE l'11
marzo 1763.
Il ramo
terzogenito dei principi di Pollica e dei conti di Celso si estinse
con MICHELE (1810-1887), patrizio napoletano e regia Guardia a
cavallo presente nei ruoli attivi del 1860, iscritto nel Libro d'Oro
Napolitano, figlio di FRANCESCO e della nobildonna Emilia Caravita
dei principi di Sirignano, lasciando i titoli alla figlia CARLOTTA
sposata col nobile Raffaele Bassano dei marchesi di Tufillo il quale
ereditò i titoli per “maritali nomine”. Il casato riconosciuto di
“nobiltà generosa” nella prove di ammissione nelle Regie Guardie del
Corpo di S.M. Il re del Regno delle Due Sicilie (Archivio di
Stato di Napoli verbale della Commissione volume XI pagina 238)
in persona di GIOVANNI (1837-1877) nel 1858 il quale era presente
nei ruoli attivi alla data del 1860; ed iscritto, il casato,
quale patrizio napoletano nel Libro d'Oro della Nobiltà Napoletana.
Iscritto il
casato nell'Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922, col
titolo di nobile in persona dei discendenti di MICHELE.
Arma:
d'argento alla
banda di rosso caricata di tre gigli d'oro. |
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CAPASSO
e
CAPASSO TORRE DI CAPRARA
Titoli:
conte di Pastene, patrizio Napoletano, patrizio Beneventano
Dimora:
Napoli, Benevento, Roma
Antichissima famiglia già nota nel XI secolo nelle terre Campane.
TOMMASO difensore degli Svevi con re Manfredi ebbe le terre
confiscate da re Carlo I d’Angiò; GIOVANNI e ROBERTO reintegrati e
nominati “Cavalieri Regi” ; PIETRO tesoriere regio nel 1275; LUIGI “regio familiare”, ambasciatore dell’ultimo re d’Araqona che seguì
nella via dell’esilio in Francia; ANNIBALE consigliere militare di
Carlo V alla battaglia di Pavia e alla presa di Goletta; FABIO
trasferì la famiglia in Benevento ed iscritto nel suo patriziato il
12 ottobre 1580 ed eletto capoconsole; il figlio ANNIBALE
giureconsulto ed ambasciatore di Benevento presso la Santa Sede;
FABIO restauratore dell’arco di Traiano in Benevento nel XVII
secolo. La famiglia è decorata del titolo di conte di Pastene in
persona di FABIO, quale eredità della moglie Lucrezia Memoli nel
XVII secolo. GAETANO, conte di Pastene, iscritto nel Libro d’Oro
della Nobiltà Napoletana nel 1842; SAVERIO ufficiale di cavalleria
dell’Esercito del Regno di Napoli di re G. Murat, morto nella
campagna di Russia. Il casato è iscritto nel seggio di Portanova in
Napoli, iscritto nell’ordine Costantiniano e in quello di Malta,
riconosciuto di “antica nobiltà” nel 1851 dalla Regia Commissione
per i titoli di Nobiltà in base all’ammissione nel Corpo delle Regie
Guardie del Corpo del Regno delle Due Sicilie; PASQUALE, ramo di
Pastene, maggiore comandante del “2° Reggimento Lancieri Reali”
dell’Esercito delle Due Sicilie, combatté nel 1860 contro i
garibaldini per contrastare l’invasione piemontese del Regno e
decorato della Croce di diritto dell’Ordine Costantiniano da re
Francesco II. Monsignor BARTOLOMEO, nato nel 1871, cappellano del
Tesoro di San Gennaro; GIOVANNI conte di Pastene con Regio Decreto
del 25 settembre 1924, ministro plenipotenziario del Regno d’Italia,
aggiunse al proprio cognome quello materno di Torre di Caprara con
Regio Decreto del 10 agosto 1927.
Iscritto nel Libro d’Oro della Nobiltà Italiana, iscritto
nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano.
Arma:
d’azzurro ala croce d’oro di sant’Andrea, quattro teste di leone
d’oro linguellate di rosso |
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CAPITANEO
Titoli:
barone di San
Demetrio
Dimora:
Modugno, Bari
Motto:
“Sic erat in fatis”
Famiglia
appartenente ad un ramo dei Cattaneo che seguì le sorti di Isabella
d’Aragona duchessa di Milano la quale riparò in provincia di Bari
nella città di Modugno nel 1512. Il cognome per corruzione
dialettale vennero appellato in Capitaneo, ed iscritti così al
patriziato di Modugno; la famiglia possedette il feudo di San
Demetrio nel territorio di Bitonto quale eredità dal casato Barone.
GUARINO
castellano di Bari, che accompagnò con altri cavalieri Bona Sforza
quale promessa sposa di Sigismondo re di Polonia, il quale lo premiò
con diploma del
18 aprile 1518 del titolo di cavaliere dell’Ordine della Milizia
Aurata, anche l’imperatore Carlo V, con diploma del
31 dicembre 1554, lo nominò di nuovo cavaliere della Milizia
Aurata estendendone il privilegio a tutti i suoi discendenti in
linea maschile; DIODATO cavaliere dell’Ordine Gerosolimitano nel
1710 e capitano di reggimenti dell’Ordine Gerosolimitano, nominato
nel 1747 commendatore della Santissima Trinità di Barletta, morì nel
1753 ed i suo monumentale sepolcro è ancora visibile nella chiesa
della SS. Trinità di Trinitapoli; NICOLA cavaliere di “devozione”
dell’Ordine Gerosolimitano nel 1859. Monumenti del casato sorgono in
Bari nella chiesa di San Sebastiano, nella chiesa madre di Modugno,
nella menzionata chiesa della SS,Trinità in Trinitapoli.
Rappresentanti del casato a cavallo tra il XIX e XX secolo: il
barone di San Demetrio PIETRO, ed il cavaliere dell’Ordine della
Corona d’Italia, Regio Procuratore civile e razionale di Bologna
NICOLA.
Arma:
d’azzurro
a cinque sbarre d’oro. |
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CAPOBIANCO
Titoli:
marchese di Carife, patrizio Beneventano, nobile di Anagni
Dimora:
Napoli
Famiglia risalente al periodo delle crociate, originaria di Castelpoto. LORENZO trasferì la famiglia nel XVI
secolo in Benevento; ANTONIO, avvocato fiscale della Gran Corte
della Vicaria, nel 1646 per eredità materna, Laura Ciaccio, ottenne
la terra di Carife in Calabria, e ne venne nominato marchese in data
18 giugno 1668 da Carlo II di Spagna per i servizi resi quale
reggente del Supremo Consiglio d’Italia; il nipote DOMENICO marchese
in data 27 aprile 1666; ultimo intestatario del titolo GIOVANNI
all’inizio del XX secolo. Un ramo passò in Anagni nel XVII secolo
con CARLO, ed iscritto nella mastra nobile di Anagni. Ramo di
Napoli, nobili dei marchesi di Carife: il Dott. ENRICO, Vice
Questore, il figlio Avv. ALBERTO (1919), Ufficiale combattente in
Albania, Comandante del Battaglione Celere della Questura di Napoli
e Aiutante Maggiore negli anni ’60 del XX secolo, Comandante del
Gruppo delle Guardie di P.S. di Sassari e collocato a riposo col
grado militare di Generale di Pubblica Sicurezza, cugino del
Generale il Dott. ARNALDO,Questore Dirigente all’Ufficio Affari
Generali del Ministero dell’Interno, a Roma”.
Iscritto nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma:
d’azzurro allo scaglione d’oro, accompagnato da due stelle dello
stesso, alla punta dal capo canuto. |
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CAPOGRASSI
Titoli:
nobile
Dimora:
Napoli, Sulmona
Originaria del Cilento, prese il nome dalla terra in loro possesso,
aggregata alla nobiltà di Salerno nel seggio di Portanova; PANDOLFO
giudice in Salerno nel 1284; RUGGIERO capitano dell’isola d’Ischia
nel 1279; ANDREA vescovo di Sulmona 1314; GIACOMO diede origine al
ramo di Sulmona e divenne il capitano nel 1324 di detta città; il
nipote GIACOMO commendatario di San Giovanni in Venere.
Il casato inserito nell’Ordine di Malta dal 1584, iscritto
nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma:
troncato 1° d’azzurro al grifo d’oro coronato, 2° d’azzurro alla
banda d’argento caricata di una stella codata di rosso accompagnata
da due cotisse d’argento. |
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CAPOMAZZA
Titoli:
marchese di Campolattaro, patrizio di Pozzuoli
Dimora:
Napoli, Pozzuoli
Le prime notizie certe risalgono al 1159 dall’Archivio della Chiesa
della Santissima Trinità in Cava. Iscritta al patriziato di
Pozzuoli.
Riconosciuta di “antica nobiltà” dalla Regia Commissione per i
titoli di nobiltà nell’ammissione alle Regie Guardie del Corpo
dell’Esercito delle Due Sicilie anno 1843; inserita nell’Ordine di
Malta dal 1871; FLAVIO e GIUSEPPE riconosciuti patrizi di Pozzuoli
nel 1858. Il ramo napoletano è decorato del titolo di marchese di
Campolattaro dal 1770. EMILIO marchese di Campolattaro, patrizio di
Pozzuoli e Sindaco di Napoli; BENEDETTO cavaliere del Regno
d’Italia, cavaliere dell’Ordine di Malta, vice console d’Italia in
Algeri 1932, esiste ancora in Napoli, in via Nilo 10, “palazzo Capomazza”.
Iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922,
iscritto nel Libro d’Oro della Nobiltà Italiana anno 1933.
Arma:
troncato
d’azzurro alla testa di carnagione, affiancata da due bastoni
d’oro sormontata da tre stelle del medesimo, 2° d’azzurro a tre
bande d’oro |
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CAPONE
Titoli:
nobile
Dimora:
Montella, Roma
Motto:
“durando vinco”
Antica famiglia di Montella già nota nel XV secolo. GIULIO,
GIUSEPPE, ANDREA validi giuristi in Montella ed in Roma secoli XVII
e XVIII; FILIPPO (1821-1895) senatore del Regno, sostituto
procuratore della gran Corte Criminale di Chieti nel 1860, giudice
della Gran Corte Civile di Napoli e Catanzaro, primo presidente
della Corte d'Appello di Trani, Ancona e Milano dal 1876 al 1883,
professore di Storia del Diritto all'Università di Bologna nel 1861,
professore onorario all'Università di Napoli nel 1862,
grand'ufficiale dell'Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro,
grand'ufficiale dell'Ordine della Corona d'Italia, insignito della
medaglia commemorativa delle guerre d'indipendenza 1848/49 e 1859; SCIPIONE presidente della Cassazione, deputato e poi
senatore del Regno d’Italia dal 1861 al 1867; ANDREA avvocato
generale militare del Regio Esercito Italiano nel 1932.
Iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano 1922.
Arma:
d’argento alla testa di moro bendato |
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Sen. Filippo Capone. Archivio Storico
del Senato della Repubblica |
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CAPPA (di San Nicandro)
Titoli:
patrizio dell’Aquila col predicato di San Nicandro
Dimora:
Aquila
Antica famiglia aquilana, inserita nell’Ordine di Malta nell’anno
1701, possedette i feudi di Bagno, Caporciano, Coppito, San Nicandro
d’Abruzzo. Aggregata al patriziato dell’Aquila; riconosciuta di
“antica nobiltà” nel 1837 nelle prove per l’ammissione alle Regie
Guardie del Corpo dell’Esercito delle Due Sicilie dalla Regia
Commissione dei titoli di nobiltà; patrizi dell’Aquila col predicato
di “San Nicandro” nella persona di ANTONIO nell’anno 1920.
Iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma:
troncato 1° d’argento alla testa di moro tenente una rosa in bocca,
2° fasciato alternato d’oro, rosso e d’azzurro. |
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CAPPABIANCA
Titoli:
nobile di Sant’Eustachio
Dimora:
Aversa, Napoli
Originaria di Aversa, iscritta nel Sovrano Militare Ordine di Malta
nel 1731 con GIOVANNI; DECIO, “famigliare” di re Filippo III di
Spagna, ebbe la concessione, non trasferibile ad eredi, per i
servigi a lui resi del titolo di marchese. Il casato acquisì il
feudo di Sant’Eustachio; diede vari magistrati al Regno di Napoli.
Iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano del 1922.
