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I casati del Sud
di
Ciro La Rosa
La Rosa
R-RI
RAGUSA
Titoli:
barone di San
Simone
Dimora:
Sciacca,
Milazzo, Mazzara
Nota dal XIV
secolo con GUGLIELMO che possedette il feudo di Gomerino nell’isola
di Malta con conferma del 17 giugno 1320; ANTONIO, della città di
Caltagirone, con privilegio del 4 novembre 1578 ebbe la concessione
del titolo di “regio cavaliere”; GIOVAN ANTONIO giurato in Mazzara
1582/3; GAETANO giudice della Corte Pretoriana di Palermo 1728/9,
del Tribunale del Concistoro 1732, della Gran Corte nel 1741/2;
CIRILLO proconservatore in Caltabellotta 1729, stessa carica
GIOVANNI in Mazzara nel 1734; BIAGIO giudice pretoriano in Palermo
1751/2, del Concistoro 1773/75; GIOVANNI prefetto in Mazzara 1745/6
e 1765/6; GIUSEPPE inserito tra i nobili della Mastra Nobile di
Milazzo il
10 settembre 1764; PELLEGRINO ottenne il
3 settembre 1791 il titolo di barone di San Simone; CIRILLO,
barone di San Simone, senatore in Sciacca nel 1812/13.
Iscritta
nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma:
d’azzurro al
monte di tre cime d’oro, quella centrale con un castello dello
stesso turrito di tre pezzi, con una bandiera d’argento svolazzante
a sinistra;
alias:
d’azzurro
all’aquila spiegata d’argento nascente dalla sua immortalità di
rosso. |
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DE RAHO
Titoli:
barone di
Cassineto
Dimora:
Napoli,
Lecce, Taranto
Motto:
“Malo mor iquam foedari”
Si crede famiglia
originaria di Napoli e trasferitasi in Otranto, godette nobiltà in
Lecce ed in Taranto, con SCIPIONE nel XVI secolo, dottore in legge,
il quale nel 1565 era secreto e Maestro Portolano in Terra
d’Otranto. FILIPPO barone di Cassineto nel XIX secolo.
Di antica
feudalità possedeva il feudo di Cassineto da oltre duecento anni ed
ammessa nelle prove per la “Compagnia delle Reali Guardie del Corpo”
in persona di NICOLA, guardia del Corpo a cavallo nel 1852 (
Regia commissione dei Titoli di nobiltà vol. VII, pag. 311, Archivio
di Stato Napoli), di ANTONIO, guardia del Corpo a cavallo nel
1856, e di VITO anch’egli guardia del Corpo a cavallo nel 1860; il
precedente NICOLA, proveniente dalla “Compagnia delle Reali Guardie
del Corpo”, figlio del barone FILIPPO, 2° tenente del “Battaglione
Tiragliatori della Guardia Reale” partecipò alla difesa del Regno
delle Due Sicilie dall’invasione piemontese nella campagna del
1860/61. La famiglia ricevuta “per giustizia” nel S. M. O. di Malta
col cavaliere NICOLA, di Lecce, nel 1857 (Gran Magistero Roma,
Priorato di Napoli, processo 327) e già dal 1687 col ramo di
Taranto (Gran Magistero Roma, alberi genealogici n. 486). Il
titolo di barone di Cassineto venne rinnovato con R. D. del 13 marzo
1927 e RR. LL. PP. (Regie Lettere Patenti) del 27 luglio 1928 in
persona di ANDREA.
Iscritta nel
Libro d’Oro della Nobiltà Italiana, iscritta nell’Elenco Ufficiale
Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma:
scaccato
in 16 pezzi d’oro e d’azzurro, quelli in oro caricati da una coda
d’ermellino di nero. |
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Titolo:
Baroni di Sant’Angelo Altissimo, Signore di Vicenne, Nobile di
Molise e Cavaliere Ereditario
Motto: Intelligentia est potentia
Dimora: Guardialfiera (Molise)
Si attesta in Italia a partire dal IX secolo e si
ricorda come capostipite Markom Rajnelli
proveniente, come console generale con il compito di
comando militare da Dubrovnika arrivato in Italia
con il grande esercito a Rekanata (Recanati) -
fonte: “ Archivio Franz Anton Sinnacher: Beytrage
zur Gheschichte der Bischooflichen Kirche Saben Und
Brixen in Tyrol, Band VIII, Brixen, 1821, S.277FF” -
quando Ottone III di Sassonia, nipote del famoso
Ottone I Il Grande, dal febbraio 967 spostò il suo
raggio d’azione nell’area a sud di Roma, nelle
campagne per Benevento, Capua ( oggi il territorio
del Molise), le terre di Capitanata (Puglia)
confinante con l’impero Bizantino, la Campania
(escluso il territorio di Napoli) confinante con il
Lazio (HRE), con l’Abruzzo (Ducato di Spoleto) e il
Ducato di Salerno.
Dagli archivi storici della Abazia di Cassino si
evince che vi era anche una “Rocca Sassone” dal
volgo detto “Campanaro” la quale fu edificata dagli
imperatori sassoni nella tentata conquista
dell’Italia meridionale nel periodo di Ottone III e
circa un secolo dopo ceduta insieme ai terreni
circostanti divenuta poi baronia dei Rainelli. Nel
corso della sua storia il feudo di S. Angelo in
Altissimo ( et Sant’Angeli Altissimis) facente parte
di uno dei sette feudi in cui era suddivisa
l’attuale Civitacampomarano fu oggetto di contese
con altri baroni locali, nonostante i terreni
fossero periodicamente dati in affitto a signori di
fiducia dei Baroni che la possedevano.
La famiglia Rainelli, oggi rappresentata dal Barone
Don Bruno Alessandro di Sant' Angelo Altissimo n.
nel 1956.
Arma: Di nero allo scaglione d’argento
accompagnato da tre leoni dello stesso, due in capo
ed uno in punta.
- Archivi diocesani della Diocesi Termoli – Larino;
- Biblioteca Comunale di Guardialfiera scaffale 8
sez. 12 testo: cognomi e Blasoni Guardiensis
- Lìbro d'oro delle famiglie Nobili e Notabili con
Annesso Armoriale Storico generale Italiano (Modulo
Morosini) VII edizione 2024;
- Istituto Nobiliare Araldico Genealogico Italiano
(I.N.A.G.I.);
- Enciclopedia Nobiliare Italiana (E.N.I.);
- Archivio Storico Araldico Cavalleresco Corder
Modulo Morosini Venezia 1878;
- Archivio Franz Anton Sinnacher: Beytrage zur
Gheschichte der
Bischooflichen Kirche Saben Und Brixen in Tyrol,
Band VIII, Brixen, 1821, S.277FF;
- Archivio Diocesis Guardiensis
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RAMPOLLA
Titoli:
barone di
Polizzello, conti di Tindaro
Dimora:
Polizzi,
Petralia Sottana, Palermo
Originaria di
Pisa ramo della famiglia Roncioni portata in alla fine del XIV
secolo; nobile in Messina e Polizzi nel XV secolo; inserita
nell’Ordine di Malta con GIROLAMO nel 1428; fra ANGELICO generale
dell’Ordine di San Giovanni di Dio e dei Fatebenefratelli nel 1639;
VINCENZO capitano di giustizia un Polizzi 1645/6; ANTONIO
proconservatore in detta città nel 1698, l’11 luglio 1729 ottenne l’investitura di conte di Tindaro;
MARIANO conte di Tindaro con investitura del
3 agosto 1743,
capitano di giustizia 1744/5, 1799/188, ebbe l’investitura di conte
di Sant’Adriano il 17 dicembre 1805; MARIANO creato cardinale di
S.R.C. (Santa Romana Chiesa) col titolo di Santa Cecilia il
14 marzo 1887, segretario di Stato di Sua Santità papa Leone XIII,
arciprete della Basilica patriarcale Vaticana. Con D. M. del
4 dicembre 1911 FRANCESCO ottenne il riconoscimento del titolo di
barone di Polizzello.
