|
I casati del Sud
di
Ciro La Rosa
La Rosa
S-SA
SABATELLI
Titoli:
conte
Dimora:
Napoli
Famiglia nota per i suoi personaggi che hanno fatto parte della vita
militare occupandone alti gradi. Decorata del titolo di conte con
successione primogenitale maschile il 9 febbraio 1855 da sua Santità
Pio IX in persona di FELICE (Napoli 25 luglio 1791 - Parigi 4 aprile
1867), titolo riconosciuto dal Regno delle Due Sicile con Regio
Rescritto del 22 marzo dello stesso anno; il predetto Felice era
Maresciallo di Campo Onorario dell’Armata di Mare delle Due Sicilie,
ingegnere costruttore di I classe, direttore del Genio Marittimo dal
1828 in Castellammare, incarico che tenne fino alla caduta del
Regno, sovrintendente all’acquisto del naviglio militare napoletano,
seguì la realizzazione della fregata “Maria Isabella” varata nel
luglio del 1827 e del vascello, poi pirovascello “Monarca” varato
nel giugno del 1850, si ritirò dal servizio nell’agosto del 1860
stabilendosi a Parigi sua ultima dimora. Il conte
GIOACCHINO in occasione del "Risanamento" della città di Napoli, che
portò anche alla distruzione di memorie storiche proprie della
nostra tradizione, infatti chiamato poi "Sventramento", volle
conservare almeno l'arco della chiesa della Madonna del Mezzoagosto,
di sua proprietà, trasportandolo e ponendolo nella parete destra
dell'atrio del palazzo avito ad imperitura memoria dello scempio
attuato dagli italici governanti.
Iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.
N.d.A.:
si ringrazia il signor Massimo Napolitano per l'autorizzazione delle
riprese fotografiche.
Il palazzo, più
conosciuto come "Palazzo Castriota" dal nome dei suoi primi
possessori, è stato sapientemente restaurato dall’attuale proprietà
("Hotel Piazza Bellini" www.hotelpiazzabellini.com).
|
Palazzo Sabatelli, Napoli |
|
|
Atrio visto dall'esterno |
|
|
Atrio |
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
Cortile |
|
Portale quattrocentesco trasferito nel
1889 da vico Piscelli, poi Scassacocchi, per opera del
conte Gioacchino Sabatelli |
|
|
Ingresso piano terra |
|
|
Scala ingresso appartamenti |
|
|
Pavimento tradizionale in riggiole
napoletane |
|
|
Decorazione interna |
|
Foto Ciro La Rosa. Clicca sulle immagini
per ingrandirle |
Arma:
d’azzurro alla sbarra d’argento accompagnata in capo da tre stelle
d’oro, in punta da una sirena di carnagione tenente con la destra
un’ancora al naturale. |
|
SABATINI
Titoli:
principe di Santa Margherita, barone di Martini
Dimora:
Palermo
Famiglia siciliana che si divise nei rami di Palermo, Messina,
Randazzo.
Il titolo di principe di Santa Margherita pervenne nel casato per
successione di don ALOISIO GIACOMO detto Palermo nel 1397. Re
Ferdinando II del Regno delle Due Sicilie, con decreto del 29
novembre 1852 riconobbe il titolo a Francesca Paola Palermo che
aveva sposato nel 1842 DOMENICO Sabatini, maggiore delle “Reali
Guide a Cavallo” addetto alla persona della Regina Maria Cristina e
maggiore della Guardia Nazionale. Il subentrante Regno d’Italia con
RR. LL. PP. e Regio Assenso del 22 novembre 1908 autorizzò ad
assumere e trasmettere i titoli di principe di Santa Margherita e di
barone di Martini a FRANCESCO PAOLO figlio dei predetti.
Iscritta nel Libro d’Oro della Nobiltà Italiana, iscritta
nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma:
d’azzurro
al castello d’oro di tre torri, quella di mezzo più alta, aperto e
finestrato di nero, fondato sulla punta dello scudo, col capo d’oro
caricato di un leone di rosso (riconoscimento del 1908). |
|
SACCHI
Titoli:
patrizio di Amantea
Dimora:
Amantea
Antica famiglia feudataria calabrese nota dal XV secolo, ascritta al
patriziato di Amantea dai più antichi tempi. GIULIO nobile nella
seconda metà del XIX secolo.
Iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma:
d’azzurro
al leone rampante di rosso. |
|
SAGARRIGA
e
SAGARRIGA VISCONTI
Titoli:
patrizio
di Bari, nobile di Giovinazzo
Dimora:
Bari e
Giovinazzo
Di origine spagnola
della regione della Catalogna dove possedeva il castello di Potons
col titolo di conte, venne nel Napoletano al seguito del gran
capitano Consalvo di Cordova. Da Barletta si trasferirono in
Giovinazzo nel 1520 ed iscritti in quella nobiltà in persona di
GABRIELE; LUIGI scrittore di memorie storiche delle famiglie nobili
di Giovinazzo;da CESARE e PROSPERO ebbero origine i due rami della
famiglia. Da Cesare nacque GIAN LUIGI che sposatosi con Isabella
Visconti baronessa di Loseto,si trasferì a Loseto, e generò tra gli
altri figli DOMENICO che aggiunse al proprio il cognome della madre
Visconti. Il casato venne aggregato al patriziato di Bari nel 1724,
ricevuto nel Sovrano Ordine di Malta in Priorato con il cavalier
PIER LUIGI,e nell’Ordine Costantiniano, nel 1791 come uno dei quarti
del cavaliere Tanzi di Bari.
Sia il ramo di Bari
con NICOLA Sarriga Visconti (1875) e i sui discendenti, che il ramo
di Giovinazzo con GABRIELLO Sarriga con i suoi discendenti titolati
di patrizio di Bari e nobile Giovinazzo.
Iscritta nel Libro
d’Oro della Nobiltà Italiana e nell’Elenco Ufficiale Nobiliare
Italiano anno 1922.
Arma:
d’oro al
leone coronato del campo ed accompagnato in punta da due rami di
palma, il tutto al naturale. |
|
SALAZAR
o
DE
SALAZAR
Titoli:
nobile, conte
Dimora:
Napoli, Roma,
Catanzaro, Sicilia
L’Aldimari nel
suo tomo “Famiglie Nobili”– Napoli 1691 - la fa risalire tra
le quattro famiglie della Castiglia Vecchia in Spagna in località
“de Salazar”, ed il primo che si ritrova col nome Salazar è LOPE
GARZIA “rico hombre grande”suddito del re Bermudo II; nel
1156 il conte PEDRO GARZIA, un LOPE GARZIA vivente nel 1255 fu
cavaliere di re Alfonso il Savio, e guadagnò ad un cavaliere moro in
battaglia le 13 stelle dell’arma.
I primi a venire
in Italia furono cavalieri al seguito dei re d’Aragona e poi nei
vari rami fino alla venuta di Carlo III di Borbone. Il Candida nel
suo tomo “Memorie delle Famiglie Nobili”- Napoli 1879 -
segnala il barone GIOVANNI che servì nella guerra d’Otranto nel 1481
(Cedole
di Tesoreria del Regio Archivio di Stato di Napoli, vol. 96, fol.
110)
ottenendo nel 1505 feudi in Terranova e Catanzaro; GIOVANNI
castellano di Terranova, FERNANDO capitano delle guardie del re dal
1442 al 1444; il cardinale PIETRO vescovo di Salamatia, arcivescovo
di Cordova, creato cardinale dal pontefice Innocenzo XI in data 2
settembre 1686.
Il casati si
divise in vari rami di: Napoli, Milano e Cagliari.
