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I casati del Sud
di
Ciro La Rosa
La Rosa
F-FE
FALANGA
di Castrogiovanni
Titoli: barone
di Castrogiovanni, Pullicarini e Scarpello, marchese della Rocca e
Sperlinga
Dimora:
Castrogiovanni, Noto, Messina
Famiglia
originaria di Castrogiovanni la cui casata può vantare la "nobiltà
di razza" ossia quel rango di cui non si conosce la data esatta
della sua comparsa. Si da per capostipite un JOACCHINO Falanga. Nel
1432 si hanno notizie certe con MELCHIORRE nobile di Castrogiovanni.
Il figlio BARTOLOMEO fu castellano di Castrogiovanni e Noto nel
1454. Dominus SIGNORELLO dottore in legge e “il magnifico”
MELCHIORRE primo barone di Scarpello nel 1578, castellano, segreto e
capitano di giustizia di Enna 1552, procuratore del collegio di S.
Francesco di Assisi di Castrogiovanni. GIOVAN TOMMASO barone di
Scarpello e primo barone di Pollicarini. MICHELANGELO barone di
Scarpello e tesoriere del monastero della Repentite di Enna.
GIOVANNI, barone di Scarpello, cavaliere dell'ordine Gerosolimitano
di Enna, capitano di giustizia di detta città nel 1680. GIOVAN
ANTONIO, barone di Scarpello, marchese di Sperlinga. GIUSEPPE
procuratore Helarianis di Messina e con i titoli di marchese
di Sperlinga, barone di Scarpello, proconservatore e giurato nobile
di Enna nel 1724, gran ufficiale dell'ordine Gerosolimitano di detta
città. GIOVAN MICHELE investito dei feudi di Sperlinga e Scarpello,
signore di Enna e Noto, rappresentante e ambasciatore della consulta
Araldis, giudice proconservatore di Messina, con lui cominciò
l'epoca d'oro della famiglia, sia per le parentele contratte che per
i servigi resi al Regno. Il casato attualmente stabilito in Messina
(aggiornamento censimento 1778 - Messina ). GIUSEPPE nobile
proprietario terriero, marchese di Sperlinga e della Rocca, il
figlio MICHELE (1865), unico erede della casata ritenuto “nobile
poeta” per le sue opere scrittorie.
Arme:
di
rosso, al castello merlato d’oro aperto e finestrato nel campo,
sinistrato da un leone rampante d’oro. |
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FALANGOLA
Titoli:
Patrizio di
Sorrento
Dimora:
Sorrento,
Napoli, Roma
Originaria di
Amalfi, si trasferì nel XIII in Sorrento. Militi di Sorrento furono
ROBERTO, GIOVANNI e LEONARDO; DOMINZIO arcivescovo di Sorrento nel
XV secolo; BERNARDINO regio capitano; FRANCESCO governatore di
Sorrento nel XVI secolo; NARDO e NICOLANTONIO capitani e proprietari
del feudo di Fagnano; FILIPPO ANTONIO capitano di ventura che militò
nella guerra delle Fiandre nel 1600; BERNARDO commendatore
dell’Ordine Gerosolimitano nel 1653; NICOLA e TOMMASO cavalieri
Gerosolimitani nel 1694 e 1696; ANTONIO vescovo di Caserta nel 1736.
Iscritta
nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma:
al leone troncato
d’oro e di verde. |
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DI
FALCO o DE FALCO
Titoli:
barone,
nobile dei baroni
Dimora:
Nicosia,
Catania
Nobili in
Messina si diramarono in Nicosia nel XV secolo.
BLANDANO
giudice della corte straticoziale dal 1568 al 1574 in Messina; ALFIO
inserito nella Mastra Nobile del Mollica anni 1603/4; BERNARDO Di
Falco acquistò nel 1783 l’ufficio di maestro notaro alla corte
capitaniale di Nicosia con investitura del 18 agosto 1785, senatore
in Nicosia anni 1794/99; ALESSANDRO BLANDANO De Falco, nipote del
precedente, con investitura dell’11 novembre 1802 barone
dell’ufficio di maestro notaro alla corte capitaniale di Nicosia poi
convertito nel solo titolo di barone; BLANDANO Di Falco con D. M.
del 14 aprile 1907 venne riconosciuto del titolo di barone.
Iscritta nel
Libro d’Oro della Nobiltà Italiana, iscritta nell’Elenco Ufficiale
Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma:
d’oro al
destrochero armato al naturale, tenente un falco del suo colore, con
tre stelle d’azzurro al capo; alias d’azzurro al
sinistrochero armato al naturale tenente un falco del suo colore,
con tre stelle poste due a uno d’argento. |
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FALCONE
Titoli:
nobile
Dimora:
Messina, Siracusa, Milazzo, Palermo
Nobile ed
antica famiglia che si vuole originaria dalla Lombardia, trapiantata
in Sicilia nel XI secolo con ETTORE milite al servizio dell’esarca
(comandante militare) bizantino Giorgio Maniace; nobile in Messina,
Milazzo ed in Siracusa. Possedette le baronie di Casalvecchio, di
Saccolino, Carrubba, Cava della Donna e Magrentini, Protonotaro,
Serravalle, Canneto o Margi del Canneto, Asaro, Lamotta, ed altre;
ALAIMO cavaliere di Malta nel 1276, priore di Messina e maestro
delle case dell’ordine di Malta del Regno di Sicilia e bassa
Calabria; FEDERICO valoroso capitano d’arme con re Pietro I
d’Aragona; FALCONE giustiziere della Valle di Castrogiovanni nel XIV
secolo; ANDREA vescovo di Modena e martire nel XIV secolo; GIOVANNI
senatore di Messina nel 1403 e tale carica, in detta città, venne
occupata da altri personaggi di questa famiglia. ANTONIO fu capitano
di giustizia di Milazzo nel 1403; MICHELE, barone di Ramosuli, fu
giurato di Siracusa nel 1527/28; LUCIO, barone di Carrubba, tenne la
carica di capitano di detta città nel 1632/3. Annotati nella Mastra
Nobile del Mollica, (lista I, anno 1587) GIOVANNI, e il padre
GIOVAN MATTEO; GIOVANNI PIETRO fu giudice pretoriano in Palermo nel
1609/10. Un ramo della famiglia si trasferì in Lentini.
Iscritta
nell’Elenco delle Famiglie Nobili Siciliane.