Iscritta nel
Libro d’Oro della Nobiltà Italiana, iscritta nell’Elenco Ufficiale
Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma:
d’azzurro alla
fede scorciata(stretta di mano) sormontata da una stella il tutto
d’argento (ramo dei baroni di Polizzello);
alias:
di rosso all’alabarda d’argento uscente dalla punta sostenuta da due
leoni d’oro affrontanti e coronati di oro (ramo dei Conti di
Tindaro);
alias:
d’azzurro al
bastone gigliato d’oro sostenuto da due leoni coronati dello stesso
controrampanti. |
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RAO
o
RAU
Titoli:
marchese
della Ferla, barone di Gallina e Bufalefi
Dimora:
Noto e
Palermo
GIACOMO, di
Caltabellotta, avvocato fiscale, ottenne dalla famiglia Martini nel
XVI secolo il feudo di Sauna; FRANCESCO, dottore in legge, nobile in
Messina; GIOVAN FRANCESCO giudice della Corte Straticozionale di
Messina anni 1572/78, della Gran Corte Civile 1573/81, presidente
del Tribunale del Regio Patrimonio, avvocato fiscale, luogotenente
del maestro giustiziere nel 1591, deputato del Regno di Sicilia
negli anni 1594, 1597, 1603, 1609, investito del titolo di barone di
Gallina il 23 settembre 1600; BARNABA ebbe il feudo di Gialfamuto il
16 dicembre 1587; MARCANTONIO, dottore in legge, proconservatore in
Taormina nel 1578 ed acquistò il feudo di Foresta in Taormina;
VINCENZO possedette i territori di d San Filippo e Marzacchini e ne
ebbe investitura il 25 gennaio 1592 ed il 23 settembre 1600 ottenne
il privilegio di poterlo popolare e costruirvi in borgo chiamato
Castrorao, acquistò il feudo di Floristella e ne ottenne
l’investitura il 23 settembre 1600, giudice della corte
Straticoziale di Messina 1607/8; GIUSEPPE fu il primo marchese della
Ferla per “maritali nomine” avendo sposato Anna Requesens y
Moncada che aveva ottenuto il titolo con privilegi del 7 giugno e
del 29 agosto 1625; SIMONE, figlio del precedente, regio Cappellano,
vescovo di Patti e deputato del Regno nel 1639; FRANCESCO, fratello
del precedente, barone di Gallina e Ferla il 15 novembre 1622;
FRANCESCO quale marito di Nicolina Corvaia e Barrile, ottenne
“maritali nomine” l’investitura di marchese di Kaggi e Mongiuffi e
baronia di Melia; SIMONE Rau investito della baronia di Gallina e
marchese di Ferla il 10 novembre 1695, capitano di giustizia in Noto
anno 1742/3 e 1745/6; VINCENZO senatore in Palermo anni 1726/7/8,
maestro portulano del Regno nel 1729, con privilegio del 26 aprile
detto anno, ottenne il titolo “ad personam” di principe; CARLO
senatore in Palermo, ottenne l’11 febbraio 1747 l’investitura della
tonnara di Capopassero; PIETRO senatore di Palermo anni 1764/5/8/9,
governatore della Tavola Pecuniaria – Banca – mel 1770, del
seminario dei nobili nel1772; FRANCESCO, barone e marchese, l’8
gennaio 1767 ottenne la baronia di Bufalefi; FRANCESCO iscritto
nella Mastra Nobile di Messina del 1798/1807; SIMONE Rau investito
in data 9 marzo 1795 di marchese di Ferla, barone di Gallina, barone
di Bufalefi e tesoriere di Noto nel1801/2; GIOVANNI il 10 gennaio
1808 investito della tonnara di Capopassero. Con R. Rescritto del 18
marzo 1846 il titolo di marchese di Ferla venne riconosciuto in
persona di SIMONE Rau.
Iscritta
nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma:
d’azzurro alla
fenice d’argento sopra la sua immortalità di rosso, guardante un
sole all’orizzonte d’oro a destra. |
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RAPISARDA
o
RAPISARDI
Titoli:
barone di
Sant’Antonio, nobile dei baroni
Dimora:
Mascalucia,
Catania
Famiglia nota dal
XVI secolo; GIUSEPPE di Santa Lucia (Mascalucia) provincia di
Catania, con privilegio del 26 marzo 1776 ottenne la concessione del
titolo di barone di Sant’Antonio; GIUSEPPE, BENEDETTO e SALVATORE
dottore in medicina, furono giurati in Santa Lucia anni 1812/3. Con
D. M. del
7 giugno 1900 MATTEO ottenne il riconoscimento del titolo di barone di
Sant’Antonio.
Iscritta nel
Libro d’Oro della Nobiltà Italiana, iscritta nell’Elenco Ufficiale
Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma:
d’argento
all’albero sulla pianta erbosa, sinistrato da un leone coronato
armato di una mazza, il tutto al naturale. |
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RAPOLLA
Titoli:
barone,
nobili dei baroni
Dimora:
Napoli
Famiglia
originaria di Venosa nota dal XVI secolo; VENANZIO, di DIEGO
cavaliere della Corona d’Italia e commendatore dell’Ordine del santo
Sepolcro, fu autorizzato ad assumere il titolo di barone “maritali
nomine” con R. D. del 28 giugno 1906 e D. M. del
2 maggio 1908 per il matrimonio con Maria Consiglia Marigliano
avvenuto nel 1906, trasmissibile agli eredi maschi.
Iscritta nel
Libro d’Oro della Nobiltà Italiana, iscritta nell’Elenco Ufficiale
Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma:
troncato
con la fascia d’oro sulla troncatura, nel 1° di rosso di tre stelle
d’oro ordinate in fascia; 2° d’azzurro alla rapa al naturale. |
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RAVELLI
Titoli:
barone
Dimora:
Napoli
Famiglia
conosciuta nella sua nobiltà dal XV secolo; ha dato vari personaggi
di toga e d’arme; decorata con R. D. del Regno delle Due Sicilie in
data 23 dicembre 1859 del titolo di barone in persona di PIETRO
trasmissibile in linea primogenita maschile.
Iscritta nel
Libro d’Oro della Nobiltà Italiana, iscritta nell’Elenco Ufficiale
Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma:
d’azzurro
allo scaglione d’argento accompagnata da tre stelle. |
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RECUPERO
Titoli:
barone,
baronessa
Dimora:
Catania
FRANCESCO ANTONIO
proconservatore in Pozzo di Gotto 1720/2; GIACINTO, dottore in
legge, giudice di Catania nel 1740/1; IGNAZIO BENEDETTO
proconservatore in San Giovanni La Punta nel 1758; GIROLAMO il
5 novembre 1766 ottenne l’investitura della baronia di Aliminusa;
GIUSEPPE, dottore in legge, ebbe i l
15 settembre 1774
la baronia di Alimusa passata poi in casa Milone, e il
28 settembre 1805 del feudo di Santarella e Palazzelli; dottor
PLACIDO giudice civile in Pozzo di Gotto nel 1797.
Iscritta nel
Libro d’Oro della Nobiltà Italiana, iscritta nell’Elenco Ufficiale
Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma:
d’azzurro
a due leoni coronati affrontanti, moventi dalla campagna erbosa di
verde, sostenenti il mondo, con una stella nel punto del capo, il
tutto d’oro. |
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REFORGIATO
Titoli:
barone di
Linziti, nobile dei baroni
Dimora:
Militello,
Catania
Casato conosciuto
dal XV secolo; VINCENZO proconservatore in Militello Val di Noto nel
1758; stessa carica il dottor GAETANO MARIA nel 1773; ALFIO MARIA
con privilegio del 3 maggio 1777 ottenne il titolo di barone di
Insiti; il barone GAETANO proconservatore in Militello dal 1786 al
1800. Con D. M. del 20 maggio 1901 VINCENZO ottenne il
riconoscimento del titolo di barone di Linziti.
