Le pagine della cultura

 

 

I casati del Sud

di Ciro La Rosa

La Rosa

A-AM AN-AZ

 B-BI BL-BU

 C-CA  CE-CO  CR-CU

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 F-FE  FI-FU

 G-GA GE-GI  GO-GU

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 M-MA  ME-MI  MO-MU

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R-RI  RO-RU

S-SA  SC-SI  SL-SY

T-TE  TI-TU

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RO-RU

ROCCA di Rocca

Titoli: marchese, patrizio di Trani, col predicato di Rocca

Dimora: Napoli, Trani

Antica famiglia ebbe nobiltà in Gaeta, Chieti, Aquila, Trani. Reintegrata nel patriziato di Trani nel 1725 nel seggio dell’Arcivescovado; decorata del titolo di marchese con concessione del 3 febbraio 1734 e riconfermato nel 1753, ebbero i feudi di Rocca di Monte, Sperlonga, Civitanova. Succeduta al nome ed arma della famiglia Comite Nascambruno nel 1782. SALVATORE COSTANTINO, nobile di Trani, commendatore della Corona d’Italia e FEDERICO, marchese, patrizio di Trani, predicato di Rocca vivente negli anni ‘30 del XX secolo.

Iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.

Arma: a sei conchiglie al naturale con bordura d’oro (Rocca);

alias: inquartato 1° e 4° d’oro all’artiglio alato di nero (Mascambruno) 2° 3° d’argento a due bande d’azzurro (Comite) sul tutto l’arma dei Rocca.

LA ROCCA

Titoli: barone di Musebbi, barone di San Germano

Dimora: Ragusa, Palermo, Messina

Ritenuta di origine pisana, o originaria dalla Catalogna come da notizia fondata sul fatto che nel 1398 si trovava un BARTOLOMEO da Rocca, catalano, con cittadinanza palermitana. GUGLIELMO priore dell’Ordine di Malta nel 1294 in Messina; APOLLONIO possessore di terre in Scicli con re Federico II; BARTOLOMEO possedette i feudi di Racarciofoli nel 1398; GIOVANNI senatore in Catania negli anni 1414/5, 20,21, 43, 44, 48, 49, 54, 55; CARLO senatore in Messina 1469/70; BERNARDINO senatore in Messina anni 1535/36, 47,48, investito dei feudi di Colla Soprana e Sottana il 1 marzo 1543, “maritali nomine” per matrimonio con Cecilia de Pactis investito del titolo di barone di Placabaiana il 22 novembre 1521, ottenne i titolo di nobile e col trattamento di “don e di regio cavaliere” con privilegio del 8 giugno 1540; ALBERTO giurato in Salemi anni 1610/11, 31, 32, capitano di giustizia 1632/33,43,44, proconservatore in detta città1655; PIETRO con privilegio dato in Madrid 25 marzo 1627 esecutoriato in Messina il 15 ottobre stesso anno, ottenne il titolo di marchese di Roccalumera e la concessione del titolo di principe di Alcontres in data 1 dicembre 1644; FRANCESCO senatore in Messina 1645/6; PIETRO ottenne il 22 settembre 1679 e 22 dicembre 1690 investitura dei tioli di marchese di Roccalumera e di principe di Alcontres; FRANCESCO ottenne il 16 settembre 1789 il titolo di duca di San Lorenzo e proconservatore in Scicli nel 1803.

Con RR. LL. PP. del 12 giugno 1904 la signora Maria Antonia Rubino moglie di EMANUELE ottenne regio assenso di trasmissione del titolo di barone di Musebbi al figlio VINCENZO. PIETRO con RR. LL. PP. del 6 dicembre 1908 ottenne il riconoscimento del titolo di barone di San Germano.

Iscritta nel Libro d’Oro della Nobiltà Italiana, iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.

Arma: partito nel 1° d’argento alla croce scorciata e potenziata piantata su di un monte di tre punte il tutto di rosso, nel 2° d’azzurro al leone sormontato da una gemella posta in banda il tutto d’oro - alias d’argento al monte di tre cime di rosso, movente dalla punta, cimata dalla croce del Calvario dello stesso colore.

 

 

ROCCO e ROCCO di Torrepadula

Titoli: nobile, principe di Torrepadula

Dimora: Napoli

Originaria di Napoli, nota dal XV secolo.

GIOVANNI patrizio napoletano iscritto al seggio di Montagna; GUIDO milite e ciambellano di re Carlo I d'Angiò sepolto nella chiesa di San Lorenzo Maggiore in Napoli sec. XV;

Chiesa di San Lorenzo Maggiore, Napoli, anno 1503. Foto Ciro La Rosa. Clicca sulle immagini per ingrandirle

vi è un'altra cappella, di juspatronato della famiglia nella medesima chiesa, dove sono sepolti DECIO e GIOVAN ANTONIO, da notare in particolare l'altare in cotto policromo uno dei pochissimi esemplari in Italia creato dalle abili maestranze emiliano-romagnole.

Chiesa di San Lorenzo Maggiore, Napoli, Cappella di juspatronato Rocco, sec. XV. Foto Ciro La Rosa. Clicca sulle immagini per ingrandirle

Cappella

Altare in cotto

Sepolcro di Decio Rocco

Sepolcro di Giovanni Antonio Rocco

FRANCESCO presidente della corte di Foggia, edificò nella Chiesa della Pietà dei Turchini in Napoli la sua cappella Gentilizia secolo XVI; CARLO cavaliere dell'Ordine di Calatrava, di Cesare ed Ippolita Carafa, ottenne da re Filippo II il titolo di principe sul feudo di Torrepadula nel 1641; MARCO giudice della Gran Corte della Vicaria con re Ferdinando IV di Borbone; GIOVANNI procuratore generale della Gran Corte dei Conti nel 1864; GIOVANNI, secolo XIX, procuratore generale presso la Gran Corte dei Conti nel 1864, commendatore dell'Ordine Costantiniano, cavaliere dell'Ordine di Francesco I, presidente dell'Accademia Ercolanense, lasciò una pregevole opera giuridica "Jus canonicum ad civilem jurisprudentiam perficiendam quid attulerit"; NICOLA insigne giureconsulto, nel 1836 fu il primo in Europa a pubblicare un trattato di Diritto internazionale privato, presidente della Corte d'Appello di Napoli, grand'ufficiale della Corona d'Italia, commendatore Mauriziano, di san Gregorio Magno, cavalier dell'Ordine di Francesco I, presidente dell'Accademia reale; RAFFAELE 2° tenente del “Battaglione del Treno” (curavano il trasporto ippotrainato delle batterie d’artiglieria) ha partecipato a tutta la campagna del 1860/61 per la difesa del Regno delle Due Sicilie dall’invasione piemontese.

ALFREDO Rocco (Napoli, 1875 - Roma, 1935), Ministro di grazia e giustizia “Guardasigilli” durante il ventennio fascista, giurista docente di diritto commerciale ad Urbino, Macerata, Padova, giurista di diritto civile a Parma e Palermo, giurista di legislazione del lavoro all’Università di Roma della quale fu anche rettore dal 1932. Dal 1925 al 1932 elaborò i codici che vanno sotto il suo nome “Codice Rocco” sui quali si fondava il regime fascista. Il codice venne promulgato il 19 ottobre 1930, e con Regio Decreto del 19 ottobre 1930 n. 1398, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 251 del 26 novembre 1930; Il Codice non è mai stato formalmente sostituito, anche se è stato oggetto di numerose e profonde modifiche nel corso dell’attuale Repubblica Italiana. Comprende, oltre al codice penale, il codice di procedura penale e la riforma dell'ordinamento penitenziario. Oggi, a seguito delle modifiche intervenute nel 1974 nel settore penitenziario e nel 1989 nel codice di rito, con la dizione “Codice Rocco” ci si riferisce al solo codice penale.