Arma: d’azzurro alla fascia d’oro accompagnata da tre stelle
d’oro, in punta una vipera di verde. |
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CAPPELLANI
Titoli:
barone,
barone di Formica, nobile dei baroni della Formica
Dimora:
Palazzolo Acreide, Catania
PAOLO SALVATORE
acquistò la baronia di Formica e ne ottenne l’investitura il 1 marzo
1772; GIUSEPPE ne fu investito il 31 agosto 1790; ORAZIANO capitano
del “5° Battaglione Cacciatori” ha partecipato alla difesa del Regno
delle Due Sicilie dall’invasione piemontese, presente nei
combattimenti in Catania, e sul continente battendosi con valore con
i resti del battaglione il 26 ottobre a Cascano contro le truppe
sarde, capitolò con la guarnigione di Gaeta il 14 febbraio 1861. Con
D. M. del 6 ottobre 1900 riconosciuto il titolo di barone di Formica
in persona di SEBASTIANO; con D. M. del 1904 SALVATORE ottenne il
riconoscimento del titolo di nobile dei baroni di Formica, di barone
sul cognome con RR. LL. PP. (Regie Lettere Patenti) del 21 agosto
1908.
Iscritta nel Libro
d’Oro della Nobiltà Italiana, iscritta nell’Elenco Ufficiale
Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma:
inquartato nel 1° e 4° di rosso al leone coronato d’oro; nel 2° e 3°
d’argento all’aquila coronata di nero - alias d’azzurro a tre
crescenti d’argento posti due a uno macchiati di nero, accompagnati
da una stella d’oro e sormontati in capo da un bisante dello stesso. |
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CAPPELLI
o
CAPPELLO
Titoli:
marchese
Dimora:
Sicilia
Originaria di Padova si stabilirono in Sicilia nel XIII secolo.
NICCOLO’ il 24 aprile 1333 ottenne il feudo di Molisana, trasmesso
al figlio RINALDO. ANTONIO ottenne da re Martino il 4 giugno 1393 il
feudo di Bonfallura. BALDASSARRE fu giurato in Noto nel 1556; ORAZIO
ANTONIO con dispaccio reale del 7 luglio 1810 ebbe il titolo di
marchese trasmissibile agli eredi.
Iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma:
troncato d’argento e di nero al cappello all’opposto |
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CAPUANO
Titoli:
patrizio napoletano
Dimora:
Napoli
Di origine longobarda, annoverata tra le famiglie illustri di
Amalfi, dove diede anche un arcivescovo. Diramata a Napoli con la
venuta degli Angioini, aggregata ai seggi di Nido e Portanova,
iscritta in vari ordini cavallereschi e vestì la porpora
cardinalizia, nel 1809 venne iscritta nel Libro d’Oro della Nobiltà
Napoletana. Riconosciuta di “antica nobiltà” nelle prove della
Regia Commissione per l’ammissione nelle Regie Guardie del Corpo
dell’Esercito delle Due Sicilie. MICHELE alfiere del “2° Reggimento
Dragoni” (cavalleria pesante) partecipò alla campagna del 1860/61
alla difesa del regno delle Due Sicilie dall’invasione piemontese.
Con Decreto Ministeriale dell’anno 1900 venne riconosciuta col
titolo di patrizio Napoletano, iscritta nell’Elenco Ufficiale
Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma:
di ermellino alla testa di leone nera recisa, linguata e
sanguinolenta di rosso, coronata d’oro. |
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CAPUTI
Titoli:
nobile
Dimora:
Livorno,
Napoli
Famiglia originaria
di Napoli, trasferitasi in Livorno nel XVII secolo con VINCENZO;
iscritta al certo nobile di Livorno con proposta della Magistratura
civica di San Miniato con deliberazione del 20 agosto 1845 in
persona di RAFFAELE, accolta con Regio Rescritto in data 2 gennaio
1846.
Arma:
di rosso
alla testa di leopardo d’argento coronata d’oro. |
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CAPUTO
(1)
Titoli:
duca
Dimora:
Napoli, Cosenza
Si hanno memorie certe sin dal XIII secolo; PIETRO decorato
dell’Ordine del “Cingolo Militare” dal re Carlo I d’Angiò; LORENZO
giustiziere di Terra di Lavoro nel 1290; CARLO e LUIGI marescialli
dell’Esercito con nomina rispettivamente nel 1384 e 1393.
Il casato venne messo al bando dalla capitale, Napoli, nel secolo
XVI, per rivalità con altre famiglie dei seggi nobili e dovette
riparare in altri luoghi. Un ramo si stabilì in Cosenza dove venne
decorato nel 1724 del titolo di duca, fecero parte dell’Ordine di
Malta, riconosciuti di “antica nobiltà” per l’ammissione nelle regie
Guardie del Corpo dell’Esercito delle Due Sicilie;
ANTONIO alfiere del “2° Reggimento Lancieri Reali” ha partecipato
alla campagna del 1860 contro i piemontesi per la difesa del Regno capitolando nel novembre dello stesso anno.
Iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma:
di rosso alla testa di leone coronata d’oro |
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CAPUTO
(2)
Titoli:
patrizio di Tropea
Dimora:
Tropea
Ramo della precedente famiglia con BARNABA che si trasferì a
Tropea nel 1400; TOMMASO sindaco di Tropea nell’anno 1567; un altro
TOMMASO ammesso nell’Ordine di Malta quale cavaliere di giustizia;
un terzo TOMMASO ufficiale delle “Regie Guardie del Corpo” del Regno
delle Due Sicilie nel 1849 e decorato dell’Ordine Pontificio di San
Silvestro; GIOVAN BATTISTA
2° tenente della “Reale Gendarmeria a piedi” ha partecipato alla
campagna del 1860/61 per la difesa del Regno delle Due Sicilie
dall’invasione piemontese.
Iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma:
troncato 1° d’azzurro ai 3 monti d’oro con 2 leoni dello stesso,
linguati di rosso sostenenti una testa al naturale coronata d’oro,
2° di verde con 4 onde d’argento |
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CARAVITA
(di Siringano/Toritto)
Titoli :
marchese, principe di Sirignano, patrizio Napoletano, duca di
Toritto
Dimora:
Napoli
Di origine spagnola, si ritiene discendente della famiglia Garavito.
Le prime memorie si hanno in Eboli nel 1309 in persona di GUALTIERI
e GIOVANNI. Il casato si trasferì a Napoli nel 1630, nobili fuori
piazza nel 1639, ed iscritto poi al Monte Manso nel XVIII secolo;
con Dispaccio Reale del 31 ottobre 1804 iscritta nel Libro d’Oro
della Nobiltà Napoletana. Il casato si divise in due rami nel XVII
secolo con i figli di AGOSTINO consigliere del Sacro Regio
Consiglio, il primo con ANTONIO decorato del titolo di marchese nel
1778 e del titolo di principe di Sirignano, il secondo con
PIETRANTONIO che ottenne il titolo di duca di Toritto nel 1710 e
l’iscrizione al Registro delle Famiglie dei Cavalieri di Giustizia.
GIOVAN MARIA gran priore dell’Ordine di Malta in Lombardia ed
ambasciatore dell’Ordine presso la Santa Sede nel 1678; TOMMASO,
cavaliere dell’Ordine di San Giacomo della Spada, edificò il
villaggio di Caravita in Pomigliano d’Arco nel 1647; PAOLO
arcivescovo di Conza nel 1678; SEMPLICIO arcivescovo di Amalfi nel
1681; GIUSEPPE duca di Toritto, consigliere della Regia Camera di
Santa Chiara; ANDREA prefetto archiviario dell’Abbazia di
Montecassino, pubblicò “I Codici e le arti di Montecassino”;
FERDINANDO, ramo dei Siringano, guardia a cavallo della “Compagnia
delle Reali Guardie del Corpo” partecipò alla difesa del Regno delle
Due Sicilie dall’invasione piemontese nella campagna del 1860;
GIUSEPPE principe di Sirignano (1849-1920), figlio di FRANCESCO e di
Antonietta Tomasi figlia del principe di Lampedusa, fu presidente
dell'Acquedotto di Napoli, della Circumvesuviana, della Compagnia
Generale dell'Elettricità, della Compagnia del Gas, dell'Acquedotto
di Santa Maria della Foce, della Compagnia Transatlantica di
Barcellona e della Funicolare del Vomero, presidente della fabbrica
di auto De Luca Daimler, fondò nel 1915 la "Banca dell'Italia
Meridionale" che chiamò Mary Bank trasformata poi dall'italo
americano Giannini in "Banca d'America e d'Italia" con sede in Via
Santa Brigida in Napoli, oggi ritrasformata in "Deutsche
Bank", venne nominato Gran Cordone dell'Ordine della Corona
d'Italia, Commendatore dell'Ordine di Isabella la Cattolica del
Regno di Spagna, Cavaliere del Merito Agricolo di Francia, Cavaliere
della Legione d'Onore e Cavaliere dell'Ordine di Malta, nel 1915
venne nominato senatore del Regno d'Italia; il figlio FRANCESCO
(1908-1998) principe di Sirignano, fu uno dei personaggi
più in vista del novecento napoletano, campione automobilistico,
pianista, subacqueo, uomo di grande cultura pubblicò un libro
ironico intitolato "Memorie di un uomo inutile".
Immagini Archivio Ciro la Rosa.
Clicca sulle immagini per ingrandirle |
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La famiglia è tuttora divisa nei rami di
Sirignano,
marchesi e principi, e di
Toritto,
duchi.
Iscritta nel Libro d’Oro della Nobiltà Italiana, iscritta
nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.
A Napoli al Rione Sirignano, di fronte alla Villa comunale, è sito
il monumentale edificio denominato palazzo Sirignano, acquistato da
GIUSEPPE nel 1884, oggi sede della Società Tirrenia di Navigazione
Arma:
d’azzurro al leone d’oro con una fascia di rosso caricata di tre
stelle d’argento passante al centro |
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Sen. Giuseppe Caravita. Archivio Storico
del Senato della Repubblica |
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CARBONELLI di
Letino
Titoli:
barone
di Letino, nobile col predicato di Letino
Dimora:
Napoli
Casato di
grande onorabilità, fedele a casa Borbone delle Due Sicilie, di antica stirpe feudataria ed iscritta
al
primo ordine civico di Paola, riconosciuta di “antica nobiltà” con
privilegio del Sacro Regio Consiglio del 25 maggio 1640 e
con decreto della Real Camera di Santa Chiara del 6 settembre 1783.
Ricevuto “nell’Ordine dei Poveri Cavalieri di Cristo custodi del
Tempio di Salomone” detto dei Templari con fra' PIETRO nel 1269, nel
prestigioso Real Ordine di San Gennaro, nel Sovrano Militare Ordine
di Malta sia per “devozione” che per “onore”, nel S.M.O.
Costantiniano come cavalieri di gran croce e di giustizia. I primi
di cui si hanno notizie sono RAIMONDO e GUGLIELMO signore di Simmari,
feudatari in Calabria; il su indicato Guglielmo donò alcuni beni
alla Certosa di San Brunone nel 1120; RINALDO “milite e familiare”
di re Carlo I d'Angiò e GUGLIELMO ebbero la concessione del Castello
di Casal Comiti nel 1273; il beato PORZIO, frate francescano, fu
educatore del principe Ludovico d'Angiò nel 1279.
Il casato si
divise in due rami principali; quello di Paola che si
trasferì in Napoli nel 1640 con GIUSEPPE; quello di Monopoli con
PIETRO nobile di Valencia e scudiero di re Ferdinando I d'Aragona,
che si stabilì nel 1495 in Conversano e poi in Monopoli ed iscritta
nel suo patriziato. Un terzo ramo è quello stabilitosi in Mantova
con PROSPERO nel 1561 che l'anno successivo ne prese la
cittadinanza, investito del titolo di marchese di Barbasso; GREGORIO
consigliere del duca di Mantova Ferdinando Gonzaga, che lo
nominò abate commendatario della basilica ducale di Santa Barbara e
di Santa Maria di Lucedia nel Monferrato, generale dell'Ordine dei
frati Minimi, ambasciatore presso il papa alla corte dei Savoia;
ultimo del ramo di Mantova fu VINCENZO nel 1740, in quanto la sorella
ELEONORA sposò il conte Ferrante Spilimbergo.
Il primo del
casato ad essere nominato barone di Letino nel 1695 fu NICOLA
ANTONIO (†1733) per successione dello zio materno Giovanni Alfonso
Mattei duca di Giove, con le prerogative di “mero e misto imperio”
esercitate fino alla fine della feudalità nel 1806. In Napoli sorge,
nella chiesa di Santa Chiara, la cappella di famiglia, eretta nel XVII secolo, voluta dai giureconsulti GIUSEPPE e GIANGIACOMO ivi
seppelliti e raffigurati in due scultore poste nei lati della
cappella stessa.