Il ramo di Napoli
originario di Cordova (Archivio di Stato di Napoli, Consultarum
vol. 68, fol. 22, del
15 aprile 1581) con
don ALFONSO de Salazar, giudice della Vicaria nel 1568, nel 1568
presidente della Regia camera, nel 1574 reggente della Cancelleria;
ANDREA segretari del Regno nel 1600. Possedettero dal 1589 la terra
di Vaglio in Basilicata, col titolo di conte
(Archivio di
Stato di Napoli: Titulorum, vol II, foò 156-159, del 30 settembre 1623). Il
casato inserito nel Sovrano Militare Ordine di Malta; il cavaliere
GARCIA fu estensore di una nuova regola dei cavalieri di San
Giovanni di Gerusalemme dopo che l’Ordine lasciò l’isola di Rodi.
Il ramo calabrese
è rappresentato dai discendenti del generale MICHELE investito del
titolo di conte con R.D. motu proprio del 4 giugno 1925 e dalle RR.LL.PP. del 26 novembre dello stesso anno. Il ramo siciliano
proviene dalla città di Toledo (Archivio di Stato di Palermo,
Reg. n. 35, Regia Cancelleria fol. 225, anno 1618) al quale
appartenne ANDREA maestro di campo, castellano di Castellammare,
pretore e senatore di Palermo morto nel 1609 e seppellito nella
chiesa della Soledad in Palermo.
Il ramo di Milano
con DIEGO GRAUS zio di DIEGO conte di Romanengo, gran cancelliere
dello Stato di Milano nel 1600: Il ramo di Calabria ricevuto nel
S.M.O. di Malta nel 1789.
Vari personaggi
del ramo di Napoli: GIOVANNI (1852-1920) presidente della Corte
d’Appello, figli:GIUSEPPE (1894), ANTONINO (1896), LORENZO (1900),
fratelli: LUIGI (1863 – 1928) colonnello dell’Esercito Italiano,
EDOARDO ammiraglio di squadra, Balì, gran croce di giustizia, gran
priore del S.M.O. di Malta per Napoli e Sicilia, gran croce
dell’Ordine della Corona d’Italia, grand’ufficiale dell’Ordine SS.
Maurizio e Lazzaro, due medaglia al valor militare; altro GIOVANNI
(1859-1923) generale di corpo d’armata, commendatore dell’Ordine
Militare di Savoia, quattro medaglie d’argento al valor militare.
Il casto è
iscritto nel Libro d’Oro della Nobiltà Italiane nell’Elenco
Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922
Arma:
di rosso a
tredici stelle d’oro poste in palo 4, 5, 4. |
|
SALOMONE
Titoli:
barone
Dimora:
Nicosia
Famiglia siciliana nota dal XV secolo; nella quale passò il titolo
di barone già dei Di Falco.
Dichiarata di “ nobiltà generosa” nelle prove di ammissione alla
“Compagnia delle Regie Guardie del Corpo” in persona di SERAFINO il
quale in qualità di maggiore del “1° Reggimento Granatieri della
Guardia Reale” partecipò alla difesa del Regno delle Due Sicilie
dall’invasione piemontese nella campagna del 1860/61 insieme a:
GASPARE, proveniente dalla Scuola Militare della Nunziatella,
capitano di prima classe del “battaglione Zappatori del Genio”,
ANTONIO capitano del “1° Reggimento Fanteria di Linea Re”. S.M. il
re d’Italia Vittorio Emanuele III con RR. LL.PP. di Regio Assenso
del 23 giugno 1927 autorizzò GIUSEPPE, di GUGLIELMO e di Anna Maria
Di Falco ad assumere e trasmettere in linea maschile primogenitale
il titolo di barone.
Iscritta nel Libro d’Oro della Nobiltà Italiana, iscritta
nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma:
di rosso
alla croce d’oro accompagnata nel primo cantone da due triangoli
equilateri dello stesso, contrapposti ed agganciati, nel 2° una
stella d’argento, nel 3° un semivolo d’oro; nel 4° da una punta
d’oro posta in banda ed uscente dall’angolo inferiore dello scudo e
caricata di tre bande del campo ritirate verso il lembo destro. |
|
SALUZZO
Titoli:
principe dell’Impero Asburgico, principe di San Mauro, principe di
Belvedere in Calabria, duca di Corigliano, marchese di Anzi,
marchese sul cognome, conte dell’Impero Asburgico, patrizio
napoletano, barone di Palma Campania, di Bonifati, Mottafellone e di
Trivigno, patrizio genovese, nobile dei principi dell’Impero
Asburgico, Grandi di Spagna.
Dimora:
Napoli, Corigliano, Belvedere in Calabria, Otranto
L’Adimari fa discendere la famiglia dalla città di Savona nel suo
tomo “Famiglie Nobili” edito in Napoli nel 1691. Passata da
Genova venne aggregata nell’ ”Albergo Calvi” (congregazione di
famiglie nobili) nel 1528 e dette anche un doge alla Repubblica nel
1673 in persona di AGOSTINO; GIACOMO fu ambasciatore di Genova in
Germania nel 1600.
Portatisi da Genova a Napoli nel XVII secolo,
possedettero importanti feudi: tra i quali Corigliano e San Mauro in
Calabria, Lequile in terra d’Otranto. Ebbe il titolo di duca sulla
città di Corigliano in persona di AGOSTINO con diploma dato in
Madrid il 18 maggio 1649, principe di Lequile il 13 agosto 1691
concesso a GIOVAN FILIPPO; di principe di San Mauro con diploma dato
in Vienna il 9 novembre 1726. Aggregata al Monte Manso nel 1748 ed
al patriziato napoletano nel Seggio di Nido il 12 giugno 1781 in
persona di AGOSTINO e dei suoi fratelli FERDINANDO e ALBERTO ed
ascritta nel Libro d’Oro della Nobiltà Napoletana; principe
dell’Impero d’Austria e conti per tutta la discendenza dato in
Vienna 21 luglio 1810.
FERDINANDO cardinale di S.R.C nel XVIII secolo.
Il casato ottenne
i seguenti titoli: principe di Belvedere in Calabria, con annesso
Grandato di Spagna per concessione di Filippo IV l'8 maggio del
1649, ottenne “maritali nomine” in persona di FILIPPO, marito
di Giulia Carafa, il titolo di marchese di Anzi e signore di Palma
Campania, Bonifati, Trivigno, duca di Corigliano nel XIX secolo
nonché designato alla successione di principe di Belvedere, tenente
generale dell’Esercito del Regno delle Due Sicilie e consigliere di
Stato, egli riposa nella cappella di juspatronato della famiglia
Carafa ubicata nella chiesa di San Domenico Maggiore in Napoli.
Il titolo di duca di Corigliano si
estinse con GAETANO morto a Napoli nel 1924 senza eredi.
Nella città di Napoli esiste tutt’ora, in piazza San Domenico, il
palazzo dei Saluzzo di Corigliano.
Chiesa
San Domenico Maggiore. Foto Ciro La Rosa. Clicca
sulle immagini per ingrandirle |
|
|
|
|
|
|
Iscritta nel Libro d’Oro della Nobiltà Italiana, iscritta
nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma:
troncato
d’azzurro e d’argento al leone d’oro nascente dalla troncatura. |
|
SALVO
e
SALVO UGO
Titoli:
marchese di Pietraganzilli, cavaliere, marchese di Ugo e nobili dei
marchesi di Pietraganzilli
Dimora:
Palermo, Termini Imerese
Si crede originaria di Genova o della Toscana; stabilitasi prima in
Napoli e poi in Sicilia.