GENNARO presidente di Corte d’Appello; INNOCENZO, principe di Torrepadula, presidente di sezione di Corte d’Appello, commendatore dell’Ordine della Corona d’Italia, cavaliere dell’Ordine Mauriziano; NICOLA abate del Real Tesoro di San Gennaro, dottore “in atroque”; GIUSEPPE tenente colonnello di cavalleria del Regio Esercito Italiano, cavaliere ufficiale dell’Ordine della Corona d’Italia; tutti viventi negli anni ’30 del XX secolo.

Nella città di Napoli vi è una strada intitola a NICOLA Rocco.

Iscritta nel Libro d’Oro della Nobiltà Italiana, iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.

Arma: d’azzurro a tre bande d’oro col capo di rosso caricato di tre rocchi di scacchiera d’argento posti in fascia e sostenuto da una fascia d’oro.

RODINÒ

Titoli: nobile, barone di Miglione, predicato di D’Acrari Migilione

Dimora: Napoli, Polistena, Calabria

Motto: “In virtute Robur”

Originaria della Grecia e trasferitasi in Francia, venuta nel Napoletano con gli Angioini nel 1265 in persona di GIULIO CESARE. Passò in Calabria dove possedette fin dal 1593 il feudo di Miglione ed iscritta al Registro delle famiglie feudatarie da oltre duecento anni con il relativo titolo di barone, nobile in Catanzaro, Reggio, San Giorgio di Polistena. GIOVAN FRANCESCO occupò cariche amministrative nella provincia di Reggio Calabria. LUIGI, barone di Miglione, maggiordomo di re Ferdinando II, “pari” del Regno nel 1848, gran cordone dell’Ordine di Francesco I, commendatore dell’Ordine di San Gregorio Magno; GIOVAN FRANCESCO gentiluomo di camera di S. M. Siciliana, cavaliere Costantiniano, commendatore dell’Ordine San Gregorio Magno; CARMELO guardia a cavallo della “Compagnia delle Regie Guardie del Corpo”, figlio del barone LUIGI, partecipò alla difesa del Regno delle Due Sicilie quale aggregato al “9° Battaglione Cacciatori” compiendo tutta la campagna del 1860/61 in prima linea, capitolando con i resti dell’’Esercito in Gaeta il 14 febbraio 1861; GIOVAN FRANCESCO cavaliere di giustizia del S. M. O. Costantiniano, commendatore dell’Ordine del Santo Sepolcro, cameriere secreto di spada e cappa di Sua Santità; GIULIO (Napoli 1871 – Roma 1946), barone di Miglione, avvocato, cavaliere di Gran Croce Cordone dei SS. Maurizio e Lazzaro, Gran Cordone della Corona d’Italia, cavaliere dell’Ordine di Cristo del Portogallo, deputato al Parlamento, Ministro della guerra e Ministro di Giustizia e dei Culti, vice presidente della Camera dei Deputati anni 1919/21, 1924/26, vice presidente del Consiglio dal dicembre del 1944 al giugno 1945 del Regno del Sud, alla sua persona è dedicata una piazza in Napoli nel quartiere Chiaia.

Iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.

Arma: partito 1° d’oro alla mezza aquila di nero col volo abbassato e coronata di nero, 2° di verde con al capo tre rose di rosso ed in punta due rami d’alloro posti in decusse d’oro.

RODRIGUEZ

Titoli: conte di Cumignano

Dimora: Napoli, Manfredonia, Trinitapoli

Nobile Famiglia di Napoli e delle Puglie, originaria di Spagna, capostipite in Italia di questa nobile famiglia fu don OSMAN Rodriguez, venuto dalla Spagna quale ufficiale di una guarnigione spagnola nel Castello di Vieste, in Capitanata (l’attuale Provincia di Foggia) nella metà del XVI secolo (Catasto Antico di Viesti dell’Anno 1585).

 la Famiglia si diramò, successivamente, in Barletta, Manfredonia, Foggia, Trinitapoli, Benevento ed, infine, Napoli. don ORONZO, che sposò la nobile donna Agnese Giannattasio di Barletta, dal cui nacque, in Barletta il 17 dicembre 1718, don ANGELO che, nell’anno 1755, venne ricevuto nel Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio, quale cavaliere di giustizia (Classe riservata solo ai Nobili).

Da don Angelo e da donna Gaetana Castigliego di Manfredonia (di nobile Famiglia originaria di Spagna) nacque, in Manfredonia, il 3 marzo 1758, don MATTEO che sposò Donna Maria Felice Petrini, di Manfredonia.

Da questo matrimonio, celebratosi in Manfredonia, il 1 gennaio 1780, nacque don GAETANO che, a sua volta, nei primi anni del XIX secolo, sposò donna Colomba Natale, di Foggia e da cui, in Foggia il 5 luglio 1807, don SAVERIO, che sposò, in prime nozze, donna Nicoletta Pepe, di Napoli ed in seconde nozze, donna Angela Mastropasqua di Trinitapoli.

Il predetto SAVERIO, per gli innumerevoli servigi resi al Re Ferdinando II di Borbone, prima, ed al re Francesco II di Borbone, dopo, e per la devozione e la fede sincera sempre dimostrata al Suo Sovrano, fu creato dal Re Francesco II prima in Gaeta in data 27 Settembre 1860, conte di Cumignano (oggi Comiziano, nella Provincia di Napoli) con trasmissibilità ereditaria e, successivamente, in data 5 Settembre 1873, cavaliere di giustizia del Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio; egli sposò in prime nozze, donna Nicoletta Pepe, di Napoli ed in seconde nozze, donna Angela Mastropasqua di Trinitapoli.

Dal primo matrimonio, ebbero un solo figlio, RAIMONDO, nato a Peschici, in Provincia di Foggia, il 24 aprile 1838 il quale nominato cavaliere di giustizia del Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio il 2 ottobre 1887, il quale si sposò in Trinitapoli il 24 novembre 1868 con donna Filomena Orlando, da cui, in Trinitapoli il 10 ottobre 1869, nacque FRANCESCO, il quale trasferì la famiglia dalle Puglie prima in Benevento e poi in Napoli ove fu professore di lettere nel Regio Liceo Ginnasio “Giambattista Vico” di Napoli, nominato anch'egli cavaliere di giustizia del Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio il 7 giugno 1888 e fu anche Ufficiale della Corona d’Italia, commendatore dell’Ordine di Danilo, I°, commendatore Ereditario e Gran Croce di Giustizia dell’Ordine di Nostra Signora di Betlemme, Benemerito della Croce Rossa Italiana e Corrispondente dell’Accademia Tiberina. Dal matrimonio di don Francesco con Donna Marietta Maselli nacquero due figli: donna CLARA, nata in Benevento il 31 luglio 1910; don RAIMONDO, nato in Napoli il 22 luglio 1913. RAIMONDO notaio e procuratore legale in Napoli esercitò nello studio in Via Bisignano e dal suo matrimonio con Donna Maria Rosaria Lanni nacque, in Benevento, FRANCESCO; quest'ultimo sposato nel 21 luglio 1994 con Adele Mazzella, ha due figli: RAIMONDO nato a Torre del Greco l'8 dicembre 1994, Benedetta, nata a Torre Annunziata, il 21 luglio 1997. La Famiglia è attualmente dimorante in Pozzuoli (NA).