Un
personaggio del casato degno di nota fu SALVATORE (Napoli 16
settembre 1820 – 30 marzo 1906), dottore in giurisprudenza,
cavaliere dell’Ordine di San Gennaro, cavaliere dl S.M.O. di Malta,
cavaliere dell’Ordine Costantiniano, cavaliere dell’Ordine di
Francesco I, della Corona di Ferro d’Austria, di San Gregorio Magno,
commendatore dell’Ordine del Santo Sepolcro, quinto barone di Letino,
prese parte al VII Congresso degli Scienziati Italiani tenutosi a
Napoli nel 1845 ed in quella occasione presento un suo manoscritto
intitolato "Un modo di far prosperare l'agricoltura e
l'industria"; fece parte del governo costituzionale nominato da
Francesco II il 27 giugno 1860 con la carica di direttore dei Lavori
Pubblici, presenta a Gaeta durante l'assedio facendone parte quale
ministro delle Finanze e ad interim dei Lavori Pubblici, Istruzione
e Affari Ecclesiastici; più volte i piemontesi lo invitarono ad
abbandonare la sua legittima patria per votarsi ai savoiardi, ma
egli ribadì sempre la sua devozione al re Francesco II; alla caduta
del Regno con la capitolazione di Gaeta del 14 febbraio 1861, seguì
il re a Roma dove fece parte del governo legittimo in esilio,
sosteneva che il Regno fosse stato perso per la linea liberal-democratica del Sovrano mentre avrebbe dovuto adoperare le maniere
forti; dopo i fatti del 1870 si stabilì in Svizzera nella città di
Ginevra, pubblicando diverse opere dove sosteneva le sue idee
federaliste e il potere temporale del papa; tornò a Napoli nel 1877
dedicandosi ad opere di beneficenza; altro fedele a casa Borbone fu
DOMENICO, cugino del precedente, (Napoli 13 maggio 1831 – Parigi 7
ottobre 1901) cavaliere dell’Ordine di San Gennaro, cavaliere dl S.M.O. di Malta, cavaliere dell’Ordine Costantiniano, cavaliere
dell’Ordine di Francesco I, della Corona di Ferro d’Austria, di San
Gregorio Magno, commendatore dell’Ordine del Santo Sepolcro
commendatore di San Giuseppe di Toscana, di San Ludovico di Parma,
di San Michele di Baviera, barone “ad vitam” dell’Impero
Austriaco, di LUIGI e Antonio Fischetti, ne seguì tutte le
vicissitudini fu testimone ad Arco di Trento della scomparsa di re
Francesco II nel 1894, sua ultima dimora fu la casa, in Parigi, di
Alfonso di Borbone conte di Caserta, che lo ritenne sempre "familiare" di Casa
Borbone; nominato console generale del Regno
delle Due Sicilie a Tangeri, nominato nel 1860 “ufficiale di carico”
presso la segreteria del Ministero degli Affari Esteri, unico
funzionario a seguire il re a Gaeta e a Roma; sposato con Marianna
Moscati dei baroni di Olevano, che morì giovanissima; i suoi figli
GUGLIELMO (1860-1924), intendente di finanza in Roma, PIO
(1862-1924), consigliere di Stato cavaliere dei SS. Maurizio e
Lazzaro, grand’ufficiale della Corona d’Italia, cavaliere della Legion d’Onore, e CARMELA badessa Monastero in Napoli della Croce di
Lucca, furono educati a Napoli con l'interessamento finanziario
della regina del Regno delle Due Sicilie Maria Sofia. Dal predetto
GUGLIELMO, settimo barone di Letino, cavaliere della Corona
d’Italia, discendono gli attuali rappresentati del casato GIOVANNI
(1893-1969) ingegnere, ufficiale dello Stato Maggiore dell'Esercito
durante la II guerra mondiale, membro del Consiglio Araldico,
decorato del gran collare del Sovrano Militare Ordine Costantiniano
ramo Spagna e gran cancelliere, decorato della Croce di Merito di
Guerra e della Medaglia Commemorativa della I guerra mondiale,
grand'ufficiale dell'Ordine del Merito della Repubblica Italiana.
RAIMONDO (nato a Roma 1896) cugino del precedente, dottore in
giurisprudenza, cavaliere Ufficiale dell’Ordine della Corona
d’Italia, cavaliere dei SS. Maurizio e Lazzaro, decorato con croce di
Merito di Guerra e della medaglia commemorativa I guerra
mondiale, fu segretario della Legazione Italiana in Montevideo
(Uruguay) negli anni ’30 del XX secolo per conto di S.M. il re
d’Italia.
Attuale
rappresentate del casato è GUGLIELMO (1939), che vive attualmente a
Copenaghen.
Iscritta
nell'Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1933, iscritta nel
Libro d’Oro della Nobiltà Italiana anno 1933 come nobili col
predicato di Letino in virtù del Decreto del Capo del Governo di
Riconoscimento 19 dicembre 1928 .
Arma:
d'azzurro al leone d'oro coronato dello stesso, caricato da una
croce di nero, guardante un sole d'oro nel cantone destro, con un
crescente d'argento nel cantone sinistro. |
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CARBONELLI di Monopoli
Titoli:
nobile di Monopoli
Dimora:
Monopoli
Diramazione
della precedente famiglia Carbonelli di Letino, che ha come
capostipite PIETRO, scudiero di re Ferdinando I d’Aragona,secolo XVI,
il quale si stabilì in Conversano, ma per contrasti con il conte di
Conversano, si stabilì in Monopoli ed aggregato a quella nobiltà.
Il casato è
iscritto nell’Elenco Ufficiale nobiliare italiano col titolo di
nobile di Monopoli in persona dei discendenti di GIOVANNI vivente
nel 1814.
Arma: d’azzurro alla fascia centrata d’oro, accompagnata
in capo da un sole dello stesso, in punta da una triglia nel mare al
naturale. |
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CARCANO
e
CARCANO di Trani
Titoli:
duca di
Montaltino, patrizio di Trani, nobile di Barletta
Dimora:
Napoli,
Trani
Famiglia di origine
lombarda le cui notizie risalgono a prima dell’anno mille, prese
nome dalla signoria di Castel Carcano nell’anno 970. Si narra che
l’emblema del casato abbia avuto origine da un membro del casato che
difendendo Milano nell’anno 571 dalle truppe di re Lotario, avesse
con un colpo d’ascia spaccato la testa al re il quale aveva per
cimiero un elmo con un cigno d’argento, e per la memoria dell’evento
ne aveva assunto nell’arma il cigno e la scure.
L’attestazione
della discendenza dai Carcano di Milano venne certificata dal senato
di Milano e dalla Regia Camera di Santa Chiara nel 1752, si
trapiantò in Bari nel 1493 con BERNARDINO che sposò donna Ippolita
Beltrani dei conti di Mesagne, ramo che si trasferì in Trani nel
1622 con GABRIELLO, che venne iscritto nel seggio di Portanova;
iscritta in seguito anche alla nobiltà di Barletta nel 1716,
ricevuta nell’Ordine di Malta nel 1776, in quello Costantiniano nel
1849, ammessa nelle “Regie Guardie del Corpo” del re del Regno delle
Due Sicilie nel 1855.
FABIO, pari del
Regno, cavaliere costantiniano e dell’Ordine Malta, venne per
Sovrana Concessione del 14 dicembre 1858 decorato del titolo di duca
di Montaltino per se e per i suoi discendenti primogeniti maschi,
altri appartenenti al casato viventi nella prima metà del XX secolo
MARIA, FERDINANDO, GIUSEPPE.
Iscritta nel Libro
d’Oro della Nobiltà Italiana, iscritta nell’Elenco Ufficiale
Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma:
di rosso al cigno d’argento sormontato d una scura del medesimo, al
manico d’oro in banda. |
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CARCHIOLO
Titoli:
barone
di Donna Maria
Dimora:
Catania
SANTO primo barone
di Donna Maria con privilegio del 1734; GIROLAMO ne ottenne il
titolo con investitura del 16 luglio 1782; con D. M. del 1924 ne
ottenne il riconoscimento SALVATORE.
Iscritta nel Libro
d’Oro della Nobiltà Italiana, iscritta nell’Elenco Ufficiale
Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma:
troncato
rosso e d’azzurro alla fascia d’oro attraversante, nel capo da un
sole d’oro, in punta da una conchiglia d’argento. |
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CARDILLO
e
CARDILLO CLOOS
Titoli:
Nobile
Dimora:
Catania, Palermo
Le prime memorie risalgono al XV secolo; DOMENICO Ministro della
Regia Azienda, Consultore della Suprema Giunta di Sicilia in Napoli,
con privilegio del 13 dicembre 1772 riconfermato nel 1774 ottenne il
titolo di marchese; AGOSTINO giudice della Gran Corte del Regno di
Napoli nel 1764, presidente del Tribunale del Concistoro nel 1797,
del Regio Patrimonio nel 1805 e della Gran Corte nel 1810, cavaliere
di Malta; ANTONIO, marchese, senatore del Regno delle Due Sicilie
dal 1824 al 1830; VINCENZO 2° tenente del “3° Reggimento Fanteria di
Linea Principe” ha partecipato alla campagna del 1860/61 per la
difesa del Regno dall’invasione piemontese.
Con RR. LL. PP. (Regie Lettere Patenti) del 11 dicembre 1912 il
titolo di marchese passò alla famiglia Cloos la quale divenne poi Cardillo Cloos.
Iscritta nel Libro d’Oro della Nobiltà Italiana, iscritta
nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922
Arma:
troncato d’azzurro alla fascia d’oro, in capo corona d’oro
sormontata da tre stelle delle stesso, in punta un cardellino sopra
un ramo d’olivo (casa Cardillo Cloos)
troncato con la fascia di rosso, 1° d’azzurro alla corona di
marchese sormontata da tre stelle d’argento ordinate al capo, al
cardellino al naturale sopra un ramo d’olivo fiorito d’argento al
terrazzo di verde (casa
Cardillo) |
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CARDONA
Titoli:
nobile
Dimora :
Siracusa
Famiglia di origine spagnola passata in Sicilia al seguito di re
Pietro d’Aragona. ANTONIO vicerè di Sicilia nel 1417; GIOVANNI conte
di Prades nel 1477; PIETRO maestro giustiziere del Regno, ottenne il
1 dicembre 1444 le terre di Collesano, Caronia, Petralla, il feudo
di Bilici e nomina di conte di Collesano; ARTALE, conte di Collesano,
il 25 agosto 1451 ottenne la terra e il castello di Nasso, il
castello di Capo d’Orlando e di Polizzi, la nomina di Gran
Cancelliere del Regno di Sicilia; PIETRO cavaliere del Toson d’Oro
(ordine che dichiarava gli investiti “cugini” del re di Spagna),
Grande Almirante (ammiraglio) del Regno, tenente generale di re
Ferdinando il Cattolico, Gran Contestabile del Regno di Sicilia,
stratico di Messina nel 1497; ENRICO arcivescovo di Monreale nel
1512 e cardinale di San Marcello; RAIMONDO, conte di Albeto, (Albento),
capitano generale delle forze di terra e di mare dell’imperatore
Carlo V, vicerè di Sicilia dal 1506 al 1509, luogotenente e Grand’Ammiraglio
del Regno di Napoli nell’anno 1519, con privilegio del 15 giugno
1521 ebbe la concessione di amministrare la città di Mazzara con
piena giurisdizione. Aggregati alla mastra nobile di Siracusa nel
1755. GIOVANNI BATTISTA senatore del Regno di Sicilia nel 1809/10.
Iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano nel 1922.
Arma:
di rosso a 3 cardoni d’oro fogliati di verde, alias
inquartato 1° d’azzurro ai 3 cardoni d’oro, 2° d’oro ai 4 pali di
rosso traversata da una banda d’oro, 3° d’azzurro alla banda d’oro,
4° d’azzurro ai due leoni e colonna al naturale coronata d’oro. |
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CARDONA
(di
Calcabottaccio)
Titoli :
nobile col predicato di Calcabottaccio
Dimora:
Napoli
Diramazione della precedente famiglia. Don RAIMONDO vicerè di Napoli
del 1509 al 1522, aggregato ai seggi nobili di Nido e Porto della
città di Napoli. FRANCESCO Alfiere (sottotenente) del “5°
Battaglione Cacciatori” dell’Esercito delle Due Sicilie ha
partecipato alla campagna del 1860/61 alla difesa del Regno
dall’invasione piemontese.