Iscritta nel
Libro d’Oro della Nobiltà Italiana, iscritta nell’Elenco Ufficiale
Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma:
d’argento
alla gemella d’azzurro in fascia, sostenente una fiamma di rosso
coronato d’oro sormontata da una cometa di rosso in banda. |
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REGGIO
Titoli:
principe di
Aci Sant'Antonio, San Filippo
Dimora:
Palermo,
Catania
Antica famiglia
nobile, di gloriose tradizione, più volte decorata del prestigioso
Ordine di San Gennaro, inserita nell'Ordine di Malta, nell'Ordine
Costantiniano, portata in Sicilia da ANTONINO, il cui figlio PIETRO
cittadino di Lentini aveva l'ufficio di portulanotto, primo barone
di Carmito con privilegio di re Ludovico in data 13 dicembre 1353;
ENRICO, NICCOLÒ, TOMMASO, ANTONIO ebbero la riconferma dell'ufficio
di portulanotto di Lentini; GIULIANO governatore di Palermo nel
1496; GIOVAN LUIGI senatore di Palermo negli anni 1540/1, 61/62;
GIROLAMO “uomo assai litterato” cappellano maggiore del re ed
abate di Santa Lucia nel 1585; LUIGI sergente maggiore del Senato di
Palermo marito di Caterina Santostefano e per “maritali nomine”
acquisì il feudo La Ginestra; il figlio STEFANO capitano di
giustizia di Palermo 1638, uno dei 4 governatori nobili della città
durante i tumulti del 1647, deputato del Regno, vicario generale di
Sicilia, maestro razionale del tribunale del Regio Patrimonio,
stratigoto di Messina, pretore di Palermo anni 1648, 64, acquistò la
terra di Aci Sant'Antonio, Filippo, Aci Catena, Valverde, Bonaccorsi,
il 2 giugno 1654 investito del principato di Campofranco, con
privilegio dato in Madrid del 20 dicembre 1653, reso esecutivo in
Messina in data 2 aprile 1654 ottenne la concessione del titolo di
marchese della Ginestra, con privilegio del 20 ottobre 1660 reso
esecutivo in Messina il 24 gennaio 1661 ottenne il titolo di
principe di Campofiorito; il figlio LUIGI, principe di Campofiorito,
con investitura del 23 novembre 1680, maestro razionale del
tribunale del Regio Patrimonio, deputato del Regno nel 1684,
cavaliere dell'Ordine di San Giacomo della Spada, capitano di
giustizia di Palermo nel 1667, pretore nel 1673, con privilegio del
4 giugno reso esecutivo il 29lio 1681, ottenne il titolo di principe
di Catena; STEFANO principe di Campofiorito, gentiluomo di camera di
re Carlo II, capitano di giustizia in Palermo nel 1681, pretore
1681/2, 93/94, deputato del Regno 1648, con privilegio dato in
Madrid il 10 luglio, esecutoriato in Messina il 12 settembre 1672,
ottenne concessione del titolo di principe di Iaci dei SS. Antonio e
Filippo, acquistò la baronia di Vatticani con investitura del 5
dicembre 1698; ANDREA principe di Catena, patriarca di
Costantinopoli e vescovo di Catania nel 1692; GIUSEPPE marchese
della Ginestra, senatore di Palermo nel 1698, deputato del Regno nel
1707, maestro razionale di cappa corta del tribunale del Regio
Patrimonio, sergente maggiore del tribunale di Palermo; ANTONINO
principe di Catena, maestro razionale di cappa corta del tribunale
del Regio Patrimonio nel 1708; LUIGI (†29 ottobre 1757) principe di
Iaci SS. Antonio e Filippo, principe di Catena, principe di
Campofiorito, marchese della Ginestra, barone di Valguarnera,
Rachali per investiture del 24 febbraio 1696 ottenne concessione del
titolo di duca di Valverde, cavaliere dell'Ordine dello Spirito
Santo, dell'Ordine di Calatrava, di San Michele di Francia, di San
Gennaro nel 1740, viceré di Valenza, ambasciatore del re di Spagna
presso la Repubblica di Venezia e del re di Francia, grande di
Spagna di prima classe, generale delle galere di Sicilia, comandante
di tutti gli eserciti di Spagna, vicario generale del Regno, il 21
ottobre 1747 venne aggregato alla Mastra Nobile di Catania; ANDREA,
fratello del precedente, ammiraglio di Spagna, cavaliere dell'Ordine
di San Gennaro, cavaliere di gran croce dell'Ordine di Carlo III;
MICHELE, altro fratello, cavaliere di gran croce dell'Ordine di
Malta, cavaliere dell'Ordine di San Gennaro, del Toson d'Oro,
consigliere di Stato, capitano generale delle galere, viceré di
Napoli; ANDREA GIUSEPPE barone di Melinventre, principe di Catena,
con investitura del 29 gennaio 1737 tesoriere generale del Regno nel
1729, deputato del Regno nel 1746, 48, 54, gran croce dell'Ordine
Costantiniano; AGATINO, fratello del precedente, vescovo di Cefalù
nel 1752, arcivescovo di Iconio nel 1755, giudice del tribunale
della “Regia Monarchia ed Apostolica Legazia”, deputato del Regno
anni 1754, 58, 62; ANTONIO GIUSEPPE barone di Malinventre per
investitura del 7 settembre 1765, maestro notaro della “Pro Udienza
della gente di guerra” di Messina e dell'Udienza Generale del Regno;
GIROLAMO sergente maggiore del Senato di Palermo, investito dei
titoli precedenti; STEFANO (†1790) principe di Campofiorito,
marchese di Ginestra, barone di Vatticani, barone di Valguarnera,
gentiluomo di camera di re Ferdinando di Borbone, governatore di
Castel Nuovo di Napoli, cavaliere dell'Ordine di San Gennaro, del
Toson d'Oro, ambasciatore in Madrid, consigliere reggente dello
Stato, capitano generale, presidente della Giunta di Sicilia in
Napoli; GIUSEPPE principe di Iaci, gentiluomo di camera di re
Ferdinando di Borbone, cavaliere dell'Ordine di San Gennaro, tenente
generale, pretore di Palermo anni 1815,20, morì nei tumulti in
Palermo del 1820.
Iscritta
nell'Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma:
d'azzurro alla
fascia accompagnata da tre stelle, due nel campo sormontate da una
cometa, ed una in punta il tutto d'oro. |
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REGINA
o
DE REGINA
di San Vincenzo al Volturno
Titoli:
conte di
Macchia, predicato di San Vincenzo al Volturno
Dimora:
Napoli,
Castel Volturno
Si hanno le prime
notizie dal tempo della dominazione Normanna, e si conosce come suo
capostipite ROBERTO de Regina, feudatari di re Guglielmo II il
buono; ORSO milite nel 1322;
inserita nel
S.M.O. di Malta nel 1702. NICOLA ANTONIO creato cardinale da papa
Giulio II; GIOVANNI ANTONIO giustiziere in Lecce nel 1577; FRANCESCO
stessa carica in Calabria nel 1596. Ottennero come feudo il castello
di Macchia di Valfortore antecedente l’anno 1482, in quell’anno
FRANCESCO ne ebbe la riconferma da re Ferdinando I d’Aragona. Re
Filippo II eresse il feudo in contea il
1 luglio 1559. Il casato ebbe numerosi feudi tra cui il Castello di
San Vincenzo o Castellone al Volturno ed entrate fiscali
sull’Abbazia di San Vincenzo in Terra di Lavoro fino all’abolizione
della feudalità in persona di MUZIO de Regina o Regina ultimo
intestatario in data
7 ottobre 1788.
Possedettero il titolo di duca delle Pesche in Isernia, passato poi
alla famiglia Pisanelli. Nobili fuori piazza in Napoli, Capua e
Messina; per successione casa Macedonio accamparono diritti sul
titolo di duca di Grottelle, mai ratificato al casato, anche se
Eleonora Macedonio, ultima del casato, sposò il duca NICOLA De
Regina. La famiglia fu riconosciuta di ”nobiltà generosa”
nell’ammissione al “Corpo delle Reali Guardie a Cavallo” in persona
di GIULIO CESARE nell’anno 1860 (Verbali Commissioni Titoli
Nobiltà Volume XIII, Archivio di Stato di Napoli); e di
GENNARO, proveniente dalla “Compagnia delle Reali Guardie del
Corpo”, che in qualità di alfiere del “Battaglione Tiragliatori
della Guardia Reale” partecipò alla difesa del Regno delle Due
Sicilie dall’invasione piemontese nella campagna del 1860/61.
Iscritta nel
Libro d’Oro Nobiltà italiana, iscritta nell’Elenco Ufficiale
Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma:
d’azzurro alla
banda d’argento caricata di tre rose rosse. |
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REGNA
e
REGNA SPINELLI
Titoli:
nobile di
Bitonto
Dimora:
Bitonto
Originaria di
Milano, passò per l’acquisizione del feudo di Bitetto e Ceglie nel
XII secolo in Bitonto. Ricevuta per “giustizia” nel S. M. O. di
Malta nel 1780 (Gran Magistero Roma, Alberi Genealogici n. 410),
ascritta nel 1801 nell’Elenco del Priorato di Barletta;
riconosciuta ammissibile nella “Compagnia delle Regie Guardie del
Corpo” dell’Esercito del Regno delle Due Sicilie nel XIX secolo.
GIULIO nobile di Bitonto; il fratello ANDREA, nobile di Bitonto,
aggiunse il cognome Spinelli con decreto della Corte di Appello
delle Puglie in data 25 maggio 1880, perché adottato dallo zio
Michele Spinelli con l’obbligo di inserire al proprio il cognome
Spinelli.