Arma: Partito, nel 1° al mare d’azzurro col capo d’argento caricato di tre stelle a sei punto d’oro; nel 2° d’argento ad una torre di rosso, merlata di quattro mattonate, aperta e finestrata di nero, fondata sulla campagna erbosa al naturale; col capo d’oro caricato da una Croce di Sant'Andrea di rosso (Blasone e notizie tratti dall’articolo intitolato “Arma dei Rodriguez di Manfredonia e Trinitapoli” a cura del Conte T. Bertucci, Segretario Generale dell’Accademia Tiberina, in “Rivista di Araldica e Genealogia, Anno I, 1933, pag. 95)”.

Immagine di Nicola Pesacane, inviataci da Francesco Rodriguez

ROGADEO

Titoli: barone di Calvanico e Sergio (Torrequadra), patrizio di Ravello, nobile di Bitonto

Dimora: Napoli

Originaria di Ravello, le prime memorie si hanno con FRANCESCO che nel 944 fondò il più antico convento benedettino; COSTANTINO (1084 – 1150) vescovo di Ravello; SERGIO nel 1130 giudice della Repubblica di Amalfi; LEONE governatore di Bitonto 1204, che insediò la famiglia in Bitonto; ricevuta nel S. M. O. di Malta nel 1752 col cavaliere GIUSEPPE; in convento col cavaliere EUSTACHIO nel 1798. Riconosciuta di “nobiltà generosa” dalla Regia Camera di Santa Chiara nel 1766 per l’ammissione a cadetto militare nei “Reggimento Nazionali” (Grande Archivio di Napoli, commissione Titoli Nobiliari, volume V, pag. 104/199). I feudi di Calvanico e Sergio (Torrequadra) posseduti dalla famiglia dal 1495, per eredità famiglia Bove, e nobili di Bitonto. Con RR. LL. PP. del 27 giugno 1897 i titoli vennero riconfermati patrizio di Ravello con RR. LL. PP. del 3 giugno 1907. FRANCO, capitano di fregata della Regia Marina Italiana, con D. P. del 25 giugno 1925 venne autorizzato ad assumere “maritali nomine” dalla moglie donna Maddalena De Riseis il titolo di Conte di Savignano.

Iscritta nel Libro d’Oro della Nobiltà Italiana, iscritta nell’Elenco Ufficiale nobiliare Italiano anno 1922.

Arma: d’azzurro a tre fasce d’oro con bordura d’argento e rosso.

ROGGIERO o DE RUGGIERO

Titoli: duca di Albano, patrizio di Salerno, nobile dei duchi

Dimora: Napoli, Albano, Salerno

Si ritiene di origine normanna, anche se era già presente nel 954 in Salerno, in occasione della traslazione del corpo dell’Apostolo San Matteo dalla distrutta città di Pesto a Salerno, nei Registri delle Famiglie Notabili del luogo. Feudataria dal secolo XIII, godette nobiltà in Salerno, essendo così numerosa che ebbe un proprio seggio detto dei De Ruggiero ed iscritta ai seggi di Campo e di Porta Ratese. Sempre presente nelle più importanti vicende di Salerno per lustro e potenza sin dall’epoca normanna, patrizi di detta città nel seggio di Porta Retese sino all’abolizione dei Sedili, iscritta al Registro delle Piazze Chiuse, nobili in Bitonto. Il ramo dei baroni di Laurenzana si estinse con Giulia maritata al nobile Alfonso Gaetani, patrizio napoletano, a cui andò in eredità il titolo. Ricevuta nel Priorato dell’Ordine Gerosolimitano dal 1242 in persona del Balì di Santa Eufemia fra MATTEO, nel 1416 col commendatore PANTALEONE e nel 1577 col cavaliere OTTAVIO. Decorata del titolo di duca di Albano in Basilicata il 19 agosto 1698 in persona di DOMENICO; il casato più volte riconosciuto di “nobiltà generosa” per l’ammissione nelle “Regie Guardie del Corpo” del Regno delle Due Sicilie, FRANCESCO guardia del corpo a cavallo delle “Regie Guardie del Corpo” presente nei ruoli attivi del 1860.

Iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.

Arma: d’oro a sei crocette di rosso col capo di rosso carico di un labello a tre pendenti d’oro.

ROMALDO

Titoli: principe di Arianiello, barone di Lapio Croce Rogliano

Dimora: Napoli

Famiglia riconosciuta con Regio Beneplacito del 9 aprile 1882 e Decreto Ministeriale del 6 agosto 1882 nel diritto di assumere, per successione casa Filangieri d’Arianiello che ne ebbe la prima concessione nel 1724, il titolo di principe di Arianiello e di barone di Lapio e Croce Rogliano.

Iscritta nel Libro d’Oro della Nobiltà Italiana, iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.

Arma: d’oro all’aquila bicipite di nero, coronata con diadema imperiale, caricata in cuore da uno scudetto d’argento crociato d’azzurro, lo scudo con la bordatura d’argento e d’azzurro.

ROMANAZZI

Titoli: marchese

Dimora: Napoli, Putignano, Bari.

Originaria di Putignano, GIUSEPPE MARIA giurista ed economista sindaco di Putignano e deputato al Parlamento nel 1848, sposò la vedova di suo fratello Giovan Antonio, Rachele Carducci che con Regio Rescritto del 14 dicembre 1859 le venne concesso il titolo di marchese, confermato il 26 agosto 1897 con trasmissione in linea e per primogenitura maschile; GIOVAN ANTONIO, figlio della predetta, riconosciuto del titolo di marchese con D. M. 16 giugno 1899; GIUSEPPE cavaliere dell’Ordine della Corona d’Italia; ORAZIO cavaliere della Corona d’Italia.

Iscritta nel Libro d’Oro della Nobiltà Italiana, iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.

Arma: di verde a tre monti accostati d’argento, quello di destra sostenente un leone al naturale, sormontato da una stella d’argento, abbracciante un dardo nero e impugnato da una mano di carnagione, col braccio vestito di rosso, movente dal fianco sinistro dello scudo.

ROMANELLI

Titoli: patrizio dell’Aquila

Dimora: L’Aquila

Ascritta dai più antichi tempi alla cittadinanza e nobiltà romana, ascritta nel 1564 al patriziato della città di Aquila; riconosciuta di “antica nobiltà” nelle prove di ammissione nelle “Regie Guardie del Corpo” del Regno delle Due Sicilie in persona di FRANCESCO guardia del corpo a cavallo nel 1850 (Grande Archivio di Stato, Napoli, Verbali volume I folio 115).

Iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.

Arma: troncato con la fascia di verde sulla troncatura, carica di tre conchiglie d’oro, nel 1° di rosso all’ala di drago d’oro, 2° d’azzurro alla pignatta d’oro.