Il casato ha posseduto vari feudi tra cui Calcabottaccio in Molise
dal 1698.
Iscritta nel Libro d’Oro della Nobiltà Italiana, iscritta
nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma:
di rosso ai 3 fiori di cardo al naturale |
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CARDONE
(di
Prignano)
Titoli:
marchese di Melito, col predicato di Prignano
Dimora:
Prignano Cilento
Anche questa famiglia è diramazione delle precedenti, ebbe il feudo
di Prignano, Puglise, Melito con il titolo di marchese nell’anno
1701. TEODORO 1° tenente del “8° Reggimento Fanteria di Linea
Calabria” prese parte alla difesa del Regno delle Due Sicilie
dall’invasione piemontese capitolando con il suo reparto il 2
novembre 1860 a Capua.
Con Regio Decreto del 16 ottobre 1895 venne riconfermato il titolo
di marchese di Melito e predicato di Prignano al casato.
Iscritta nel Libro d’Oro della Nobiltà Italiana, iscritta
nell’Elenco Ufficiale Nobiliare anno 1922
Arma:
fasciato d’azzurro e d’oro al capo di rosso caricato di un fiore di
cardo al naturale. |
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CARELLA
Titoli:
barone di San Giuseppe
Dimora:
Leonforte
GIUSEPPE conte di Valle dei Giunchi con Regio Decreto del 1785,
riconvertito poi in quello di conte delle Mandre in persona del
figlio FRANCESCOPAOLO con investitura in data 27 gennaio 1808.
BASILIO con Regio Decreto del 22 marzo 1906 ottenne il titolo di
barone di San Giuseppe.
Iscritta nel Libro d’Oro della Nobiltà Italiana, iscritta
nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma:
d’azzurro alla fascia d’argento, al leone al naturale coronato
d’oro. |
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CARFORA
Titoli:
nobile
Dimora:
Napoli, Arienzo
Nota gia dal XIV secolo, dichiarata nobile nel XVI secolo con
diploma del 5 dicembre 1558 in persona di DONATO; ha dato vari
personaggi alla magistratura e ad ordini cavallereschi.
Nel 1797 ricevuta nell’Ordine Gerosolomitano come cavalieri di
giustizia.
Iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922
Arma:
d’azzurro ai due leoni d’oro al pino al naturale |
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CARIGNANI e
CARIGNANI
di Trepuzzi, Santa Maria di Novi, Carignano e San
Todaro
Titoli:
linea di Novoli:
duca di Novoli, marchese, patrizio napoletano, col predicato di
Trepuzzi, Santa Maria di Novi, Carignano e San Todaro; linea di
Tolve: duca di Tolve, dei duchi di Novoli, patrizio napoletano.
Dimora:
Napoli,
Taranto
Originaria di
Taranto, dove si trovano antiche memorie; ottenne vari feudi tra i
quali Carignano, dall’epoca Angioina, dal quale trasse il cognome;
nobile in Taranto, si trasferì a Napoli nel 1700 ed aggregata la
Seggio di Portanova; imparentata con nobili famiglie del Regno di
Napoli; possedette fino all’abolizione della feudalità i territori
di Carignano, Santa Maria di Novi, San Todaro e Trepuzzi, sul feudo
di Novoli ottenne il titolo di duca con concessione del 1738, nel
1725 decorata del titolo di marchese; Nel 1780 il duca GIOVANNI, per
il matrimonio con una gentildonna della famiglia Malvezzi, venne
aggregato alla nobiltà di Bologna. Con R. D. del 22 maggio 1854; il
casato successe con la linea secondogenita, per “maritali nomine”
di ERNESTO con Giulia Pignatelli Strongoli duchessa di Tolve, al
titolo di duca di Tolve. La famiglia inserita nell’Ordine di Malta
nel 1728 e decorata del Real Ordine di San Gennaro, dell’Ordine
delle Due Sicilie, dell’Ordine Costantiniano; degni di nota:
FRANCESCO sindaco di Taranto, che ottenne il privilegio di porre le
armi di famiglia sopra la porta principale della città di Taranto;
URBANO vescovo di Monopoli dal 1485 al 1508; FRANCESCO che si
trasferì a Napoli ed insignito del titolo di marchese
dall’imperatore Carlo VI; FELICE gran balì del S. M. O. di Malta nel
XVII secolo; GIUSEPPE gran ciambellano di corte di re Gioacchino
Murat, ambasciatore presso l’imperatore Napoleone nel 1813, col
ritorno dei Borbone sul Regno di Napoli, ministro e segretario di
Stato nel 1821, presidente della Consulta di Stato nel 1824. FELICE
duca di Novoli, GIOVANNI duca di Tolve, viventi nella prima metà del
XX secolo.
Iscritta nel Libro
d’Oro della Nobiltà Italiana, iscritta nell’Elenco Ufficiale
Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma:
d’azzurro al capriolo d’oro da tre stelle poste due nel campo ed una
in punta. |
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CARISSIMO
Titoli:
Patrizi di Benevento
Dimora:
Francavilla Fontana, Roma, Milano.
Il cognome trae
origine dal “clarissimato”, “vir clarissimus”, rango o titolo
che spettava ai prefetti e magistrati del tardo Impero Romano
d'Occidente e d'Oriente per poter accedere al Senato. Per primo
troviamo un vescovo CLARISSIMUS a Julia Concordia (Concordia
Sagittaria- Ve) documentato nel VI secolo da Paolo Diacono nel tomo
Storia dei Longobardi, e ricordato dalo studioso Ferdinando
Ughelli. A Bologna troviamo il vescovo GERARDO e una ventina di
personaggi tra l'XI e il XIII secolo che esercitarono il patronato
di S. Giovanni in Monte (archivio di S. Stefano e S. Giovanni);
a Trapani dal XIII al XV secolo PASCOTTO e altri con feudi di isole
e tonnare tra cui l’isola di Favignana, Levanzo, Maretino con le
tonnare di San Nicolò e San Leonardo; a Milano nel XV secolo
troviamo vari personaggi del casato nell'amministrazione di casa
Sforza come cancellieri e funzionari; a Parma dal XIII al XVIII
secolo furono presenti in un borgo, ancora indicato con il nome
della famiglia, e nella chiesa di S. Uldarico e nel Duomo con un
monumento sepolcrale. A Benevento tra il XIV e il XVIII secolo sono
attestati come proprietari di terreni a vigna, del palazzo in piazza
Piano di Corte e di altri immobili a Foiano Val Fortore ed in
possesso di vari feudi: Cirritello, Lucita, San Marco, Cocuozzolo,
Gambarota, Staffili. PIETRO, Capitano d'Armi parmense, che nel 1267
si trasferì con Carlo I d'Angiò a Napoli. In seguito GIACOMO,
cavaliere, morto nel 1373, si trasferì a Benevento. Con sentenza
della Sacra Rota del 15 febbraio 1619 i fratelli BARTOLOMEO, ANTONIO
e SCIPIONE furono reintegrati al Patriziato di Benevento, come è
riportato in un documento nel Museo del Sannio. GENNARO di Nicola
Antonio nel 1879 sposò Elena Martini, famiglia nota ad Oria da “antico
tempo” proveniente da Brindisi dalla Spagna, ed ivi residente ;
GENNARO ei suoi discendenti dal 1911 presero il cognome
Martini-Carissimo. Il fratello di Gennaro, ALESSANDRO, nel 1881
sposò Maria Concetta Margarita e si trasferì a Francavilla Fontana
(Br) nel prestigioso palazzo tuttora di proprietà del casato.
Iscritta
nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922, iscritta nel
Libro d'oro della Nobiltà italiana e nei registri della Consulta
Araldica il 30 agosto 1910.
N.d.A.:si
ringrazia il dottor Antonio Carissimo per le ulteriori notizie
apportate alla storia del casato e per la pubblicazione
dell’immagine del palazzo avito.
Arma:
troncato: nel primo di azzurro, al cuore sormontato da tre stelle
male ordinate il tutto d'argento; nel secondo d'argento a tre sbarre
d'azzurro. |
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DE
CAROLIS
Titoli:
nobile
Dimora:
Napoli
Famiglia napoletana
nota dal XVI secolo; riconosciuta nobile con Decreto Presidenziale
del 16 maggio 1926 in persona di FILOMENO e dei suoi discendenti di
ambo i sessi.
Iscritta nel Libro
d’Oro della Nobiltà Italiana e iscritta nell’Elenco Ufficiale
Nobiliare Italiano anno 1933.
Arma:
d’azzurro alla pianta di grano nel terreno con due colombe
affrontate, beccanti una spiga pendente dalla pianta, il tutto al
naturale e sormontato da tre stelle d’oro. |
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CARRANO
Titoli:
nobili, patrizi di Diano, Baroni
Dimora:
Diano, Napoli, Salerno.
Motto:.
Axis est fides
Nobile
Famiglia salernitana di origine normanna radicata nella città di
Diano-Teggiano, dove aveva tre palazzi, diversi casini di caccia,
ville, chiese e cappelle di juspadronato, le cui prime memorie
risalgono al secolo XII con RUGGERO Carrano che nel 1175 fu
Strategoto cioè comandante militare di Cerchiara (CZ). GIOVANNI de
Chaurano o Carrano fu miles-cavaliere capitano a guerra del
principato citeriore nel 1292 a stipendio diretto del re Carlo I d'Angio,
fu nominato suo familiare e fatto Barone dei Casdtelli di Camerota e
Molpa. GUGLIELMO nobile miles-cavaliere di Diano, familiare e
commensale dei conti di Marsico Ruggero e Tommaso Sanseverino, per i
servizi resi nelle crociate da questi comandate nel 1277 ottiene
alcuni beni in Diano. Fu barone del feudo ed il castello del casale
di San Pietro in Valle di Diano come suo figlio il cavaliere NICOLA
. Fra GIOVANNI cavaliere dell'Ordine Gerosolimitano nel
1381, fonda la cappella di San Leonardo di cui ha lo juspadronato.
Un altro GIOVANNI medico, fonda due ospedali dedicati a San Nicola
uno nella città di Diano, l'altro in Pietragalla (PZ), tiene anche
lo juspadronato delle chiese di San Martino, San Michele Archangelo
e della badia di San Nicola, nonché delle cappelle di Santa Rosa,
San Leonardo, del Carmine e di San Francesco tutte nella città di
Diano. ANGELO miles e Barone di Corticato in Valle di Diano.GIACOMO
notaio della congiura dei baroni, che nel 1497 stipula l'atto che
sancisce la pace nella guerra dei baroni tra il principe di Salerno
Antonello Sanseverino ed il re Ferdinando d'Aragona. MASELLO eletto
dei nobili della città di Diano cavaliere è inviato dalla Università
di Diano ambasciatore presso il principe di Salerno, capitano di
molte città appartenenti ai Sanseverino, tra cui Amendolara e Riolo,
indi, capitano delle città di Ariano e Brindisi. Nel 1510 è
Giustiziere della Basilicata con diritto di risiedere e giudicare da
Taranto, dal 1520 al 1530 Regio Consigliere, fu aggregato alla
nobiltà di Taranto. ORSINO cavaliere capitano a guerra e
signore di Alfano nel Cilento nel 1594. ANDREA cavaliere e
capitano a guerra dello Stato di Diano nel 1686. DOMENICO eletto dei
nobili e sindaco della città nel 1650. FULGENZIO al secolo Nicola
Carrano eletto nel 1773 provinciale dell'Ordine Agostiniano. ANSELMO
Avvocato in Napoli, sposa Celestina Vairo figlia del tenente
generale dell'esercito borbonico cav. Gaetano Vairo e sorella del
cav. Giuseppe Vairo medico personale di Ferdinando I°, ottiene il
13.aprile1743 l'investitura per i feudi nobili quaternati con adoa
di Moiano, Palizzi e Corsano. GIUSEPPE Arcivescovo di Traianopoli,Cavaliere
Gran Croce dell’Ordine Gerosolimitano, Gran Priore dell’Ordine
Costantiniano, Abbate Commendatario di San Lazzaro, Abbate di
Sant’Antonio, Prelato domestico di SS, Confessore di S.M. il Re e
suo consigliere a latere morto nel 1808, è sepolto a Palermo nella
chiesa degli Agostiniani. FRANCESCO Carrano Vairo ufficiale del
reggimento “cavalleria Re”, uditore di guerra, giudice, governatore
e prefetto (preside) di Crotone, Bari, Trani, Salerno, Giudice in
Cosenza, Regio Consigliere della Vicaria in Napoli, governatore dei
beni reali di Bussi, Latronico ed Amatricia nonché dei reali siti di
Serre e Persano. Nel 1808 quale governatore di Capri, comanda con
Sir Udson Lowe la resistenza borbonica nell'assedio dell'isola da
parte delle truppe francesi di Giuacchino Murat, chiude la sua
esistenza da presidente della Gran Corte Criminale di Salerno, nel
1817 è creato cavaliere dell'Ordine Costantiniano. GIOVANNI B
ATTISTA Carrano Vairo, ufficiale del reggimento cavalleria
Dragoni, uditore di guerra, regio giudice e governatore di Capaccio,
di Angri, capo diparto del Cilento Primo comanda la resistenza
Bornonica nel vallo di Diano nel 1799 e la resistenza ai francesi
dal 1806 al 1814, è dichiarato benemerito dal sovrano Ferdinando IV
di Borbone, nominato presidente del Consiglio Distrettuale di Sala
Consilina. LUCA Carrano Vairo abate nullius di Sant'Andrea
nella città di Diano, vicario generale della diocesi di Monopoli,
indi vicario generale della diocesi di Capaccio, prof. nel Real
Collegio dei Teologi. FILIPPO Carrano Vairo ufficiale delle
Milizie Provinciali nel reggimento di cavalleria Dragoni, ultimo
Barone dei feudi nobili di Moiano, Palizzo e Corsano. GIUSEPPE
vicario generale della diocesi di Diano, da Pio IX è eletto
il 25 maggio1874 vescovo di Cava e Sarno Barone di Sant'Arsenio.