Arma:
d’azzurro, alla fascia di rosso, sostenente il falcone al naturale,
col cappelletto in testa – alias partito: 1° d’azzurro, 2° di
rosso di un falcone d’oro al volo posto al centro. |
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FALLACARA
Titoli:
famiglia notabile “particolare”
Dimora:
Bitonto, Bari
Antica
famiglia Bitontina, presumibilmente originaria del nord Italia (sullo
studio dell’origine del nome va ricordato che il cognome può aver
subito nel tempo variazioni dialettali, forme contratte, diminutivi,
lenizioni, errori dovuti a errata trascrizione. Si ritiene quindi
che il nome “Fallacara” sia verosimilmente originato da “Fallacca”,
famiglia originaria di Fontanile, secolo XIV, successivamente
trasferitasi in Casale Monferrato, Mantova e Alessandria).
giunse in Puglia verso la fine del XV secolo. Agli inizi del
cinquecento la ritroviamo a Bitonto citata in un antico documento
intitolato: Locazione di un parco in Santo Spirito volgarmente detto
“Lo parco piccolo de lo Castiello”, appartenente ad “Angelum
de La Fallacara de Botonto”. Anticamente, in questo “parco”, situato
probabilmente nei pressi dell’antico castello d’Argiro posto sul
lato ovest del porto di Santo Spirito, vi era un caratteristico
palmento appartenuto alla famiglia, attestato dall’epigrafe
miracolosamente scampata (unitamente ad altri frammenti lapidei)
all’atto della demolizione avvenuta probabilmente agli inizi del XIX
secolo. L’epigrafe, abbellita dallo stemma gentilizio dei Fallacara,
caratterizzato da un leone rampante armato di giavellotto sovrastato
da grappoli d’uva, recita: D. O. M. Torcularias has edes Angelum
de La Fallacara patricius de Botonto sibi suisque proprio aere
construxit. Anno Domini 1543. Probabilmente tale famiglia fece
fortuna grazie alla produzione e commercio di vino. In un inedito
documento del XVII secolo viene menzionata la famiglia, classificata
come appartenente alle “particolari famiglie bitontine” . In
tale documento il fu Don ANGELO Fallaccara di Bitonto, figlio di
CARLO, nell’anno 1646, con suo ultimo testamento istituisce erede
universale di tutti i suoi beni, quali “stabili, mobili, oro,
argento, etcc”, la propria moglie “Donna Porzia Del Brudiglio”,
istituendo dopo la sua morte un “Pio Rimedio”,
(Probabilmente
questo “Pio Rimedio” era ubicato all’interno della Cattedrale
bitontina dove anticamente ogni anno il relativo cappellano doveva
celebrare 100 messe per l’anima del defunto Don Angelo Fallaccara e
“dé suoi Maggiori”. Infatti a partire dal XIV secolo la Cattedrale
subì una serie di significative trasformazioni che ne mutarono
radicalmente la fisionomia dei fianchi e dell’interno. Verso la fine
dell’800 ebbero inizio una lunga serie di restauri mirati a
restituire al monumento l’originale aspetto medievale. La campagna
di restauro effettuata nel 1930 riaprì le arcate cieche sui fianchi
dopo aver demolito le cappelle gentilizie costruite dal XIV secolo
in poi, abbattendo probabilmente anche il “Pio Rimedio”).
Sul finire del
XVIII secolo, le nobili famiglie bitontine dei Vacca e dei Pace,
imparentate con i Fallaccara, per contendersi le consistenti rendite
del “Pio Rimedio”, cominciarono un aspra controversia legale
conclusasi con l’assegnazione del “Pio Rimedio” ai Vacca, eredi con
grado di parentela più prossimo al testamentario. Purtroppo,non si
conosce l’ubicazione di questo “Pio Rimedio”. Una tavola, allegata
al detto documento, riporta gli alberi genealogici della famiglia
“Fallaccara” e “Del Cantore”, tra di loro imparentate, dove vengono
menzionate numerose famiglie bitontine tra cui Brudiglio,
Strugibinetto, Siccoda, Della Facenna, Ascolese, ecc, ormai estinte.
Consultando la “Platea dei beni del Convento di San Francesco
d’Assisi di Bitonto” , nel paragrafo “Alfabeto di tutti li censi”
agli inizi del settecento ritroviamo inscritto Don Gio. Fallacara,
alias “Ricco e Sulo”, il quale donava mensilmente al convento
80 ducati. Attualmente a Bitonto, nei pressi della pubblica “Pescara
del corso”, vi è la “Corte dei Mille”, sino al 1911 chiamata “Corte
Fallacara“, nome assegnato in ricordo delle antiche strutture
abitative, di proprietà dell’omonima famiglia. Degli inizi
dell’Ottocento, di tale famiglia, ricordiamo VINCENZO, noto
architetto, allievo del Castellucci, Nicolini, Mastropasqua,
laureatosi nel 1839 presso l’Accademia delle Belle Arti di Napoli,
il quale partecipò alla progettazione a Bari del nuovo molo, del
borgo murattiano, del Camposanto e della chiesa di San Ferdinando, e
diresse i lavori per la costruzione del palazzo Ricchioni a Palo del
Colle, e del palazzo Cioffrese a Bitonto. Sul finire dell’Ottocento,
ricordiamo ANGELO, rappresentante dei liberi pensatori di Bari, che
partecipò attivamente all’Anticoncilio di Napoli, iniziativa
fortemente appoggiata da Garibaldi. Agli inizi del Novecento, la
ritroviamo tra le famiglie emigrate in America, stabilitasi nel
Texas, Nevada, Missouri, Ohio, Iowa, New Jersey e Florida. Nel 1926,
MICHELE, soldato nella I guerra mondiale, emigrò con la propria
famiglia a Brooklyn, dove fece fortuna. Famiglia rinomata nel campo
edile, ricordiamo GAETANO, per la costruzione nel 1930 a Bilecik
(Turchia), di un maestoso ponte per la strada ferrata per il
collegamento Istambul–Ankara, e GIROLAMO, classe 1902, unitamene ai
suoi figli, che con la propria impresa edile diede il via alla
costruzione dei primi “grattacieli” nella nostra città, ricordiamo
il compianto Don CARMINE, ordinato sacerdote il 16 luglio 1939 dal
vescovo Monsignore Andrea Taccone. Dal 1944 fu per lunghi anni
parroco della Cattedrale, per poi ricoprire, presso la Curia
Vescovile, il ruolo di economo, su specifica disposizione
dell’arcivescovo Cacucci. Fondamentale punto di riferimento per il
clero locale e per la città, acquisì numerosi meriti e
riconoscimenti. Nel 1993 gli fu assegnato il premio “L’Uomo e la
Città”, per la dedizione e l’affetto che dedicò alla nostra Bitonto.