PIETRO ottenne metà del feudo di Bertolino; del quale feudo vennero
investiti i figli FRANCESCO il 21 gennaio 1517; CALOGERO il 29
aprile 1551; EGIDIO, di Messina, con privilegio del 23 aprile 1573
dato in Madrid, ottenne per sé e per i suoi il titolo di “regio
cavaliere” e la concessione dello stemma gentilizio. VINCENZO il 30
aprile 1798 ottenne attestato di nobiltà dal Senatori Palermo, fu
segretario della Legazione del Re delle Due Sicilie presso la Corte
Austriaca, con privilegio del 10 /31 agosto 1814 ottenne la
concessione del titolo di marchese di Pietraganzilli; FRANCESCO
giudice della Gran Corte del Regno delle Due Sicilie; GIOVANNI,
proveniente dalla Scuola Militare della Nunziatella, capitano di 2°
classe “Real Artiglieria” della 6° Direzione di Taranto
dell’Esercito delle Due Sicilie nel 1860; GIUSEPPE letterato,
scrittore alla Biblioteca Vaticana e bibliotecario capo della
Biblioteca Nazionale di Palermo nella prima metà del XX secolo;
NARCISO assessore del Comune di Palermo, economo del “Benefici
Vacanti della Diocesi di Palermo e di Monreale”, cavaliere
dell’Ordine della Corone d’Italia; VINCENZO di GIUSEPPE e della
marchesa Caterina Ugo, con D. M. del 12 gennaio 1926 fu autorizzato
ad usare il titolo di marchese Ugo per successione materna.
Iscritta nel Libro d’Oro della Nobiltà Italiana, iscritta
nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma:
d’azzurro
al leone coronato d’oro tenente con le branche anteriori una croce
di nero sormontata da una stella d’argento (D. M. del
24 ottobre
1926). |
|
SALVO (2)
Titoli:
barone di Santa Croce di Roccaforte.
Dimora:
Castroreale
Famiglia siciliana nota dal XV secolo. MELCHIORRE nel 1790 ottenne
il titolo di barone di Santa Croce di Roccaforte; ANTONINO barone
nel XIX secolo; MELCHIORRE barone vivente negli anni ’30 del XX
secolo.
Iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma:
d’azzurro al leone d’argento coronato d’oro, linguato di rosso,
tenente con le branche
anteriori un
mazzetto di quattro spighe di grano d’oro. |
|
SAMBIASE SANSEVERINO
Titoli:
principe di Bonifati, duca di San Donato, duca di Malvito.
Dimora:
Napoli, Cosenza
Diramazione del casato dei Sanseverino, discendente da RUGGIERO
Sanseverino, signore di Martorano, che prese il nome di Sambiase dal
feudo posseduto in Calabria, nome rimasto ai suoi discendenti.
Nobili in Cosenza dove furono iscritti dai più antichi tempi al suo
patriziato, aggregati al Seggio di Portanova in Napoli. Ricevuti per
giustizia nel S. M. O. di Malta per il ramo patrizio di Cosenza nel
1595 (Archivio Ordine di Malta 1686) con NICOLÒ nel 1668 e
nel 1721 con GUIDO. Con concessione data in Madrid il 28 dicembre
1695 il casato ottenne il titolo di duca di Malvito (Calabria) in
persona di PAOLO, esecutivo il 30 giugno 1696 (Archivio di
Simancas vol. 574, fog. 271° t. Segretarias Provinciales –
Privilegiorum Neapolis – Registrato Archivio di Stato, Napoli,
Privilegiorum del Coll. Vol. 586 n. 3 Medina Coeli). Il ramo
della famiglia Telesio, principi di Bonifati, si estinse nel 1732
con Roberto al quale successe la sorella Giulia che fu moglie di
SAVERIO duca di Malvito. Alla famiglia Ametrano, duchi di San Donato
(Calabria) successe la famiglia Sambiase nel 1636 che ne ebbe
l’investitura con l’obbligo di aggiungere il titolo ai secondogenito
e il cognome Ametrano; i duchi di Crosia:
il titolo di duca di Crosia passò in
Casa Sambiase nel
1625 a seguito di matrimonio tra donna Vittoria Mandatoricci
e GIUSEPPE.
Il casato riconosciuto di “antica nobiltà” nelle prove di ammissione
nella “Compagnia delle Regie Guardie del Corpo” in persona di
GIOVANNI presente nei ruoli attivi nel 1860 dell’Esercito delle Due
Sicilie;
MICHELE (1823-1905) principe di Bonifati, deputato e senatore del
Regno, ufficiale onorario d'Ordinanza di S.M. il Re, ispettore del
Banco di Napoli dal 1868 al 1872, direttore del Banco di Napoli dal
1892 al 1904, commendatore dell'Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro,
commendatore dell'Ordine della Corona d'Italia, commendatore
dell'Ordine del Nicham Iftikar del Regno di Tunisi.
Con Regio Rescritto del Regno delle Due Sicilie del 16 maggio 1853
furono riconosciuti i titoli di principe di Bonifati, duca di
Malvito, duca di San Donato a GIUSEPPE in successione PAOLO con D.
M. del 16 agosto 1909, ultimo riconoscimento con D.P. del 27 luglio
1932.
Ramo dei principi di Campana:
Alla morte di GIUSEPPE, avvenuta a Calopezzati il 17 gennaio 1693,
erede fu il figlio BARTOLO MARIO (1673 – 30 agosto 1705), come si
desume anche dal “relevio” di ducati 744 da lui pagato alla
Regia Camera il 30 giugno 1698, oltre ad ereditare i feudi di Crosia,
Calopezzati, Pietrapaola, Caloveto e Mandatoriccio, con “Istrumento”
del notar Domenico De Vivo di Napoli, del 12 novembre 1694, acquistò
da Alessandro Labonia di Rossano le Terre di Campana e Bocchigliero
per ducati 64.983 e grana 42, (regio assenso del 9 dicembre,
ratificato l'8 gennaio 1695 per mano del notar Girolamo Scalerci di
Cariati). Il 10 aprile 1696 dal re Carlo II di Napoli Bartolo
ottenne il titolo di Principe di Campana, che restò in eredità alla
famiglia. Pur avendo sposato prima Francesca Pignone del Carretto,
dei marchesi di Oriolo, ed in seconde nozze Chiara Filomarino, egli
morì senza figli. Il Principato passò al fratello FELICE NICOLA (Calopezzati
1674 – Napoli 24 giugno 1724), il 20 settembre 1706 ebbe
l'intestazione delle Terre di Campana e Bocchigliero con la
Catapania, nonché Crosia, Caloveto e Pietrapaola con Zecca e
Calopezzati con Zecca e Portulania e con le seconde e terze cause;
con privilegio dato in Vienna il 5 novembre 1718, venne nominato
Grande di Spagna di 1ª
classe, che significò l'aggregazione dei Sambiase alla Nobiltà della
Piazza napoletana di Portanova. È seppellito nella chiesa del
Carmine Maggiore in Napoli. Dalla moglie Clelia Cavalcanti, dei
duchi di Caccuri, ebbe il figlio GIUSEPPE DOMENICO, che ereditò il
Principato con le annesse giurisdizioni, previo il pagamento
anticipato del "relevio" per un ammontare di ducati 2.052. Il
feudo restò nelle sue mani per oltre sessanta anni, facendone uno
degli Stati più organizzati e meglio amministrati del Regno di
Napoli. Nel 1731, in forza di una transazione di 2.500 ducati,
acquistò dal Fisco diverse difese della Sila, tra cui quelle di San
Salvatore, Tre Cerze e Lesa o Isco Serrato. Alla sua morte, avvenuta
a Napoli il 9 febbraio 1776, gli successe il figlio VINCENZO, nato
nel 1754 dal matrimonio con Eleonora Caracciolo, dei duchi di Vietri.