Iscritta
nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma:
d’azzurro
alla fascia d’argento accompagnata in capo da una stella d’oro ed in
punta da tre bisanti dello stesso. |
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REINA
Titoli:
barone
dell’Aere o Aira del Conte
Dimora:
Militello
(Catania)
Famiglia nota dal
XVI secolo; con D.M. del 24 maggio 1898 ALFONSO MARIANO ottenne il
titolo di barone di Aere del Conte per successione femminile
trasmissibile ai primogeniti.
Iscritta nel
Libro d’Oro della Nobiltà Italiana, Iscritta nell’Elenco Ufficiale
Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma:
di rosso
al braccio di carnagione tenente uno scettro sormontato da una
corona, il tutto d’oro. |
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REITANO
Titoli:
barone di San
Bartolomeo
Dimora:
Sicilia
Famiglia Reitano
o Raitano nobile in Palermo ed in Messina; ANTONINO senatore in
Palermo nel 1524/5; SEBASTIANO stessa carica 1595/6; STEFANO e
PASQUALE annotati nella Mastra Nobile del Mollica anni 1600 e 1606;
FRANCESCO ottenne con privilegio del 30 ottobre 1637 il titolo di
marchese di Gallidoro; GIAMBATTISTA senatore in Messina 1639/40;
ANTONINO con privilegio del 24 dicembre 1648 ed esecutoriato il
16 giugno 1649, ottenne il titolo di principe di San Pietro e fu
senatore in Messina 1664/5; DIEGO ottenne il titolo di marchese di
Campodoro il 14 m aggio 1655; CARLO senatore in Messina 1671/72.
BARTOLO con RR. LL. PP. (Regie Lettere Patenti) di assenso del
19 marzo
1931 ottenne l’autorizzazione di assumere e trasmettere il titolo di
Barone di San Bartolomeo con successione del primogenito maschio.
Iscritta nel
Libro d’Oro della Nobiltà Italiana, iscritta nell’Elenco Ufficiale
Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma:
inquartato:
d’azzurro, di rosso, d’oro e di verde, alla testa di moro al
naturale cimata dal crescente d’argento, posta nel cuore sul tutto. |
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DE RENZIS SONNINO
Titoli:
barone,
nobile dei baroni di san Bartolomeo e di Montanaro
Dimora:
Capua e Roma
Ramo
secondogenito della precedente famiglia, decorata del titolo di
barone con R. D. del 19 maggio 1924 e RR. LL. PP. del 9 ottobre
stesso anno, in persona di COLA LEONE De Renzis Sonnino, capitano
della regia Aeronautica, medaglia d’argento e due di bronzo al valor
militare della I Guerra Mondiale - figlio secondogenito dell’ambasciatore FRANCESCO e di Editta dei baroni Sonnino.
Iscritta nel
Libro d’oro della Nobiltà Italiana, iscritta nell’Elenco Ufficiale
Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma:
d’azzurro al leone d’oro sormontato a sinistra da una stella dello
stesso, col capo del campo sostenuto da una fascia in divisa d’oro e
carico di tre gigli dello stesso - ( R. D. di rinnovazione 19 maggio
1924 e RR. LL. PP. del
9 ottobre 1924 in persona di Cola Leone). |
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DE RENZIS
di Montanaro
Titoli:
barone
di San Bartolomeo, barone di Montanaro, predicato di Montanaro
Dimora:
Capua,
Castello di Montanaro Francolise, Roma
Antica famiglia
nobile e feudataria di Capua. OTTAVIO, barone di San Bartolomeo
Montanaro nel Regno delle Due Sicilie; titolo rinnovato con D. M.
del 28 marzo 1892 del Regno d’Italia. FRANCESCO, (Capua 1836 – Parigi
1900) barone di Montanaro, capitano di II classe del “Battaglione
Zappatori” dell’Esercito delle Due Sicilie, passò a servire nel 1860
con i piemontesi ricevendo una medaglia d’argento al valor militare
nell’assedio di Gaeta, fu aiutante di campo di re Vittorio Emanuele II, entrò in diplomazia, ambasciatore del Regno d’Italia in Gran
Bretagna ed in Francia, senatore del Regno; il fratello MICHELE
(Capua 1837 – Lorenzago 1908) alfiere del “Reggimento Ussari della
Guardia Reale” e poi dei “Carabinieri a Cavallo” passò anch’egli a
servire nell'esercito piemontese, decorato di medaglia d’argento al valore
militare alla battaglia di Custoza nel 1866, deputato al parlamento
Nazionale, terminò la carriera come Tenente Generale del Regio
Esercito Italiano; RIENZO,figlio di FRANCESCO, barone di San
Bartolomeo e di Montanaro, tenente colonnello del Regio Esercito
Italiano, cavaliere dell’Ordine dei SS. Maurizio Lazzaro, medaglia
di bronzo al valor militare, croce di guerra della I Guerra
Mondiale, cavaliere dell’Ordine della Legion d’Onore. Rappresentante
attuale nel XXI secolo NICCOLÒ (1933), barone di Montanaro,
residente nel palazzo avito di Montanaro (Francolise – Caserta).
Iscritta nel
Libro d’Oro della Nobiltà Italiana, iscritta nell’Elenco Ufficiale
Nobiliare italiano anno 1922.
Arma:
d’azzurro al
leone d’oro accompagnato al capo da tre gigli del medesimo in
fascia. |
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REVERTERA
Titoli:
patrizio
Napoletano, dei duchi della Salandra.
Il ramo
Maresca Donnorso Correale Revertera: Duca di Salandra, di
Tricarico, nobile di Grassano, Miglionico, col diritto al Grandato
di Spagna
Dimora:
Napoli,
Austria
Celebre famiglia
originaria della Spagna; il Candida sostiene che la famiglia
discenda da AMERIO, signore del Castello di Reverterio, figlio di
BUSCARDO, a sua volta discendente dai marchesi del Lussemburgo.
Passò in Catalogna con REVERTER de Revertera, visconte di Barcellona
dei conti di Soccaglia, stabilitasi poi in Napoli nel XVI secolo,
dove venne aggregata al Seggio di Capuana nel 1717 ed ascritta al
Patriziato Napoletano; il casato godette di nobiltà in Siena e in
Sicilia. Ricevuto per “giustizia” nel S. M. O. di Malta nel 1616 con
i cavalieri GIROLAMO E FILIPPO (Archivio Ordine di Malta 4671),
nel 1750 in persona del cavaliere GIACOMO Revertera della Calandra (Archivio
Ordine Malta 4690); nel 1766 con un altro GIACOMO (Gran
Magistero Ordine di Malta, Roma, Alberi Genealogici n. 337). Don
GIOVANNI ALFONSO vicerè di Sardegna per conto di re Alfonso
d’Aragona nel XV secolo; FRANCESCO consigliere di Stato del Regno di
Napoli nel 1532. Il casato decorato del titolo di duca di Salandra
in Basilicata, con concessione in persona di FRANCESCO in data 1
aprile 1613; di conte di Tricarico a NICOLA IPPOLITO il 27 settembre
1745; ne ebbe l’ultima intestazione nel Cedolario di Basilicata con
le terre di Miglionico, Grasano e Calciano il 18 gennaio 1735 GIOVAN
VINCENZO per successione del padre NICOLA. La famiglia ebbe l’onore
del “Grandato di Spagna” di prima classe su concessione del ducato
di Salandra l’8 ottobre 1718 in persona di NICOLÒ IPPOLITO. Il
ramo primogenito si è estinto in ANNA, duchessa di Serracapriola,
sposata a Don Nicola Maresca Donnorso Correale, il cui figlio
GIOVANNI aggiunse al proprio il cognome Revertera con R. D. del 1926
e con RR. LL. PP di Regio Assenso del 30 agosto 1925 autorizzato ad
assumere tutti i titoli del casato “Duca di Salandra, di Tricarico,
nobile di Grassano, Miglionico, col diritto al Grandato di Spagna”
ed annotato sul Libro d’Oro della Nobiltà Italiana. Il ramo
secondogenito, vivente nella prima metà del XX secolo in
Austria, col titolo dei duchi di Salandra, patrizi Napoletani,
ascritti nel Libro d’Oro della Nobiltà Napoletana.
Iscritta
nell’Elenco Nobiliare Ufficiale Italiano anno 1922.
Arma:
d’argento con due
fasce di rosso accompagnate da tre bisanti d’azzurro. |
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REYTANI
Titoli:
barone
Dimora:
Reggio
Calabria
Si crede passata
dalla Sicilia in Calabria dal cognome Reitano, conosciuta dal XVI
secolo:
PASQUALE
avvocato, grande Ufficiale della Corona d’Italia, dell’Ordine di SS
Maurizio e Lazzaro, ottenne con R. D. del 10 febbraio 1921 il titolo
di barone trasmissibile al primogenito o al fratello GIOVANNI
cavaliere della Corona d’Italia.