Si ringrazia
il dottor PASQUALE Fallacara per le notizie relative alla famiglia |
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FALVELLA
Titoli:
conte
Dimora:
Napoli
Di origine
Toscana, trasferitasi in Basilicata ed in Napoli nel XVII secolo, ha
dato vari personaggi che vestirono la toga magistrale ed inseriti in
ordini cavallereschi italiani.
Con R. D. del
Regno d’Italia, del 13 marzo 1864 GIUSEPPE venne decorato del titolo
di conte trasmissibile ai primogeniti.
Iscritta nel
Libro d’Oro della Nobiltà Italiana e iscritta nell’Elenco Ufficiale
Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma:
d’azzurro
a tre fasce d’oro accompagnate da tre stelle dello stesso al capo,
alias d’argento a tre bande d’azzurro accompagnate da tre
stelle d’oro al capo. |
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FARACE
(1) o
FARACI
Titoli:
nobile dei baroni del Prato
Dimora:
Messina, Palermo
NICCOLÒ giudice straticoziale nel 1381, barone di Grappida; titolo
che venne confermato al figlio RUGGIERO in data 20 gennaio 1453;
BERNARDINO barone con investitura il 12 febbraio 1486; VINCENZO
investito del titolo di barone in data 13 marzo 1548; GIUSEPPE
giudice della corte pretoriana 1606/7, del tribunale della gran
corte 1610; LORENZO stessa carica 1630/31 e 1633/34; BIAGIO con
privilegio del 19 luglio del 1670 nominato barone del Prato; BIAGIO,
barone del Prato, giurato di Militello 1812/13.
Iscritta nel Libro d’Oro della Nobilità Italiana, iscritta
nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma:
1° d’azzurro alla colomba d’argento guardante un sole, 2° d’oro ai
tre pini di verde sradicati, alias 1° d’oro e d’azzurro alla
fascia di nero sostenente un uccello al naturale.
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FARACE
(2)
Titoli:
marchese, barone, nobile dei marchesi
Dimora:
Capri, Napoli, Roma
Originaria di Capri, discendente dalla precedente famiglia, si hanno
notizie certe nel napoletano sin dal XVII secolo con FRANCESCO nato
a Capri nel 1616; FRANCESCO 2° tenente del
“4° Battaglione Cacciatori” dell’Esercito delle Due Sicilie,
partecipò alla difesa del Regno dall’invasione piemontese nel
1860/61, presente all’assedio di Gaeta capitolando il 14 febbraio
1861. Vennero concessi ad ALFREDO - commendatore dell’Ordine
d’Italia e dei SS. Maurizio e Lazzaro, consigliere della Corte di
Cassazione, primo presidente della Regia Corte d’Appello - con R. D.
e RR. LL. PP. (regie lettere patenti) del 21 dicembre 1921 e del 25
dicembre 1925 i titoli di marchese e barone trasmissibili ai
primogeniti.
Iscritta nel Libro d’Oro della Nobiltà Italiana, iscritta
nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma:
1° troncato d’azzurro alla colomba d’argento fissante un sole d’oro,
2° d’oro al pino al naturale sulla campagna di verde. |
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FASANO
Titoli:
nobile
Dimora:
Solfora,
Sicilia.
Appartenne a
questa famiglia il Cardinale GIOVANNI, che fu eletto Papa, col nome
di GIOVANNI XVIII, il 26 dicembre del 1003 e morì il 18 luglio 1009
nel monastero della Basilica di San Paolo fuori le Mura in Roma,
dove si era ritirato stanco degli intrighi di potere cui era
sottoposta la corte papale da parte della potente famiglia romana
dei Crescenzio.
I Fasano di
Solofra godettero del titolo di nobile fin dal XIII secolo con
privilegio feudale concesso da Carlo I Angiò a GIOVANNI e GUGLIELMO
de Fasana (provenienti dal Cilento)che dava loro la facoltà di “possedere
feudi con la recognizione del re”. RICCARDO milite e
protomedico, familiare e consigliere di re Roberto d’ Angiò nel
1333; GABRIELE (Solofra, 7 luglio 1645 – Vietri,1689), sacerdote,
che visse a Napoli nella residenza di famiglia e pubblicò “Lo
Tasso Napoletano: zoè la Gierosalemme libberata de lo sio’ Torquato
Tasso votata a llengua nosta da Gabriele Fasano de sta cetate, e dda
lo stisso appresentata a la llostrissema nobeltà nnapoletana”
versione napoletana della Gerusalemme liberata di Torquato Tasso,
stampata da Giacomo Raillard, un tipografo-editore-libraio francese,
egli ebbe un fratello, TOMMASO (1646-1716), pittore, attivo in molte
chiese napoletane, specialmente in Donna Regina Nuova. NICOLA medico
di re Ladislao, ottenne l’esenzione da qualsiasi pagamento ed
inoltre il feudo di Sant’Agata nel 1409 e di Arco nel 1413.
A questa
famiglia appartiene un ramo napoletano che però non ebbe più
contatti col decaduto ramo solofrano. Al ramo napoletano appartiene
il prof. TOMMASO dell’Università di Napoli.
Di questa
Famiglia fa cenno B. Candida Gonzaga, Memoria delle Famiglie
nobili delle Provincie meridionali, Napoli, 1875, volume V-VI,
pagina 85, il quale dice: "Ha goduto nobiltà in Sicilia, in
Solofra, in Somma vesuviana", e ne descrive lo stemma:
"un albero in fiore e due ragazzi affrontati che colgono
dall’albero", "d’ azzurro al fagiano fermo del suo colore" e
infine: "godeva il privilegio di portare la mazza del Pallio
nella festa del Corpus Domini". Il Gonzaga cita altri autori che
parlano di questa famiglia (Majone, Capitelli, Capecelatro,
Cappelletti, Mauro, Pacichelli, Sassone, De Stefano). Il Crollalanza
nel “Dizionario storico blasonico delle Famiglie nobili e
notabili”, volumeI, Bologna, 1886.
Nel XIII
secolo troviamo affermati medici, tra cui RICCARDO da Salerno
(†1333), chiamato "medicinalis scientia professor", reggente
degli studi a Napoli e ricordato per l’importante contributo dato
allo sviluppo dello Studium napoletano col trasferimento degli studi
di medicina da Salerno a Napoli; è sepolto nella chiesa di
S.Gregorio Armeno a Napoli.