ROMANO (1)

Titoli: patrizio di Tropea

Dimora: Tropea

Il Candida ritiene che la famiglia sia originaria di Roma, passata poi in Amalfi, Sorrento, Napoli e successivamente in Calabria. Aggregata al patriziato di Tropea il 21 agosto 1572 con GILBERTO; ADEMARO (Scalea 1280 – Scalea 1343) “cubiculario (maggiordomo di camera del re) e familiare” di re Roberto d’Angiò e Protontino in Calabria, dove stabilì la sua famiglia in Tropea e Rossano, valoroso soldato e vice ammiraglio, capo della spedizione che fu inviata in aiuto del principe di Taranto fratello di re Roberto, per il suo grande valore militare creato Grand’Ammiraglio del Regno nel 1327, sepolto nella Parrocchia di San Nicola di Platea nella città di Tropea, nella cappella di Santa Caterina d’Alessandria. L'ammiraglio si trova qui sepolto in quanto egli, avendo sostenuto le spese per la costruzione della cappella, prima dedicata a S. Giovanni Battista e poi a S. Caterina d'Alessandria, ottenne da papa Giovanni XXII il diritto di “jus patronato” sul sacro edificio, il sarcofago venne profanato e danneggiato nel corso del saccheggio compiuto dai Turchi nel 1552, i quali, capeggiati da Dragut Rays, avrebbero portato via la spada in argento di Ademaro. Il casato ascritto nel Registro delle Piazze Chiuse come patrizio di Tropea. Il ramo di Sorrento si estinse nel 1850 con ANDREA morto senza eredi. Iscritta nel Libro d’Oro della Nobiltà Italiana, iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.

Tino di Camaino, Sepolcro di Ademaro Romano. Archivio Ciro La Rosa.

Arma: d’azzurro alla banda d’oro accompagnata in capo da un leone coronato dello stesso, linguato di rosso, in punta da tre stelle d’oro in banda.

 

ROMANO (2) e ROMANO AVEZZANA

Titoli: barone

Dimora: Napoli, Castelnuovo della Daunia (Fg), Castello di Eboli (Sa).

Discendente della precedente famiglia dal ramo di Sorrento, passata in Campobasso e trasferitasi in Castelnuovo della Daunia (Fg) con AGOSTINO verso la fine del XVIII secolo.

Occupò vari alti uffici e decorata con R. D. del 3 maggio 1900 e RR. LL. PP. 20 settembre stesso anno del titolo di barone in persona CAMILLO FURIO, ambasciatore del Regno d’Italia negli U.S.A. ed in Francia, presidente della Conferenza di Porto Rose fra gli Stati successori dell’ex impero d’Austria e Ungheria, presidente della Conferenza dell’Aja, segretario generale della Conferenza di Genova, cavaliere di gran croce dell’Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro, della Legion d’Onore, cavaliere di gran croce della Corona d’Italia e di vari Ordini Equestri internazionali, decorato di medaglia di bronzo al valor militare guerra 1915/18; il predetto Camillo Furio per estinzione del ramo maschile della famiglia materna, donna Pierina Avezzana, ne aggiunse il cognome.

Iscritta nel Libro d’Oro della Nobiltà Italiana, iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.

Arma: d’azzurro al leone d’oro con un rastrello (labello) di rosso di tre denti attraversante sulla spalla.

ROMANO (3)

Titoli: nobile

Dimora: Napoli

Motto: “ Flectimur non frangimur undis”

Si crede sia un ramo della famiglia Colonna di Sicilia, che dalla sua origine si chiamò Colonna Romano o anche solo Romano; la Regia Commissione dei titoli di nobiltà del Regno delle Due Sicilie con una deliberazione del 28 settembre 1854 riconobbe la nobiltà della famiglia Romano.

Iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.

Arma: di rosso alla colonna d’argento coronata d’oro, accostata di due giunchi di verde il tutto uscente dal mare d’azzurro.

ROMEO

Titoli: barone del Cugno, barone del Castello di Randazzo, marchese, barone di Torrazze, nobile dei baroni, barone di Allegracori

Dimora: Randazzo, Patti, Roma

Si crede che il casato sia originario della Sassonia o della Catalogna; portata in Sicilia da RAIMONDO, barone di San Martino, baronia che perdette per essersi ribellato a re Ludovico. RANIERO senatore di Messina nel 1403 ed in seguito tale carica fu tenuta dai seguenti personaggi del casato: NICCOLÒ, FRANCESCO, altro NICCOLÒ nel XV secolo; ANDREA capitano di giustizia in Randazzo nel 1531; BARTOLOMEO barone di Melilli nel 1572, e visconte di Francavilla nel 1573; VINCENZO con privilegio del 29 maggio 1576 ottenne la concessione del titolo di “regio cavaliere” e di “nobile col Don”; ANTONINO giudice della corte straticoziale nel 1617/8; FILIPPO cavaliere di giustizia dell’Ordine di malta nel 1602, FRANCESCO barone di Casalgiordano, barone di Bigeni, giudice della corte pretoriana 1649/59, del tribunale della Gran Corte anni 1665/77, presidente del tribunale del Concistoro nel 1677/8; TOMMASO con privilegio del 29 aprile 1647 ottenne il titolo di barone di Allegracori; GIUSEPPE senatore di Messina 1639//62, barone di Motta Camastra il 31 marzo 1629 e con privilegio del 21 settembre 1630 il titolo di marchese di Motta Camastra; GIOVANNI MICHELE primo barone di delle Terrazze con nomina del 18 luglio 1642, fondò la cappella di San Nicolò in Randazzo, composta da dodici canonicati, capitano di giustizia in Randazzo 1643/4; IGNAZIO il 10 aprile 2683 investito del titolo di barone di Casalgiordano e Bigeni, acquistò l’ufficio di luogotenente e maestro notaro del Protonotaro del regno 1683, senatore di Palermo 1684/5, governatore del Monte di Pietà di Palermo 1694/5 e 1701; GASPARE marchese di Motta Camastra con investitura del 23 dicembre 1715; VINCENZO barone di Cugno per investitura del 6 aprile 1761; ORAZIO marchese di Magnisi, barone di Castelgiordano, barone dell’ufficio di luogotenente di Protonotaro; ALVARO maestro razionale giurisperito; VINCENZO MICHELE quarto barone delle Torazze e terzo barone del Cugno al quale successe il fratello CONSALVO cavaliere dell’Ordine Costantiniano anno 1800; ANTONIO regia guardia del Corpo di Sua Maestà re Ferdinando II delle Due Sicilie; GIOVANNI (1861) decorato del titolo di barone delle Torrazze con R. D. “motu proprio” del 13 giugno 1901 e con RR. LL. PP. del 12 dicembre vennero modificate le armi di casa Romeo, aggiungendovi una bordura di rosso per spezzatura di linea, egli ricevette per “Sovrana Benevolenza” il rinnovo del titolo di marchese con R. D. di “motu proprio” del 23 dicembre 1926. LUIGI con D. M. del 3 dicembre 1901 venne autorizzato per “maritali nomine” di Maria Vagliasindi del titolo di barone del Castello di Randazzo. GIOVANNI, marchese, barone di Torrazze, nobile dei baroni del Cugno, aiutante di campo generale onorario di re Vittorio Emanuele III, senatore del Regno, cavaliere di Gran Croce, decorato dell’Ordine del Gran Cordone dei SS. Maurizio e Lazzaro, croce al merito di guerra, commendatore della Legion d’Onore, commendatore del Royal Victorian Order; NUNZIO barone di Allegracori nella prima metà del XX secolo.Iscritta nel Libro d’Oro della Nobiltà italiana, iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.