LUIGI guardia del corpo a cavallo decorato dal Sommo
Pontefice Pio IX con la medaglia di bronzo al valore militare e con
la croce dell'Ordine di San Silvestro. Maggiore nel reggimento
Lancieri, decorato con la croce di cavaliere di giustizia
dell'Ordine di San Giorgio della Riunione. FRANCESCO guardia del
corpo a cavallo, aderisce agli ideali risorgimentali e partecipa ai
moti del 1820-21 e del 1848. Esule si allontana dal regno delle Due
Sicilie per andare a combattere volontario contro gli Austriaci,
partecipa alla difesa di Venezia. Ripara a Torino dove si arruola
nei Cacciatori delle Alpi di Giuseppe Garibaldi di cui diviene capo
di stato maggiore. Nel 1860 partecipa alla campagna della conquista
del Regno delle Due Sicilie, riceve la medaglia di argento al valore
militare. E' nominato sempre nel 1860, aiutante di campo onorario
del re Vittorio Emanuele I. Nel 1861 è eletto deputato al parlamento
nazionale, nello stesso anno è nominato generale comandante la
Guardia Nazionale delle Provincie Meridionali con stanza a Napoli.
E' cavaliere di gran croce dell'Ordine Mauriziano, dell'Ordine della
Corona di Italia e dell'Ordine Militare Savoia, addetto alla Casa
Militare del re con il grado di generale capo di stato maggiore
dell'esercito Italiano. Muore nel 1890 con il grado di maggiore
generale.
Si
ringrazia il dottor Paolo Carrano per le utilissime notizie sul
casato
Arma:
di rosso (alias di azzurro) ad una ruota di oro con quattro stelle
sempre di oro tre ordinate in fascia sopra la ruota ed una in punta
dello scudo. Alias: di rosso ad una ruota di carro di oro con tre
stelle sempre di oro male ordinate sopra la ruota ed una in punta
dello scudo. Alias: di argento alla ruota di carro di colore
naturale. |
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CARRARA
Titoli:
patrizio di Salerno
Dimora:
Salerno
Originaria di Montecorvino Rovella ed iscritta alla nobiltà di
quelle terre nel XV secolo. Aggregatala seggio di Campo nella città
di Salerno nel 1734. Nel 1850 dichiarata ammissibile nelle Regie
Guardie del Corpo dell’Esercito delle Due sicilie dalla Regia
Commissione per i titoli di nobiltà. Nel 1895 ricevuta nell’Ordine
di Malta come cavalieri di giustizia.
Iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma:
d’azzurro a 3 ruote d’oro, accompagnate da 3 stelle del medesimo,
col capo cucito d’oro all’aquila nera coronata d’oro. |
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CARRATELLI o
CARRETELLI
Titoli:
patrizio
di Amantea
Dimora:
Amantea
Originaria della
Calabria della città di Amantea, iscritta nel seggio di San Basilio si dai più antichi tempi; ottenne il feudo di Santa Maria di
Campana. FRANCESCO nobile di Aamantea vivente nella prima metà del
XX secolo.
Iscritta
nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma:
di rosso
alla fascia d’oro caricata di tre stelle d’azzurro, in capo da
un’aquila di nero coronata d’oro, nella punta da una botte d’oro in
palo e sostenuta da due leoni affrontanti dello stesso colore. |
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CARRELLI
Titoli:
nobile
Dimora:
Napoli,
Capua
Famiglia, fedele e
devota a casa Borbone delle Due Sicilie, nota nella sua nobiltà già
dal XVIII secolo per essere stato ammesso FRANCESCO SAVERIO in
qualità di ufficiale nel “Reggimento Real Campania”, ed in seguito
il figlio RAFFAELE (1793-1869) ammesso con lo stesso grado nel
“Reggimento Val Demone”, poi generale brigadiere del Commissariato
Militare dell’Esercito delle Due Sicilie i figli: FRANCESCO
(1833-1912) proveniente dalla Scuola Militare della Nunziatella,
maggiore dello “Stato Maggiore di S.M. il re Francesco II”, aiutante
di campo del principe di Castelcicala, presente alla difesa di Gaeta
fino alla resa della piazzaforte il 14 febbraio 1861, seguì il re
nell’esilio a Roma, ritornato a Napoli non volle giurare fedeltà al
nuovo governo e rinunciò anche alla pensione; LUIGI (1841-1921),
proveniente dalla Scuola Militare della Nunziatella, capitano delle
batterie montate d’Artiglieria, presente ala difesa di Palermo,
meritando la croce di grazia dell’Ordine di San Giorgio, promosso
primo capitano d’artiglieria, dopo la resa di Gaeta non volle
entrare nell’Esercito Italiano; il cugino SALVATORE, figlio del
tenente colonnello Angelo, capitano di prima classe del “Real Corpo
d’Artiglieria” passò a servire nell’Esercito Italiano.
Iscritta nel Libro
d’Oro della Nobiltà Italiana, iscritta nell’Elenco Ufficiale
Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma:
d’azzurro
al castello di tre torri sulla campagna d’argento, col capo di rosso
di tre quadretti d’oro. |
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CARROZZA
Titoli:
marchese di
San Leonardo
Dimora:
Messina
Famiglia
originaria della Spagna, passata con i Martini e stabilitasi in
Messina dove venne aggregata alla Mastra Nobile di detta città in
persona di FRANCESCO MARIA nel 1605; con investitura del 15
settembre 1769 GIOVANNI fu il primo marchese di San Leonardo,
senatore in Messina anni 1759/60, 1763/4, 1771/2, rettore nobile
degli “Spersi” nel 1770/1; ORAZIO procuratore ad interim di Messina,
ottenne il 30 maggio 1772 il titolo di barone di Calabrello;
GIOVANNI marchese di San Leonardo con investitura del
24 novembre 1791.
GIOVANNI, (1907 – 1935), marchese di San Leonardo, di GIULIO, di
GIOVANNI, morì a 28 anni, il titolo passò alle sorelle: MICHELA
(1901) che non ebbe figli, ADELAIDE (1903) sposata con l'on.
Vincenzo Gentile ebbe due figli: GIOVANNI e GIULIO Gentile Carrozza.
Giovanni Gentile Carrozza (deceduto) sposato con la prof.ssa
Caminita Domenica non ebbe figli;
GIULIO Gentile Carrozza (vivente) ha due figlie: ADELAIDE (1975) e
TANJA. ADELAIDE
Gentile Carrozza, sposata con il Dott. Antonio Palleschi ha un
figlio Emilio (2005).
Iscritta nel
Libro d’Oro della Nobiltà Italiana, iscritta nell’Elenco Ufficiale
Nobiliare Italiano anno 1922, con
successibiltà
siciliana (la figlia femmina succede al titolo, quando il possessore
di esso non ha figli maschi).
Esiste tutt’ora,
nel XXI secolo, in Roccalumera - provincia di Messina - la
monumentale Villa Carrozza.
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Villa Carrozza. Proprietà Antonio
Palleschi |
Arma:
d’azzurro
alla carrozza d’oro condue cavalli, sul terreno al naturale, con un
sole d’oro al cantone superiore sinistro dello scudo - alias
partito: 1° d’azzurro alla carrozza d’oro con due cavalli, sul
terreno al naturale, con un sole d’oro al cantone superiore sinistro
dello scudo. 2° cinque punti d’oro e quattro d’azzurro col capo
d’argento caricato di uno steccato scorciato di nero – alias
la seconda arma gentilizia infissa nel cuore dell’aquila bicipite di
nero. |
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CASALE o
CASALI
Titolo: nobile
dimora:
Napoli, Boscoreale
Motto:
Casa mea alata est
Antica
famiglia attualmente residente nel Napoletano che si vuole originata
dai Casali di Cortona, passati poi in Roma e in Sicilia.
Questa
famiglia di stirpe germanica trasse il proprio nome da un luogo di
montagna presso Cortona detto Casale di cui risulta Signora fin dal
sec. XII (di CROLLALANZA G.B., Dizionario storico blasonico delle
famiglie nobili e notabili italiane estinte e fiorenti, Pisa, 1886).
Il più antico
personaggio è CHILPERICO, stabilitosi ad Orvieto nel 714, dove la
famiglia visse fino alla metà del sec. XII dando consoli alla città:
GIOVANNI nel 992, FRANDOLIN nel 1034, GILBERTO nel 1107, ANGELO nel
1133. Scacciati i Casali da Orvieto, RINALDO da CASALE passò a
Cortona, ottenendo la cittadinanza nel 1150 (SPRETI V., Enciclopedia
Storica Nobiliare Italiana, vol. 2 e appendice I, Roma,1935). Da lui
discesero sette Principi che con il titolo di Vicari imperiali
dominarono Cortona per circa cento anni. Il vicariato fu ottenuto
grazie a UGUCCIO CASALI, detto “il vecchio”, Capitano del Popolo nel
1258 e poi Podestà di Cortona nel 1280 dopo la battaglia di
Montaperti. GUGLIELMINO, figlio di Uguccio, fu Vicario e Consigliere
imperiale di Enrico VII nel 1313. Un altro Uguccio fu Vicario
imperiale e Capitano del Popolo nel 1324. RANIERI I , suo fratello,
fu il primo della famiglia a salire all’assoluta Signoria di Cortona
nel 1325, dal quale ebbe origine il ramo dei Casali di Cortona.
BARTOLOMEO, secondo Signore di Cortona nel 1351, morì di peste nel
1363. LUDOVICO Vescovo di Pozzuoli dal 1373 al 1379. Un altro
RANIERI, priore del convento di S. Maria dei Servi di Cortona dal
1352, cavaliere gerosolimitano e morì a Rodi nel 1363. FRANCESCO,
sesto Signore di Cortona, fu pugnalato dagli stessi familiari nel
1407. La condotta tirannica di LUIGI BATTISTA, settimo ed ultimo
Signore di Cortona, il quale assassinò lo zio Francesco, indusse il
popolo a chiamare in proprio aiuto Re Ladislao d’Angiò-Durazzo che,
presa Cortona, catturò il Casali, portandolo prigioniero a Napoli
(1409), morì a Venezia nel 1420. Con lui si spense questo ramo il
quale ebbe uomini illustri per ingegno, valore militare e cariche
pubbliche sostenute. Fu così che i superstiti di tale stirpe
andarono profughi trapiantando la famiglia (Casale seu Casali) in
varie regioni d’Italia, accolti fra il patriziato di Bologna,
Piacenza, Parma, Cesena, Roma, Messina, Catania (LITTA P., Famiglie
celebri italiane, disp. 7, Casali di Cortona, Torino, 1900). MUGNOS
F., Teatro Genealogico delle famiglie..., parte I, Palermo, 1647.)
BARTOLOMEO,
figlio di Francesco, sesto Signore di Cortona, andò profugo e si
rifugiò ad Imola e poi a Roma. I suoi figli presero dimora in
Bologna, Mantova, Roma, dando origine a vari rami.