Il figlio
RICCARDO e il nipote ANDREA continuarono la professione medica alla
corte napoletana ed ebbero confermati i precedenti privilegi,
appartenendo a Napoli al Seggio di Porto. NICOLÒ in due momenti
diversi - nel 1409 e nel 1413 - ebbe confermato l’incartamento sui
beni solofrani e dal re Ladislao fu chiamato "Fidelis nobilis, et
circumspectus". Nel XVI secolo troviamo GIOVANNI TOMMASO, figlio
di VALERIO, che andò in missione in Spagna dall’imperatore Carlo V
per perorare la causa dell’autonomia demaniale di Solofra, che fu
accolta. TOMMASO fu sindaco di Solofra nel 1565. GAETANO guardia del
corpo di sua maestà il re Cattolico, capitano di cavalleria e
governatore di varie città; NICOLA capitano d’artiglieria, e
cavaliere di giustizia dell’Ordine Costantiniano nel 1740; GIUSEPPE
guardia del corpo della “Compagnia delle Reali Guardie del Corpo”
nel 1795 del re di Napoli; La famiglia ottenne dagli Orsini la
gestione dell’Abbazia di Vietri. Prima del tracollo familiare,
provocato dalle lotte tra gli Ordini, di cui erano vassalli, e la
comunità, troviamo ancora nel XVII IGNAZIO, abate benedettino prima
ad Andria e poi a Montecassino.
Arma:
d’azzurro al fagiano, coronato d’oro, fermo del suo colore su di
un monte di verde, di tre stelle d’oro in fascia. |
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Papa Giovanni XVIII,
Giovanni Fasano |
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LO FASO
Titoli:
duca di Serradifalco, marchese di Gastone, barone di Oliveri,
Rabione, Salicio, Grotta d’Acqua.
Dimora:
Palermo
Originaria della Lombardia. Si stabilirono in Sicilia nel XV secolo.
ANTONIO abate di Sant’Anastasia, canonico della cattedrale di
Palermo nel XVI secolo; FILIPPO vescovo di Lettere e Gragnano;
FRANCESCO acquistò i feudi di Serradifalco con investitura del 16
settembre 1666; LEONARDO con privilegio del 30 dicembre 1664 ottenne
la concessione del titolo di duca di Serradifalco; FRANCESCO, duca
di Serradifalco, barone della tonnara di Oliveri nel 1716; VINCENZO
senatore in Palermo 1749/55; LEONARDO duca di Serradifalco con
privilegio del 7 gennaio 1722, governatore della Compagnia della
Pace di Palermo nel 1752; IGNAZIO senatore in Palermo 1784/5,
rettore dell’Ospedale Grande e governatore della Compagnia della
Pace; FRANCESCO primo marchese di Gastone e Rabione con investitura
del 12 dicembre 1785; GIUSEPPE e GIOVANNI cavalieri dell’Ordine di
Malta nel 1787 e 1782; ANTONIO archeologo di fama internazionale,
cavaliere di vari ordini cavallereschi nazionali ed internazionali,
con investitura del 8 dicembre 1909 ottenne il titolo di duca di
Serradifalco, marchese di Gastone, barone di Oliveri, Rabione,
Salicio e Grotta d’Acqua.
Iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma:
d’azzurro al faggio al naturale sormontato da un’aquila nascente con
una punta di rosso, un braccio d’argento uscente dal cantone destro
impugnante una spada portante alla punta un giglio d’oro. |
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FAZIO
(di San Barbato)
Titoli:
nobile, predicato di San Barbato
Dimora:
Napoli e Calabria
Famiglia d’origine calabrese nota già nel XV secolo, trasferita a
Napoli nel XVII secolo.
Con Regio Assenso del 7 gennaio 1806 GIOVANNI ANTONIO ottenne il
possesso della terra di San Barbato in Calabria; EMANUELE capitano
del “Comando Generale” dello Stato Maggiore dell’Esercito delle Due
Sicilie partecipò alla campagna del 1860/81.
Iscritta nel Libro d’Oro della Nobiltà Italiana, iscritta
nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma:
d’azzurro al leone coronato d’oro attraversato da una sbarra di
rosso. |
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FAZIO
Titoli:
barone di Nasari
Dimora:
Messina
Non è certa l’origine si pensa genovese o di Pavia, portata in
Sicilia con Federico II di Svevia.
FAZIO avvocato fiscale della gran corte del regno nel 1377; MUZIO
con privilegio del 31 agosto 1408 ottenne il feudo di Boscaglia;
MATTEO segretario del contado di Agosta nel 1409; GIOVANNI portulano
di Lentini nel 1410; GIOVANNI VINCENZO capitano di giustizia in
Caltagirone 1533/34; FRANCESCO segretario referendario del Regno di
Sicilia nel 1721; MARIO GIUSEPPE, dottore in legge, acquistò il
titolo di barone di Nasari con investitura del 27 aprile 1812; il
casato venne iscritto nella Mastra Nobile di Messina dal 1798 al
1807.
Iscritto nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma:
d’azzurro al leone coronato d’oro ad una banda di rosso |
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FAZZARI
Titoli:
patrizio di Tropea
Dimora:
Tropea
Stabilitasi in Sicilia al seguito di Federico II di Svevia, ottenne,
secondo il Toraldo, la signoria di Partinico con investitura del 10
febbraio 1210. Verso la fine del XIII passò in Calabria possedendo
il feudo di Jacolino presso Mileto. Nobili in Tropea dove molti
componenti della famigli coprirono la carica di Sindaco dei Nobili
sin dal 1461; nel 1580 vennero ricevuti nell’Ordine Gerosolimitano;
GIACOMO e RAONE “regi famigliari” di Roberto d’Angiò; GOFFREDO
vescovo di Mileto nel 1328; BERNARDINO capitano dell’esercito di
Carlo V militò contro i francesi di Lautrec; LEONARDO cavaliere di
Malta, distintosi nella guerra contro i Turchi, fu il primo a
piantare nell’assalto di Castelnuovo (possedimento Veneziano) in
Morea (odierno Peloponneso) nel 1601 lo stendardo dell’Ordine di
Malta; ANTONIO capitano dell’esercito partecipò alla campagna di
Catalogna nel 1673 dove perì in combattimento; DOMENICO, capitano
del “3° Fanteria Napoletana” comandato da Domenico Pignatelli in
Catalogna, divenne Maestro di Campo nel 1708.
Iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma:
d’azzurro ai tre pali d’oro col capo dello stesso caricato da una
rosa rossa |
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DI
FEDE
Titoli:
marchese, nobili dei marchesi
Dimora:
Gela, Vizzini
GIUSEPPE con privilegio del 9 marzo 1607 ottenne il feudo di Terra
di Sonnaro; GASPARE proconsole di Girgenti (Agrigento) nel 1632;
NUNZIO giurato, capitano di giustizia e tesoriere di Vizzini nel
1731; ANTONINO giurato nobile di Naro 1791/2, capitano di giustizia
1797/8; GASPARE giurato nobile 1799/1800, capitano di giustizia
1801/2; GIOVANNI con R. D. “motu proprio” del 22 dicembre 1898 e con
RR. LL. PP. (regie lettere patenti) del 27 aprile 1899 ottenne il
titolo di marchese per se e per gli eredi primogeniti.
Iscritta Libro d’Oro della Nobiltà Italiana, iscritta nell’Elenco
Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma:
d’argento all’albero al naturale sostenuto a sinistra da un leone
coronato d’oro, accompagnato al capo da tre stelle di rosso a
sinistra di un sole rosso, bordato a scacchi rosso e argento. |
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FEDERICI
(di Abriola)
Titoli:
nobili col predicato di Abriola
Dimora:
Napoli, Montalbano Jonico
È un ramo della famiglia omonima proveniente da Genova, il cui
capostipite era BARTOLOMEO conte palatino nel 1297, passata in
Campania e Calabria nel XVI secolo; ricevuta nell’Ordine di Malta
nel 1516; ottenne i feudi di Ariuso nel 1738 e Abriola nel 1758.
TOMMASO colonnello della Guardia Civica nel 1809.
Iscritta nel Libro d’Oro della Nobiltà Italiana, iscritta
nell’Elenco Ufficiale Italiano anno 1922.
Arma:
d’azzurro a nove stelle d’oro disposte a tre. |
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FEDERICO
Titoli:
nobile dei conti di Villalta
Dimora:
Palermo
Le prime memorie certe risalgono al XIII secolo con GUGLIELMO
cavaliere di Butera e RAYNALDO cavaliere di Mineo; FEDERICO acquistò
il feudo di Cefalà nel 1790, la carica di pretore in Palermo nel
1367; ANTONINO ottenne il diritto del grano ( il prelievo di una
percentuale in moneta) sul caricatore (silos) di Sciacca; GASPARE
giudice del tribunale della Gran Corte Criminale del Regno nel
1639/41, con privilegio del 30 maggio 1643 ottenne il titolo
ereditario di conte di San Giorgio; PAOLO senatore in Palermo
1665/70: ANTONIO, conte di San Giorgio, “secreto interinale” di
Palermo 1731, governatore della Compagnia della Pace 1715, primo
conte di Villalta, deputato del Regno di Sicilia 1738/48; NICCOLÒ,
conte di Villalta con investitura del 9 settembre 1779, conte di San
Giorgio 30 aprile 1776; ANTONIO conte di Villalta e governatore
della Compagnia della Pace nel 1788; IGNAZIO ricevuto nell’Ordine di
Malta il 18 giugno 1787; GIOVANNI alfiere (sottotenente) del “6°
Reggimento Fanteria di Linea Farnese” partecipò alla campagna del
1860, sul Volturno, contro i piemontesi che invasero il Regno delle
Due Sicilie.
Con D. M. del 20 dicembre 1897 venne riconosciuto a GAETANO il
titolo di nobile dei conti di Villalta. Iscritta nel Libro d’Oro
della Nobiltà Italiana, iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare
Italiano anno 1922.
Arma:
d’oro a quattro bande d’azzurro, alias d’azzurro alla banda
d’oro, in capo alla fede di carnagione, in punta d’una ancora d’oro. |
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FENICIA
Titoli:
nobile,
patrizio di Ravello
Dimora:
Ruvo di Puglia
Le prime memorie
certe attestano che tra i più illustri giureconsulti di Ravello vi
fu il Regio Consigliere CARLO Fenice nel XIV secolo; e nel 1453 un
uomo d’arme, AGOSTINO Fenice ebbe a servire in guerra Alfonso I
d’Aragona, che con speciali diplomi lo nominò Signore di Mentana e
Mazzicella in provincia di principato Citeriore, questi è ricordato
da una lapide nella Chiesa dei Frati Minori di Santa Maria la Nova
in Napoli. Discendente di questo cavaliere è un PIETRO GIACOMO,
capitano presso l’Imperatore Carlo V, che contrasse matrimonio con
la nobildonna Lucrezia d’Afflitto. Altri componenti della famiglia
furono i prelati don GIOVANNI, FABIANO, SIMONE, LEONARDO, MATTEO e
MARCO, che furono Canonici ed Arcidiaconi della Cattedrale di
Ravello. Si ha anche memoria di un SEBASTIANO, benefattore, che
lasciò il suo ricco patrimonio alla Real Casa per la Redenzione dei
cattivi (Riscatto dei Prigionieri) di Napoli, chiesa tutt’ora
esistente in via San Sebastiano in Napoli. Il casato si trasferì da
Ravello in Napoli, Gragnano, Cerreto, Ruvo di Puglia. Per
quest’ultimo ramo i Fenicia furono importati nella persona del dott.
GIULIO CESARE, figlio di don LUIGI ANTONIO Fenice, che lasciò Napoli
verso la fine del XVI secolo. Il ramo pugliese prosperò, mentre sia
in Napoli che nel Salernitano, in Cerreto e nella stessa Ravello gli
altri rami si estinsero. Molti sono i documenti che testimoniano i
privilegi concessi ai componenti di questa famiglia nei primi del
XVII secolo come in un atto della Diocesi del 2 luglio del 1612 si
legge che NICOLA MATTEO Fenice dispone nel suo testamento che il suo
corpo debba essere tumulato nella Cappella di juspatronato,
costruita nella maggiore Chiesa di Ruvo. Simili disposizioni
testamentarie lasciano GREGORIO, GIOVAN ANDREA, GIOVANNI ANGELO;
disposizioni che dimostrano l’alto grado di signorilità, cui questa
famiglia era pervenuta. Il menzionato GIULIO CESARE, ch fu
incaricato dal governo del Vicerè di Napoli conte De Olivares a
regolare alcune questioni di tributi in Castellaneta fine secolo XVI,
agli inizio del XVII secolo dal Vicerè Conte di Lamos fu deputato a
togliere taluni abusi in Terlizzi; ebbe ancora altri incarichi più
onorifici e lusinghieri. Lo si trova quale governatore in molte
città della Lucania e della Puglia, nel 1627 ritornerà in Puglia e
questa volta con il grado di Governatore, nello stesso anno contrae
matrimonio con Giulia Ciana, da cui nacque un unico figlio, CARLO.