Iscritta nel
Libro d’Oro della Nobiltà Italiana, iscritta nell’Elenco Ufficiale
Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma:
troncato:
d’azzurro e d’oro alla testa di moro al naturale sulla troncatura
col turbante di rosso sormontata da un crescente d’argento. |
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RICCA
Titoli:
barone
Dimora:
Vittoria, Palermo
Originaria del napoletano, portata in Sicilia da RINALDO al seguito
di re Pietro d’Aragona; LAMBERTO capitano d’arme in Noto nel 1399;
GIOVANNI senatore in Siracusa 1420/2, possedette metà del feudo di
Caddeddi e Bufalefi che venne conferito al figlio RINALDO il 25
luglio 1453; ANTONIO possedette metà del feudo di Ricalcaccia con
investitura del 6 giugno 1506; RICCARDO con privilegio dato in
Madrid il 7 marzo 1710, esecutoriato in Messina 2 aprile 1713
ottenne la concessione del titolo di marchese Della Scaletta,
senatore in Palermo 1729/30; ALFONSO, barone della Scaletta, con
privilegio del 10 luglio 1748 ottenne il titolo di barone di Bruca o
Villamarina; GIOACCHINO investito del titolo di barone del Sonnaro
quale marito di Rosaria Parisi il 4 settembre 1768; il casato
ammesso nelle “Regie Guardie del Corpo” del Regno delle Due Sicilie
dalla Regia Commissione dei Titoli di Nobiltà in persona di ERASMO,
guardia a cavallo della “Compagnia delle Regie Guardie del Corpo”
nel 1860 che con MOSE’ alfiere del “10° Reggimento Fanteria di Linea
Abruzzo”ed ANDREA 2° tenente del “14° Reggimento Fanteria di Linea
Sannio” parteciparono alla difesa del Regno delle Due Sicilie contro
l’invasione piemontese.
Iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma:
troncato: 1° d’argento al leone nero nascente dalla
troncatura; 2° di rosso allo scaglione d’oro accompagnato da tre
stelle dello stesso due in capo una in punta;
alias:
d’argento
a tre fasce di rosso attraversate da un leone tenente una crocette
il tutto d’oro. |
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RICCIARDI (1)
Titoli:
conte
Dimora:
Napoli
Famiglia napoletana nota dal XVI secolo; ottenne il titolo di conte
per discendenza primogenita maschile con Breve (Decreto) di S. S.
papa Leone XIII il 12 luglio 1887 e successivamente con R. D. del 12
febbraio 1928 e RR. LL. PP. del 15 aprile stesso anno autorizzato
dal regno d’Italia a decorarsi del titolo per i suoi discendenti
maschi primogeniti di FRANCESCO; il figlio GIULIO conte nella prima
metà del XX secolo.
Iscritta nel Libro d’Oro della Nobiltà Italiana, iscritta
nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma:
di verde al riccio sormontato da un lambello a cinque pendenti il
tutto d’argento. |
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RICCIARDI (2)
Titoli:
barone
Dimora:
Napoli
Motto:
“in labore virtus”
Originaria del napoletano nota dal XVII secolo; decorata del titolo
di barone con R. D. del 13 marzo 1881, rappresentata nella prima
metà del XX secolo da ROBERTO.
Iscritta nel Libro d’Oro della Nobiltà Italiana, iscritta
nell’Elenco Ufficiale Nobiliare italiano anno 1922.
Arma:
partito:
1° d’oro al riccio adagiato sul rogo ardente e sormontato da una
cometa azzurra; 2° di verde al leone d’oro. |
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RICCIARDI (3)
Titoli:
barone
Dimora:
Napoli
Motto:
“in labore virtus”
Ramo secondogenito della precedente famiglia decorata anch’essa del
titolo di barone con R. D. del 4 settembre 1922 e RR. LL. PP. del 27
marzo 1923 in persona di ORESTE.
Iscritta nel Libro d’Oro della Nobiltà Italiana, iscritta
nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma:
d’oro al
riccio adagiato sul rogo ardente al naturale, sormontato da una
cometa d’argento. |
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RICCIARDI
(4)
Titoli:
principe di Sant’Arcangelo, duca di Caivano, marchese di Fuscaldo,
conte di Camaldoli
Dimora:
Napoli, Foggia
Motto:
“etiam si omnes, ego non”
Originaria di Pistoia, trasferita in Foggia dove ottennero la carica
dell’Ufficio di avvocato fiscale del Tribunale della Regia Dogana.
FRANCESCO ANTONIO si trasferì in Napoli nel XIX secolo, fu ministro
di grazie e giustizia durante il decennio francese (1806-1815) ed
ottenne da re Gioacchino Murat il 25 dicembre 1813 il titolo di
conte di Camaldoli; al casato venne riconosciuto con Regio Rescritto
del 29 luglio 1853 per successione casa Spinelli di Fuscaldo, il
diritto di assumere i titoli di principe di Sant’Arcangelo, duca di
Caivano, marchese di Fuscaldo, con anzianità dal 1640, 1623, 1565 in
persona di ALFREDO, “pari del Regno” con R. D. del 24 giugno 1848,
maggiordomo e gentiluomo di camera di entrata di S. M. Siciliana,
cavaliere di gran croce dell’Ordine Costantiniano di San Giorgio;
dichiarata di “nobiltà generosa” ed ammissibile nelle Regie Guardie
del Corpo dalla Regia Commissione per i titoli di nobiltà in persona
di MICHELE che in qualità di 2° tenente del “Battaglione
Tiragliatori della Guardia Reale” partecipò alla difesa del Regno
delle Due Sicilie dall’invasione piemontese, ricevendo la Croce di
Diritto di San Giorgio nell’azione di Santa Maria Capua Vetere
nell’ottobre del 1860, presente alla difesa della città di Gaeta
capitolando con la guarnigione il 14 febbraio 1861.
Iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma:
di verde a tre ricci sormontati da un rastrello a tre pendenti il
tutto d’oro;
alias:
troncato
da una fascia d’azzurro, 1° di verde a tre ricci d’argento
accompagnati da un lambello a cinque pendenti dello stesso, nel 2°
d’argento a tre pali di verde. |
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RICCIARDI
(5)
Titoli:
conte
Dimora:
Napoli
Linea secondogenita della precedente famiglia, decorata dal re di
Sardegna il 29 gennaio 1779 del titolo di conte, e riconcesso con R.
D. del 22 marzo 1863.
Iscritta nel Libro d’Oro della Nobiltà Italiana, iscritta
nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma:
di verde a
tre ricci sormontati da un rastrello a tre pendenti il tutto d’oro. |
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RICCIO o
RIZZO
Titoli:
conte di
Piano, barone di San Gioacchino, barone e signori della Salina di
Renda, signori della Gabella della Pescheria di Trapani
Dimora:
Trapani,
Naro
Originaria di
Napoli, è un ramo dell’attuale famiglia Rizzo de Ritii, passato in
Sicilia nel XIV secolo.
GIOVANNI
castellano del Regio Palazzo di Messina nel 1398, barone di Comiso o
Fontanafredda e capitano di giustizia in Trapani 1435/36, senatore
della città 1439/40; MICHELE notaio, capitano di giustizia in
Calatafimi nel 1403; EMANUELE cavaliere dell’Ordine di Malta nel
1434; GIOVANNI ANTONIO chiamato Rizu o Rizzo, barone di Miri per
investitura del 12 giugno 1458, senatore di Messina anni 1464/5 e
1468/9; BENEDETTO ISSO senatore di Trapani nel 1473/4, capitano di
giustizia 1474/5 e, per successione maritale, possedete l’isola di
Favignana, con investitura del 21 agosto 1504, il figlio ANDREA
regio cavaliere, senatore di Trapani 1503/4; GIOVANNI ANTONIO barone
di Miri il22 marzo 1507 e senatore di Messina 1510/11. GIOVANNI
barone di Favignana chiamato Richuli invece di Riccio, mentre il
figlio FRANCESCO barone di Favignana col nome di Riccio, capitano di
giustizia in Trapani 1543/4; GIROLAMO capitano di giustizia a
Caltagirone 1535/6, con privilegio del 13 aprile ed esecutoriato il
21 settembre 1540, ottenne la concessione del titolo di “regio
cavaliere” e la conferma dell’arma gentilizi con l’aggiunta nel
capo di un’aquila nera ( riconosciuta anche alla famiglia Riccioli).