ANDREA suo
figlio, ascritto al patriziato di Bologna nel 1454, andò a Napoli e
servì gli Aragonesi contro gli Angioini. Il casato è presente anche
tra la nobiltà feudale della regione subalpina. Suoi esponenti
ottennero l’investitura del feudo di Casalvolone detto poi Casale,
presso Novara, nel 931. GUALA di Azzo ottenne una nuova investitura
dall’imperatore Corrado nel 1039. I Casale si segnalano altresì tra
la nobiltà di Ferrara, Genova, Padova ed Udine. Nel regno di Sicilia
giunsero nel secolo XVI con PIERANTONIO, nobile romano, fuggito da
Roma per le lotte tra Guelfi e Ghibellini, il quale sposò Laurella
Soriani in Catania, suo figlio VALERIO Castellano di Castroreale per
concessione di Re Martino I (1402-1409) e il nipote PIETRANTONIO
venne confermato in tale incarico da Re Alfonso d’Aragona nel 1433.
I figli di quest’ultimo, GIOVANNI FILIPPO trapiantò la famiglia a
Messina, ANNIBALE in Agrigento.
ANTONIO creato
giurato di Palermo nel 1501. Nel regno di Napoli troviamo GIOVAN
BATTISTA , patrizio romano e dottore in legge, che nel 1711 fece
acquisto del feudo di Pastena in Terra di Lavoro. Il feudo passò al
figlio ALESSANDRO e nel 1778 al nipote GIOVAN BATTISTA.
FRANCESCO
Superiore nella chiesa di Sant’Anna dei Lombardi di Napoli e morì
nel 1775.
Il ramo
odierno in Boscoreale (Napoli), proveniente da Roma e stabilitosi a
Bosco (Trecase), vanta discendenza dall’U.J.D. MARCO DOMENICO (Roma
1657 – Torre A. 1722), di LUDOVICO e di Faustina Paravicini,
coniugato con Angela Maria Cirillo(1724). Appartenente alla antica
famiglia Casali (seu Casale, seu de Casalibus) , "coscritto" della Bolla "Urbem
Romam" di Benedetto XIV, procuratore del Principe di Valle
qualificato in pubblici documenti come cittadino romano e nobile.
Due suoi fratelli ricevuti quali cavalieri di giustizia con prove di
nobiltà nell’Ordine di Malta: fra’ ANTONIO (n. 1659), patrizio
romano, il 12 giugno 1675 e fra’ Francesco (n. 1671), patrizio
romano e capitano di una galera pontificia, il 17 aprile 1683.
ORAZIO ANDREA
GIACOMO (n. 1719), di Marco Domenico, coniugato con la nobile Maria
Santi (1741), di illustre casata messinese; da cui FRANCESCO NATALE
(1743 - 1812), qualificato in pubblici documenti come nobile, venuto
ad abitare a Boscoreale dal 1762, coniugato con la magnifica
Francesca Cecilia Cirillo (1769); il figlio ANGELO ANDREA (1772
-1871), giudice delle Regie Poste borboniche, coniugato con d.
Carmina Cosenza (1799); da cui MICHELE FRANCESCO (1802 - 1867),
Ufficiale del 4° Reggimento di linea dell’Esercito delle Due
Sicilie, distintosi nel 1860 sul Volturno per contrastare
l’avanzata delle truppe piemontesi, coniugato con donna Camilla
Ugliano (1822).
I Casale
risultano aver goduto di giuspatronato sull’altare sotto il titolo
di San Vito, nella chiesa di San Francesco d’Assisi, sita in
Boscoreale, fondata nel 1613 dalla famiglia Cirillo, passata poi ai
Frati Minori e alle Piccolo Ancelle di Cristo Re. Tale diritto
risulta in godimento di ANGELO ANDREA già nel 1817 per eredità
materna a seguito del matrimonio contratto nel 1769 tra Francesco
Natale e Francesca Cecilia Cirillo, discendente di don Francesco
Cirillo, fondatore della cappella. La famiglia ebbe stemma
documentato prima del 1850, scolpito in pietra vesuviana su palazzo
di proprietà, a testimonianza della nobiltà della casata. Lo storico
e araldista Carlo Padiglione lo riportò nel suo famoso studio sulle
armi gentilizie, edito a Napoli nel 1914. La famiglia ottenne la
certificazione dell’antico stemma, con antichità centenaria, dal
Cronista Re d’Armi di Spagna, Don Vicente de Cadenas y Vicente, il 15
ott. 1992, vistata dal Ministero di Giustizia spagnolo il 16 ott.
1992. Ottenne altra certificazione di arma, genealogia e nobiltà da
Don Alfonso de Ceballos Escalera y Gila, Cronista Re d’Armi di
Castiglia e Leon, il 13 mar. 2006. Ai giorni nostri la famiglia è
rappresentata da ANGELANDREA (n. 1953), di Raffaele (1902-1972) e
Anna Maria Iovino (1917-2008), dottore in Scienze Sociali, ispettore
on. del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, giornalista,
dirigente di pubblica amministrazione. Cavaliere Ufficiale
dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana, cavaliere di gr.
mag. del Sovrano Militare Ordine di Malta, cavaliere dell’Ordine di
San Gregorio Magno (Santa Sede), cavaliere del Sacro Militare Ordine
Costantiniano di San Giorgio (Casa Borbone Due Sicilie), cavaliere
dell’Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro (Casa Savoia), coniugato nel
1980 con la prof.ssa Amalia Vangone (n. 1954). Figli: ALBERTO
RAFFAELE (n. 1982), dottore in informatica, coniugato nel 2015 con
Laura Annunziata, medico chirurgo, specialista in ostetricia e
ginecologia, e PIERLUIGI (n. 1984), titolare di Pixel Vesuviano,
coniugato nel 2015 con Anastasiia Nikitina, architetto.
Sorella:
dottoressa Maria Carmela (n. 1954), coniugata nel 1977 con il
professore Andrea Inserra. Si ringraziano i signori Vincenzo Amorosi
e Felice Marciano per le notizie relative al casato
Arma:
d’azzurro alla torre d’argento aperta e finestrata di rosso.
Alias
(originaria): d’azzurro alla torre d’argento aperta e finestrata di
nero, sormontata da una colomba d’argento. |
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DE CASAMASSIMI
Titoli:
patrizio di
Bari
Dimora:
Bari, Napoli,
Roma
Motto:
Cunctando
restituit
Antica famiglia
di Bari, si crede originata da GUIDOTTO che, come afferma il Candida
Gonzaga, fu tra i cavalieri che seguirono l'imperatore Enrico VI in
Italia. Prese i cognome dal feudo di Casamassima presso Bari, a loro
concesso da re Corrado a ROBERTO, figlio di GIOVANNI, il 20 aprile
1252; la famiglia possedette anche il feudo di Palasciano Vecchio (Palagianello)
con pubblico strumento del 18 novembre 1303 dato in Bari, nel regno
di Carlo II d'Angiò.
PIERO ANTONIO
tesoriere della Basilica di San Nicola in Bari, vescovo di Polignano
nel 1543; ROBERTO capitano delle truppe della regina di Polonia Bona
Sforza, maestro di campo di Ostuni per la difesa dalle invasioni
Turche nel 1557; ricevuta nell'Ordine di Malta nel 1614 e nel 1659
col cavaliere GIOVAN BATTISTA (Archivio di Stato di Napoli,
volume XXVIII Priorato di Barletta), nel 1746 con NICOLÒ (Gran
Magistero Roma 281, Priorato di Napoli), nel 1759 con GUIDOTTO
MARIA passò nel Priorato nel 1781, (Gran Magistero Roma 280,
Priorato di Napoli), che fu Cavaliere di San Giovanni Battista
di Ragusa, nel 1793 fondò una commenda dal titolo San Guido de
Casamassimi; NICOLÒ patrizio di Bari, commendatore di San Giovanni
in Ragusa e di San Guido de Casamassimi nel 1789. Riconosciuta di
“nobiltà generosa” dalla Commissione dei Titoli di Nobiltà del Regno
delle Due Sicilie nel 1836.
Viventi nella
prima metà del XX secolo: GIUSEPPE (1873), GUIDO (1875), ROBERTO
(1879), RENATO (1882).
Il casato
iscritto nell'Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma:
d'oro alla
banda di rosso caricata da tre scudetti d'argento. |
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CASELLI
Titoli:
patrizio
di Cosenza
Dimora:
Cosenza
Originaria di
Cosenza ed iscritta dai tempi più antichi al suo patriziato, nobile
anche nella città di Rossano; ricevuta nell’Ordine Gerosolimitano
dal 1541. Con Breve Pontificio (Decreto) del 4 marzo 1879 il
cavaliere dell’Ordine Gerosolimitano LUIGI venne decorato da S.S.
papa Leone XIII del titolo di marchese, titolo che non era ancora
riconosciuto dal Regio Governo Italiano nel 1933; RUGGIERO, ROBERTO
e FRANCESCO patrizi di Cosenza, viventi nella prima metà del XX
secolo.
Iscritta
nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma:
d’azzurro
al grifo d’oro sormontato da un rastrello a cinque pendenti di
rosso. |
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CASSITTO
Titoli:
nobile, patrizio di Ravello
Dimora:
Napoli, Ravello
Originaria di Ravello iscritta in quel patriziato il 7 agosto 1580,
riconosciuta di “antica nobiltà” in persona di FRANCESCO
nell’ammissione delle “Regie Guardie del Corpo” dell’Esercito delle
Due Sicilie; FEDERICO guardia a cavallo della “Compagnia delle Reali Guardie del Corpo” ha combattuto a Capua contro i garibaldini
nel settembre del 1860 per la difesa del Regno delle Due Sicilie,
capitolando nel novembre dello stesso anno.
Con Decreto Ministeriale del 30 agosto 1900 ebbe la conferma del
titolo di nobile, con Decreto Ministeriale del 30 agosto 1901 quello
di patrizio di Ravello.
Iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare anno 1922, iscritta nel
Libro d’Oro della Nobiltà Italiana.
Arma:
d’argento mantellato d’azzurro con tre aquile decapitate. |
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CASTELLI
Titoli:
principi di
Torremuzza, marchese di Motta d'Affermo, conte di Gagliano
Dimora:
Palermo
Motto:
“Allicit
et terret”
Si crede discenda
dagli antichi conti di Terni, passò tre volte in Sicilia, dando
origine a tre rami diversi quello di Catania oggi estinto ed i
viventi rami di Messina e Palermo.
PIETRO, di
Catania, nel 1397 capitano di giustizia in Troina; GIACOMO giudice
straticoziale in Messina nel 1403; ANTONIO capitano di giustizia in
Catania, possedette il feudo di Biscari il 13 aprile 1416, milite e
maestro procuratore e secreto in Catania nel 1441; GUGLIELMO
RAIMONDO barone di Favarotta per investitura del 7 gennaio 1516,
barone di Biscari che con privilegio dell'8 aprile del 1533 ottenne
il titolo di nobile con il “don”; messere BARTOLOMEO, PAOLO, GIOVAN
BATTISTA, GIOVAN DOMENICO, FRANCESCO ascritti nella Mastra Nobile di
Messina dal 1587 al 1606; GREGORIO nei primi anni del XVII secolo
passò da Genova in Palermo e fu capostipite del ramo Castelli di
Palermo, principi di Torremuzza, marchese di Motta d'Affermo con
investitura del 3 marzo 1635, conte di Gagliano con investitura del
13 maggio 1629; il figlio LANCELLOTTO, barone di Dorilli, conte di
Gagliano, cavaliere dell'Ordine di San Giacomo della Spada, maestro
razionale del Tribunale del Regio Patrimonio, ottenne con privilegio
del9 gennaio 1634 il titolo di marchese di Capizzi, con privilegio
del 27 aprile 1659 il titolo di principe di Castelferrato, governato
della nobile “Compagnia dei Bianchi” di Palermo nel 1641/2 e 1650/1,
senatore nel 1639, pretore nel 1650, vicario generale del Regno di
Sicilia nel 1644; CARLO GIROLAMO marchese di Motta d'Affermo, per
investitura del 18 agosto 1726, marchese di Capizzi, ottenne con
privilegio del 26 aprile 1734 il titolo di principe di Torremuzza;
IGNAZIO TRAIANO commendatore dell'Ordine di Malta nel 1740,balì di
gran croce nel 1759, gran priore in Barletta nel 1765; GIOACCHINO
vescovo di Cefalù nel 1755; GREGORIO BARTOLOMEO monaco benedettino,
vicario generale, consultore teologo delle “Legazia Apostolica”
(sede diplomatica della Santa Sede), vescovo di Numidia nel 1765;
GABRIELE principe di Torremuzza, marchese di Motta d'Affermo, conte
di Gagliano, archeologo e numismatico di chiara fama, cavaliere
dell'Ordine di Malta, deputato dell'Università degli studi di
Palermo, direttore della Regia Zecca, deputato e conservatore delle
antichità di Sicilia, donò la sua biblioteca composta da dodicimila
libri alla biblioteca dei Padri Gesuiti, ora Biblioteca nazionale di
Palermo; CARLO GIROLAMO cavaliere di Malta, senatore in Palermo nel
1781, capitano di giustizia della stessa città nel 1797, gentiluomo
di camera con esercizio, commendatore dell'Ordine di Malta,
cavaliere dell'Ordine di San Gennaro; VINCENZO titolato dei su
indicati titoli, gentiluomo di camera con esercizio, maggiore delle
Guardie del Corpo, storiografo dell'Ordine di Malta, sposato con
Agata Valguarnera dei principi di Niscemi, da cui: CARLO benedettino
col nome di Pietro, abate di santa Maria de Sparto; SALVATORE abate
di San Martino col nome di Luigi, fondatore e direttore della
colonia agricola di San Martino; GABRIELE LANCELLOTTO investito dei
titoli del casato con D.M. Del 27 aprile 1886, fece parte del
comitato rivoluzionario del 1848, pari del Regno, nel 1861 nominato
senatore del regno d'Italia, intendente di Casa Reale e cerimoniere
di corte in Palermo, cavaliere di gran croce dell'Ordine Mauriziano,
cavaliere dell'Ordine di Malta; il figlio VINCENZO, vivente nella
prima metà del XX secolo, investito dei titoli del casato.