Dalle nozze di quest’ultimo con Anna Bonadies, avvenute nel 1652,
nacquero cinque figli di cui maschi: GIULIO CESARE che divenne
Abate, ANTONIO ALESSANDRO nato nel 1660 e che sposò nel 1707 donna
Isabella Selitti, che ebbe cinque figli maschi: FRANCESCO SAVERIO,
DOMENICO e GIULIO CESARE abbracciarono la vita ecclesiastica, il
primo figlio CARLO, sposò la Marchesa Silvia Tupputi, e SALVATORE,
nato il 21 gennaio 1726, sposò donna Teodora Codignac. Da questo
matrimonio nacquero tre figli di cui un solo maschio MICHELE, che
nel 1791 sposerà donna
Anna Maria Siciliani di Rende, che ebbero sette figli di cui quattro
maschi: CARLO morì fanciullo, GIOVANNI sposò Teresa d’Agostino di
Giovinazzo, ANTONIO sposò Rosa Pancrazio di Mola, senza avere alcun
figlio, SALVATORE, studioso, si distinse per le cariche che gli
vennero affidate dal re
Ferdinando II,
fu anche insignito di alte onorificenze di cavaliere dell’Ordine
Costantiniano e nel 1858 ebbe il diploma quale cavaliere
di “devozione” dell’Ordine di Malta e anni più tardi, di cavaliere
dei SS. Maurizio e Lazzaro; dalle nozze con Saveria Azzariti di
Corato ebbe sette figli: Teodora, Teresa, Gaetana che sposò il
nobile Giuseppe Quarto di Palo, Regina sposò don Olindo Incarnati e
Anna il
cav. Giuseppe Gadaleta; MICHELE, nato nel 1832, nel 1859 sposò donna
Anna Cappelluti di Molfetta, egli per molti anni fu sindaco di Ruvo,
amato e rispettato in tutta la Puglia, ebbe quattro figli: Saveria
che sposò Gennaro Pandolfelli, SALVATORE che sposò donna Lucia Silos
Labini ed ANTONIO che sposò la nobile Giulia Nitti Valentini dalla
quale ebbe ben otto figli. Antonio resse cariche importanti della
pubblica amministrazione: consigliere, assessore, prosindaco in
Ruvo, contribuì alla valorizzazione della città natale con
costruzioni di edifici pubblici, di acquedotti,..…insignito del
grado di commendatore dell’Ordine della Corona d’Italia, dalla sua
persona discende in linea diretta l’attuale dott. ANTONIO Fenicia,
appartenente al ramo fiorente di Ruvo di Puglia nel XXI secolo.
N.d.A: Un
ringraziamento particolare alla dott.ssa Pina Catino per le immagini
e le notizie raccolte sul casato ricevute dal dottor Antonio
Fenicia.
Arma:
d’azzurro
ai leoni controrampanti all’albero al naturale sulla sommità la
fenice nascente d’argento, alla campagna di verde; alias:
d’azzurro alla fenice, rivolta ad un sole al cantone destro, sulla
sua immortalità di rosso posta su di un monte di tre cime al
naturale. |
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DE FERRANTE
Titoli:
Barone, nobili dei baroni
Dimora:
Napoli, Nola
Originaria di San Paolo Belsito in provincia di Nola. Possedette il
feudo de La Starza in San Paolo Belsito, baroni dal XVIII secolo,
imparentati con i Filangieri di Candida e con i Candida Gonzaga.
FERDINANDO, barone, cavaliere di devozione e d’onore dell’Ordine di
Malta del Priorato delle Due Sicilie con bolla del 19 aprile 1841;
GENNARO, figlio del precedente, capitano d’artiglieria dell’Esercito
delle Due Sicilie, proveniente dalla Scuola Militare della
Nunziatella,fedele alla dinastia dei Borbone, subì l’arresto per non
aver aderito al nuovo Regno d’Italia nel 1860.
Con D. P. del 30 dicembre 1926 riconosciuto il titolo di nobile dei
baroni e con R. D. del 23 luglio 1926 e RR. LL. PP. (regie lettere
patenti) del 25 novembre stesso anno riconfermato il titolo di
barone con trasmissione al primogenito.
Iscritta nel Libro d’Oro della Nobiltà Italiana e iscritta
nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma:1°
d’azzurro filetto d’oro, al ferro di cavallo d’oro con tre
anelli dello stesso, 2° al leone rampante d’oro con tre anelli dello
stesso accostati da due stelle d’argento. |
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FERRANTE
Titoli:
marchese di Ruffano, Torrepadula, e Cordiglione
Dimora:
Napoli
Proveniente da Reggio Calabria dove il 31 dicembre 1594 ne venne
confermata la nobiltà con Regio Diploma, decorata del titolo di
marchese nel 1731, ed aggregata alla nobiltà di Trani presso il
seggio dell’Arcivescovado, un ramo si trasferì a Napoli nel XVII
secolo. CAMILLO decorato del grado di “commensale e regio familiare”
nel 1594; MATTEO luogotenente della Regia Sommaria con privilegio
del 2 maggio 1752 ottenne la terra di Ruffano in Otranto e quella
di Torrepadula e il feudo di Cordiglione del quale ebbe poi il
marchesato; i titoli passati in eredità al figlio NICOLA, giudice
della Gran Corte della Vicaria nel 1768; MATTEO ultimo intestatario
dei beni fino all’abolizione della feudalità; NUNZIO, proveniente
dalla Scuola Militare della Nunziatella, colonnello della “1^
Direzione d’Artiglieria”, decorato dell’Ordine di Francesco I da re
Francesco II di Borbone, partecipò alla difesa del Regno delle Due
Sicilie dall’invasione piemontese capitolando a Capua il 2 novembre
1860; ERNESTO, figlio del precedente, anch’egli proveniente dalla
Scuola Militare della Nunziatella, capitano del “Corpo della Reale
Artiglieria” partecipò alla campagna del 1860/61 e alla difesa della
città di Gaeta capitolando con la guarnigione il 14 febbraio 1861;
STANISLAO, marchese di Ruffano, cavaliere di Gran Croce dell’Ordine
Costantiniano di San Giorgio e dell’Ordine del Santo Sepolcro
nella prima metà del XX secolo.
Iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma:
d’azzurro al ferro di cavallo e corona d’oro. |
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FERRARA
o FERRARI
Titoli:
nobile
Dimora:
Modica, Palermo
Originaria della Lombardia, portata in Sicilia ai tempi di Pietro I
d’Aragona con LUIGI castellano di Piazza Armerina; PIETRO cavaliere
di Aidone e Patti nel 1283; FILIPPO cavaliere di Nicosia e
Castrogiovanni; LEONARDO cavaliere di Piazza Armerina investito del
feudo di Cellaro il 23 gennaio 1455; FILIPPO investito del feudo di
Lazzarino il 23 novembre 1479; MUZIO e COLANTONIO annotati nella
Mastra Nobile del Mollica dal 1589 al 1607; DAMIANO proprietario
del feudo di Benvini nel 1666; ANTONIO con privilegio del 19 agosto
1629 ottenne il feudo di Montagna di Monterosso; COSMA senatore in
Palermo 1649/50; FRANCESCO ultimo intestatario del feudo di
Bertavilla e Monterosso il 18 settembre 1786; GAETANO, proveniente
dalla Scuola Militare della Nunziatella, maggiore del “Real Corpo
del Genio” partecipò alla campagna del 1860 per la difesa del Regno
delle Due Sicilie dall’invasione piemontese.
Iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma:
d’azzurro al ponte di tre archi d’oro al fiume d’argento,
alias
di rosso al leone d’oro,
alias
troncato 1° d’azzurro al compasso aperto da tre stelle il tutto
d’oro, 2° d’azzurro al monte di tre cime d’oro fiammeggiante di
rosso. |
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FERRARO
Titoli: Nobile
Dimora:
Napoli
Motto:”
Fides Rara”
E’ una diramazione della famiglia Ferrari di Cosenza e di Roma,
portata a Napoli nel 1625 con GIOACCHINO;
FILIPPO ottenne con
privilegio del 19 febbraio 1653 del re Filippo IV il diploma di
nobiltà con riconferma dell’arma.
GIOVANNI consigliere della Real
Camera di Santa Chiara, presidente della Regia Camera Sommaria nel
1760, caporuota della Vicaria Criminale.
Iscritto Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma:
d’azzurro al compasso aperto accompagnata da tre stelle d’oro, in
punta di un monte dello stesso. |
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FERRARO di
SILVI e CASTIGLIONE
Titoli:
marchese
col predicato di Silvi e Castiglione
Dimora:
Napoli
La famiglia
Ferraro (o Ferrara) di Silvi e Castiglione trova il suo capostipite
in MATTEO, morto nel 1530, nominato primo feudatario di Silvi, con
Diploma del 1508; tale Diploma conferma la donazione del feudo di
Silvi, presso Marsico, fattagli da Antonello Sanseverino, Principe
di Salerno, col quale partecipò all'assalto di Castelnuovo di
Napoli, caduto in potere dei Francesi il 6 marzo 1495, combatté
valorosamente. In documenti del 1509 viene citato come nobile Matteo
de FERRARIIS della Terra di Olevano. Il nipote, anche lui MATTEO, è
qualificato nobile nella fede della Gran Corte della Vicaria del 5
maggio 1551.
Agli inizi del
XVII secolo, VINCENZO,quarto feudatario di Silvi, viene nominato
anche feudatario di Castiglione. A Vincenzo, seguirà ANTONIO che,
senza figli, costituì un “Monte Famigliare” nel 1614 a favore dei
cugini DECIO, ALESSANDRO, ORAZIO, TARQUINIO e GIULIO CESARE; il
“Monte Famigliare” sarà sciolto e suddiviso nel 1939, fra gli eredi
di Alessandro, Orazio e Giulio Cesare. A quella data risulta,
infatti, estinto il ramo di Decio e di Tarquinio. I Ferraro furono
sepolti (è sicura la sepoltura di Decio, sesto feudatario di Silvi e
terzo feudatario di Castiglione), a Olevano nella cappella
gentilizia del convento domenicano di Santa Maria di Costantinopoli.
Tale convento è oggi purtroppo in desolante stato di abbandono.
In tempi più
recenti, con Decreto del Ministro dell’Interno del 1895, VINCENZO
Ferrara (nato nel 1835), venne ascritto al Libro d’Oro della Nobiltà
Italiana e riconosciuto, per rinnovazione, nel titolo di Barone di
Silvi e Castiglione. Il nipote di Vincenzo, FERDINANDO (nato nel
1868) sposerà Donna Emilia Pignatelli acquistando maritali nomine
il titolo di principe di Strongoli e conte di Melissa; fu
presidente "dell'Opera Pia Asilo Regina Margherita" in Napoli nella
prima metà del sec. XX.
Il ramo
cadetto della famiglia, con capostipite GIULIO CESARE, nato a
Olevano nel 1550, vedrà GENNARO nel XVIII secolo trasferirsi da
Olevano a Napoli e utilizzare la forma “Ferraro” per il cognome. Tra
i discendenti di Gennaro ricordiamo FRANCESCO (nato nel 1816),
consigliere particolare di Re Francesco II delle Due Sicilie,
avvocato della Corona; gli fu universalmente attribuito il predicato
di Castiglione e lo stemma gentilizio, con corona di marchese. Gli
furono attribuiti promiscuamente i cognomi di Ferrara e Ferraro.
Dopo di lui, i suoi discendenti sono tutti costantemente indicati
con il cognome Ferraro. LUIGI (nato nel 1845), figlio di Francesco,
anche lui avvocato, si ricorda, poiché fu eletto Consigliere,
Assessore, Vicesindaco e Sub Regio Commissario del Comune di Napoli,
viene ricordato anche perché istituì per il Comune di Napoli (sempre
in cerca di fondi) una tassa sui cani.
Esistono altre
famiglie Ferraro, Ferrara e Ferrari che utilizzano lo stesso stemma
(il compasso aperto su tre monti e tre stelle) e hanno avuto il
riconoscimento di titoli nobiliari, purtroppo non esiste uno studio
dettagliato che ricostruisca i legami tra queste famiglie.
Arma:
d’azzurro
al compasso aperto accompagnato da tre stelle d’oro, in punta di un
monte dello stesso. |
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FERRAÙ
Titoli:
nobile
Dimora:
Matera
Il casato è una
diramazione di casa Ferrari di Cosenza, come attestato da un
certificato dei “reggimentari” di Matera per la nomina a
cavaliere di Malta di NICOLA e GIUSEPPE Ferrari nel 1796 in Matera;
le prime memorie del casato in Basilicata risalgono a GIOVANNI
Ferrario eletto nel 1282 “Collettore della Pecunia” dell'Università
della città di Saponara, dove nel 1550 vi era un ramo dei Ferrara
baroni di Silvi e Castiglione; GIOVAN BATTISTA Firraù, detto “lo
francioso”, regio familiare il primo di cui si hanno notizie in
Matera nel 1485 quando ottenne dal re i beni confiscati a Gaspare
Donatone. Un altro GIOVAN BATTISTA camerlengo in Matera nel 1585,
stessa carica CAMILLO Firraù nel 1613. Il casato ottenne numerose
nomine nel governo di Matera, ed ottenne il possesso del fiume di
Galeso nel 1705 che restò nella famiglia sino all'ultima iscrizione
feudale del 1° giugno 1770.