Sposò la sorella del Cardinale Fabrizio Ruffo, Giovanna
Ruffo-Colonna, da cui ebbe 3 figli: GIUSTINIANA, GIUSEPPE MARIA e
FERDINANDO. Vincenzo morì a Napoli il 21 novembre 1784, per cui gli
successe il figlio GIUSEPPE MARIA, l'intestazione dei titoli e
possedimenti avvenne il 10 dicembre 1789, il complesso feudale dei
Sambiase comprendeva con Giuseppe Maria 7 centri abitati con 9.246
abitanti ed una superficie di Kmq 358,39; morì in giovane età e
senza figli nel 1797, per cui il feudo passò al fratello FERDINANDO,
questi è nato a Calopezzati il 6 maggio 1774 e non 1776, come
sostenuto dalla generalità degli storici. L'anno, infatti, appare
evidente dal suo atto di Battesimo, avvenuto nel Castello il 15
giugno 1774 per la precarietà della sua salute. Successe "de iure"
al fratello, anche se non prese l'intestazione. Di fatto fu l'ultimo
Principe di Campana, colpito nel 1806 dalle leggi eversive della
feudalità. Nipote del Cardinale Fabrizio Ruffo, da ragazzo frequentò
il Regio Collegio della Nunziatella di Napoli iscrivendosi nel 1796
fra le milizie col grado di soldato volontario di Cavalleria.
Nell'aprile 1797 venne promosso tenente Colonnello nel “Reggimento
Real Ferdinando”. Cessate le turbolenze antiborboniche, venne
nominato Presidente del Tribunale militare. Nel 1809 Murat, conscio
del suo valore, gli affidò il comando delle Guardie d'Onore. Nella
campagna di Russia si distinse nelle battaglie di Osmiana in
Polonia, dove fu gravemente ferito, e di Vilna, meritando nel 1811
la Croce della Legion d'Onore ed il grado di Maresciallo di campo. A
Tolentino, colpito da una palla di cannone, riportò una grave ferita
alla gamba. Al ritorno dei Borbone, per il suo valore indiscusso,
venne chiamato ad addestrare la Gendarmeria ed i Fucilieri Reali.
Nel 1819, con dispaccio del 23 aprile, Re Ferdinando di Napoli lo
nominò Cavaliere Commendatore dell'Ordine di San Giorgio, da poco
istituito. Lo stesso anno con Florestano Pepe, comandante supremo
dell'esercito borbonico, conquistava la città di Palermo, ottenendo
il 10 novembre la nomina a Cavaliere di Gran Croce e la Commenda
dell'Ordine Militare di San Ferdinando. Trasferito a Palermo come
Ispettore generale della Gendarmeria Reale, vi morì il 14 marzo
1830. Con lui, essendo celibe e senza figli, si spense il ramo
maschile dei Sambiase principi di Campana. Nel 1830 alla sua
dipartita, celibe e senza figli, il titolo di VII Principe di
Campana (oltre a conte di Bocchigliero, duca di Crosia, barone di
Caloveto, Calopezzati e Pietrapaola) venne "de iure"
ereditato da GIUSTINIANA, la più grande delle sorelle di Ferdinando.
Alla più piccola, ENRICHETTA, toccarono i beni di Mirto-Crosia col
Castello e la chiesetta di S. Bartolomeo. Giustiniana, nata
nel 1777, andò sposa a Don Marco Boncompagni Ottoboni, duca
di Fiano, portando in dote anche il titolo nobiliare. Alla sua morte
avvenuta il 16 giugno 1833, per legittima successione materna il
titolo passò al figlio Alessandro Boncompagni Ottoboni, nato
nel 1805 e morto il 29 agosto 1837. Ereditò il titolo Marco
Boncompagni Ottoboni (1832-1909), Cavaliere Gerosolimitano e
Senatore del Regno. La figlia primogenita donna Costanza Boncompagni
Ottiboni, legittima erede del titolo, sposò il principe Mario
Ruspoli nel 1879, dal matrimonio nacque Augusto Ruspoli, che
nel 1909 ereditò il titolo di Principe di Campana con gli altri
titoli: egli fu autorizzato ad assumere
nome, titoli e stemma Ottoboni con R.D. del 3 marzo 1907 e RR.
LL.PP. (Regie lettere Patenti) del 16 aprile 1911. Morto anch'egli
senza discendenti (-1912), Cesare dei conti Rasponi (figlio
di Luisa secondogenita di Marco) con R.D. del 17 aprile 1921 fu
autorizzato a sostituire il cognome Rasponi con quello Ottoboni e
con RR.LL.PP. del 15 luglio
1923 a succedere nei relativi titoli di principe (mf),duca
(mpr), duca di Fiano (mpr), ecc.; sposò Giulia dei conti Folchi
Vici e morì senza eredi nel
1957.
In conformità all'istituto della "surrogazione romana" e alle
norme successorie previste nel fedecommesso familiare istituito
direttamente da Papa Alessandro VIII Ottoboni con suo Breve del 6
marzo 1690 e che come tale non necessita di conferma
nell’applicazione dei diversi passaggi familiari, come confermato il
9 ottobre 2002 da Monsignor Karel Kasteel Decano della Camera
Apostolica, (in carenza di figli maschi, succedono per volontà
papale i discendenti per linea femminile purché nati da matrimonio
religioso e assumano nome e arma Ottoboni), il marchese don
DOMENICO Serlupi Crescenzi, patrizio romano, prosegue
ora, quale attuale titolare di diritto della "primogenitura
familiare perpetua Ottoboni", con il connesso titolo di
Duca di Fiano, il casato e le tradizioni storico - araldiche degli
Ottoboni essendo stato autorizzato con Decreto del Presidente della
Repubblica del 22 novembre 1977 ad assumere, aggiungendolo al
proprio, il cognome Ottoboni (Domenico Serlupi Crescenzi
Ottoboni) per la sua diretta discendenza dalla principessa
Giovanna Ottoboni dei duchi di Fiano moglie di Girolamo Serlupi
Crescenzi (figlia di Don Marco Ottoboni Boncompagni e di GIUSTINIANA
Sambiase Sanseverino principessa di Campana) . Nello stesso spirito
S.M. re Umberto II nel gennaio 1980 concesse il proprio “Assenso”,
previo parere favorevole della Commissione araldico-genealogica
romana del C.N.I., all'ampliamento dello stemma Serlupi Crescenzi
con quello Ottoboni.
Iscritta nel
Libro d’Oro della Nobiltà Italiana, iscritta nell’Elenco Ufficiale
Nobiliare Italiano anno 1922
N.d.A.: un
ringraziamento al dottor Domenico Serlupi Crescenzi Ottoboni per le
ulteriori notizie relative al casato
Arma:
d’argento alla fascia sormontata da un labello di cinque denti, il
tutto di rosso. |
|
Sen. Michele Sambiase Severino. Archivio Storico
del Senato della Repubblica |
|
SAMO
vedi
rubrica famiglie greco.albanesi |
|
DE SANCTIS
Titoli:
barone
Dimora:
Napoli
Famiglia abruzzese che si crede discenda da i De Sanctis di
Sant’Andrea e Cerreto. Nota dal XV secolo; con R. D. del 17
settembre 1911 e RR. LL. PP. del 4 febbraio 1912 ottenne la
concessione del titolo di barone con successione primogenito
maschile. SIGISMONDO, barone, maggiore dei Granatieri del Regio
Esercito Italiano, decorato di medaglia commemorativa guerra
1915/18, cavaliere dell’Ordine della Corona d’Italia.
Iscritta nel Libro d’Oro della Nobiltà Italiana, iscritta
nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma:
d’azzurro
al monte di tre cime di verde, uscente dalla punta dello scudo,
sostenente un leone d’oro fissante una cometa dello stesso,
ondeggiante in banda nel cantone destro. |
|
SANDOVAL
Titoli:
duca di Sinagra
Dimora:
Sicilia
Si crede che sia
stata portata in Sicilia da GIOVANNI, discendente dalla casa reale
di Leon, capitano della guardia del Vicerè, marchese di Vigliena,
nella prima metà del XVII secolo. GIOVANNI cavaliere dell’Ordine
dell’Alcantara, con privilegio dato in Madrid il 24 dicembre 1648
reso esecutivo in Messina il
17 maggio 1649 ottenne il titolo di marchese di San Giovanni ed
il titolo di principe di Castelreale, GIOVANNI castellano di Cefalù
nel 1664; GASPARE proconservatore di Siracusa 1680/94; DIEGO
senatore in Palermo 1778/9, duca di Sinagra e conte di Naso,
GIOVANNI ANTONIO principe di Castelreale, marchese di San Giovanni,
duca di Sinagra, e conte di Naso il
1 settembre 1790, senatore in Palermo 1783/4, deputato del Regno
1794, sindaco di Palermo 1795.