Arma: d’azzurro al bordone accostato a destra di tre conchiglie ordinate in palo e a sinistra da un ramoscello di rosmarino, il tutto d’oro; alias: il medesimo con la bordura di rosso per spezzatura di linea - Romeo di Torrazze (RR.LL.PP. del 12 dicembre 1901)

Foto gentile concessione Museo Civico di Reggio Calabria, clicca per ingrandire

 

 

 

Archivio Ciro La Rosa

 

DE ROSA

Titoli: marchese di Villarosa

Dimora: Napoli

Originaria della città dell’Aquila; nobile fuori piazza in Napoli ed ascritta la Monte Manso nel 1748, decorata del titolo di marchese il 18 gennaio 1700 in persona di CARLO ANTONIO, presidente del Sacro Regio Consiglio; il titolo di marchese venne concesso sul feudo di Villarosa, come dall’ultima intestazione del feudo in persona di TOMMASO il 4 maggio 1768 nel “Cedolario del Principato Ultra”. Il casato fu ricevuto per “giustizia” nel S. M. O. di Malta nel 1766 ed ascritta nel Registro dei Cavalieri di Malta (Grande Archivio di Stato di Napoli, Priorato di Barletta, volume 29).

Iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.

Arma: d’azzurro al leone coronato d’oro, con la banda d’argento di tre rose di rosso attraversante, col capo d’oro carico di un’aquila spiegata di nero e coronata del campo.

 

LA ROSA

Titoli: nobile, nobile di Sicilia, signore di Canolo d’Aspromonte

Dimora: Palermo, Messina, Canolo, Squillace

Motto: “Omne Ignotun pro magnifico” - “Nascendo senescit”

Si vuole sia di origine Longobarda o Normanna; residente in Brescia nel secolo XII. Goderono nobiltà in Palermo, Messina, Mazzara ed altre città della Sicilia, il casato è iscritto nella Mastra Nobile di Sicilia; Baroni della Sulla, Signori del feudo di Canolo in Aspromonte fino all’abolizione della feudalità nel 1806.

Per meriti di militanza in favore dell'Imperatore Federico II di Svevia, un illustre cavaliere del casato GERARDO Rosa, di Brescia, si stabilì in Sicilia con altri nobili Lombardi - come testimonia una lettera dell'Imperatore Federico II data in Capua il 3 maggio 1235, con la quale si ordinava a Don Pedro Pedilepori, Governatore di Siracusa, di alloggiare i nobili cavalieri in Messina e Siracusa (Filadelfio Mugnos – tomo:Teatro Genealogico Famiglie pag. 290),- stanziato in Siracusa, ebbe l'incarico, nel 1260, di "Custode delle Marine Orientali" su ordine di Re Manfredi. GOFFREDO, palermitano, che il 20 novembre 1282 ebbe l'incarico di Castellano di Castellammare del Golfo, stessa carica l'ottenne MAURIZIO dal 1300 al 1320, ANTONIO castellano del Regio Palazzo di Palermo e Giurato nel 1345; ANDREA senatore in Palermo nel 1391, stessa carica GIOVANNI dal 1475 al 1479, senatore ANTONIO dal 1486 all'87, VINCENZO fu giurato in Mazzara nel 1531, GIROLAMO Capitano di Giustizia in Mazzara nel 1542, ANTONIO senatore in Palermo nel 1574/75, il figlio Don VINCENZO stessa carica in Palermo dal 1584 al 97, il quale fu inviato dal Senato di Palermo, per le sue capacità diplomatiche con Geronimo di Settimo, quale ambasciatore presso la corte di Filippo III Re di Spagna nel 1604.

Un ramo si stabilì in Squillace nel XIV secolo (spesso registrati come Rosa o Della Rosa o De Rosa), una delle più antiche famiglie patrizie della città di Squillace che conquistò notorietà e fama, diede valenti pittori in una successione che comincia a Napoli, per quanto a tutt’oggi si conosca, come discepoli o seguaci di Massimo Stanzione con ANNELLA di Massimo (DIANNELLA o ANNELLA La Rosa) e PACECCO De Rosa (Giuseppe Francesco La Rosa) si sviluppò con presenze autonome in varie regioni del Sud e, infine, concludendosi come collaboratori e consoci di Mattia Preti in Calabria tra cui GIUSEPPE e TOMMASO vissuti a cavallo tra il XVII e XVIII secolo con affreschi e quadri in varie chiese in Catanzaro, Squillace, Bari, Troia, Napoli; alla scuola di questa famiglia si formò un’altra generazione di artisti, come Nicola M. dé Leo, i Basile ecc. che caratterizzarono e animarono il Settecento pittorico calabrese; il ramo di Squillace si estinse con CLEMENTE sacerdote in detta città nella prima metà del XIX secolo. Messer GIUSEPPE e messer GERARDO annotati nella mastra nobile di Sicilia negli anni 1596 - 1606 nelle liste X e XX; FRANCESCO La Rosa Quaranta con privilegio del 5 luglio 1673 ebbe il titolo di "Barone della Rosa del Dragone" (Consiglio di Reggenza Mercedes Reg. 405 foglio 151 Ret); Reverendissimo dottor GIOVANBATTISTA decano canonico, tesoriere della Cattedrale di Palermo, autore di "Cronache diverse di Sicilia" nel 1632. SEBASTIANO, capitano di cavalleria, nel 1774 e il nobile don PIETRO nel 1779 ascritti nella "Confraternita della Compagnia dei Bianchi" di Messina. Don ANTONINO, notaio, ascritto nella Mastra Nobile di II classe in Mazzara il 14 ottobre 1760, Don GIOVANNI ascritto nella Mastra Nobile Giuratoria di Mazzara dal 1705 al 1738; FRANCESCO ebbe attestato di nobiltà dal Senato di Palermo (Deliberazioni del Senato di Palermo anni 1837/48 foglio 56, Ret. 12); Don MICHELANGELO Procuratore Generale presso la Gran Corte Civile di Catania nel 1849; Cavaliere SALVATORE Intendente della città di Messina nel 1857.

FERDINANDO Tenente Colonnello del "6° Battaglione Cacciatori", medaglia d'oro nella campagna di Sicilia del 1848/49 contro i moti siciliani, caduto in combattimento contro i garibaldini della divisione Thur il 21 settembre 1860 a Caiazzo quale comandate della 1a Brigata. ANTONIO Capitano del "1° Reggimento Ussari della Guardia Reale", medaglia d'argento per la campagna di Siena nel 1801, Cavaliere di Diritto dell'Ordine "San Giorgio Della Riunione" D.R. del 7 settembre 1819, medaglia di bronzo per le campagne di Genova nel 1814, delle Calabrie, Ischia, Procida dal 1806 al 1809, D.R. del 28 settembre 1816; FRANCESCO Capitano del "3° Reggimento Fanteria di Linea Principe", medaglia di distinto nella campagna di Sicilia del 1848/49.

Il casato riconosciuto di "antica nobiltà" nelle prove di ammissione nella "Compagnia delle Regie Guardie del Corpo" di S.M. il Re del Regno delle Due Sicilie, nella persona di FRANCESCO (Archivio Stato di Napoli, sez. Diplomatica, data 27 agosto 1842).

Iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.

Arma: d'azzurro alla banda d'oro caricata di tre rose rosse; alias: d'azzurro allo scaglione d'oro di tre rose rosse ripartite 2 a 1.