NICOLÒ GASPARE con privilegio del 27 aprile 1709 ottenne la
concessione del titolo di barone di San Gioacchino ed investito il 2
ottobre 1721 della Gabella della Pescheria in Trapani; PLACIDO per
successione paterna di Alberto, barone di Sant’Anna 9 febbraio 1715,
e per successione materna Anna Maria Caro, barone di Arcodaci il 6
agosto 1743; PLACIDO ANTONIO barone di San Gioacchino, e il 24
dicembre 1730 ebbe l’investitura della Gabella della Pescheria di
Trapani e capitano di giustizia nella stessa città nel 1736/7;
AMBROGIO ALBERTO il 9 settembre 1769 ebbe l’investitura di Arcodaci
e di Sant'Anna che dalla figlia ANNA furono portati in caso Monroy;
PLACIDO barone di San Gioacchino, il 2 gennaio 1782 investito della
Gabella della Pescheria di Trapani, capitano di giustizia nella
stessa città dal 1801/2 , venne ammesso in data 10 settembre 1816,
dal Protonotaro del Regno, ai “Reali Baciamani”. Con RR. LL. PP. Del
17 settembre 1900 BARTOLOMEO, di Placido, ottenne in data 17
settembre 1900 il riconoscimento del titolo di barone della Salina
di Renda e con D. M. del 6 dicembre 1900 i titoli di conte del
Piano, barone di San Gioacchino, signore della Salina di Renda e
Signore della Pescheria di Trapani.
MARIA
RAFFAELLA, di Bartolomeo, sposata a Vincenzo Riolo, è l’ultima
intestataria dei titoli, questi ultimi passati per “maritali
nomine” in casa Riolo.
Iscritta
nell’Elenco ufficiale nobiliare italiano anno 1922, iscritta nel
Libro d’Oro della Nobiltà Italiana
Arma:
controvaiato d’oro e d’azzurro al capo d’oro caricato di un istrice
al naturale; il capo abbassato sotto un capo cucito d’oro caricato
da un’aquila di nero coronata. |
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RICCIOLI
Titoli:
barone
Dimora:
Catania
Si crede una diramazione della famiglia Riccio; infatti anche l’arma
di famiglia è quella riconosciuta dei Riccio: TUCCIO, di Catania,
ottenne da re Martino d’Aragona la concessione di un grano sopra le
tratte del porto di Bruca; ANTONIO senatore in Trapani 1487/8;
ANDREA, chiamato anche Rizzo o Riccio, stessa carica 1488/9, 1506/7;
GIOVAN NICOLA, di Catania, con privilegio del 17 maggio 1507 ottenne
il titolo di “regio cavaliere”; FRANCESCO giudice del Tribunale
della Gran Corte Civile 1575/6/7; ANTONIO barone dell’Ufficio di
maestro notaro della Corte Capitaniale di Catania 1670; FRANCESCO,
come marito di Domenica Inguanti, barone di Nanfizia, senatore di
Catania 1676/7, proconservatore in detta città 1694, tesoriere
1702/3, ascritto nella Mastra Nobile di Catania il 16 gennaio 1696;
ASCANIO annotato nella Mastra Nobile di Catania tra i feudatari e
regi cavalieri; FRANCESCO SAVERIO MARIA sposò Girolama Di Lorenzo,
baronessa di Binvini, tale titolo passò al figlio ASCANIO con
investitura del 6 maggio 1747; FRANCESCO SAVERIO senatore in Catania
1798/9 – 1804/5, investito del titolo di barone di Binvini il 1
maggio 1804.
Iscritta nel Libro d’Oro della Nobiltà Italiana,iscritta nell’Elenco
Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma:
controvaiato d’oro e d’azzurro di un riccio al naturale, sotto un
capo cucito d’oro caricato di un’aquila di nero coronata. |
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RICCIULI
Titoli:
nobile
Dimora:
Rogliano, Cosenza
Si ha memoria della famiglia in Rogliano dal 1548 con GASPARE
vescovo di Scala e poi arcivescovo di Belcastro nel 1573; ANTONIO,
giureconsulto, arcivescovo di Cosenza nel 1582. Riconosciuta nobile
con Decreto Ministeriale del 4 dicembre 1910;FRANCESCO nobile nella
prima metà del XX secolo; MICHELE, nobile, avvocato, maggiore di
fanteria del Regio Esercito Italiano, medaglia commemorativa
campagna italo-turca 1910/11, commendatore dell’Ordine di San
Silvestro, vicepresidente G. D. di Cosenza.
Iscritta nel Libro d’Oro della Nobiltà Italiana, iscritta
nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma:
d’azzurro alla banda accostata da due ricci d’oro, col capo dello
stesso caricato di una aquila di nero. |
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RINALDI
o
RINALDO
Titoli:
barone di Timpalonga
Dimora:
Vizzini
Originaria di Firenze, passata in Sicilia nel XV secolo. NICCOLO’ il
3 novembre 1494 ottenne la conferma e nuova investitura del feudo di
Vanella; FRANCESCO senatore in Palermo 1526/7 e 1550/1; VITO SANTO
il 20 gennaio 1808 ottenne il feudo di Timpalonga ed investito del
titolo di barone il 5 febbraio 1808 su detta terra. PASQUALE barone
di Timpalonga nel 1922.
Iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma:
d’oro al leone di rosso alla banda d’argento attraversante il tutto. |
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RIOLO
Titoli:
conte del Piano, di San Gioacchino, barone di Salina di Renda,
Signore della Gabella della Pescheria di Trapani.
Dimora:
Naro
Con D. M. del 28 dicembre 1901 VINCENZO, ex deputato al Parlamento,
senatore del Regno, per “maritali nomine” assunse i titoli su
indicati per contratto matrimoniale con Maria Raffaela Riccio,
trasmissibili in linea maschile primogenita.
Iscritta nel Libro d’Oro della Nobiltà Italiana, iscritta
nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma:
d’azzurro
alla colonna d’argento sulla campagna di nero, a destra accompagnata
da tre stelle d’oro,a sinistra un leone d’oro linguato di rosso al
sole di rosso a destra. |
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DE RISEIS
Titoli:
principe di Satriano, duca di Taormina, barone di Crecchio, duca di
Bovino, di Castellairola, conte di Savignano, col predicato di
Greci, Castelluccio dei Sauri, Panni, Orsara e Mortellaro.
Dimora:
Napoli, Castello di Crecchio in Chieti.
Motto:
“Semper Codem”
Famiglia abruzzese della stessa casa dei De Riso di Bari, Giovinazzo
e Catanzaro. In alcuni documenti è indicata come De Risis, Risii, De
Risi, De Riso.
Esiste tutt’ora in Giovinazzo il palazzo De Risis.
Ricevuta nel S.M.O. di Malta nel 1609 in persona del cavaliere
ANTONIO De Risi (Archivio di Stato di Napoli, Priorato di
Barletta - vol. 28).
Il Candida riporta GUGLIELMO, secreto e
maestro portulano, giustiziere in Abruzzo e SQUARCIO, “milite e
regio familiare”, giustiziere nella stessa regione nel XIV secolo;
ONOFRIO Risii, in Sulmona, e il fratello LISIO definiti dalla regina
Giovanna II d’Angiò Durazzo “nobili suoi fedeli e diletti”
(anno 1423, Registro Angioino n. 377, folio 257).
Possedette nel XVIII secolo il feudo di Crecchio in Abruzzo, sul quale ottennero il
titolo di barone con R.D. “motu proprio” il 30 marzo 1901.
PANFILO
(1795-1883) membro della Camera dei deputati durante il periodo
costituzionale del 1848, pari del Regno, senatore del Regno d'Italia
dal 1880 al 1883 GIUSEPPE (1833-1924) senatore del regno, sindaco di
Chieti, presidente del Consiglio Provinciale di Chieti, socio della
Società di Storia Patria di Chieti dal 1888, ispettori degli Scavi
Monumentali di Chieti, commendatore dell'Ordine dei SS. Maurizio e
Lazzaro, gran cordone dell'Ordine della Corona d'Italia.