Arma:
d'azzurro
a tre monti d'oro accompagnati da un compasso d'oro posto in
capriolo, accompagnato nel capo da due stelle del medesimo. |
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FERRERI
Titoli:
marchese e barone d’Anguilla, barone di San Bartolomeo, nobili dei
baroni e dei marchesi d’Anguilla.
Dimora:
Comiso, Palermo
Di origine normanna o catalana, - Ferrer - non sono certe le
origini. I primi a passare in Sicilia furono ANTONIO che con
privilegio del 18 giugno 1398 ottenne il feudo di Stissibilia e
FERRERIO nel 1399 che acquistò il feudo di Birribaida e Belice;
PAOLO acquistò il feudo di Migaido e Pettineo nel 1550; NICCOLÒ
senatore in Palermo 1540/1; MARCANTONIO, barone di Pettineo,
senatore nel 1602/6, capitano di giustizia 1609/10 in Palermo;
FRANCESCO primo barone di San Giorgio nel 1704; GIOVAN FRANCESCO
senatore in Palermo 1709/10; MICHELE barone di Passanitello con
privilegio del 13 agosto 1717; SILVESTRE primo barone d’Anguilla nel
1710; EMANUELE senatore in Palermo 1758/68; EMANUELE, barone
d’Anguilla, proconservatore di Comiso 1761/74; GIOACCHINO giudice
delle appellazioni di Palermo 1772, della Corte Pretoriana 1773, del
Tribunale del Concistoro 1785, della Gran Corte Civile 1788,
Commissario Generale di Val di Mazzara 1793/4, uditore delle “genti
di guerra” (Tribunale Militare) 1795, presidente del Tribunale del
Regio Patrimonio 1803, cavaliere dell’Ordine di Malta, reggente del
Supremo Consiglio di Sicilia, decano del Sacro Consiglio di Santa
Chiara in Napoli, con diploma del 28 aprile 1798 dato in Palermo
venne decorato del titolo di marchese d’Anguilla; VINCENZO con
investitura del 13 marzo 1803 ottenne il titolo di marchese
d’Anguilla; BARTOLOMEO ottenne il feudo di San Bartolomeo il 22
aprile 1809; con D. M. del 10 agosto 1906 VINCENZO ottenne il
riconoscimento del titolo di marchese e barone d’Anguilla, barone di
San Bartolomeo. Sostengono alcuni storici che appartenga questa
famiglia
San VINCENZO
Ferreri (Valencia 1350 – Vannes Bretagna 1419) molto venerato nella
città di Napoli.
Iscritta nel Libro d’Oro della Nobiltà Italiana, iscritta
nell’Elenco Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma:
d’oro a tre bande d’azzurro, alias d’azzurro a tre bande
abbassate e tre stelle ordinate nel capo il tutto d’oro. |
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FERRIGNI PISONE
Titoli:
nobile
Dimora:
Napoli
Si ritiene che il
casato sia originario di Maiori sulla costiera Amalfitana, e che si
sia trasferita in Bari nel 1595, ereditò il cognome ed i
possedimenti del casato Pisone, originaria di Costantinopoli.
Aggregata alla
Piazza dei Nobili di Bari con deliberazione del 26 maggio 1789 e con
Sovrano Assenso in data 6 febbraio 1795; venne poi iscritta al
Registro delle Piazze Chiuse nel 1805 in persona di DIEGO ed IGNAZIO
e dei figli del primo: FRANCESCO SAVERIO, SALVATORE, GIUSEPPE,
ANDREA, IGNAZIO.
ANDREA
(1799-1859) canonico, teologo della Chiesa Napoletana, professore
delle Sacre Scritture, rettore della Regia Università di Napoli,
deputato al parlamento Napoletano nel 1848; GIUSEPPE (1797-1864)
giureconsulto, avvocato generale presso la Corte di Napoli,
senatore, vice presidente del Senato.
Iscritta
nell'Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma:
partito
nel primo d'azzurro, al leone d'oro coronato, tenente una mazza
ferrata con la fascia di rosso attraversante sul tutto (Ferrigni),
al secondo d'azzurro all'aquila nera al volo spiegato, coronata
d'oro, tenente una stadera al naturale (Pisoni). |
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FERRILLO
Titoli:
nobili
Dimora:
Napoli
Si crede di origine spagnola,originaria della città di Altavilla,
già nota nel XV secolo. MATTEO "cubiculario" (maggiordomo
responsabile dell'amministrazione familiare) di casa Aragona. Decorata del titolo di marchese in persona
di GENNARO nel 1783, era ancora in perfezionamento l’ufficialità del
titolo di marchese del casato all’atto della pubblicazione
nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma:
d’oro allo scaglione di rosso a capo d’azzurro caricato da tre
stelle d’oro. |
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FERRO
Titoli:
nobile, signore della Salina di Punta dell’Aquila
Dimora:
Mazzara, Trapani
BERNARDO di Marsala, ottenne la nomina di Giustiziere del Vallo di
Girgenti (Agrigento) con privilegio del 17 settembre 1282 da re
Pietro d’Aragona; BARTOLUCCIO barone di Bardo con autorizzazione di
re Federico II d’Aragona; GILIBERTO senatore in Trapani 1428/51;
GIOVANNI regio cavaliere, capitano di giustizia 1444 e 1458;
BERNARDO stessa carica 1482/85; PIETRO giudice capitanale di Palermo
1569/70, della corte pretoriana 1572/3; CESARE capitano di giustizia
nel 1584, cavaliere dell’Ordine di Malta nel 1627; FRANCESCO
possedette la gabella di Pelo e Merca in Palermo 1620; VINCENZO
cavaliere di Malta nel 1634; FRANCESCO barone di San Giorgio con
privilegio del 17 marzo 1743; GIOVANNI con investitura del 20
ottobre 1742 ottenne la Salina della Punta dell’Aquila; ALESSIO
cavaliere di Malta nel 1749, capitano di giustizia 1750/1 in
Trapani; GIUSEPPE cavaliere di Malta nel 1792.
Iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma:
di rosso alla fascia d’oro |
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