Iscritta nel
Libro d'Oro della Nobiltà Italiana, iscritta nell'Elenco Ufficiale
Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma:
d'azzurro al
castello di tre torri merlate d'argento, sormontato nel capo da un
giglio d'oro. |
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DEL CASTILLO
Titoli:
marchese
di Sant’Isidoro, marchese di Tortorici, signore di Vacco e Vaccotto,
marchese della Gran Montagna
Dimora:
Palermo
Nobile famiglia
originaria della Castiglia, portata in Sicilia da BALDASSARRE,
sergente maggiore (grado che corrispondeva all’odierno ufficiale
superiore) del “3° Spagnolo”, senatore di Palermo 1589/90,
proconservatore di Gangi nel 1591; MELCHIORRE cavaliere dell’Ordine
di Malta; GASPARE abate di Roccadia; GIOVAN FRANCESCO giudice
pretoriano, del concistoro e della Gran Corte,uditore generale
dell’Esercito; DIEGO per il matrimonio con Caterina Grassini,
ereditò i feudi di Vacca e Vaccotto, ottenne
il titolo di marchese di S. Isidoro con privilegio dato il 11 luglio
1651 reso esecutivo il 15 settembre dello stesso anno;
altro DIEGO, per la moglie Maria Mastrilli, “maritali nomine”,
marchese di Tortorici; GIUSEPPE giurato di Palermo nel 1644/5 e
1650/1, capitan d’armi del regno e castellano di Mazzara nel
1663;BALDASSARRE giudice pretoriano di Palermo nel 1681/2, del
concistoro nel 1682/4, della Gran Corte nel 1687, capo della giunta
dei beni confiscati ai messinesi ribelli nel 1692, maestro razionale
giurisperito del tribunale del Real Patrimonio e rettore della
“Confraternita della Redenzione dei Cattivi” (Riscatto dei
Prigionieri) nel 1695;GIOVAN FRANCESCO segretario onorario del Re
nel 1691;
BARTOLOMEO senatore in Palermo anni 1656/6, 75/8, 82/3, primo
marchese di Sant’Onofrio per concessione con Regio Privilegio del 30
settembre 1684; FRANCESCO PAOLO investito del titolo di marchese di
Gran Montagna in data 21 gennaio 1787.
PIETRO governatore nobile della Tavola pecuniaria di detta città
negli anni 1731/2, 1743/5, “console nobile del mare” nel 1756/7;
ANTONIO, maggiore della piazza di Messina, confrate della nobile
“Arciconfraternita della Pace e Bianchi” di detta città nel 1794;
all’abolizione della feudalità i titoli erano in possesso di
DOMENICO per investitura del
9 dicembre 1799. Iscritta nell’Elenco delle Famiglie Nobili della
Regione Siciliana
Iscritta
nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma:
d’argento
al castello di tre torri di rosso, fondato nella punta dello scudo,
aperto e finestrato di nero, attraversato da una banda dello stesso
calore, con la bordatura di rosso, caricata da otto cerchi d’oro. |
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CASTRIOTA SCANDERBERCH
o
SCANDERBERG
Vedi rubrica "Le
Famiglie Greco-Albanesi del Sud Italia"
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CATALANO
Titoli:
nobile dei signori del Marcato di Melilli
Dimora:
Catania
Nobili in Messina, Nicosia, Palermo, Siracusa, Catania. GIOVANNI
castellano di Nicosia nel 1398; GABRIELE giudice della Gran Corte
del Regno 1683/99, avvocato fiscale del tribunale del regio
Patrimonio nel 1706; NICCOLO’ il 7 ottobre 1702 barone di Cancilleri;
DIEGO capitano di giustizia in Siracusa dal 1704/5 e dal 1709/10;
ANTONINO il 9 maggio del 1746 venne investito del titolo di barone
di Aira, proconservatore di Buccheri dal 1755 al 1774; il figlio
GIUSEPPE acquistò il Marcato di Melilli ed investito del titolo il
19 marzo 1776; CARLO giudice pretoriano di Palermo anni 1746/7,
provveditore generale dell’esercito; NICCOLO’ senatore di Palermo
1746/48.
L’ultimo iscritto col titolo di Marcato di Melilli fu ANTONINO
FRANCESCO il 6 agosto 1781.
Iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma:
d’azzurro alla colonna d’argento sormontata da una stella dello
stesso, sostenuta da 2 leoni coronati d’oro, alias d’azzurro
alla fascia, al filetto, ai due leoni e accompagnata da una stella
in punta il tutto d’oro. |
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CATALANO GONZAGA
di
Maierà e Grisolia
Titoli:
duca di
Cirella, col predicato di Maierà e Grisolia
Dimora:
Napoli,
Calabria
Si crede che sia di
discendenza spagnola, passata prima in Sicilia e poi in San Marco
Argentano dove nel 1666 ANDREA sposò donna Diana Gonzaga, del ramo
dei conti di Novellara, aggiungendone il cognome al proprio per se e
i suoi discendenti, il quale si trasferì in Calabria al seguito del
principe di Bisignano dopo la congiura dei Baroni del 13 agosto
1486.
Nel 1616 venne
concesso il titolo di duca in persona di FRANCESCO MARIA con diritto
di imporlo sul feudo di Cirella, oltre ai feudi di Maierà e Grisolia
sui quali ottennero il riconoscimento del predicato. ARTURO duca di
Cirella, col predicato di Maierà e Grisolia, vivente nella prima
metà del XX secolo.
Iscritta nel Libro
d’oro della Nobiltà Italiana, iscritta nell’Elenco Ufficiale
Nobiliare Italiana anno 1922.
Arma:
d’azzurro al leone d’oro rivolto. |
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CATEMARIO
Titoli:
duca di
Quadri, barone di Roccamonfina
Dimora:
Caserta
Famiglia originaria
di Amalfi nota dal X secolo; con l’invasione dei Mori (Saraceni) di
Spagna migrò a Montagnano in Molise e poi si stabilì in Napoli;
venne riconosciuta con RR. LL. PP. (Regie Lettere Patenti) del 20
dicembre 1897 del titolo di duca di Quadri per successione casa
D’Ambrosio che ne aveva la concessione dal 1731; con RR. LL. PP. del
20 luglio 1910 venne riconosciuta anche del titolo di barone di
Roccamonfina; attuale rappresentate nel XXI secolo è il duca don
FRANCESCO (1942) residente in Caserta.
Iscritta nel Libro
d’Oro della Nobiltà Italiana, iscritta nell’Elenco Ufficiale
Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma:
d’argento al capriolo accompagnato da tre stelle il tutto d’oro, con
la punta dello scudo mareggiata d’azzurro. |
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CATERINI
Titoli:
duca di Castel di Mirto
Motto: “Deo
Volente Volo”
L’Origine di questa famiglia, piuttosto che germanica –
longobarda, si crede essere Bizantina verosimilmente dal termine
greco
Katharòs
e ancor ora, in Grecia nel golfo di Tessalonica esiste una città dal
nome Katherini, e con questo termine venivano indicati i fedeli di
Santa Caterina da Alessandria. Il ramo presente nella provincia di
Avellino proveniva dall’attuale provincia di Foggia e in particolare
da San Marco in Lamis, cittadina notoriamente conosciuta come sede
di famiglie greco – albanesi sfuggite alle persecuzioni Ottomane.
Il primo personaggio del casato di cui
troviamo traccia in provincia di Avellino, agli inizi del XIX
secolo, ed in particolare a Guardia Lombardi fu GIUSEPPE MICHELE
ANTONIO Caterini (il cui cognome originale era
Catarina
successivamente trasformato in Catarini e poi in Caterini)
proveniente da San Marco in Lamis. Il quale grazie al matrimonio con
Nicolina Maricundo entrò subito a far parte delle famiglie notabili
di Guardia Lombardi ed indicato nei documenti ufficiali come “possidente”.
Il titolo di duca di Castel di Mirto venne concesso prima alla
famiglia Corsetto e poi da Carlo III alla famiglia Stella e di
seguito passato in concessione dal 1830 circa al casato Caterini
come da documentazione conservata presso l’Archivio di Stato di
Avellino.
Il ramo della famiglia, in provincia di Avellino, è
attualmente rappresentato da VITO grande Ufficiale dell'Ordine al
Merito della Repubblica Italiana, Cavaliere dell'Ordine di San
Gregorio Magno e Cavaliere di Merito dell'Ordine Costantiniano di
San Giorgio ramo di Spagna.
Bibliografia:Archivio storico del Collegio Heraldico de Lisboa
Stemmario SISA; Raccolta di Casate ed Iconografie ed. Mybook.
N.d.A.: si ringrazia il dottor Vito Caterini, duca di Castel di
Mirto, per le notizie relative al casato e alla gentile concessione
della pubblicazione del blasone.
Arma:
Inquartato: nel primo di rosso, alla torre d’oro mattonata di nero
chiusa di tre pezzi, merlata alla guelfa; nel secondo d’azzurro,
all’aquila ferma il volo chiuso, sinistrata in capo da un bisante
d’argento; nel terzo d’azzurro, alla spada posta in banda d’argento
l’elsa d’oro, sinistrata in capo da una stella pure d’oro; nel
quarto di rosso il tralcio di vite d’oro, fogliato di tre pezzi e
posto in sbarra.
Scudo sannitico sostenuto da due cavalli neri rampanti e
timbrato di corona ducale,
Manto di ermellino sormontato da corona ducale. |
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CATINO
Titoli:
nobile
Dimora:
Emilia
Romagna, Puglia
Si hanno
notizie certe fin dal secolo XII. Fu una delle 34 famiglie nobili e
antiche di Ferrara. Si vuole che questa Casa sia bolognese, e che
nel 1184 al risorgere delle fazioni Guelfe e Ghibelline, che furono
la piaga di Bologna, la famiglia trovandosi nelle turbolenze dovette
esiliare dalla Patria riparandosi in Ferrara. Un ramo passò in
Lendinara dove un Catino venne nominato consigliere dal Marchese
Aldobrandini III d´Este. GIOVANNI vescovo di Sebaste (croce a stile
patriarcale a due bracci inserita nel blasone) nel XV secolo;
LUDOVICO resse la carica di ambasciatore della casa d´Este presso
numerose corti; RENATO ministro dei Duchi Ercole II e Alfonso II,
creato Cavaliere dal Doge di Venezia Sebastiano Venier, uno dei
fondatori “dell’Accademia degli Intrepidi”; PELLEGRINO insigne
scultore; GIOVAN BATTISTA capitano di giustizia di Casal Monferrato
poi ambasciatore del Duca d´Este al Papa Clemente VIII; GIOVANNI da
Lendinara letterato insigne. Suo figlio GIOVAN BATTISTA dottore in
legge, il 3 agosto 1803 fu decollato sulla pubblica piazza come
fautore di ribellione contro i francesi invasori. LEONARDO
industriale torinese, suo figlio SERGIO ufficiale e fotoreporter di
guerra nella II guerra mondiale. Un ramo della famiglia si stabilì
in Puglia nel XIX secolo, dove tutt’ora è fiorente.