Iscritta
nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma:
d’oro alla banda
ingollata da due teste di leone di nero. |
clicca sull'immagine per ingrandire |
SANGERMANO
di Monteverde
Titoli:
nobile, predicato di Monteverde
Dimora:
Monteverde (Avellino)
Con privilegio di re Carlo II di Spagna dato in Toledo il 29 aprile
1698 si effettuò l’atto di vendita della città di Monteverde a
MICHELE, dottore in legge, per ducati 8.500; poiché detta città
posseduta da Onorato II Grimaldi, principe di Monaco e marchese di
Campagna, il quale per non aver osservato i patti convenuti nella
donazione, ossia di fedeltà al sovrano di Napoli, perdette il feudo
e venne acquistata dal predetto MICHELE Sangermano. GIOVAN BATTISTA,
figlio del precedente, ottenne il feudo con “Decreto di Preambolo”
della Gran Corte della Vicaria del 19 luglio 1729 e successivamente
alla figlia EMANUELA (Emmanuella) che effettuò la transazione al
cugino MICHELE approvata dalla Gran Corte della Vicaria con decreto
del 21 giugno 1785, che fu anche l’ultimo intestatario nel Registro
del Cedolario della città di Monteverde il 19 luglio dello stesso
anno.
Iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma:
di
ermellino alla banda d’oro caricata di tre conchiglie d’azzurro
poste in palo. |
|
SANITÀ
e
SANITÀ
di Colle Macine
Titoli:
barone, nobile, predicato di Colle Macine, nobile di Sulmona
Dimora:
Chieti, Sulmona
Si crede che il casato sia d’origine lombarda, appartenente ad una
antica casata di Todi residente in Sulmona fin dal secolo XIII. Il
palazzo della famiglia sito nel Borgo Sancti Panfili, fu residenza
dei re angioini ed in seguito aragonesi, casa regia, specialmente
d'estate, al punto che re Carlo III Angiò Durazzo concesse loro la
facoltà di potersi ornare dello stemma reale con i gigli di Francia.
Il giureconsulto FRANCESCO fu amico di Francesco Petrarca, il quale
scrisse l'epigrafe sulla tomba dell'amico eretta nella cattedrale di
San Panfilo. Il palazzo bruciato al tempo della rivolta Masaniello,
oggi si presenta sminuito e privo di abbellimenti, con case comuni
addossate, restano due bifore di cui una mutilata e ridotta a
balcone, nell'interno, sulla scalinata si conserva un affresco
rappresentante la Madonna con il Bambino e santi ai lati, opera del
“Magister Andreas Pictor De Lictio”. Nel Borgo di Sant'Agata
possedevano una casa con ospizio e l'unico albergo della città in
piazza della Tomba, altre strutture alberghiere erano registrate a
nome di FRANCESCO Sanità, seconda metà del XIV secolo, nell'odierna
piazza Minzoni. Da notizie raccolte e tramandate dallo storico Di
Pietro si sa che i membri del casato, parteciparono
all'organizzazione delle Giostre tenutesi in Sulmona negli anni
1585, 1586, 1587, 1593 e 1595 e che il nobile ALFONSO Sanità
partecipò all'ultima Giostra della città di Sulmona nel 1643.
Il casato venne dichiarato nobile di Sulmona, ricevuto nel S. M.
Ordine di Malta dal 1597 col cavaliere FABRIZIO (Archivio del
Gran Priorato di Napoli); il riconoscimento dei titoli avvenne
con D. M. del 20 settembre 1907; FERDINANDO barone, nobile, col
predicato di Colle di Macine negli anni ’30 del XX secolo. Il ramo
secondogenito riconosciuto con Decreto del Capo del Governo del 2
febbraio 1930 nobile di Sulmona in persona di FRANCESCO SAVERIO.
Iscritta nel Libro d’Oro della Nobiltà Italiana, iscritta
nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma:
d’azzurro
a due scaglioni d’oro |
|
SANSÒ
o
SANZÒ
Titoli:
nobile
Dimora:
Capua
Famiglia di Capua dichiarata nobile con Regio Privilegio del 12
febbraio 1584; ottenne la “regia familiarità” con Privilegio
del 15 agosto 1624 da re Filippo V di Spagna in qualità di “familiare
e continuo commensale” in persona di ANNIBALE (1605-1665).
Diversi esponenti della famiglia prestarono servigi nella carriera
delle armi.
ANNIBALE agli inizi del XIX secolo era il sesto maggior contribuente
del Comune di Capua, possedeva in detta città una rendita di 246
ducati assieme al duca Sancipriano. La famiglia
riconosciuta di “nobiltà generosa” nelle prove di ammissione
nella “Compagnia delle Reali Guardie del Corpo” di S. M. il Re delle
Due Sicilie nel 1847.
Iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma:
d’oro all’ala spiegata di nero. |
|
SANSONE
Titoli:
duca di Torrefranca, nobile dei duchi
Dimora:
Mazzara del Vallo
Originaria di Milano e trasferitasi in Sicilia con GIOVANNI
GIROLAMO, nipote di AMBROGIO ambasciatore dell’Imperatore Carlo V,
visitatore (ispettore) generale delle fortezze del Regno nel 1536,
che si stabilì in Mazzara del Vallo; dal quale derivarono i rami di:
baroni di Campobasso con GIROLAMO nel 1634, e duca di Gallizia detti
anche duchi di Sansone. GIUSEPPE alfiere del “1° Reggimento fanteria
di Linea Abruzzo” partecipò alla difesa del Regno delle Due Sicilie
nella campagna del 1860/61 contro l’invasione piemontese.
FRANCESCO nel 1858 ebbe il titolo di duca di Torrefranca; CESARE,
discendente da Girolamo, fu iscritto con tale titolo nel 1772.
Iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare italiano anno 1922.
Arma:
d’azzurro
al leone in atto di abbracciare e sollevare una torre d’oro. |
|
SANTANGELO
Titoli:
marchese
Dimora:
Napoli
Famiglia napoletana decorata dei più importanti Ordini
Cavallereschi, e di alti uffici.
NICOLA, investito del titolo di marchese con R.D. del 16 novembre
1847, consigliere d’intendenza, nel 1809 era segretario generale di
Terra di Lavoro, giudice delle Gran Corte Civile nel 1822,
intendente in Capitanata (Foggia), nominato ministro segretario di
Stato per gli affari interni del Regno delle Due Sicilie il 23
ottobre 1831 in carica sino al 1847, nel 1845 presidente del
“Congresso Mondiale degli Scienziati” tenutosi in Napoli il 19
novembre 1847, nominato consigliere di Stato, acquistò il palazzo
Carafa in Napoli alla via oggi denominata San Biagio dei Librai
nell’anno 1815, in tale palazzo, dichiarato monumento nazionale, era
in essere un museo privato - creato dal padre l’avvocato FRANCESCO
(1754-1836) - visitato dai maggiori studiosi dell’epoca, le
collezioni, formate da vasi, bronzi, terrecotte, vetri e monete,
erano collocate tra il piano nobile e l’appartamento superiore e,
salvo, qualche iscrizione, nessun reperto era posizionato
all’aperto; a causa delle crescenti difficoltà economiche, nel 1864,
Nicola intraprese contatti con alcuni antiquari parigini allo scopo
di vendere le collezioni per la considerevole cifra di 215.000 lire.