 

L'Attestato di  Nobiltà. Archivio Ciro La Rosa, clicca per ingrandire

 

Commissione Titoli Nobiltà 1. Archivio Ciro La Rosa, clicca per ingrandire

 

Commissione Titoli di Nobiltà 2. Archivio Ciro La Rosa, clicca per ingrandire

 

Titolo di Barone della Rosa del dragone. Archivio Ciro La Rosa, clicca per ingrandire

 

Blasone La Rosa (Archivio Ciro La Rosa). Clicca per ingrandire

 

 

ROSCIO

Titoli: patrizio di Benevento

Dimora: Benevento

Antica famiglia beneventana, si ritiene sia appartenuto ROSCIMANNO Roscio, vescovo di detta città, che al tempo di Ruggiero il Normanno fu rimosso dalla carica e dalla dignità episcopale avendo parteggiato per l’antipapa Anacleto. ANGELO vescovo di Alife prese parte al Consiglio Provinciale di Bologna del 1565; aggregata al patriziato di Benevento nel 1626 in persona di GIOVANNI ed in seguito fino all’abolizione della feudalità. CARLO patrizio di Benevento negli anni ’30 del XX secolo.

Iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare italiano anno 1922

Arma: d’azzurro al leone d’oro rampante ad un ramo di rosa fiorito al naturale.

ROSSI (1)

Titoli: nobile

Dimora: Napoli, Giffoni

Originaria di Giffoni, conosciuta già dal XVI secolo. Riconosciuta nobile con D. M. DEL 20 marzo 1902. FILIPPO colonnello di fanteria del Regio Esercito Italiano, cavaliere dell’Ordine Mauriziano, cavaliere della Corona d’Italia; ALBERTO tenente colonnello del Regio Esercito Italiano vivente negli anni ’30 del XX secolo.

Iscritta nel Libro d’Oro della Nobiltà Italiana, iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.

Arma: d’azzurro al leone d’oro fissante una rosa fogliata nel cantone destro al naturale.

ROSSI (2)

Titoli: nobile

Dimora: Aci Catena,Catania

Motto: “Serenat”

È una diramazione della famiglia Rossi di Cerami, portata in Sicilia nel XVI e stanziata ad Aci Catena. PIETRO PAOLO capitano di giustizia in Acireale 1758/9; SALVATORE patrizio in detta città 1759/60; GIOVANNI stessa carica in Acireale 1812/3; IGNAZIO EMANUELE commendatore dell’Ordine del Santo Sepolcro, commendatore dell’Ordine della Corona d’Italia, sindaco di Aci Catena, consigliere e deputato provinciale di Catania, con D. M. del 22 giugno 1900 ottenne il riconoscimento del titolo di nobile.

Iscritta nel Libro d’oro della Nobiltà Italiana, iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.

Arma: di rosso alla cometa d’oro, ondeggiante in palo.

ROSSI CARACCIOLO

Titoli: conte

Dimora: Napoli

Famiglia napoletana. Con Breve del 1856 di sua Santità Pio IX, reso esecutivo da S. M. il re Ferdinando II delle Due Sicilie con Regio Rescritto del 21 marzo 1857, concesse il titolo di conte a GIACOMO; titolo riconosciuto dal subentrante Regno d’Italia con D. M. 30 aprile 1898.

L’aggiunta del cognome Caracciolo fu autorizzata con R. D. del 10 gennaio 1882 per i cinque figli del conte ACHILLE sposato con Eleonora Caracciolo dei duchi di San Vito.

Iscritta nel Libro d’oro della Nobiltà Italiana, iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.

Arma: partito: 1° troncato d’azzurro e di rosso al leone d’argento rivoltato attraversante; 2° d’azzurro a tre fasce di rosso bordate d’argento.

ROSSI del Barbazzale

Titoli: patrizio napoletano

Dimora: Napoli

Antica famiglia si crede discenda dai Rossi di Parma, mentre altri la dicono originaria di Napoli. Ascritta in Napoli da antico tempo presso i seggi di Capuana e Montagna; possedette i feudi di Centola, Grisolia, e Castelluccio col titolo di duca. Nell’Ordine di Malta dal 1539 con il cavaliere fra GUIDONE che morì combattendo contro i saraceni all’assalto di Algeri nel 1541; e con fra BATTISTA strenuo difensore di Malta; GUIDO giustiziere in Terra di Bari e Capitanata nel 1500; FRANCESCO castellano di Crotone nel 1404; LUCA maestro razionale della Gran Corte nel 1409; FABIO valoroso cavaliere, “sindaco nel 1566 della piazza di Montagna pel generale Parlamento celebratosi in Napoli……”. Il casato si divise in due rami con diverso stemma: Rossi del Barbazzale e Rossi delle Onde.

Con R. D. del 28 aprile 1881 reintegrati nel Libro d’Oro della Nobiltà Napoletana ed ascritti al Registro dei Feudatari in persona di CARLO.

Iscritta nel Libro d’Oro della Nobiltà Italiana, iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.

Arma: d’azzurro alla fascia di nero bordata d’oro, accompagnata in capo da un rastrello di rosso sormontato da tre stelle d’oro in fascia, in punta da un morso di cavallo al naturale.

ROSSI DEL GIUDICE

Titoli: marchese di Vinchiaturo

Dimora: Napoli, Marigliano

Motto: “Sont unis pour jamais”

Intestatario del titolo di marchese di Vinchiaturo nel Cedolario del Molise per ultimo fu VINCENZO MARIA Longo il 10 luglio 1745, per successioni varie alla nipote Maria Immacolata Del Giudice, figlia di Paolo Del Giudice, sposata PAOLO Rossi che “maritali nomine” con autorizzazione Decreto Capo Governo del 1 maggio 1926 assunse il titolo di marchese di Vinchiaturo per se ed in linea di primogenitura maschile:

Iscritta nel Libro d’Oro della Nobiltà Italiana, iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.

Arma: d’azzurro al basamento di pietra fregiato di una ghirlanda fiorita, sostenente due cuori con fiamme di rosso, accompagnato a destra di un leone d’oro linguato di rosso, appoggiato al pilastro e rivoltato, a sinistra uno scudo d’argento dal quale parte un ramo di palma piegato ad arco al naturale, il tutto su di una campagna al naturale.

ROSSI, ROSSO, o RUSSO di Cerami

Titoli: principe di Cerami, barone di Torre e Mendola, signore di Ganno, Pietrarossa e Fontana del Conte, nobili dei principi

Dimora: Catania

Motto: “Serenat”