N.d.A.:si
ringrazia la signora Pina Catino per le notizie fornite sul casato
Arma:
inquartato nel
primo e nel quarto d’oro, all’aquila spiegata di nero; nel secondo e
nel terzo interzato in fascia: nel primo di nero, caricato di due
crescenti d’argento rivoltati; nel secondo d’argento alla croce a
stile patriarcale a due bracci di nero. |
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CATTANEO (della Volta)
Titoli:
principe di San Nicandro, duca di Casalmaggiore, conte di Aversa,
patrizio napoletano.
Dimora:
Napoli
Di origine genovese, per essere insignito del titolo di “cattaneo”
(capitano delle armi) della corte Imperiale di Federico Barbarossa,
il casato, cambiò il cognome Della Volta in Cattaneo (Cattaneo della
Volta). Imparentati con gli imperatori Paleologo dell’Impero Romano
d’Oriente aggiunsero nello stemma le loro armi; ricevuti nell’ordine
gerolosomitano nel 1435, furono annotati nel 1528 tra i 28 casati
che costituirono “Albergo” (associazione di famiglie nobili).
Si trapiantarono in Napoli con DOMENICO, senatore della repubblica
di Genova,e divenne una delle più illustri famiglie napoletane,
insignita nel 1650 del titolo di principe di San Nicandro, di duca
di Casalmaggiore nel 1709, decorata di vari ordini cavallereschi tra
cui i prestigiosi Ordine del Toson d’Oro (che rendeva cugini dei re
di Napoli, Spagna e Austria) e dell’Ordine di San Gennaro, “Grandi
di Spagna” e gran Siniscalchi del Regno. Nel 1718 aggregata al
seggio di Capuana. Tra i più illustri DOMENICO (1698-1782) figlio di
BALDASSARRE e di Isabella Gaetani dei duchi di Sermoneta, investito
dei titoli di principe di Sannicandro (col tale patronimico è più
conosciuto), Grande di Spagna di prima classe, cavaliere dell'Ordine
di San Gennaro, dell'Ordine del Toson d'Oro (che rendeva cugini del
re) maggiordono maggiore di Casa Borbone, reggente della corte della
Vicaria nel 1736, gentiluomo di Camera di re Carlo III di Borbone,
nel 1739 membro del Supremo Magistrato del commercio, mandato quale
ambasciatore nel 1740 in Spagna.Nel 1755 venne scelto da re Carlo
quel tutore "aio" dei principini Filippo, Carlo e Ferdinando, avendo
lo stesso re grande stima di casa Cattaneo, e quando nel 1759
rinunciò al trono di Napoli per problemi dinastici in Spagna, lo
designò quale presidente del "Consiglio di Reggenza" coaudiuvato da
Bernando Tanucci. Egli tenne con dignità l'altissima carica,
dedicandosi anche al delicato incarico di "aio " del futuro re
Ferdinando. Fu uomo amante delle arti ed amico di Francesco Solimena,
che per lui dipinse ritratti di famiglia ora conservati al Louvre di
Parigi, e lo splendido pavimento maiolicato della chiesa di san
Michele ad Anacapri. Attuale rappresentante è CORRADO nato
nel 1953 di FABIO.
Iscritto nell’Elenco Ufficiale Nobiliare anno 1922.
Arma:
fasciato d’azzurro e argento al palo sopra di rosso alla croce
d’argento con quattro B affrontate “Paleologo”, bandato d’argento e
rosso al capo d’oro all’aquila di nero. |
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CAVALCANTI o
CAVALCANTE
Titoli:
marchese, nobile dei marchesi, patrizio napoletano
Dimora:
Napoli,
Calabria
Famiglia di antica
origine fiorentina, nota dal XI secolo, tennero il governo della
repubblica di Firenze nel 1176, ed in seguito conseguirono più volte
il priorato e cariche senatoriali; essendo i Calvalcate di parte
guelfa furono più volte posti al bando della repubblica, tra cui il
celebre GUIDO poeta ed amico di Dante Alighieri. Nel XIV secolo un
ramo della famiglia si stabilì in Calabria con FILIPPO giustiziere
in Val di Crati e Terra Giordana; il ramo fiorentino si estinse nel
XVIII. Il ramo di Napoli ottenne nobiltà in Cosenza, Gaeta ed in
Napoli al seggio di Capuana nel 1793; ricevuti nell’Ordine di Malta
dal 1595; dichiarata ammissibile nella “Compagnia delle Regie
Guardie del Corpo” del Regno delle Due Sicilie; signori di Cerenzia,
Pietramala, Serra di Leo, Verbicaro; marchesi di Tortorello, duchi
di Caccuri nel 1745, di Malvito e Turano. IPPOLITO (1787-1859), duca
di Buonvicino, figlio di GUIDO governatore regio di cappa e spada,
nominato consulente culinario di Casa Reale Borbone delle Due
Sicilie, pubblicò nel 1837 un trattato sulla "Cucina
Teorico-Pratica" scritto metà in Italiano e metà in Napoletano
(ristampato ed edito nel 2002 da una famosa casa editrice
napoletana), a lui si deve la ricetta del ragù; il primo Istituto
Professionale Alberghiero d'Italia sorse a Napoli nel 1958 nella
villa delle Ortensie ed è a intitolato alla sua persona. Retro
Ammiraglio della Marina del Regno delle Due Sicilie PIERLUIGI (NA
1786-1864), figlio del marchese FRANCESCO e di Vincenza Caracciolo,
venne nominato guardiamarina nel 1800, al comando della corvetta
Cristina alla dimostrazione di forza che la squadra navale
napoletana fece nel 1834 contro il sultano del Marocco, nel 1843
accompagnò il conte d'Aquila in Brasile nella crociera che scortava
la principessa Teresa andata in sposa all'imperatore del Brasile,
nel 1848 ebbe il comando della squadra navale che appoggiò lo sbarco
in Sicilia della spedizione comandata dal generale Filangieri. Nel
1860 era membro del Consiglio d'Ammiragliato, all'arrivo dei
piemontesi si ritirò a vita privata.
A Napoli in
via Toledo sorge il maestoso Palazzo Cavalcanti, di proprietà del
Comune di Napoli, edificato nel 1762 dal marchese ANGELO. A primo
piano ha sede L'Istituto Italiano di Scienze Umane SUM.
Iscritta nel Libro
d’Oro della Nobiltà Italiana, iscritta nell’Elenco Ufficiale
Nobiliare Italiano anno 1922.
N.d.A.: Si
ringrazia la dott.ssa Ivana OREFICE, dell'Istituto Italiano di
Scienze Umane, per l'autorizzazione delle riprese fotografiche.
Arma:
d’argento seminato di crocette di rosso. |
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Cucina teorico-pratica di Ippolito
Cavalcanti |
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CAVALLO
Titoli:
patrizio di Amantea
Dimora:
Amantea
Iscritta fin dal XIV secolo al seggio di San Basilio in Amantea, il
casato ottenne l’ufficio di portolano, custode dei porti e spiagge
delle Calabrie con privilegio della regina Giovanna II d’Angiò nel
XV secolo, poi da re Alfonso e Ferdinando d’Aragona, riconfermato
nel 1502 da Consalvo di Cordova, inoltre venne ricevuto nell’Ordine
di Malta nel 1595, possedette il feudo di Pietramala. GIACOMO
giudice della gran corte della Vicaria nel XV secolo; VIRGILIO
partecipò alla battaglia di Lepanto il 7 ottobre 1571 con una
propria galera; RUTILIO fondò il convento dei cappuccini di Amantea;
BONAVENTURA commissario generale dei cappuccini nel XVII secolo e
vescovo di Caserta, nominato beato. Frate FRANCESCO cavaliere
gerolosomitano nel 1695; CARLO sindaco dei nobili di Amantea nel
1735; FRANCESCO 2° tenente del “3° Battaglione Cacciatori” partecipò
alla difesa del Regno delle Due Sicilie nella campagna del 1860/61.
Iscritto nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma:
di rosso al cavallo d’argento, il capo d’azzurro a tre stelle d’oro. |
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CAVANIGLIA
Titoli:
duca
di Sant’Agata, Flumari, Rodi, San Giovanni Rotondo; conte
di Celle, Goliano, Montella, Montalto, San Girogio, Troia,
Vituliano; marchese di Sammarco dei Cavoti; nobile
di Napoli e di Lucera.
Dimora:
Napoli, Lucera
La famiglia
originaria della Spagna dalla città di Valenza dal cognome
Cabanilla italianizzato in Cavaniglia, venuta nel Regno di
Napoli al seguito degli Aragonesi; nobile in Napoli al seggio di
Nido e in Lucera.
PIETRO
governatore dell’Aragona nel 1366; GARSIA o GARZIA, venuto a
Napoli con re Alfonso I d’Aragona, capitano e giustiziere del
Principato Ultra glorioso militare, inviato con Lionello
Accrocciamuro in Roma per rappresentare re Alfonso
all’incoronazione dell’imperatore Federico di Germania. Un altro
GARZIA morì difendendo Napoli contro i francesi di Francesco I
che assediavano la città nell’agosto del 1528 al comando di
Odetto de Foix, riposa nella chiesa di Sant’Anna dei Lombardi in
Napoli.
Foto Ciro La Rosa, clicca sulle immagini per ingrandirle |
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DIEGO difensore
della fede morì combattendo i Turchi nel 1480 in Otranto; altro
GARZIA vicerè in Sicilia; CARLO tra i fondatori del Pio Monte della
Misericordia in Napoli nel 1638; TROIANO (1478-1528) conte di
Montella e Signore di Bagnoli Irpino, fu un uomo di grande cultura e
di apertura mentale, protesse e diede impulso al commercio della
comunità Israelita insediatasi in Bagnoli, sistemandoli nel rione
più antico del paese chiamato "della Giudecca", incoraggiando
la sviluppo della bachicoltura e della relativa industria della
seta; furono suoi ospiti famosi letterati dell'epoca tra cui Jacopo
Sannazzaro, Giovanni Cotta e Gianni Anisio il quale definì Bagnoli
Irpino, sotto la guida del Cavaniglia, "Domus deorum". Il ramo dei duchi di Sant’Agata si
estinse con ANTONIA che sposò un nobile della casata Alarcou Mendoza
nel 1680; TROIANO capitano delle “Reali Guardie del Corpo” di re
Ferdinando IV di Borbone, ebbe due mogli dalla prima appartenente
agli Aponte ereditò “maritali nomine” il ducato di Flumari,
la seconda moglie fu Caterina de Medici.
Arma:
d’argento a quattro onde di nero. |
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CAVASELICE
Titoli:
marchese di San Mango, patrizio di Salerno
Dimora:
Napoli
Famiglia
patrizia di Salerno di “nobiltà di razza”; NICOLA nobile della
Piazza del Campo in Salerno nel 1395; venne ricevuta nel S. M.
O. di Malta nel priorato col cavaliere VINCENZO, colonnello
dell’esercito spagnolo, nel 1755 (Archivio del Gran Priorato
di Napoli); la famiglia feudataria di San Mango di Salerno
nel 1686; concesso il titolo di marchese su detta terra in
persona di ROMOLO in 3 febbraio 1735; ultimo intestatario
ANTONIO il 6 marzo 1759; NICOLA patrizio di Salerno, ascritto al
Registro delle Piazze Chiuse col titolo di marchese di San
Mango.
Il casato aveva
nel Duomo di Napoli un monumento che venne demolito, insieme a
quelli di altre famiglie, per l’edificazione della Cappella di
San Gennaro. GIOVANNI giustiziere in Calabria nel 1332; RICCARDO
razionale della Gran Corte nel 1578; ENRICO protontino di
Salerno ed ammiraglio nel 1438; GIOVAN BATTISTA maestro di Campo
nel 1659. Riconosciuta di “nobiltà generosa” dalla Regia
Commissione dei Titoli Nobiliari, nel 1860 per l’ammissione
nella Compagnia delle Regie Guardie del Corpo in persona di
FRANCESCO (volume XIII dei Verbali
della Regia Commissione, pagina 3 – Archivio Storico di Napoli)
Iscritta
nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma:
d’oro a un ramo di spaccapietre, fogliato di tre pezzi, su di un
monte di tre cime, il tutto di verde. |
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