L’allora Direttore del Museo Archeologico Nazionale di Napoli,
Giuseppe Fiorelli, non potendo lo Stato Italiano permettersi
l’esorbitante richiesta, riuscì a convincere il Municipio di Napoli
ad acquistare l’intera raccolta per la somma pattuita che, così, fu
esposta finalmente al pubblico, in tre sale del primo piano del
Museo Nazionale di Napoli, per la prima volta a partire dal 27
gennaio 1867; collezione che ancora oggi, secolo XXI, si può
ammirare.
Palazzo Carafa poi Santangelo, la leggenda della
testa di cavallo
Uno dei palazzi che testimonia il gusto della
famiglia Carafa è il Palazzo Carafa della Stadera sito invia San
Biagio dei Librai a Napoli. Eretto nel 1466 per volere di Diomede
Carafa conte di Maddaloni. Sul portale del palazzo sono scolpite gli
stemmi araldici del casato e la “stadera”, ovvero la bilancia,
simbolo di giustizia e di uguaglianza, al di sopra, al di sopra di
esso, è incisa l'epigrafe dedicata a re Ferdinando I d'Aragona
"In honorem optimi Regis et nobilissimae Patriae Diomede Carafa
comes Matalune MCCCCLXVI" (in onore dell'ottimo Re e della
nobilissima patria, Diomede Carafa conte di Maddaloni 1466).
Edificio preesistente del secolo XIII che venne completato con la
facciata in bugnato, con finestre e cornicione in stile fiorentino
ed adornato di statue e reperti archeologici, il palazzo insieme al
quello dei Cuomo, del Penne, rappresenta la magnificenza
dell'architettura napoletana del Rinascimento.
La testa di cavallo, la cui copia è poggiata su di un
tronco di colonna nel cortile del palazzo, è una copia
dell'originale in bronzo ivi posto fino al 1809 quando il principe
Marzio Gaetano Carafa di Colubrano lo donò al Real Museo Borbonico
(oggi Museo Nazionale). La copia in terracotta bronzata fu fatta
collocare da Francesco Santangelo nuovo proprietario del palazzo. Vi
sono varie “verità” sull'esistenza della testa di cavallo, una di
queste la indica come regalo elargito da Lorenzo il Magnifico de
Medici a Diomede Carafa nel 1471 e che sia probabile opera di
Donatello, mentre una seconda attribuisce a Virgilio la costruzione
di un cavallo di bronzo il quale aveva effetti taumaturgici guariva
i cavalli da ogni malattia, la corporazione dei maniscalchi vedendo
in pericolo i loro guadagni avrebbe distrutto il cavallo
utilizzandolo per fondere le campane del Duomo, salvandosi solo la
testa che secondo la tradizione sarebbe quella posta nel cortile di
palazzo Carafa.
Mentre un recente studio del XX secolo effettuato dal
ricercatore Aldo de Rinaldis afferma che si tratta di un’opera
proveniente da uno scavo, di epoca romana del III secolo avanti
Cristo.
Palazzo Carafa
poi Santangelo. Archivio Ciro La Rosa, clicca sulle immagini per
ingrandirle |
|
|
|
|
|
|
|
|
N.d.A.:
attualmente, anno 2008, il palazzo Carafa-Santangelo dopo quasi un
cinquantennio di totale abbandono e abusi edilizi, è in restauro.
Iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma:
troncato:
1° d’oro al lambello a tre pendenti di rosso accompagnato in capo da
un’aquila di nero spiegata; nel 2° vaiato di rosso e d’argento. |
|
SANT’ANGELO
Titoli:
barone
Dimora:
Palermo
Di origine siciliana, nota dal XV secolo; con D. M. del 6 ottobre
1927 venne riconosciuto al casato il titolo di barone con
successione del primogenito maschile.
Il barone BLASCO I (†1445), dottore in legge, Consigliere del Re
Alfonso d’Aragona e Capitano di Giustizia di Randazzo nel 1423-24.
GIACOMO, Regio Milite, Senatore in Catania negli anni 1452, 1453,
1487 e 1488. Per i servizi prestati al Sovrano meritò il titolo di “Magnifico”
per sé e i suoi. Nel 1465 fu investito del titolo di Patrizio
catanese , Capitano di Giustizia di Randazzo nel 1447-48.
Il B.ne Blasco II Senatore in Catania nel 1476 e 1477. FRANCESCO
Senatore in Catania negli anni 1551, 1552, 1556, 1557, 1559, 1560,
1564, 1573, 1574.
FRANCESCO ANTONIO nel 1756 fu nominato Soprintendente Amministrativo
del Patrimonio Urbano di Augusta. Il figlio LUCIO Capitano di
Giustizia di Augusta negli anni 1794, 1795, 1800 e 1801. GABRIELLO,
dottore in legge, Giudice Regio dal 1835 al 1848, in seguito
ufficiale di 1ª classe della Direzione generale del Macino e
Segretario presso la Commissione dei Beni Ecclesiastici in
Caltanissetta. LUIGI, barone, vivente negli anni ’30 del XX secolo,
nel 1965 nominato Segretario Provinciale Dipendenti Postelegrafonici
di Palermo e dal 1968 al 1980 Segretario Unione Provinciale Cisnal
di Palermo. Il figlio ALFREDO, vivente nel XXI secolo, è
Responsabile letterario dell’Ass. “Artistica Culturale Opus” di
Palermo, Membro Honoris Causa del Centro Divulgazione Arte e Poesia
di Sutri, laureato in Filosofia ha pubblicato diversi libri.
Iscritta nel Libro d’Oro della Nobiltà Italiana, iscritta
nell’Elenco Ufficiale Nobiliare italiano anno 1922.
Si ringrazia il barone Alfredo per le ulteriori notizie ad
integrazione del casato
Arma:
d’azzurro
all’albero d’oro, accompagnato ai lati da due croci dello stesso,
alla fascia di rosso attraversante |
|
SANTASILIA
di Torpino
Titoli:
marchese, nobile dei marchesi, predicato di Torpino
Dimora:
Napoli,
Roma
Famiglia originaria
della Spagna, del regno di Valencia; ANDREA si trasferì in Napoli
nel 1730.Carlo VI concesse alla sua persona il titolo di marchese
nell’anno 1732; il ramo primogenito rappresentato nella prima metà
del XX in persona di GIUSEPPE; un ramo secondario riconosciuto del
titolo di marchese, del predicato di Torpino per RR.LL.PP.(Regie
Lettere Patenti) del 13 giugno 1926 per successione di casa Nuzzillo
e Ricci, titolo concesso con Regio Privilegio in Madrid in data 3
agosto 1551 dall’imperatore Carlo V ed Edoardo Nuzzillo, e con
RR.LL.PP. del 25 luglio 1770 di sua maestà Ferdinando IV,re delle
Due Sicilie, a Luca Ricci, in persona di EMILIO e MARCELLO e in
prosieguo ai loro discendenti. Un altro ramo per anticipata
successione della famiglia de Medici di Ottaviano (provincia di
Napoli) nel titolo di duca di Miranda,predicato di Venafro, Filignano e Valle in persona di TERESA - RR.LL.PP. del 1912.
FRANCO (Napoli 1935) ingegnere nucleare, autore di uno splendido
libro di ricette gastronomiche "La cucina aristocratica Napoletana"
edito nel 1988.