Illustre e storica famiglia che si vuole d’origine Normanna, discende da Ugone il Rosso (da cui il cognome), conte di Sperlinga nel 1132, figlio di Guglielmo D’Altavilla di Tancredi D’Altavilla e fratello di Ruggero, della real casa Normanna di Sicilia, nota fin dal secolo XII. Godette nobiltà in Messina, Palermo, Catania, Castrogiovanni, Troina, ecc. ecc. Possedette il principato di Cerami, le contee di Aidone, Casandola, Collesano, Sclafani, San Secondo; le baronie di Baccarati e Petralixa, Callura e Lamia, Caltavuturo, Camitrice, Campo, Cartolaro, Cerami, Conzeria, Corte, Difesa, Foresta di Lignaria o De Castro, Ganno, Pietrarossa e Fontana del Conte, San Giorgio, Graniti o Aderniti, Santa Margherita, Mendola, Militello, Miserendino, Nicchiara, Nixexa, Pardo, Piscopo, Prato, Rataglusu, la salina di Fragiovanni in Marsala, Saponara, Schirone, Scordia Sottana, Settefarine, Sperlinga, Targia, Vigliatore, Vignali, ecc. ecc. ROSSO barone di Cerami, da notizie attinte dallo studioso Villabianca, fregio vessillifero di re Pietro I d’Aragona; FEDERICO senatore in Messina nell’anno 1286; ANDREA e RICCARDO, militi da Messina, sono annotati nel ruolo dei feudatari sotto re Ludovico; ENRICO conte di Aidone, Collesano, Sclafani governatore in Messina nel 1355, gran cancelliere e grande ammiraglio del Regno, governatore di Taormina, signore delle terre di Castrogiovanni, Mistretta, Nicosia, Asaro, Castiglione, Francavilla, Avola, ed altre, spadroneggiò su molte città di Sicilia, si ribellò a re Federico e fu causa della morte della regina Antonia; BARTOLOMEO, da Siracusa, luogotenente di maestro razionale della regia Corte nel 1392 possedette la terra e castello di Palazzo Adriano; DAMIANO, di Catania ottenne l’ 8 gennaio 1409 conferma della baronia di Militello; ORLANDO cavaliere di Malta nell’anno 1436; ANTONIO conte di Sclafani, il 15 giugno 1446, venne nominato suo sostituto nel viceregnato da Lupo Ximenes, d’Urrea; PIETRO cavaliere di Malta nel 1457; GIOVANNI senatore in Palermo negli anni 1539/40, 1443/44; ENRICO senatore in Catania negli anni 1555/56, 59/60, 62/63, 66/67 e capitano di giustizia in detta città nel 1564/65; CARLO, barone di Xiruni, giurato di Caltagirone negli anni 1584/85, 1602/3, 06/7 e patrizio nel 1622/23; PIETRO e messer GIOVANNI DOMENICO iscritti nella mastra nobile del Mollica; ANDREA senatore in Catania nel 1593/4; GIUSEPPE stessa carica in detta città nel 1602/3; FRANCESCO giurato in Caltagirone nel 1616/17 e patrizio nell’anno 1628/29; un Pietro fu giurato in detta città nel 1630/31 e senatore negli anni 1639/40,45/46, 54/55, 57/58; VINCENZO proconservatore in Cerami nell’anno 1632; ANTONINO senatore in Messina nel 1645/4; VINCENZO il 20 settembre 1646 ottenne il titolo di barone di San Gandolfo; FRANCESCO ebbe concesso, con privilegio dato il primo settembre 1663 esecutoriato l’ 8 marzo 1664, il titolo di principe di Cerami; IGNAZIO il 19 giugno 1681 barone delle Settefarine, capitano di giustizia in Naro nell’anno 1686 e, con privilegio dato il 19 ottobre 1694 esecutoriato il 15 febbraio 1695, ottenne il titolo di conte di San Secondo (Ciccobrighi); DESIDERIO, dottore in leggi, ottenne con privilegio del 6 ottobre 1702 il titolo di barone di San Giorgio, giudice in Messina nel 1703/4, giudice della Gran Corte Criminale nell’anno 1710/11 ed il 28 ottobre 1709 venne aggregato alla mastra nobile di Catania, commissario generale del Regno nel 1713; ANTONIO il 28 ottobre 1709 venne aggregato alla mastra nobile di Catania, senatore in detta città negli anni 1729/30,33/34,41/42, capitano di giustizia nel 1742/43 e patrizio nel 1746/47; DOMENICO arcivescovo in Palermo e deputato del Regno negli anni 1738, 1746; ANTONIO capitano di giustizia in Castrogiovanni nel 1740/41; MARCO ANTONIO conte di San Secondo capitano di giustizia in Naro nel 1744/45; FRANCESCO senatore in Caltagirone negli anni 1748/58; ASCANIO, dottore in leggi, da Messina, con privilegio del 25 agosto 1750 ottenne il titolo di barone del Campo; ANTONIO proconservatore in Augusta dal 1750; GIOVANNI, principe di Cerami, il 17 febbraio 1753 aggregato alla mastra nobile di Catania e patrizio in detta città nell’anno 1755/56; barone DOMENICO il 12 ottobre 1753 aggregato alla mastra nobile di Catania; MICHELE barone di San Giorgio, senatore in Catania nel 1755/56; SALVATORE patrizio di Aci Reale nel 1759/60; GIUSEPPE giudice della Gran Corte del Regno, l’ 8 dicembre 1762 venne aggregato alla mastra nobile di Catania;PASQUALE capitano di giustizia in Troina nel 1772/73; FRANCESCO capitano di giustizia in Augusta nell’anno 1774/75; DOMENICO principe di Cerami, capitano di giustizia in Catania nel 1775, patrizio nel 1778 e senatore nell’anno 1795; barone ENRICO capitano di giustizia in Cerami nel 1786-87; BONAVENTURA , dottore in leggi, giudice pretoriano in Palermo negli anni 1787-88 e 1792-93, giudice del Concistoro nel 1797-98-99, della Gran Corte nel 1802, 1808, gran camerario e commissario in Catania, ;CALCEDONIO giurato nobile in Castrogiovanni nel 1798-99; barone ANTONINO annotato nella mastra nobile di Messina nel 1798-1807;GIOVANNI, principe di Cerami, patrizio in Catania nel 1801-2; dottor FRANCESCO giudice della Gran Corte del Regno a 26 novembre 1804 venne aggregato alla mastra nobile di Catania; GIOVANNI tenne la carica di patrizio in Acireale nel 1812-13; VITO Russo (nato a Vizzini), riconosciuto nobile con privilegio nel 1858, discendente da VITO Russo Barone di Xirume IGNAZIO EMANUELE commendatore dell’ordine del San Sepolcro, già sindaco di Aci Catena, e consigliere e deputato provinciale di Catania, con decreto ministeriale del 22 giugno 1900, ottenne riconoscimento del titolo di nobile. GIOVANNI Rosso (di Domenico, di Giovanni) è iscritto nell’elenco ufficiale definitivo delle famiglie nobile e titolate della Regione Siciliana con i titoli di principe di Cerami, barone della Torre e Mendola, signore di Ganno, Pietrarossa e Fontana, sposò Rosalba Paternò Castello dei marchesi di San Giuliano e fu padre di DOMENICO, principe di Cerami, barone di Torre e Mendola, signore di Ganno, Pietrarossa e Fontana del Conte, titoli riconosciuti con D. M. dell’8 marzo 1904 , cavaliere dell’ordine di Malta, marito di Isabella Alvarez Calderon dama di palazzo di S.M. la regina Margherita, e di ANTONINO, cavaliere dell’ordine di Malta, console generale del Perù in Catania, riconosciuto con decreto ministeriale del 30 marzo 1901 nel titolo di nobile dei principi di Cerami.

Il casato iscritto nel Libro d’oro della Nobiltà Italiana, iscritto nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.

Arma: di rosso, alla cometa d’oro - alias di rosso alla banda d’oro caricata di tre R.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

DE ROSSI delle Onde

Titoli: marchese di Castelpetroso, nobili dei marchesi, ROSSI TABILI: Duca di Ierola, Marchese di Sansecondo di Abruzzo.