Con RR.LL.PP. del 13 marzo 1921 GIOVANNI, barone di Crecchio,
assunse i titoli sopra elencati per successione materna, donna
Maddalena Guevara Suardo, e per successione della nonna materna
donna Carolina Filangieri, assunse anche i titoli di principe di
Satriano e Duca di Taormina. GIOVANNI, barone di Crecchio, dottore
in legge, cavaliere di Gran Croce dell’Ordine del Santo Sepolcro,
gran ufficiale dell’Ordine di Isabella la Cattolica di Spagna, gran
ufficiale della Corona d’Italia, primo podestà della città di Napoli
nella prima metà del XX secolo; LUIGI, dei baroni di Crecchio,
sottotenente di vascello, aviatore, cavaliere ufficiale della Corona
d’Italia, decorato di due medaglie d’argento al valor militare della
1ª
guerra mondiale, tre croci di guerra, croce di guerra francese,
decorato della Legion d’Onore (alta onorificenza francese); ARTURO
ammiraglio di divisione della Regia Marina P.A.S., commendatore
dell’Ordine della Corona d’Italia, cavaliere ufficiale dell’Ordine
Mauriziano, decorato della Croce di guerra 1915/18; MARCO
consigliere onorario di Legazione d’Ambasciata a Londra negli anni
30 del XX secolo, commendatore dell’Ordine della Corona d’Italia,
commendatore dell’ Ordine di Leopoldo del Belgio.
Iscritta nel Libro d’Oro della Nobiltà Italiana, iscritta
nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma:
d’azzurro alla fascia sormontata da una stella d’oro, accompagnata
in punta da tre piantine di riso sopra un terreno declinante in
sbarra al naturale;
alias d’azzurro alla fascia d’oro
accompagnata in capo da una stella e nella punta a due gigli il
tutto d’oro. |
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Sen. Panfilo De Riseis. Archivio Storico
del Senato della Repubblica |
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Sen. Giuseppe De Riseis. Archivio Storico
del Senato della Repubblica |
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RISO
Titoli:
barone di Colobra
Dimora:
Palermo
Motto:
“Facta non verba”
Famiglia nota dal XVI secolo; con D. M. del 27 maggio 1904 MARIA
LUISA venne riconosciuta nel titolo di baronessa di Colobra con
estensione ai suoi fratelli e ai loro figli primogeniti.
Iscritta nel Libro d’Oro della Nobiltà Italiana, iscritta
nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma:
d’azzurro
al leone d’oro sormontato da un braccio di carnagione in scaglione
coricato, tenente tre spighe di riso al naturale, il tutto
accompagnato da quattordici stelle d’oro in orlo. |
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DE RISO
di Botricelli
Titoli:
marchese di Botricello, nobile dei marchesi di Botricello
Dimora:
Sicilia, Napoli
Motto:
“Semper cadem”
Ramo della precedente famiglia di Catanzaro che provò la discendenza
da ENRICO nel 1316 in persona dei cavalieri ALFONSO ANTONIO e
GIROLAMO nell’inserimento nel S. M. O. di Malta dal 1665. Passata in
concento del S. M. O. di Malta nel 1792 col cavaliere ANTONIO.
Decorato del titolo di marchese di Botricello il 5 agosto 1797;
RENATO, nobile di Botricello, tenente colonnello di cavalleria, due
medaglie d’argento al valor militare, cavaliere dell’Ordine dei SS.
Maurizio e Lazzaro, cavaliere della Legion d’Onore; GIROLAMO
marchese di Botricello nella prima metà del XX secolo.
Iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma:
d’azzurro alla croce di Sant’Andrea d’argento, nel capo crescente
d’oro. |
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DE RISO
di Carpione
Titoli:
barone di Carpione, patrizio di Bari
Dimora:
Napoli, Bari, Catanzaro
Di antica iscrizione nel Patriziato di Bari trovandosi nella
“inquisizione” (ruoli di iscrizione militare) dei nobili atti alle
armi nel 1282. Alcuni autori ritengono sia originaria della
Normandia, altri dall’Inghilterra ( Istorie di Giovinazzo -
Napoli 1700, pag. 100 e 350 di Paglia e Sagarriga), altri ritengono
sia venuta con Carlo I d’Angiò e passata in Messina (Nobiliario
di Messina – Napoli 1878 pag. 122 e 125 del Galluppi) e
nel Napoletano dove nel 1274 ebbe l’ufficio di giustiziere e vicerè
della provincia di Bari. Il casato si stabilì in Abruzzo e
trascritti come De Riso, De Risi, De Riseis e in Catanzaro dove
vennero ricevuti nel S. M. O. di Malta nel 1662/3 provando la loro
nobiltà e discendenza da ENRICO “primo stipite” nel 1316 (Archivio
di Stato di Napoli volume 2, Priorato di Capua; Archivio del Gran
Priorato di Napoli), furono ancora ricevuti nel S. M. O. di
Malta in Cosenza, Crotone, e in Giovinazzo nel 1609 in persona di
ANGELO De Risi, in Lettere, Nola e Capua. Decorata del titolo di
conte Palatino, feudataria di Carpione , in Molise, ultimo
intestatario NICOLA il 4 maggio 1775, reintegrato nel Patriziato di
Bari, ascritto nel Registro delle Piazze Chiuse col titolo di barone
di Carpione, in successione la primogenito DOMENICO e da questi a
NICOLA padre di CESARE a sua volta di NICOLO’ rappresentante del
casato negli anni 30 del XX secolo. Riconosciuta di “nobiltà
generosa” dalla Regia Commissione dei Titoli di Nobiltà del Regno
delle Due Sicilie nell’ammissione alla “Compagnia delle Regie
Guardie del Corpo a Cavallo” in persona di GIUSEPPE nel 1834 e di
NICOLA nel 1843.
Iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma:
d’azzurro alla fascia d’oro accompagnata in capo da una stella e da
due gigli, il tutto d’oro. |
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RISOLO
Titolo:
conte
Dimora:
Specchia, Lecce
Originaria di Specchio, provincia di Lecce, si ritiene discenda da
ANTONIO castellano di Castel Capuano al tempo della regina Giovanna
II d’Angiò Durazzo nel XV secolo. Decorata del titolo di conte con
concessione di re Vittorio Emanuele II con R. D. del 2 agosto e RR.
LL. PP. (Regie Lettere Patenti) del 3 dicembre 1914; LUIGI, conte,
cavaliere dell’Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro, commendatore della
Corona d’Italia, sindaco di Specchio, deputato al Parlamento,
dottore in legge, ufficiale d’artiglieria della riserva del Regio
Esercito negli anni 30 del XX secolo.
Arma:
d’azzurro
alla pianta di riso di tre spighe recise, sostenuta da due leoni
affrontanti sormontati da tre stelle in fascia, il tutto d’oro. |
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RIVAROLA
Titoli:
principe
di Roccella, trattamento di Don.
Dimora:
Palermo
Motto:
“Rubeo
in sanguine laeta”
E’ un ramo della
famiglia residente in Chiavari nota si dal XI secolo. Originaria
della Liguria in persona di BERNARDO Rosso che ottenne la donazione
da re Corrado II il castello di Rivarolo vicino Parma, da cui il
cognome de Rubeis de Riparola e la concessione del titolo di nobile
del S. R. I. fatta dall’imperatore Massimiliano d’Asburgo nel 1496 e
il conferimento dell’arma gentilizia ai fratelli GREGORIO e UMBERTO.
Trasferitasi in Sicilia nel XVI secolo coni fratelli AGOSTINO e
PIETRO, nobili genovesi. PIETRO acquistò i feudi di Canalotto,
Carisa, Rafforosso, Castelluzzo, che trasmise al nipote ANGELO
MARIA, senatore in Palermo 1609/10 e 1612/13, governatore della
Tavola Pecuniaria (Banca) 1614/5, protonotaro del Regno e con
privilegio del 12 dicembre 1613 ottenne il trattamento di Don per se
i suoi discendenti; STEFANO, primo principe di Roccella ; FRANCESCO
barone di Rafforosso; GASPARE investito del titolo di principe di
Roccella il 10 novembre 1728, governatore del Monte di Pietà in
Palermo 1748/1751; FRANCESCO principe di Roccella investitura 11
ottobre 1764; GIUSEPPE parroco di San Niccolò l’Alberghiera 1774,
vicario generale dell’Arcivescovado di Palermo; GASPARE principe di
Roccella, il 14 gennaio 1822 ottenne attestato di nobiltà dal Senato
di Palermo.