Iscritta nel Libro
d’Oro della Nobiltà Italiana, iscritta nell’Elenco Ufficiale
Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma:
d’argento
a tre fasce di rosso (riconoscimento con D.M. del
20 gennaio
1904) |
|
SANTOSTEFANO
Titoli:
marchesi di Murata La Cerda, signore di Calcusa e di Fontana Murata,
duca della Verdura, conte delle Mandre
Dimora:
Palermo
Originaria della Biscaglia, si crede abbia assunto il cognome
Santostefano da un eremo dedicato a detto Santo, vicino ad un
castello di famiglia in tempi remoti. Passata in Sicilia nelle città
di Palermo, Trapani e Monte San Giuliano, inserita nell’S.M. O. di
Malta dal 1360. MARTINO nel 1329 acquistò il feudo di Falconeri;
LEONE possedette il castello e la terra di Aquilia in Val di Noto;
GIORGIO “regio cavaliere”, senatore in Trapani 1431/2, capitano di
giustizia 1437/8 e 1441/3; SIMONE castellano di Troina nel 1548;
PIETRO proconservatore in Trapani 1633; LUIGI comprò la baronia di
Calcusa e Fontana Murata, delle quali ottenne investitura il 11
agosto 1662, senatore in Palermo nel 1645/6; GIUSEPPE fu investito
del feudo di Calcusa e Fontana Murata il 13 novembre 1644, sulla
quale baronia con privilegio del 13 febbraio 1659 ottenne il titolo
di marchese di Murata La Cerda, cavaliere dell’Ordine di Alcantara,
governatore del Monte di Pietà di Palermo 1646 – 1659/6; GIUSEPPE,
marchese, governatore di Castellammare di Palermo nel 1737,
colonnello nell’Esercito di Carlo III di Borbone; LUIGI, marchese,
governatore nobile della “Compagnia dei Bianchi” in Palermo nel
1773; ALESSIO, marchese per investitura del 6 luglio 1807, fu
gentiluomo di camera di S. M. Siciliana re Ferdinando III di Sicilia
(IV di Napoli), intendente delle province di Messina, Lecce e
Caserta, ministro delle Finanze nel Governo Provvisorio di Sicilia
nel 1848/49; FULCO colonnello di cavalleria del Regio Esercito
Italiano partecipò alle guerre d’indipendenza, commendatore degli
Ordini dei SS. Maurizio e Lazzaro e della Corona d’Italia; GIUSEPPE
iscritto nell’Elenco Definitivo delle famiglie Siciliane; GIULIO
ufficiale di cavalleria del Regio Esercito, che contrasse matrimonio
con Donna Carolina Valguarnera dei Principi di Niscemi da cui
nacquero: MARIA FELICE dei Marchesi di Murata la Cerda, che sposò il
nobile generale Tommaso Lequio di Assaba, deceduta a Roma il
06/01/1990; FULCO, Marchese di Murata la Cerda, Duca di Verdura e
Conte delle Mandre, deceduto a Londra celibe e senza figli il
15/08/1978. Dal matrimonio fra MARIA FELICE e Tommaso Lequio di
Assaba nacque una unica erede: LUISA Lequio di Assaba deceduta il
10/12/1985, la quale contrasse matrimonio con Marcello Koch, da cui
nacque ALESSANDRO Koch Lequio di Assaba nato a Roma il 19/10/1953
unico discendente di Casa Santostefano il quale ha sposato in prime
nozze Anna Francesca Coppa Troili dei Marchesi di Vallepietra il
07/12/1983, da cui nacquero: MASSIMILIANO nato a Roma il 06/06/1985;
CAROLINA nata a Roma il 23/11/1988. In seconde nozze Priscilla
Sidoli il 07/10/2006. MASSIMILIANO Koch Lequio di Assaba, nato a
Roma il 06/06/1985, sposa a Santiago del Cile il 13/02/2014 Anita
Munoz Espinoza, da cui SANTIAGO nato a Santiago del Cile il
21/02/2013 e EDOARDO nato a Santiago del Cile il 30/10/2014. La
residenza attuale della famiglia è a Roma.
Iscritta nel Libro d’oro della Nobiltà Italiana, iscritta
nell’Elenco Ufficiale Nobiliare italiano anno 1922.
Arma:
troncato: 1° d’azzurro alla torre d’oro, fondata a destra,
sostenente un soldato in atto di suonare una tromba al naturale,
all’albero di verde a sinistra, a i cui rami è attaccato un
calderone d’oro, con due lupi di rosso passanti al tronco, nel 2° di
rosso all’aquila d’oro, il tutto con la bordatura di quindici pezzi
alternati di rosso alla torre d’oro, d’oro al leone di rosso e
d’azzurro a tre gigli d’oro. |
|
SAPORITO
Titoli:
barone di Scarapullè e Danile
Dimora:
Sant’Angelo di Brolo
Famiglia trasferita in Sicilia dal XIX secolo, insignita del titolo
di barone di Scarapullè e Danile per successione di casa Giuffrè con
titolo riconosciuto con D. M. del 6 aprile 1909 per “maritali
nomine” di GIAN GREGORIO sposo di Enrichetta Giuffrè,
precedentemente al suddetto Gian Gregorio venne conferito con Regio
Decreto del 20 marzo 1904 l’arma descritta.
Iscritta nel Libro d’Oro della Nobiltà Italiana, iscritta
nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma:
d’azzurro
partito da un palo d’argento. 1° alla fascia d’argento accompagnata
in capo da un leone sormontato da una stella il tutto d’oro, nel 2°
alla roccia sostenente un pavone il tutto al naturale dal sole
d’oro. |
|
SAPUPPO
Titoli:
nobile, conte
Dimora:
Catania
Famiglia catanese conosciuta dal XVI secolo; con R. D. “motu
proprio” del 12 ottobre del re d’Italia Vittorio Emanuele III e con
RR. LL. PP. (Regie Lettere Patenti) del 1 luglio 1920 venne concesso
ad ANTONIO il titolo di conte con successione maschile e con R. D.
del 18 marzo 1920 l’arma descritta, con D. M. del 21 maggio 1925
riconosciuti anche del titolo di nobili.
Iscritta nel Libro d’Oro della Nobiltà Italiana, iscritta
nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma:
d’azzurro
alla scala con un cane arrampicante, poggiato sulla campagna di
verde, sormontata da una cometa d’argento ondeggiante in banda. |
|
SARACENO (GERIFALCO)
Titoli:
nobile
Dimora:
Atella, Matera, Venosa
Antica famiglia nobile di origine napoletana, anticamente
chiamata “Gerifalco”, prese il nuovo nome a seguito di una vittoria
contro un valoroso infedele, il casato fu titolare della Baronia
della Torella. TOMMASO, nel 1154 ebbe un feudo in dono dal Conte di
Tricarico Ruggero Sanseverino. GIOVANNI giudice nel 1284. GIOVAN
MICHELE (+1568), dal 1557 Arcivescovo di Acerenza e Matera,
Governatore di Roma, nominato Cardinale da Papa Giulio III nel 1575,
nel 1585 rinunciò alla cattedra vescovile a favore del nipote
SIGISMONDO che divenne vescovo in quell’anno. ANNIBALE Vescovo di
Lecce, NICOLA FRANCESCO chierico.
VITO (Atella
1850 – 1907) sindaco di Spinazzola dal 1894 al 1902; EDUARDO, (Atella
1902 – Napoli 1997) dottore in chimica e farmacia, imprenditore,
membro del P.N.F. (Partito Nazionale fascista) federale di Napoli
dal 1937 al 1940, di Brindisi nel 1941, di Salerno dal 1942 al 1943,
presidente dell'associazione industriali di Potenza. Un ramo della
famiglia - ora estinto - fu investito del titolo di marchese di
Montemesola vicino Taranto; CELESTINO e ORAZIO sindaci di Brindisi
nel XIX secolo.
Esistono tutt’ora
palazzi gentilizi del casato in Taranto, Brindisi e Spinazzola.
Arma:
d’oro alla
testa di moro al naturale con la fascia di verde al giglio d’oro. |
|
SARDO
(1)
Titoli:
barone di Fontana Coperta
Dimora:
Trapani, Monte San Giuliano, Firenze
Iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma:
d’azzurro
a quattro pali d’oro con tre gigli due e uno dello stesso caricati
sul tutto. |
|
SARDO
(2)
Titoli:
nobile di Messina, trattamento di Don e Donna.