Dimora: Napoli 

Ramo dei Rossi del Barbazale, ricevuta nel S. M. O. di Malta in Priorato nel 1785 con il cavaliere FRANCESCO MARIA, dei baroni di Castelpetroso, avendone fatta la “prova” da ANTONIO primo stipite dal 1551. Decorata del titolo di marchese di Castelpetroso (Basilicata) in data 23 agosto 1791 al su citato FRANCESCO MARIA, ascritta al Registro delle famiglie dei cavalieri di Malta per “giustizia”.

Iscritta nel Libro d’Oro della Nobiltà Italiana, iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.

Arma: inquartata: 1° e 4° d’azzurro al leone d’argento, 2° e 3° fasciato, ondato d’argento e d’azzurro;

alias: d’azzurro al leone d’argento.

 

ROSTAGNI o ROSTAGNO

Titoli: Duca di San Ferdinando, signore di 260 salme di Gasena

Dimora: Palermo

Si vuole che sia originaria dalla Savoia, passata in Sicilia nel XVI secolo;godette nobiltà in Palermo. GIOVANNI e PIETRO, fratelli, il 20 marzo 1775 ottennero dal Senato Palermitano attestato di nobiltà; GIOACCHINO fondò una commenda dell’Ordine Costantiniano nel 1782 e governatore del Monte di Pietà nel 1791/93; il su citato PIETRO acquistò salme 260 (antica unità di misura usata in Sicilia per gli aridi che equivale a 275 litri) del feudo Gasena o Piano, ottenendone investitura il 4 maggio 1792 e fu primo marchese di San Ferdinando con privilegio del 28 aprile 1799, reso esecutivo il 16 febbraio 1808 in favore del figlio FRANCESCO, che, IL 15 marzo 1808, otteneva investitura delle salme 260 di Gasena e Piano.

Iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.

Arma: troncato: d’azzurro e di rosso, con sei rose d’oro, poste tre nel primo e tre nel secondo.

ROVEGNO

Titoli: principe di San Giovanni di Palagoria, marchese di Umbriatico.

Dimora: Trani, Calabria

Di origine genovese, antica famiglia feudataria, ascritta al patriziato della città di Trani dal 1695, ed iscritta nel registro delle Piazze Chiuse. Decorata con concessione del 10 maggio 1696 del titolo di principe di San Giovanni di Palagoria, e per concessione del 17 settembre 1682 del titolo di marchese di Umbriatico (Calabria); riconosciuta ammissibile nelle Regie Guardie del Corpo a cavallo nel 1856. (Archivio di Stato di Napoli, Verbale della Regia Commissione dei Titoli, volume X pag. 137).

Iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.

Arma: d’oro a sei fasce di rosso attraversate da un capriolo d’oro caricato da cinque piccoli alberi di verde, con un albero più grande di verde piantato su di un monte di tre cime di verde.

RUGGI D’ARAGONA

Titoli: patrizio di Salerno, patrizio di Trani, marchese

Dimora: Salerno, Trani, Napoli.

Di origine normanna si crede del sangue dei Guiscardi. Ascritta al Patriziato di Salerno, Seggio del Campo nel 1266, e al patriziato di Trani, Seggio di Portanova il 10 luglio 1747, sino all’abolizione dei Sedili. Ha vestito l’abito di Malta e trovasi ascritta al Registro delle Piazze chiuse. FRANCESCO capitano dei cavalli a Milano nel 1330. PETRUCCIO, Erario di Principato Citra, Credenziere e Regio Pesatore della Dogana di Salerno, nel 1390 nominato da Re Carlo III d’Angiò Durazzo Custode e Maestro di Fiera della stessa città. ANGELILLO Barone di Albanella nel 1408. BENEDETTO, Ambasciatore per il Re Ferdinando II d’Aragona presso la Repubblica di Venezia. Ricevuta nel S. M. O. di Malta in Convento nel 1598 nella persona di MATTEO (in base alla prova di FRANCESCO, Patrizio salernitano, suo congiunto) Cavaliere di Giustizia morto nel 1599 combattendo valorosamente contro i Saraceni per la difesa di Rodi. GIOVANFRANCESCO, Barone di Lote nel 1655. NICOLA, Abate di Montecassino nel 1717 col nome di Niccolò da Salerno ed il fratello ANGELO MARIA Governatore del Contado di Monte Oderisio nel 1700. MATTEO ANGELO, Preside e Governatore delle Armi in Calabria Citra, Principato Ultra ed Abruzzo Citra nel 1741 e quindi Soprintendente generale delle “Regie Castella” di Napoli e Sicilia e dei Presidi di Toscana. In Convento nel 1776 col Cavaliere di Giustizia Gerosolimitano GERARDO comandante della galea “Santa Maria della Neve” della flotta melitense, Deputato nel 1819 del “Supremo Magistrato della Salute” del Regno di Napoli restaurato. FRANCESCO, Cavaliere di Devozione Gerosolimitano nel 1799 e nel nuovo secolo Amministratore Generale del Registro e Bollo. ANTONIO, valente avvocato ed il fratello FERDINANDO Cavaliere di Devozione Gerosolimitano nel 1777 e Tenente di Vascello della Marina Borbonica, ambedue decollati per la loro partecipazione alla Repubblica Napoletana del 1799 con incarichi di primissimo piano. PIETRO, nominato da Re Gioacchino Murat con decreto 9 luglio 1813 del titolo di Barone sul cognome (lui già Marchese), sposo della nobil Donna Rosa Gianfrotta il 23 agosto 1811 in Capua, Colonnello Comandante del Real Reggimento dei Veliti di Terra di Lavoro nonché Cavaliere dell’Ordine delle Due Sicilie (titolo e grado riconosciutigli dal Trattato di Casalanza nel 1815). EGIDIO NICOLA, giovanissimo Cavaliere di Devozione Gerosolimitano con Bolla Pontificia del 27 agosto 1816, Architetto Fiscale nel 1818, nominato da Sua Maestà Francesco I Agente Generale del Contenzioso del Real Albergo dei Poveri e Stabilimenti riuniti di Napoli e del Regno nel 1825. Tenente di Vascello della Real Marina delle Due Sicilie LUIGI (1829-1907), figlio di RAFFAELE e Francesca Simone Niquesa, venne nominato guardiamarina nel 1848, nel 1860 tenente di vascello passò nella Marina italiana, nel 1867 nominato capitano di fregata comandò la stazione militare dell'isola di Candia durante la rivoluzione dei cretesi contro i Turchi; direttore dei Cantieri Navali di Castellammare, si dimise dal servizio pochi anni dopo, stabilendosi a Napoli, dedicandosi alla famiglia e alla pittura diventando un acquarellista molto quotato.

Iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.

N.d.A.: si ringrazia il Marchese Roberto Ruggi d’Aragona per le notizie aggiuntive sul casato.

Arma: di rosso alla banda d’argento caricata di un pardo di nero passante;

alias: di rosso alla banda d’argento caricata di un leone d’oro, si sogliono aggiungere due rose d’oro - ma si vuole anche non aggiungerle come si vede su alcuni reperti tombali in Salerno.

Capitano di Vascello Luigi Ruggi d'Aragona. Archivio Ciro La Rosa. Clicca per ingrandire

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

RUSSO

Titoli: patrizio di Pozzuoli

Dimora: Pozzuoli

Famiglia patrizia di Pozzuoli, nota dal XVI secolo; dichiarata con R.D. del 24 novembre 1858 nell’iscrizione ad uno speciale Registro delle Piazze Chiuse.

Iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.

Arma: troncato di rosso e di oro, al leone dell'uno e dell'altro;

alias: troncato d’azzurro e rosso.

 

 

 

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