Iscritta nel Libro
d’Oro della Nobiltà Italiana, iscritta nell’Elenco Ufficiale
Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma:
d’azzurro al leone d’oro, col capo d’oro caricato da un’aquila
spiegata di nero. |
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RIVERA
Titoli:
duca,
patrizio dell’Aquila, nobile romano, barone di Vittorito
Dimora:
L’Aquila
L e prime memorie
certe risalgono a PIETRO di Collimento, detto Riviera, capitano
d’arme di Federico II di Svevia; la famiglia si stabilì in Aquila
fin dalla sua fondazione avvenuta nel 1254, ne occupò i più
importanti uffici civici, tra cui quello di camerlingo (cardinale)
di detta città. Ricevuta per “giustizia” nel S. M. O. di Malta nel
1566 in persona dei fratelli BALDASSARRE e SCIPIONE, il primo col
grado di sergente maggiore (ufficiale) che prese parte alla difesa
di Malta contro i turchi; il secondo combattè sulle galee
dell’Ordine, fatto prigioniero venne trucidato in Algeri nel 1570.
Il casato venne aggregato alla Nobiltà Romana nel 1562, e il 16
dicembre 1815 decorato del titolo di marchese da S. S. papa Pio VII
e di duca da S. S. papa Pio IX. DOMENICO insignito della sacra
porpora cardinalizia da S. S. papa Innocenzo XII.
Duca con
riconoscimento del 1927, nobile romano con RR. LL. PP. del 29 marzo
1903, barone di Vittorito con RR. LL. PP. del 19 dicembre 1897,
patrizio dell’Aquila con D.M. del25 maggio 1883. CESARE MARIA,
cavaliere d’onore e devozione dell’Ordine di Malta, decorato della
medaglia d’argento guerra 1915/18, dottore in lettere,
giureconsulto, filosofo.
Iscritta nel Libro
d’Oro della Nobiltà Italiana, iscritta nell’Elenco Ufficiale
Nobiliare Italiano anno 1922
Arma:
troncato
e semipartito: 1° d’oro a tre monti di verde, 2° di verde a tre
bande ondate d’argento, 3° d’oro a tre sbarre di rosso. |
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RIZZARI
Titoli:
patrizio
di Catania, duca di Tremestieri, nobile dei duchi, nobile
Dimora:
Catania,
Milano
Nobile in Catania,
Caltagirone, Messina. FILIPPO, durante il regno di Federico III
d’Aragona, fu abate di Santa Maria di Licodia e di San Nicolò
d’Arena; PIETRO senatore in Catania 1413/20, capitano di giustizia
1417/8; GOFFREDO, milite, dottore in legge, maestro razionale e
giudice gran corte dei Conti, in possesso dei feudi di Bidani con
conferma del 10 settembre 1449; PIETRO, milite, possessore dei feudi
di Bidani e San Giacomo il 10 dicembre 1464, capitano di giustizia
in Caltagirone 1465/6; VITO patrizio di Caltagirone 1610/1;
ALESSANDRO patrizio di Catania 1617/8; FRANCESCO con privilegio del
22 maggio 1640 ottenne il titolo di barone di San Paolo, capitano di
giustizia in Catania 1640/1 e per “maritali nomine” della moglie
Antonia de Gregorio, primo duca di Tremestieri, luogotenente e
maestro notaro del Protonotaro del Regno; GIOVANNI avvocato fiscale
del Tribunale del Patrimonio, rettore della “Redenzione dei Cattivi”
(Riscatto dei Prigionieri) nel 1679; PIETRO cavaliere dell’Ordine di
Calatrava, senatore in Catania 1667/8; GIUSEPPE, duca di Tremestieri,
annotato nella Mastra Nobile di Catania il 16 gennaio 1696 tra i
“feudatari e regi cavalieri”; FRANCESCO senatore di Catania 1702 e
GIOVANNI catapano nobile stessa città; IGNAZIO senatore in Catania
1752/3; FRANCESCO duca di Tremestieri, senatore in Catania 1780 – 91
– 94; SALVATORE senatore in Caltagirone 1798/9.
Iscritta nel Libro
d’Oro Nobiltà Italiana, iscritta nell’ Elenco Ufficiale della
Nobiltà Italiana anno 1922.
Arma:
d’azzurro al palo d’oro. |
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RIZZO dei Ritii
Titoli:
nobili
(Decreto Ministeriale di riconoscimento del 12 agosto 1938)
Dimora:
Napoli,
attualmente U.S.A., Francia , Milano, Genova
Motto:
“Meliora latent”
Si crede
provenga dall’antica famiglia dei Ritius patrizi romani, che
a seguito delle invasioni barbariche si stabilì sulla costiera
Amalfitana, da dove si diramò in vari rami: di Napoli, d’Abruzzo e
di Sicilia – Riccio - , (quest’ultimo ramo estintosi nel XX secolo
con MARIA RAFFAELLA, di Bartolomeo, sposata a Vincenzo Riolo). La
filiazione del casato è provata dalla “Regia Consulta Araldica” del
Regno d’Italia a partire dal Duecento.
GIOVANNI fu
tra i baroni che sovvenzionarono re Carlo I d’Angiò nel 1276 (Registro
Zecca di Napoli anni 1276/7 foglio 46 del Principato Ultra).
UBERTO “ciambellano della Nappa” della regina Giovanna I, ottenendo
il castello delli Franci; i figli BALDOVINO regio consigliere e
UBERTO di maestro giustiziere; PIETRO siniscalco di re Ladislao,
conte di Buccino e signore di vari feudi, regio familiare nel 1392,
vicerè della Provincia d’Abruzzo sotto la regina Giovanna II nel
1430; RICCIO di Montechiaro capitano e consigliere di re Alfonso I
d’Aragona. MICHELE giureconsulto, consigliere di re Alfonso I,
aggregato nel 1444 nel Seggio di Forcella, presidente del Sacro
Regio Consiglio nel 1445, vice protonotario luogotenente del Gran
Camerario, conservatore del Real Patrimonio e dei Suggelli della
Gran Corte della Vicaria, creato nel 1454 conte palatino dell’Impero
da Federico III, ambasciatore presso papa Nicola V nel 1453; ANTONIO
arcivescovo di Reggio Calabria ed ANGELO, regio familiare,
consigliere della regina Giovanna II, di Alfonso I d’Aragona e di
Ferdinando I d’Aragona, presidente del S. R. C.; NICOLA cavaliere al
servizio di re Renato d’Angiò, signore di Latronico, Grotta
Castagnara, feudatario delle saline della Calabria; ANDREA vescovo
di Telese e filosofo; Il casato aggregato al Seggio di Nido della
città di Napoli nel 1501. MICHELE “lettore primario” nei Pubblici
Studi di Napoli, conservatore del Real Patrimonio e dei Suggelli
della Gran Corte della Vicaria, viceprotonotario, presidente del
S.R.C. di Santa Chiara, luogotenente del Gran Camerario, nel 1498
creato conte di Cariati e di Giuliano da re Carlo VIII di Francia ed
“intimo consigliere”, luogotenente di re Luigi XII di
Francia, ed ambasciatore presso il pontefice Giulio II nel 1505,
presidente del Parlamento della Borgogna e della Provenza, senatore
in Milano e consigliere del “Supremo Consiglio” di Luigi XII; egli
ricevette in dono da Roberto Sanseverino il castello di Trecchina;
GIOVANNI LUIGI (+1643) giureconsulto, canonico della Cattedrale di
Napoli, consulente della “Congregazione dell’Ordinario”, vescovo di
Vico Equense. Nel 1658 re Filippo IV di Spagna concesse il titolo di
marchese di Castrovetere sulla terra di Castelvecchio (Archivio
di Simancas, vol. 512, fog. 262, Archivio di Napoli Reg.
Quinternione 271 – 135 - fog. 1- 6, registrato Titulatorum 7, fog.
195) Sin dal 1434 il casato rivestì per ben 15 volte l’abito del
S.M.O. Gerosolimitano, il primo cavaliere fu fra' EMANUELE. Il
casato modificò il cognome da Rizzo a Rizzo dei Ritii con R. D. del
14 giugno 1941.
Nobile
GUGLIELMO (1868 – 1965), OLGA (1900 – 1985), WILLIAM (1942),
VINCENZO ARSENIO (1971) aggiunge al proprio il cognome materno
Zambonini con D. M. del 14 marzo 2005; MAGDALENE AGNES (1982);
RAFFAELE ANTONIO (1943), GUGLIELMO GIORGIO (1974), ILARIA (1977).
Il casato
iscritto nel Libro d’Oro della Nobiltà Italiana (volume X, edizione
X, anni 1937/39).
N.d.A.: si
ringrazia il dottor Giorgio Rizzo dei Ritii per le iconografie e le
notizie sul casato.
Arma:
interziato in
fascia: il primo d’oro all’aquila di nero con il volo abbassato
coronato d’oro, nascente dalla partizione (concessione
dell’imperatore Federico III anno 1454) il secondo d’oro al
riccio di nero, il terzo d’oro a due fasce ondate d’azzurro. |
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