Dimora:
Messina
Famiglia siciliana trae origine da GILOTTA o GIULIO nobile
messinese, figlio di GIOVANNI GILIBERTO che si trasferì in
Castiglione di Sicilia nel 1523, governatore di Castiglione e di
Aidone con le podestà civili e penali. Il casato aggregato alla
nobiltà messinese e alla Mastra Nobile Senatoria; insigniti con
privilegio del 18 febbraio 1618 da Filippo III del titolo di don e
donna in perpetuo di tutti i discendenti maschi e femmine. Diede
dottori, giudici, consultori, arcipreti, abati protonotari
apostolici, camerieri d’onore dei Pontefici, cavalieri di Malta,
cavalieri del Santo Sepolcro e della Corona d’Italia, sindaci e
giurati. Con D. M. del 23 luglio 1926 completato il 16 novembre 1927
e nuovo D. M. del 6 settembre 1928 fu riconosciuto a VINCENZO MARIA
il titolo di nobile di Messina e il trattamento di don e donna per
sé e discendenti.
Iscritta nel Libro d’Oro della Nobiltà Italiana, iscritta
nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma:
d’azzurro
a quattro pali di rosso, col capo del primo carico di tre giglio
d’oro posti due a uno. |
|
SARNO
e
SARNO PRIGNANO
Titoli:
nobile
Dimora:
Portici
Originaria della città di Sarno, dalla quale assunse il cognome, le
notizie della casato si hanno con certezza sin dal periodo Svevo
XIII secolo circa; nobile in Napoli al Seggio di Montagna ed in
Benevento. Un ramo della famiglia Prignano si estinse nei Sarno,
aggiungendone il cognome. LUDOVICO governatore di Sarno per il re
Ladislao d’Angiò Durazzo, portò la famiglia in Napoli. Feudataria di
San Giorgio nel 1641, l’ultima intestazione del feudo il 9 settembre
1771 in persona di ANTONIO; dichiarata di “nobiltà generosa”
per l’ammissione nella “Compagnia delle regie Guardie del Corpo” in
persona di ANTONIO nel 1841 (Verbali della Regia Commissione dei
Titoli di Nobiltà, volume II pag. 120).
Iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma:
partito:
1° d’azzurro all’albero di palma di verde sradicato di rosso,
sostenuto da due leoni coronati d’oro affrontanti controrampanti al
fusto (Sarno), 2° d’oro all’aquila spiegata d’azzurro imbeccata di
rosso (Prignano). |
|
SARRIANO
Titoli:
duca di Ponte, conte di Casalduni.
Dimora:
Napoli
Antica famiglia feudataria, decorata del titolo di conte di
Casalduni con concessione del 3 aprile 1602 in persona di FABRIZIO,
duca di Ponte in persona di DOMENICO il 31 ottobre 1722, dei quali
ebbe l’ultima intestazione il 22 settembre 1767 CARLO, il quale ebbe
anche in pari data l’intestazione dei feudi di Ferrari in Terra di
Lavoro per successione del fratello DOMENICO. Ricevuta nel S. M. O.
di Malta e passata in Priorato nel 1751 in persona del commendatore
PASQUALE e nel 1762 del commendatore GIOVANNI. Ammessa nella
“Compagnia delle Regie Guardie del Corpo” nel 1855 (Verbali della
Regia Commissione dei Titoli di Nobiltà, volume IX, pag.
240); iscritta nel Registro dei Feudatari da oltre 200 anni.
GAETANO, figlio di Carlo, duca di Ponte e conte di Casalduni; CARLO
vivente negli anni ’30 del XX secolo duca di Ponte conte di
Casalduni.
Iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma:
d’azzurro
alla fascia sostenente un leone coronato, nascente e accompagnata
nella punta da tre stelle poste in fascia il tutto d’oro. |
|
SARZANA
Titoli:
nobile, nobile dei baroni, barone di Filippello
Dimora:
Corleone, Marsala, Palermo.
Antica famiglia siciliana originaria della Catalogna venuta in
Sicilia al seguito dei Martini, stabilitasi in Corleone, Palermo,
Marsala. JORLANDO che approdò in Sicilia nel 1392 al seguito di
Martino il Giovane che lo creò giudice di Corleone;
all’incoronazione di re Martino fra i grandi di Corte vi erano i”milites”
PIETRO e GIOVANNI, il primo consigliere e castellano del castello di
Monteforte e il secondo gentiluomo di camera e Regio Portulano del
Regno di Sicilia. Il ramo primogenito restò in Corleone, altri rami
in Palermo e Marsala ove goderono di grande autorità, diedero
prelati, portulani, regi familiari, capitani di giustizia. Fra LUCA
dei Minori Conventuali, vescovo di Cefalù dal 1445, ebbe il merito
di riscattare la sua città dal Regio Fisco; don ANTONIO, scrittore
dell’Ordine dei Benedettini, abate di Santa Maria della Campora
presso Firenze, nel 1579; il casato ebbe numerosi feudi e contrasse
numerose alleanze. Al ramo cadetto di Marsala appartiene GIUSEPPE
che da S. S. Pio IX con Breve del 15 marzo 1870 fu insignito del
titolo di conte per i maschi primogeniti; ANGELO, di Domenico,
assunse per eredità materna, Maria Calà baronessa di Filippello,
tale titolo con RR. LL. PP. di Regio Assenso del 6 luglio 1924 e con
D. M. del 8 agosto stesso anno.
Iscritta nel Libro d’oro della Nobiltà Italiana, iscritta
nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma:
troncato
1° d’oro al basilisco di verde, linguato di rosso, mirante una
stella d’argento posta nell’angolo superiore destro dello scudo, nel
2° mareggiato d’azzurro e d’argento alla mezza luna montante dello
stesso (D. M. del 5 maggio 1927). |
|
DE SARZANA
Titoli:
nobile
Dimora:
Corleone, Marsala
Motto:
“Tu ispira”
Il casato è un ramo della precedente famiglia della linea di
Marsala, discendente da GIUSEPPE giurato nobile di Marsala nel 1620
e 1628. RAFFAELLO nobile ed EMANUELE monsignore protonotario
apostolico, viventi nella prima metà del XX secolo.
Iscritta nel Libro d’Oro della Nobiltà Italiana, iscritta
nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma:
troncato:
1 d’oro al basilisco di verde, linguato di rosso, 2° mareggiato
d’azzurro e d’argento. |
|
SAVARESE
Titoli:
barone
Dimora:
Napoli, Torre del Greco
Famiglia napoletana conosciuta già dal XVI secolo; decorata del
titolo di barone con R. D. del 5 giugno 1856 in persona di GIACOMO
(1817-1884) ministro del Regno delle Due Sicilie, si adoperò per
l'elevazione dei ceti più poveri, all'assistenza all'infanzia e
all'educazione scolastica, istituì, primo in Italia, l’asilo
d’infanzia, si dedicò allo studio dei problemi agricoli; nel 1848
venne nominato ministro, e nel 1855 nominato collaboratore delle
leggi di bonifica e supervisore dei relativi interventi. Dopo la
caduta del Regno e l'occupazione piemontese diede alla stampe nel
1862 un saggio sul raffronto tra le finanze piemontesi e quelle
delle Due Sicilie, ribadendo la oculata amministrazione Borbonica
nei confronti del fiscalismo imperante col nuovo stato Italico,
ristampato nel 2003 da una nota casa editrice Napoletana; la sua
opera fondamentale, in cui contesta i regimi liberal-socialisti e
ripropone la società tradizionale rispettosa della libertà e dei
diritti delle comunità sociali e storiche, ha il titolo “Dottrine
politiche del secolo XIX e l'ordine naturale delle società civili”; il titolo passò al
figlio ALFONSO nell’agosto del 1884.
Iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma:
d’azzurro
alla fascia di rosso accompagnata in capo da due teste di moro
affrontate e in punta di un giglio d’oro. |
|
| Centro Culturale e di Studi Storici "Brigantino - il Portale del Sud" - Napoli e Palermo admin@ilportaledelsud.org ®copyright 2008: tutti i diritti riservati. Webmaster: Brigantino. Sito derattizzato e debossizzato |